Alternanza scuola-lavoro, ecco come cambia: arrivano docente coordinatore e nuovi obblighi per le imprese

da OrizzonteScuola

Di redazione

Modifiche in arrivo per l’alternanza scuola-lavoro (Pcto) nel prossimo anno scolastico, come annunciato dai ministri dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, e del Lavoro, Marina Calderone.

Il loro obiettivo è aumentare la sicurezza e la qualità di queste esperienze, estendendo le protezioni Inail per studenti e insegnanti e rivedendo il formato degli istituti tecnici e professionali.

Nel 2023/24, così come segnala Il Sole 24 Ore, le aziende partecipanti ai programmi “on the job” dovranno integrare il proprio Documento di valutazione dei rischi (Dvr) con misure specifiche di prevenzione e protezione per i giovani. Il Pcto dovrà essere coerente con il piano formativo triennale e i profili di uscita degli indirizzi di studio. Per facilitare questa integrazione, verrà introdotta la figura del docente coordinatore di progettazione.

Le nuove norme rafforzeranno anche il registro per l’alternanza scuola-lavoro presso le Camere di commercio, introducendo ulteriori requisiti per le aziende ospitanti, per evitare l’insorgere di aziende improvvisate. Viene inoltre istituito un fondo per indennizzare gli infortuni mortali durante le attività formative.

Tuttavia, per l’anno corrente, l’alternanza scuola-lavoro non sarà un requisito per l’esame di maturità, a causa di una norma introdotta alla fine del 2022. Nonostante ciò, l’alternanza scuola-lavoro sarà presa in considerazione durante l’orale, con una breve relazione e/o un elaborato multimediale.

Nomine commissari esterni maturità 2023, in settimana la pubblicazione. Studenti e docenti in attesa delle Commissioni

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Tra poco più di 20 giorni inizieranno, con le riunioni plenarie, gli esami di maturità 2023. La prima prova scritta, quella del tema di italiano, è fissata per le ore 8,30 di mercoledì 21 giugno 2023, seguirà il giorno successivo, il 22 giugno 2023, la seconda prova scritta che cambia a seconda dell’indirizzo della scuola. Nel frattempo cresce l’attesa snervante, per studenti e docenti, di conoscere i nomi dei commissari esterni e del presidente di commissione. Da lunedì 29 maggio inizia la settimana che dovrebbe essere quella prefigurata per la pubblicazione dei nominativi dei presidenti e dei commissari esterni, giorno presumibile è mercoledì 31 maggio.

Le due prove scritte tornano ad essere entrambe ministeriali

l 21 e 22 giugno 2023 oltre mezzo milione di studenti sarà alle prese con le due prove scritte predisposte a livello ministeriale e inviate tramite plico telematico alla medesima ora in tutte le scuole. Tali prove scritte saranno seguite, tra la fine di giugno e le prime due settimane di luglio, dall’ultima prova del colloquio. La prova del colloquio sarà predisposta, con apposito calendario, dalla Commissione d’esame. Quindi per la prima volta, dopo lgli esami 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022, gli scritti tornano ad essere a carattere nazionale, ad eccezione degli istituti Professionali di nuovo ordinamento. Sarà vietato l’uso dei telefoni cellulari, smartphone, smartwatch e qualsiasi apparecchiatura capace di collegarsi con l’esterno o l’interno dell’edifico scolastico.

La prima prova è il tema di italiano. Ha una durata massima di sei ore e si potrà scegliere tra sette diverse tracce che fanno riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. La seconda prova riguarda le discipline che caratterizzano il corso di studi, in particolare latino al Liceo classico, matematica al Liceo scientifico, economia aziendale per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing”, progettazione, costruzioni e impianti per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”, sono solo alcune delle materie scelte per la seconda prova scritta dal decreto emanato il 25 gennaio 2023 dal Ministro Giuseppe Valditara.

Presto la pubblicazione delle Commissioni

Per consentire lo svolgimento dell’esame di Stato 2022/2023 del II ciclo di Istruzione il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha dovuto allestire circa 14 mila Commissioni d’esame. In buona sostanza gli studenti iscritti a poter sostenere l’esame, salvo non ammissioni dell’ultimo istante, saranno un numero superiore alle 500 mila unità per un numero di commissioni di circa 14 mila. In media ogni Commissione dovrà esaminare circa 37 studenti, ovviamente ci saranno Commissioni più articolate e con un maggior numero di candidati, mentre altre con numeri più ridotti.

I numeri ufficiali e la pubblicazione dei nominativi di Presidenti e Commissari esterni sono previsti per la prossima settimana, dal 29 maggio al 3 giugno. Giorni presumibili potrebbero essere mercoledì 31 maggio o giovedì 1 giugno.

Anno di formazione e prova. Procedura per lo svolgimento del test finale

da La Tecnica della Scuola

Di Salvatore Pappalardo

L’ART. 44 del decreto 36 nel modificare l’art. 13 del decreto 59/2017 nel definire la modalità dell’anno di formazione e prova e del test finale e della successiva immissione in ruolo, ha introdotto un test finale volto ad accertare come si siano tradotte in competenze didattiche pratiche le conoscenze teoriche disciplinari e metodologiche.

Quando si svolge

Al termine dell’anno scolastico di svolgimento del percorso di formazione e periodo annuale di prova in servizio, nell’intervallo temporale intercorrente tra il termine delle attività didattiche – compresi gli esami di qualifica e di Stato – e la conclusione dell’anno scolastico, il Comitato è convocato dal dirigente scolastico per procedere all’accertamento e alla valutazione degli obiettivi di sviluppo delle competenze di natura culturale, disciplinare, pedagogica, didattico-metodologica e relazionale, acquisite dal docente in anno di prova tradotte in competenze didattiche pratiche.

In cosa consiste il test

Il test finale sottoposto al docente, consiste nella discussione e valutazione delle risultanze della documentazione contenuta nell’istruttoria formulata dal tutor accogliente e nella relazione del dirigente scolastico, con espresso riferimento all’acquisizione delle relative competenze, a seguito di osservazione effettuata durante il percorso di formazione e periodo annuale di prova. Per le finalità e per la strutturazione dei momenti osservativi a cura del docente tutor e del dirigente scolastico, è stato predisposto l’allegato A al decreto 226 del 16 agosto 2022

Superamento dell’anno di prova e del test

Il dirigente scolastico, sentito il parere del Comitato di valutazione, obbligatorio ma non vincolante in quanto se ne può discostarsene con atto motivato, procede alla valutazione del personale docente in percorso di formazione e periodo annuale di prova in servizio. In caso di superamento del test finale e di valutazione positiva del percorso di formazione e periodo di prova in servizio, il dirigente scolastico emette provvedimento motivato di conferma in ruolo

Mancato superamento del test finale

In caso di mancato superamento del test finale e di valutazione negativa del percorso di formazione e periodo annuale di prova in servizio, il dirigente scolastico emette provvedimento motivato di ripetizione del periodo di formazione e di prova, indicando gli elementi di criticità emersi ed individuerà le forme di supporto formativo e di verifica del conseguimento degli standard richiesti per la conferma in ruolo.

2.600 scuole chiuse in dieci anni. Altre 1.200 nei prossimi cinque. Quale futuro per il nostro paese?

da Tuttoscuola

Chiuso per mancanza di alunni. Sembra segnato il destino della scuola italiana. Le culle vuote degli ultimi anni sono già diventate banchi vuoti e infine edifici scolastici chiusi, per ora soprattutto nelle scuole dell’infanzia e della primaria. Ma l’ombra della chiusura si sta già allungando anche sulle scuole medie e presto sulle superiori. Le classi, insomma, si svuotano e le scuole finiscono per chiudere i battenti.

I numeri, inediti, fanno rabbrividirenegli ultimi dieci anni – secondo una ricerca di Tuttoscuola, elaborata su dati ufficiali pubblicati sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito – in Italia sono state sbarrate le porte di oltre 2.600 scuole, solo nel segmento delle scuole dell’infanzia e primaria (alunni tra 3 e 11 anni). E nei prossimi cinque anni si può stimare che ne chiuderanno almeno altre 1.200, tra statali e paritarie. Del resto – secondo le stime dello stesso ministro Valditara – fra dieci anni dai 7,4 milioni di studenti del 2021 si scenderà a poco più di sei milioni, al ritmo di 110-120.000 ragazzi in meno ogni anno.

A questo fenomeno della chiusura di molte scuole causata dal calo demografico il Guardian, la prestigiosa testata britannica, ha dedicato nei giorni scorsi una particolare ricerca, avvalendosi anche del contributo di Tuttoscuola che ha fornito, in proposito, alcuni dati.

Stimolati dalle osservazioni del Guardian, Tuttoscuola ha ampliato la ricerca all’intero territorio nazionale, raccogliendo e comparando, da un anno a quello successivo, i dati delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie, statali e paritarie, già direttamente interessate alla chiusura delle scuole. Il servizio integrale sarà pubblicato nel numero di giugno della rivista Tuttoscuola.

Le scuole italiane stanno scomparendo come i ghiacciai che si sciolgono”, spiega Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola. “L’acqua è la fonte della vita e le scuole sono essenziali per la società, la similitudine è fondata. Le cifre sono davvero impressionanti e il fenomeno è solo all’inizio”. Un Paese che deve chiudere le proprie scuole – non una qui e lì, ma migliaia in maniera sistematica nell’arco di un decennio – quale futuro ha? La chiusura di una scuola è una misura estrema, e assume anche un significato simbolico. Non si tratta solo di meno alunni nelle aule, o di ridurre il numero di classi. Sbarrare per sempre il portone di una scuola, con le aule colorate, la palestra e le altre strutture, nelle quali non entreranno più alunni schiamazzanti né insegnanti, né bidelli, è molto di più: significa spegnere una comunità. Vuol dire che la crisi demografica sta mordendo la carne viva della scuola e della società, ne sta minando l’impianto organizzativo. Con minore possibilità di scelta e minore prossimità di servizi per le famiglie, peraltro sempre meno numerose. Insomma, quando una scuola chiude è un brutto presagio.Ecco perché il dato di circa 4 mila scuole chiuse sul territorio nazionale tra il 2015 e il 2030, già in larga parte consuntivato, si può considerare drammatico. E deve stimolare a pensare “lungo”, “largo” e “profondo” in termini di riprogettazione del sistema scuola, dalla didattica (coinvolgente, laboratoriale, personalizzata, mirata a sviluppare creatività e pensiero critico) al modello organizzativo e di funzionamento (da semplificare e normalizzare, avvicinandolo a quello di altre organizzazioni complesse): cercando di trasformare il fenomeno drammatico di riduzione di taglia (che ha l’unico vantaggio di liberare risorse) in una opportunità di rinascimento, in vista di una auspicabile futura ripresa demografica che trovi una scuola rinnovata e più forte.

Culle vuote, banchi vuoti, classi vuote… Scuole chiuse

da Tuttoscuola

È questa la preoccupante sequenza degli effetti del cosiddetto inverno demografico dell’Italia, iniziato nel 2009, dopo che nell’anno precedente era stato raggiunto un picco di nascite che aveva indotto ben altre prospettive.

Invece, la denatalità è continuata senza interruzione, toccando il record negativo di nascite dall’unità d’Italia nel 2019, record poi di nuovo superato, perché i nati nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% rispetto al 2008.

Gli Stati Generali sulla natalità, tenutisi a Roma la settimana scorsa, alla presenza di esponenti politici, rappresentanti delle istituzioni e anche con l’intervento di Papa Francesco, hanno affrontato la complessa questione, convenendo sulla necessità che vengano adottate soluzioni strutturali in una logica di sussidiarietà.

Potrebbe essere presa ad esempio la Francia che circa vent’anni fa aveva lo stesso problema della denatalità, ma che aveva introdotto nuove drastiche misure strutturali che hanno contribuito decisamente a fermare quel calo di nascite, portando la Francia ad avere il tasso di maggiore fertilità tra i Paesi OCSE ed europei dall’inizio degli anni 2000.

Si è trattato di misure sintetizzabili in questi termini:

  • Servizi: un sistema completo e integrato per l’infanzia
  • Gestione del tempo: un vero part time
  • Trasferimenti e agevolazioni: la generosità del quoziente familiare
  • Politiche stabili e generose: la fiducia che serve alle famiglie

Attualmente l’elevato tasso di fecondità in Francia ha bloccato la denatalità e aumentato la crescita del numero dei nati.

L’Italia, adottando misure strutturali analoghe, potrebbe invertire gradualmente la tendenza, riempire le culle, i banchi e le classi, riducendo il rischio di chiusura di scuole.

Le migliori previsioni ipotizzano l’obiettivo di 500mila nascite per il 2033.

Ma ci vorrà molto tempo, troppo tempo per vedere risultati concreti, mentre le scuole continueranno a chiudere (almeno altre 1200 entro il prossimo quinquennio), mentre oltre 2.600 scuole hanno già chiuso nell’ultimo decennio.

La scuola non può aspettare: occorre intervenire con urgenza nella riorganizzazione della rete scolastica, rivedendo i parametri fissati quindici anni fa, nella stagione delle “vacche grasse”. Senza tergiversare.

Educare alla sostenibilità. Una guida per fare scuola con l’Agenda 2030

Lunedì 29 maggio 2023 alle 9 presso la Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione e del Merito si terrà la presentazione di “Educare alla sostenibilità. Una guida per fare scuola con l’Agenda 2030”. La pubblicazione è il risultato del lavoro di ricerca-azione svolto nell’ambito del progetto “Guid@genda per la sostenibilità”, a cura della Rete nazionale Scuol@agenda 2030, beneficiaria del finanziamento ministeriale “Educazione della cittadinanza attiva, della legalità e del rispetto” 2020.
I risultati saranno presentati dai professori Ermelinda De Carlo e Marco Piccinno. Interverranno il Dirigente Tecnico del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, Caterina Spezzano, e la Dirigente Scolastica del IV Circolo Lecce, scuola capofila del progetto, Tiziana Faggiano. Parteciperanno delegazioni delle scuole della Rete, composte da dirigenti, docenti, alunni e genitori.
Sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming sul canale Youtube del Ministero.