Denatalità

Denatalità: FLC CGIL, non sia alibi per tagliare sulla scuola

Roma, 11 maggio – “La crisi demografica è un dato di fatto: denunciamo da anni che siamo in presenza non solo di un calo delle nascite, ma di un vero e proprio fenomeno migratorio che sta svuotando le aree interne del Paese. Bene che il Ministro ne abbia preso oggi piena consapevolezza, se ne traggano le dovute conseguenze”. È quanto afferma, in una nota, la Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

“Per invertire la denatalità – secondo la FLC- servono politiche per sostenere l’occupazione stabile e di qualità di giovani e donne e investimenti negli strumenti di condivisione vita-lavoro: più asili nido, gratuità e obbligatorietà delle scuole dell’infanzia, più tempo pieno e tempo prolungato. È bizzarro parlare di docenti in eccesso quando abbiamo classi affollate nelle aree urbane e impossibilità di formare classi nelle aree interne, quando manteniamo livelli altissimi di dispersione scolastica e quando si continua a far cassa riducendo il numero delle scuole”. 

“Quello che proprio non serve – conclude la FLC – è utilizzare il calo demografico come alibi per ridurre le risorse e gli investimenti a favore dell’istruzione”.

Sciopero generale 26 maggio

USB Scuola sarà presente in tutte le piazze del Paese nella giornata dello sciopero generale del 26 maggio. I temi dello sciopero investono direttamente tutti i lavoratori della scuola: 300 euro di aumento mensile netto, stabilizzazione dei precari, aumento degli organici e internalizzazione dei servizi.

Negli anni abbiamo assistito a continui tagli al personale e all’aumento del numero di alunni nelle classi. Le mansioni, i carichi di lavoro, le responsabilità sono cresciute a dismisura, a fronte di rinnovi contrattuali con aumenti di salario al limite della beffa. Sono state istituite nuove figure che nulla hanno a che vedere con la professionalità dei docenti. L’obiettivo, costantemente perseguito, è stata la creazione di figure di staff fedeli al DS. Abbiamo assistito inoltre a un lavoro nascosto teso al costante svilimento della figura del lavoratore della scuola da parte delle istituzioni e dei media.

Il carico di lavoro del personale ATA è diventato negli anni insostenibile: numeri risicati e mansioni sempre più pesanti.

Inoltre, molti servizi dello Stato sono stati affidati ai privati, consentendo un risparmio economico che si è tradotto in sfruttamento dei lavoratori da parte delle cooperative. La verità è che reinternalizzare i servizi significherebbe migliorare la scuola: come è stato per i lavoratori delle pulizie, così vogliamo che sia per gli assistenti alla comunicazione e all’autonomia.

In una fase di aumento del costo della vita, di restringimento delle garanzie sindacali e politiche, di privatizzazioni sempre più selvagge, USB Scuola rivendica la dignità del lavoro, la qualità della scuola pubblica statale e il diritto ad una retribuzione dignitosa, all’assunzione, alla stabilizzazione dei precari: queste stabilizzazioni devono essere prive di vincoli e ricatti! È essenziale poi assicurare la sicurezza sul lavoro e del lavoro, recuperare la dignità lavorativa e individuale di ogni insegnante, collaboratore scolastico, assistente amministrativo, assistente tecnico.

Chiediamo a tutti i lavoratori della scuola di partecipare alle manifestazioni che si terranno il 26 maggio in tutte le città italiane, per rivendicare la dignità del nostro lavoro. A breve verrà pubblicato l’elenco degli appuntamenti. 

Non mancate!

Il CIP promuove 4 campus paralimpici di sport estivi rivolti a bambini e ragazzi con disabilità

Il CIP promuove 4 campus paralimpici di sport estivi rivolti a bambini e ragazzi con disabilità
Disabili.com del 11/05/2023

Continuano le iniziative promosse dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico) per promuovere l’avvicinamento agli sport paralimpici da parte di bambini e ragazzi con disabilità. 

4 NUOVI CAMPUS ESTIVI
Dopo i progetti invernali, segnaliamo che sono stati indetti dal Comitato altri bandi per quattro campus di avviamento agli sport estivi rivolti a bambini e giovani con disabilità fisiche, visive (ipovedenti e ciechi), intellettive e relazionali, che si svolgeranno nel mese di giugno 2023 in diverse località italiane. 

DESTINATARI
I campus sono rivolti a soggetti di età compresa nella fascia 6-30 anni, in possesso di invalidità civile (non assistiti INAIL) e che non siano mai stati tesserati a una Federazione Sportiva Paralimpica o a una Federazione Sportiva Nazionale Paralimpica afferente alle discipline sportive paralimpiche che saranno praticate in occasione dei Camp.
Le domande potranno essere presentate entro e non oltre le ore 20.00 del 12 maggio 2023.

DOVE E QUANDO
Di seguito, i periodi, le località e i posti previsti, in base al tipo di disabilitò dei giovani/ragazzi. 
·  Paestum (SA):
dal 10 al 17 giugno 2023 per Disabilità fisiche (20 posti) e visive (10 posti) e 
dal 17 al 24 giugno 2023 per Disabilità Intellettive e Relazionali (30 posti)

·  Tortoreto (TE):
dall’11 al 18 giugno 2023 per Disabilità fisiche (20 posti) e visive (10 posti) e 
dal 18 al 25 giugno 2023 per Disabilità Intellettive e Relazionali (30 posti)

·  Poggio all’Agnello (LI):
dall’11 al 18 giugno 2023 per Disabilità Intellettive e Relazionali (30 posti) e 
dal 18 al 25 giugno 2023 per Disabilità fisiche (10 posti) e visive (10 posti)

·  Terrasini (PA):
dall’11 al 18 giugno 2023 per Disabilità Intellettive e Relazionali (40 posti) 
e dal 18 al 25 giugno 2023 per Disabilità fisiche 2(20 posti) e visive (10 posti)


DOCUMENTAZIONI
Alla pagina seguente la documentazione relativi ai singoli Campus, da consultare e inviare per chiedere l’ammissione all’iniziativa di interesse:

https://www.disabili.com/sport/articoli-qsportq/il-cip-promuove-4-campus-paralimpici-per-sport-estivi-rivolti-a-bambini-e-ragazzi-con-disabilita

Il valore costituzionale della storia

Il valore costituzionale della storia

di Margherita Marzario

La storia, che etimologicamente significa “ricerca, indagine, cognizione” e deriva dalla stessa radice di “vedere” e “idea”), non è una raccolta statica di informazioni ma la ricerca continua di ragioni e spiegazioni degli eventi e, nel caso di guerre, non è l’individuazione dei colpevoli ma di corresponsabilità e concatenazioni per evitare altra disumanità e disumanizzazione. È questo il senso e significato dato a “storia” nell’art. 9 della Costituzione che recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. La Costituzione italiana, una grande pagina di storia, è una delle migliori, se non la migliore del mondo, ma la sua applicazione è una delle peggiori perché, per esempio, non si crede e non s’investe nello sviluppo della cultura. L’Italia è stata culla di cultura, quella mediterranea, e ora rischia di diventare solo una culla vuota, anche a causa della denatalità: “L’Italia non è uno stivale, ma un braccio proteso con la mano aperta verso il Mediterraneo da cui ha preso la propria cultura” (lo scrittore Erri De Luca).

Don Andrea Gallo, che è stato anche educatore, scriveva: “C’è il disprezzo dei giovani. Quando la civiltà cade, si va verso la barbarie. Viviamo in un mondo medievale, dove c’è l’imperatore che ha il potere e il danaro e poi i vassalli, valvassori e valvassini. E gli altri? Che vadano a ramengo! E allora si distruggono lo stare insieme, i cortei e si ha il monopolio dei mass media. Si salva un po’ il web. I giovani sono scoraggiati e, ovviamente, violenti. Non a caso è in aumento l’uso di droghe e alcol. Perché c’è assenza di futuro. Mi viene rabbia. Conoscete le statistiche dei suicidi?”. I giovani vanno allevati, elevati, entusiasmati alla storia. Perché a scuola non s’insegnano la storia (o, meglio, la storiografia) e la geografia in maniera originale? La storia è un patrimonio, parola che deriva dal latino “pater”, padre: ogni cittadino si deve (o dovrebbe) sentire e fare “padre della cultura”, senza attendere iniziative statali o forme di ricompensa o gratificazione personale. In politica e nelle politiche si deve ritornare a pensare e agire come un “buon padre di famiglia” gestendo con cura l’inestimabile “patrimonio di famiglia”: i giovani.

“La frequenza della scuola e dell’università comporta ovviamente un aspetto di fatica, di vero e proprio lavoro, di impegno, ma rappresenta un’opportunità unica per la crescita umana, culturale e spirituale di chi vi si applica con il giusto amore. Non è un caso che il grado di civilizzazione di un Paese venga pure misurato in base al numero dei suoi laureati. Proprio per questo, anche in momenti di crisi economica, non dovrebbe mai essere penalizzato il capitolo di spese relativo all’istruzione. Investire sulla scuola e sull’università è la carta vincente per lo sviluppo di ogni nazione. Italia compresa” (don Armando Matteo, esperto di problematiche giovanili). Ricordando che molta parte della storia d’Italia è stata fatta da giovani, tra cui Raffaello Sanzio (1483-1520), per il quale è stato coniato l’aggettivo “raffaellesco”, Michelangelo Merisi, conosciuto come Caravaggio (1571-1610), da cui è derivata la corrente pittorica del “tenebrismo” e Goffredo Mameli (1827-1849), il semisconosciuto giovane autore di quello che è diventato l’inno d’Italia, questi e altri le cui storie possono dimostrare ai giovani di tutti i tempi che, per quanto sia difficile essere giovane e scontrarsi con gli adulti e le difficoltà del proprio momento storico, si possono raggiungere alti obiettivi perseverando nelle proprie passioni e attitudini. Come quei giovani adulti che hanno contribuito a scrivere la Carta costituzionale: tra le 21 “madri costituenti” Nilde Iotti (1920-1999) che, il 25 giugno 1946 al suo ingresso nell’Assemblea Costituente, aveva 26 anni e si impegnò soprattutto nella stesura dell’art. 3 della Costituzione. A lei si deve il concetto di “famiglia democratica” che ha ispirato gli artt. 29-31 della Costituzione, relativi alla famiglia, e la riforma del diritto di famiglia del 1975.

Storia è anche politica e cinema e così si riesce ad appassionare i giovani per quello che è stato e che ha consentito o non consentito che il presente sia così e non diversamente. Tra i tanti che hanno segnato e disegnato la storia italiana, Aldo Moro (1916-1978), statista e, tra l’altro, autore dell’ossimoro “convergenze parallele”, e Vittorio De Sica (1901-1974), cineasta: due grandi figure del XX secolo, della stessa generazione e che hanno conosciuto la bruttura della seconda guerra mondiale, mossi da una passione che hanno trasfuso nella loro professione, che si sono spesi per gli altri. Storia non è solo fatti e misfatti ma parole di cui si è perso l’uso, come “statista” e “cineasta”, con un significato denso di storie, persone che hanno fatto la storia, che hanno cambiato la storia, che hanno vissuto la macrostoria.

Un altro merito dello statista Aldo Moro è stata l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole con D.P.R. 13 giugno 1958, n. 585 con parole sempre attuali: “L’educazione civica si propone di soddisfare l’esigenza che tra Scuola e Vita si creino rapporti di mutua collaborazione. L’opinione pubblica avverte imperiosamente, se pur confusamente, l’esigenza che la Vita venga a fecondare la cultura scolastica, e che la Scuola acquisti nuova virtù espansiva, aprendosi verso le forme e le strutture della Vita associata” (dalla Premessa al D.P.R.). Quell’educazione civica che è l’essenza stessa della Costituzione, soprattutto nella Parte I “Diritti e doveri dei cittadini”, e che era considerata basilare nella scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani.

La cultura italiana non è fatta solo di grandi figure, quali Dante o Leonardo o Michelangelo, per i quali è sufficiente ricordare solo il nome di battesimo ma da tante figure che hanno coltivato e arricchito l’italianità. Da menzionare, a titolo esemplificativo, Giorgio Bassani (1916-2000), scrittore appassionato e cultore di ogni forma di arte, dalla poesia al cinema.

Italianità è francescanesimo, spiritualità, genialità, letteratura, poesia, arte, creatività, ecletticità, cinematografia di qualità, impegno politico e civile.

Lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro scrive: “La maggioranza dell’umanità, quell’umanità composta da uomini e donne non illustri, se ne va in silenzio. Nell’ultimo viaggio saremo accompagnati dall’amore di chi ci ha voluto bene. E saremo ricordati non già nei libri di storia ma, si spera, nelle opere buone che abbiamo lasciato e nella memoria di chi ci ha conosciuto. Questa sì che sarebbe una bella fine”. Così dovrebbero essere ricordati pure educatori e insegnanti.

La storia di un Paese non è fatta solo di date, eventi bellici e personaggi noti ma di musica, arte, politica, cinema, persone che lottano e si appassionano quotidianamente: vita. Così la si può insegnare meglio ai giovani e risalire da fatti locali a quelli di più ampia portata. La storia è fatta di microstorie: così si possono appassionare anche i giovani. A scuola si dovrebbe insegnare di più o dapprima la storia locale, ricca di dettagli ed emozioni, per poi passare alla macrostoria: forse così i ragazzi l’apprezzerebbero. La storia non riguarda solo il passato, ma produce conseguenze su ogni altra dimensione temporale e spaziale. È continua produzione di cultura, emozioni e anche di turismo e, quindi, economia. Insegnare la storia oltre i libri di storia per allargare gli orizzonti e costruire nuovi ponti. Storia è ricordare, rimembrare, ripercorrere, ricostruire, non dimenticare, avere memoria di situazioni ed emozioni.

Nell’art. 9 comma 2 della Costituzione si parla di “patrimonio storico”, e non di “storia”, anche per sottolineare che quello che è successo e che ha lasciato traccia appartiene a tutti e riguarda tutti. È diritto e dovere di ognuno conoscere la storia e riconoscere persone e avvenimenti che hanno fatto e cambiato la storia.

“La libertà personale è inviolabile” (art. 13 comma 1 Cost.): per far sì che la libertà sia tale (libertà da condizioni e condizionamenti e, conseguentemente, libertà di) è necessario anche conoscere la storia di quegli uomini che hanno perso la vita in nome della libertà, dal politico siciliano Piersanti Mattarella (1935-1980) al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (1920-1982). 

Conoscere la storia (art. 9 Cost.) è esercizio ed espressione di libertà, in particolare delle libertà inviolabili, da quella personale (art. 13 Cost.) a quella di corrispondenza e comunicazione (art. 15 Cost.).

Ricordare, far conoscere la storia è realizzare i valori costituzionali, tra cui la rimozione degli ostacoli di cui all’art. 3 comma 2 della Costituzione, per l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, o la tutela delle minoranze linguistiche (art. 6 Cost.).

Avere memoria della storia è uno strumento di pace (art. 11 Cost.), perché contribuisce a ricordare la mestizia di quanto successo e a ripristinare la meraviglia della vita e dei suoi valori.

Bisogna conoscere la storia non per diventare storici o stoici ma per fare scelte e azioni meno stolte e meno storte. Perché la storia, soprattutto la brutta storia (come l’episodio del transatlantico tedesco St. Louis con a bordo 963 esuli ebrei, che cercavano di salvarsi dal nazismo, non fu fatto approdare dagli USA nel 1939) si può ripresentare all’infinito se l’uomo non va oltre il suo finito, come il continuo ripetersi delle morti anonime nel mar Mediterraneo, nel “mare nostrum”. Bisogna tener conto della storia senza replicare gli errori anche per uno sviluppo sostenibile dell’umanità.

Ricordare la storia, rimembrare le storie: ristrutturare il passato, risanare il presente, rispettare il futuro. Rinnegare, invece, le radici è cancellare la storia collettiva, vanificare la memoria personale. La tutela e la promozione della storia, nella sua più ampia accezione di conoscenza e riconoscimento, è anche tutela e promozione della salute (letteralmente “salvezza”, concetto incluso in quello di “sostenibilità”), così come intesa nella Costituzione (art. 32) e a livello internazionale: “La promozione della salute si compie per mezzo delle persone e insieme a loro, non è un’attività che si realizza sopra le persone e non è destinata ad esse. La promozione della salute migliora la capacità degli individui nel prendere l’iniziativa e quella dei gruppi, delle organizzazioni o delle comunità di influenzare i determinanti della salute. Per migliorare la capacità delle comunità di promuovere la salute sono necessari una istruzione pratica, un addestramento ad assumere un ruolo di guida e l’accesso alle risorse. L’attribuzione di maggiori poteri agli individui necessita di un accesso più affidabile e costante al processo decisionale, e richiede le abilità e le conoscenze di base per determinare il cambiamento. Questi processi possono essere supportati sia dalle forme tradizionali di comunicazione, che dai nuovi mezzi di comunicazione di massa. Le risorse sociali, culturali e spirituali devono essere utilizzate in modi innovativi” (n. 4 della Dichiarazione di Jakarta sulla promozione della salute nel 21° secolo, 1997).

La filosofa Maria Zambrano scriveva che “si vive per davvero soltanto quando si trasmette qualcosa. Vivere umanamente è trasmettere, offrire”. Solo così tornano ad essere vere le parole di Cicerone: “Historia magistra vitae”.

Organico docenti 2023/24, formazione classi prime scuole secondo grado con più percorsi di studio

da OrizzonteScuola

Di Nino Sabella

Organico dell’autonomia scuola secondaria di secondo grado, come si formano le classi prime negli istituti con uno e con più percorsi di studio, nonché le classi articolate in gruppi.

Disposizioni ministeriali

Il Ministero dell’istruzione e del merito, con la nota del 12 aprile 2023, ha impartito le istruzioni operative per la definizione dell’organico del personale docente a.s. 2023/24.  Nella nota si evidenzia che:

  • sono adottati due decreti del MIM, di concerto con il MEF, per dare attuazione alle misure previste dalla legge n. 234/2021ossia l’introduzione dell’insegnamento dell’Ed. motoria alla primaria (dall’a.s. 2023/24  anche nelle classi quarte, oltre che quinte) e la costituzione di classi in deroga ai limiti di cui al DPR n. 81/09, al fine di favorire la fruizione del diritto all’istruzione anche da parte dei soggetti svantaggiati collocati in classi con numerosità prossima o superiore ai predetti limiti;
  • l’organico dell’autonomia del personale docente a.s. 2023/24 resta immutato rispetto all’anno scolastico precedente, eccetto l’aumento di 9.000 posti della dotazione organica di sostegno. Tali posti, sommati agli 11.000 del 2022/23 e ai 5.000 del 2021/22, portano a compimento l’incremento di 25.000 posti previsto dalla legge n. 178/2020 nel triennio 2021/24;
  • non subiscono variazioni i posti dell’adeguamento alle situazioni di fatto e i posti di potenziamento.

Formazione classi prime secondo grado

Scuola con diversi percorsi di studio

Negli istituti di istruzione secondaria, in cui sono presenti diversi percorsi di studio (esempio: istituto istituto tecnico, professionale e liceo) o sezioni di liceo musicale e coreutico, le classi prime si determinano separatamente. Pertanto, per ciascun percorso si calcola il numero di classi prime in relazione agli iscritti, secondo quanto previsto dal DPR 81/09:

Le classi del primo anno di corso degli istituti e scuole di istruzione secondaria di II grado sono costituite, di norma, con non meno di 27 allievi. A tal fine la previsione del numero delle classi
del primo anno di corso in funzione nell’anno scolastico successivo deve essere formulata dividendo per 27 il numero complessivo di alunni iscritti … 

Dunque, si somma il numero degli allievi iscritti alla classe prima e si divide per 27. Ciò va effettuato per ciascun percorso di studio (es: somma alunni iscritti al tecnico diviso per 27; somma alunni iscritti al professione diviso per 27; …)

Scuola con un solo percorso

Diversamente da quanto detto sopra, nel caso di istituti con un solo percorso di studio (istituto tecnico oppure professionale ovvero liceo …), si sommano tutti gli alunni iscritti al percorso e si divide per 27.

Esempio: istituto tecnico con diversi indirizzi (es.: Amministrazione, Finanza e Marketing; SIA ..); si sommano gli alunni iscritti alla classe prima, indipendentemente dall’indirizzo scelto, e poi si divide per 27.

Classi prime sezioni staccate e scuole coordinate

Nella nota del 12 aprile 2023 si forniscono indicazioni anche per la formazione delle classi prime di sezioni staccate e scuole coordinate, funzionanti con un solo corso:

Le classi prime di sezioni staccate e scuole coordinate, funzionanti con un solo corso, sono costituite con un numero di alunni di norma non inferiore a 25. E’ consentita la costituzione di classi iniziali articolate in gruppi di diversi indirizzi di studio, purché tali classi siano formate con un numero di alunni complessivamente non inferiore a 27 e il gruppo di minore consistenza consti di almeno 12 alunni.

Dunque, le classi prime di sezioni staccate e scuole coordinate possono essere costituite anche con un numero di alunni pari almeno a 25.

Classi articolare in gruppi

Nella summenzionata nota, infine, si ricorda che è possibile formare classi prime articolare in gruppi di diversi indirizzi di studio. Ciò a condizione che:

  • vi siano non meno di 27 alunni;
  • il gruppo con il minor numero di studenti sia costituito da almeno 12 alunni.

Comandi di dirigenti scolastici e docenti a.s. 2023/2024, domande entro il 25 maggio

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Dirigenti scolastici e docenti possono richiedere anche quest’anno di essere assegnati, in posizione di comando, ad enti, associazioni e università.

Per l’anno scolastico 2023/2024 le richieste di assegnazione dovranno essere inviate via pec entro il 25 maggio.

La nota 71591 dell’8 maggio 2022 contiene tutte le indicazioni in merito alle seguenti assegnazioni:

  1. dei dirigenti scolastici e dei docenti per i compiti connessi all’autonomia scolastica
  2. dei dirigenti scolastici e del personale docente presso gli enti di prevenzione del disagio psico-sociale e presso le associazioni professionali dei dirigenti scolastici e del personale docente
  3. dei docenti destinatari dei progetti nazionali e di rete.

Le assegnazioni comportano il collocamento in posizione di fuori ruolo del personale interessato.

Il personale da collocare fuori ruolo deve aver superato il periodo di prova.

Il servizio prestato in posizione di collocamento fuori ruolo dai dirigenti scolastici e dai docenti è valido come servizio d’istituto per il conseguimento di tutte le posizioni di stato giuridico ed economico nelle quali sia richiesta la prestazione del servizio medesimo.

LA NOTA

Nota 11 maggio 2023, AOODGOSV 15531

Ministero dell’Istruzione e del Merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione
e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione
Ufficio IV

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici Scolastici Regionali
per il loro tramite Ai Dirigenti Scolastici LORO SEDI
E, p.c., Al Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione SEDE
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione e Cultura per la provincia di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la Scuola in lingua italiana di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta LORO SEDI
Al Ministero della Giustizia
Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità
D.G. per l’esecuzione penale esterna e la messa alla prova
D.G. del personale, delle risorse e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile – Ufficio I
prot.dgmc@giustiziacert.it
Al Ministero della Giustizia
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
D.G. Detenuti e Trattamento – Ufficio II
ufficio2.dg.detenutietrattamento.dap.roma@giustizia.it

OGGETTO: Prove INVALSI per candidati detenuti, sottoposti a restrizioni della libertà personale o sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria Minorile – percorsi di secondo livello, terzo periodo didattico (articolo 4, comma 1, lett. b, e comma 3, lett. c), del Decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2012, n. 263)