Quando la scuola viene meno ai patti

Quando la scuola viene meno ai patti

di Giovanni Fioravanti

Pare che il ministro dell’Istruzione e del Merito sia determinato a voler raddrizzare la schiena agli studenti che vengono meno ai loro doveri scolastici, in particolare, per quanto attiene al comportamento. Coerente con la sua teorizzazione della funzione catartica della pedagogia dell’umiliazione, starebbe predisponendo un disegno di legge con il quale sancire che il voto in condotta farà media con le altre materie e con il sei in condotta si sarà rimandati a settembre in educazione civica. Perché poi con il sei che tradizionalmente nella scala scolastica corrisponde alla sufficienza? Per il semplice fatto che con il cinque, introdotto a suo tempo dalla ministra Gelmini, si è automaticamente bocciati in tutte le materie. Inoltre, poiché il salutare beneficio dell’umiliazione non deve mancare, quanti incapperanno in provvedimenti di sospensione superiori ai due giorni dovranno essere impiegati in attività di “cittadinanza solidale”, cosa significa esattamente staremo a vedere.

Da alcuni anni a questa parte, nell’indifferenza generale, come se le parole poco contassero e fossero tra loro intercambiabili, negli atti ufficiali “la comunità scolastica” è andata via via denominandosi “comunità educante”. 

Espressioni che solo ad un’attenzione superficiale possono apparire equivalenti, ma che se dovutamente soppesate fanno emergere differenti sfumature semantiche.

La comunità scolastica è facilmente individuabile nella scuola e nelle sue finalità, la comunità educante è di più difficile identificazione, coinvolgendo tutti coloro che hanno in mente un progetto formativo e sono impegnati a perseguirlo a prescindere dalla scuola, o facendo anche uso della scuola.

Si potrebbe essere portati a pensare che la sostituzione della comunità scolastica con la comunità educante sia l’espressione inconscia di adulti frustrati dal loro fallimento nella relazione con i giovani che non sono come li vorrebbero, per cui non trovano altra soluzione se non quella di rafforzare la funzione correttiva dei comportamenti da parte della scuola puntando sulla condotta dei singoli.

Se è questa la “comunità educante” del ministro, a me pare assai prepotente e al limite del bullismo, dove il più forte impone la sua legge. Sì, perché la legge che il ministro vorrebbe vedere approvata dal parlamento confligge con quelle attualmente in vigore. Precisamente con lo statuto delle studentesse e degli studenti e con l’autonomia scolastica,

In particolare, il DPR del 1998, n.249, lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, che ne stabilisce diritti e doveri, dove sta scritto al terzo comma dell’articolo 4 che: “Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto.”

 

Sostanzialmente che il voto in condotta non può fare media con i voti nelle discipline, che se per il mio profitto nelle materie merito di essere promosso non mi puoi bocciare per via del voto in condotta. Se poi le famiglie ricorrono al TAR e questi dà ragione a loro, non c’è da stupirsi, perché sta scritto nella legge. 

Cosa significa questo? Significa che il Ministero dell’Istruzione e del Merito, attraverso il suo ministro pro tempore, decide di venir meno al patto sottoscritto con studentesse e studenti nel 1998 e che è legge della repubblica. E già questo, di per se stesso, è sufficientemente diseducativo!

Viene meno senza aver interpellato né gli studenti né le loro famiglie. Decide di propria iniziativa che quello che in quel patto sta scritto è superato.

Forse qualcuno al ministero dovrebbe rileggersi un po’ di normativa e semmai fare pure avvertito il ministro.

È un principio di elementare docimologia non mischiare le mele con le pere ed è pure sancito da una legge dello stato italiano. È un principio fondamentale che non può essere violato. Punire le competenze per sancire una condotta è un moralismo vigliacco, è un modo per impoverire e svuotare la tua identità. Per svilirti, per umiliarti, per annullarti. È un’arroganza moralistica che si traduce in bullismo da parte dell’istituzione e di chi pretenderebbe di essere “comunità educante”. Sarebbe come negare a chi è rinchiuso in carcere per qualunque reato il diritto di studiare, il diritto a veder riconosciute le proprie competenze. 

Un assurdo per un luogo che si definisce mediante lo studio e l’acquisizione delle conoscenze, il prodotto di un accecamento del cervello che non è ammissibile da parte di chi ha in mano le sorti formative dei nostri giovani, e che si spiega solo come l’esito di impotenza e impreparazione nell’affrontare i problemi complessi che pone la crescita di ogni giovane. Si spiega con l’accanimento terapeutico di chi sente di aver fallito come adulto e come scuola e si ostina a non prendere atto della propria inadeguatezza, scaricando come sempre la colpa sui più deboli quelli che ancora sono adolescenti. E questo non può che definirsi bullismo degli adulti.

Pare che ormai sia divenuta la prassi il divorzio tra normativa e quotidianità della scuola;. l’impressione è che gli insegnanti si mettano in cattedra senza mai aver letto neppure le Indicazioni curricolari nazionali relative al ciclo di studi in cui sono chiamati a insegnare. Che ci sia una sorta di routine consolidata a prescindere da quanto sancito dalle normative, tutto è sostituito dai libri di testo, dalle guide, dalle abitudini mai messe in discussione e le norme restano sconosciute nel cassetto. 

Ora questo non vale solo per gli insegnanti, pare che valga anche per il ministero di viale Trastevere. Questa dell’idea del ministro e del suo disegno di legge sulla condotta ne è un esempio.

Non solo lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti in tutti i suoi articoli, che richiamano la responsabilità degli studenti ma anche quelle della scuola viene ignorato, ma anche il DPR n. 275 del 1999 sull’autonomia scolastica.

Nel momento in cui il ministro vuole sancire per legge il tipo di punizione che deve seguire ai provvedimenti di sospensione si appropria di una competenza che non è sua ma che, per legge, compete ai singoli istituti scolastici ed ai loro organi di governo.

Quello del ministro è puro bullismo propagandistico che viola l’autonomia delle scuole e la finalità educativa a cui devono tendere i provvedimenti disciplinari, che solo a livello locale, caso per caso, realtà per realtà devono essere decisi e valutati, senza che ci sia un ministro a scrivere un codice penale erga omnes.

L’artigianato dell’insegnamento

L’artigianato dell’insegnamento

di Margherita Marzario

“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” (art. 33 comma 1 Cost.). 

In ogni forma artistica (come in ogni attività) c’è differenza tra interpreti, esecutori, appassionati e talentuosi: così nell’educare e nell’insegnare, perché sono arte dell’educare e arte dell’insegnare. Insegnare, lasciare segni: significa che nel corso della vita degli ex-alunni rimarrà, anche in modo inconsapevole, qualche traccia di quello che si è detto e fatto con e per loro.

Insegnare è impegnarsi e ingegnarsi per gli altri, per la vita. Nel processo insegnamento-apprendimento si dovrebbero usare più le dita (con-tatto) e meno i mezzi digitali (tra gli altri lo sostiene il filosofo Umberto Galimberti). Così si esercitano l’arte e la scienza e la libertà (art. 33 Cost.).

Il senso profondo dell’insegnamento: non è solo trasmettere quello che si sa ma anche e soprattutto quello che si è, perché le nuove generazioni hanno bisogno di autenticità per avviarsi verso la loro adultità e le conseguenti responsabilità. I giovani sono alla ricerca di autentici maestri e di testimoni che indichino loro la strada della verità e dell’amore, lo fanno sin da piccoli quando con fiducia e trasporto afferrano la mano di un adulto per coinvolgerlo nelle loro scoperte o si fanno condurre nell’attraversare la strada o verso altro. I bambini e i ragazzi non hanno tanto diritto alla qualità quanto alle qualità. “Ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro” (dal Pilastro europeo dei diritto sociali, 2017). 

“Oggi più che mai, è quasi impossibile prevedere come sarà il mondo fra pochi anni. Sappiamo soltanto che ogni alunno dovrà cercarvi liberamente il proprio posto, e soprattutto dovrà chiedersi in che modo vuole prendersene cura e migliorarlo. Ci auguriamo che ciascuno di noi sia stato abbastanza audace, sanamente ambizioso e impegnato nell’accompagnare gli alunni, e forse un giorno li riconosceremo dai loro frutti. E auspichiamo che la loro impronta nel mondo resti viva, così come tante cattedrali perdurano nell’inarrestabile trascorrere del tempo” (lo studioso gesuita Álvaro Lobo Arranz). La fecondità dell’insegnamento: far sentire il proprio cuore e trasmettere il coraggio di andare controcorrente, altrimenti è solo indottrinamento. L’insegnante è colui che assegna e consegna qualcosa, semi di conoscenza, semi di vita, semi di futuro.

L’insegnamento è una relazione orizzontale e circolare, è uno scambio di arte e scienza, di conoscenze ed emozioni, è cre-attività (così si attuano i principi costituzionali, dal progresso materiale o spirituale della società ex art. 4 Cost. alla libertà di insegnamento ex art. 33 Cost.).

“Quando guardo i bambini giocare liberamente mi emoziono per la fantasia e la creatività che mettono in campo copiosamente – scrive l’educatore Paolo Mai –. Quando inventano storie camminano per sentieri unici, magici che mi incantano, la loro immaginazione travalica quei limiti mentali che noi adulti ci autoimponiamo e spesso imponiamo loro. Se qualcuno non li costringe a colorare la fragola solo di rosso o a imparare storie che non li appassionano, questo tesoro, che tutti custodiscono, viene coltivato e li aiuterà nella vita. La stessa cosa è con l’amore, i bambini amano per amare non per ricevere qualcosa in cambio, almeno fino a quando non cominciano ad imitarci”. […] il fanciullo per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare, in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). Uno dei migliori atteggiamenti che si possano avere nei confronti di un bambino è l’osservazione. “Osservare” deriva dal latino observare, composto dalla preposizione ob, che indica “moto verso”, e da servare, che significa “guardare, salvare, custodire”, quindi indica una predisposizione d’animo, rispetto, sguardo proteso. Osservare i bambini non significa consentire loro di fare di tutto ma conoscerli meglio, imparare da loro per intervenire quando necessario. L’educazione (o l’insegnamento) è una relazione in senso bilaterale e non unilaterale: i bambini sono bambini non burattini.

“[…] l’unico vero esame abilitante per l’insegnamento, cioè quello che richiede la pazienza, l’ascolto, la coerenza, la credibilità” (prof. Marco Pappalardo). L’insegnamento non è un lavoro comune ma una funzione.

Insegnante: lasciare un segno, a cominciare dall’avere uno sguardo differente verso gli alunni e verso ciascun alunno, in mezzo allo scorrere dell’indifferenza generale e del grigiore circostante. L’insegnante, perciò, può conoscere ogni metodo specifico (da quello Montessori a quelli odierni) ma non deve mai dimenticare quale sia lo scopo del metodo – tenendo conto anche che “metodo” significa letteralmente “strada attraverso cui si va oltre” – e del tanto decantato (ma non sempre rispettato) principio costituzionale della libertà di insegnamento (art. 33 comma 1 Cost.).                  

“Ci sono maestri-cedro e maestri-palma. I primi levano verso il cielo i loro rami irraggiungibili, carichi di frutti. I secondi, invece, hanno i datteri già nei loro rami bassi e anche chi è piccolo può afferrarli e gustarli” (aforisma orientale). “[…] i maestri-cedro, monumentali e sontuosi come quelle piante […]. Ma per fortuna ci sono i maestri-palma […]. Si è maestri-palma perché non si insegna solo quello che si sa, ma anche quello che si è. È proprio qui la differenza tra l’intelligente e il vero sapiente e maestro” (Gianfranco Ravasi). Nell’art. 28 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’infanzia, articolo relativo all’educazione e, conseguentemente, all’istruzione, si parla di “progressiva piena realizzazione di tale diritto”, si ripete più volte “tutti” e “tutti i fanciulli” e si usa l’aggettivo “appropriate/a”. I maestri, per essere tali, tengano conto anche di ciò, altrimenti sono solo raccoglitori e ripetitori di informazioni considerando gli alunni dei ricettacoli. L’insegnante dovrebbe essere un disegnatore di innovazioni ed emozioni. 

“[…] ciò che fiorisce in noi è più grande di ciò che noi abbiamo. Un insegnante, quando svolge bene il suo compito, trasmette messaggi più grandi di lui. Gli alunni, quando ascoltano, riescono a capire delle cose che l’insegnante non aveva detto, o cose che l’insegnante non pensava. Perché la verità è più grande di ciò che dice e pensa l’insegnante. Altrimenti l’umanità non andrebbe mai avanti. L’umanità può evolvere in positivo perché la forza creatrice che alimenta la vita contiene ricchezze non ancora espresse, verità non ancora conosciute. Ciò che deve essere raccolto, deve essere più grande di ciò che noi seminiamo. Dobbiamo essere consapevoli che la forza di vita, in gioco nella nostra esistenza, è più grande di noi e può fiorire in novità, che noi non siamo in grado di programmare” (Carlo Molari). Insegnare è tracciare un solco in cui mettere semi di entusiasmo, passione e vita: ecco il senso della cultura (da “coltivare”).

“I bambini si davano da fare intorno a qualche rottame, il gioco preferito era imparare a fare” (lo scrittore Erri De Luca in “I pesci non chiudono gli occhi”): imparare a fare, insegnare a vivere (come la vita culturale ed artistica di cui si parla nell’art. 31 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, articolo sul diritto al gioco).

Walt Disney: “Se puoi sognarlo puoi farlo”. Insegnare sia questo monito di vita!

Sostegno, il piano di Valditara

Sostegno, supplenti nella stessa classe per tutto il ciclo scolastico dell’alunno e più specializzati: il piano di Valditara
La Tecnica della Scuola del 07/09/2023

ROMA. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara oggi, 7 settembre, nel corso di un’intervista a La Stampa, ha discusso a proposito del sostegno a scuola e dei relativi docenti. Il dicastero di Viale Trastevere è pronto ad intervenire in merito ai problemi che si porta dietro l’impiego massiccio di supplenti di sostegno nelle scuole.
Valditara vorrebbe permettere ai supplenti di sostegno di rimanere nella stessa scuola per il ciclo scolastico dello studente con disabilità. Inoltre, l’intenzione sarebbe quella di ridurre il precariato e il turnover, aumentare i posti per la specializzazione sul sostegno, investire nelle tecnologie informatiche che oggi sono un potentissimo aiuto in particolare per i ragazzi con disabilità, rendere possibile la partecipazione degli studenti disabili a più iniziative extrascolastiche, provvedere alla rimozione delle barriere architettoniche.

Valditara loda la mini call veloce
“Stiamo lavorando alla modifica del regolamento per le supplenze, in modo da consentire la conferma dei docenti precari sui posti ricoperti per tutta la durata del ciclo scolastico frequentato dagli studenti con disabilità che sono loro affidati, nel pieno accordo fra le famiglie e le istituzioni scolastiche. Su questo apriremo un confronto con i sindacati. Mentre gli insegnanti di ruolo reclutati quest’anno sono già vincolati a mantenere la cattedra per almeno tre anni”.
 “C’è un miglioramento netto anche grazie alla ‘mini call veloce’, un istituto introdotto da noi. La call veloce, utilizzata nell’ambito della procedura di reclutamento straordinario per lo scorrimento delle graduatorie provinciali per le supplenze di prima fascia, ha permesso di nominare in ruolo 2.444 docenti su posti disponibili in regioni diverse da
quelle di inserimento in graduatoria, massimizzando così le nomine dei nuovi specializzati. Abbiamo beneficiato di una netta semplificazione grazie a una procedura informatizzata e rapida che ha permesso di reclutare il 20 per cento delle nomine totali”.

“Incrementare i TFA”
“Tutti i docenti messi in ruolo con assunzioni a tempo indeterminato sono specializzati. Abbiamo sicuramente bisogno di incrementare in modo significativo i Tfa, cioè la formazione specialistica dei giovani sul sostegno. Arriviamo nel nuovo accademico a quota 30 mila. Va incrementato l’organico di diritto per dare più qualità all’insegnamento di sostegno e per aumentare la continuità didattica”.
“Non vi è dubbio che abbiamo la necessità di incrementare il numero dei docenti sul sostegno. Le nomine di ruolo autorizzate dal ministero sono 18.023. Le nomine andate a buon fine sono state quest’anno il 74% a fronte del 53,2% del 2022. Abbiamo poi assunto 68.269 supplenti fino al termine delle attività didattiche, con nomina fino al 30 giugno. Se il numero delle certificazioni dovesse aumentare durante l’anno, aumenterà anche il numero delle supplenze per garantire il diritto allo studio”Le proteste
In occasione dell’inizio del nuovo anno, Andrea Laurenzi, referente del coordinamento toscano delle associazioni per l’autismo nonchè presidente di Arezzo autismo, ha inviato una lettera al ministro Valditara per far presente il disagio, a nome delle “tante famiglie di persone autistiche e con disabilità intellettiva, per riportare alla sua attenzione l’annoso problema della continuità didattico/educativa per gli studenti disabili”.
“In questi anni – si legge nella lettera – sono intervenute più volte norme, delibere, indicazioni di legge, purtroppo quasi sempre disattese. Considerato che, secondo il focus ministeriale nell’anno scolastico 2022-23, nelle scuole statali gli alunni con disabilità erano 290.000, questo ci dice che più di 171 mila sono quelli privati della continuità didattica. Non garantire continuità didattica agli alunni disabili è una decisione grave; la continuità educativa nel processo di integrazione degli alunni portatori di handicap è uno di quei diritti garantiti dalla costituzione e non rispettati”. “Questa lettera aperta a lei – conclude Laurenzi – rappresenta soprattutto un accorato appello al dialogo e all’ascolto delle famiglie che vivono quotidianamente questa situazione”.
Anche i sindacati chiedono soluzione al problema. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha denunciato che “i docenti di sostegno sono 200mila, ma il 50% di loro sono precari e in gran parte non specializzati”.
Per il sindacalista “i posti in deroga” andrebbero tutti “ricondotti nell’organico di diritto, come vanno fatti specializzare tutti i docenti che esprimono la volontà di frequentare i tirocini formativi”.

Bullismo

Bullismo, Udicon: “Finalmente un provvedimento concreto per prevenire e contrastare atti violenti”

Roma, 07/09/2023 – “Esprimiamo una profonda soddisfazione per l’approvazione unanime del disegno di legge sulla prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo da parte della Camera dei Deputati. Questa legge rappresenta un passo importante nella giusta direzione ed evidenzia il nostro impegno collettivo nel proteggere i giovani dalle conseguenze deleterie del bullismo”. Lo afferma in una nota il presidente nazionale di Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), Martina Donini.
“Questa legislazione non si limita solo a sanzionare gli atti violenti di bullismo, ma si concentra soprattutto sulla prevenzione e sull’educazione. È confortante vedere che il disegno di legge prevede percorsi di volontariato, attività artistiche e sportive, fornendo ai giovani opportunità per sviluppare le proprie abilità sociali ed empatiche. Il bullismo è un’emergenza reale che colpisce un numero significativo di giovani. Spesso i grandi sottovalutano questi problemi, intervengono troppo tardi e ignorano il dolore e la sofferenza inflitta ai ragazzi. Un fenomeno in crescita all’interno delle nostre comunità che richiedeva una risposta decisa”, continua Donini.
“Udicon si impegna costantemente nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, delle scuole e delle famiglie su questa delicata questione. Abbiamo attivato da due anni in varie sedi dislocate sul territorio nazionale, degli sportelli gratuiti antibullismo grazie al sostegno di psicologi che danno assistenza a tutti quei giovani che subiscono questo fenomeno e non hanno mai avuto il coraggio di parlarne. Organizziamo workshop, seminari e iniziative educative volte a promuovere la consapevolezza sul bullismo e a fornire strumenti pratici per prevenirlo e affrontarlo. Con l’approvazione si è compiuto un passo nella giusta direzione. Ora disponiamo degli strumenti necessari per affrontare questa sfida. Tuttavia, per ottenere risultati concreti, dobbiamo anche promuovere un cambiamento culturale e sociale più ampio. Solo così questa legge potrà veramente contribuire a rendere le nostre comunità più sicure e rispettose, offrendo ai giovani un ambiente in cui possano crescere in modo sano e sereno”, conclude.

La Scuola che dobbiamo permetterci

La Scuola che dobbiamo permetterci

di Maria Grazia Carnazzola

1- Inizio

C’è un’istituzione a cui storicamente la società affida la responsabilità dell’istruzione, per garantire la ripetizione e lo sviluppo del sistema di conoscenze che fonda il patrimonio culturale- bene comune per eccellenza-: la scuola. Conoscere la propria storia e la propria cultura è la chiave per poter dialogare con quella degli altri, è la base per il lavoro- ma che non si esaurisce in esso-, è l’opportunità per tutti di diventare liberi. L’autonomia e la libertà della mente dipendono dalla cultura, dalla coscienza dei pericoli, dal rischio dell’errore e dell’illusione coltivando il dubbio, dalla capacità di assumere decisioni non arbitrarie, recuperando la riflessione troppo spesso sacrificata alla rapidità delle decisioni, dettata dall’efficienza calcolata su parametri forniti dai cosiddetti “esperti”. La scuola è uno degli strumenti principali per esercitare il diritto alla cultura perché contiene il patto/promessa che gli adulti propongono fin dalla nascita- e poi a tre anni, a sei, a undici, a quattordici- alle nuove generazioni per l’accompagnamento nell’acquisizione delle chiavi di accesso al sapere che l’umanità ha costruito, per essere in grado, poi, di dare alla società, quando sarà, il proprio contributo.

Non sto cercando di dirti che soltanto gli uomini colti e preparati sono in grado di dare al mondo un contributo prezioso. Non è vero. Ma sostengo che gli uomini colti e preparati, se sono intelligenti e creativi, tanto per cominciare, e questo purtroppo succede di rado, tendono a lasciare, nel proprio passaggio, segni di gran lunga più preziosi che non gli uomini esclusivamente intelligenti e creativi. Tendono ad esprimersi con più chiarezza, e di solito hanno la passione di seguire i propri pensieri fino in fondo. E, cosa importantissima, nove volte su dieci, sono più modesti dei pensatori non preparati” (Salinger).

Compito della scuola è quello di favorire l’acquisizione del sapere e delle chiavi per accedervi, attraverso il processo attivo di insegnamento/apprendimento che concretizza la ricostruzione sociale delle conoscenze attraverso le discipline, pensate sia come sistemi di vincoli e campi di significato condiviso e intersoggettivo, sia come costruzione di strutture mentali (che H. Gardner chiamava frame) che danno senso all’apprendere e all’agire di ciascuno, educando attraverso l’istruzione. È un’istituzione che ha caratteri specifici che la distinguono da altre esperienze famiglia, oratorio, Academy…) pur interagendo e collaborando con queste nei percorsi di formazione. È bene tenerlo presente, soprattutto ora che pare tutto debba essere delegato alla scuola. È a partire dagli anni Novanta, infatti, che senza una visione di un quadro generale sistemico, a tappe progressive sono entrate l’educazione alla salute, all’ambiente, alla legalità, alla democrazia e ai diritti umani, alla cittadinanza europea, alla pace, l’educazione stradale, l’educazione sessuale, all’affettività, alla solidarietà, quella interculturale, alle diversità, le campagne contro il bullismo fisico-affettivo e tecnologico per citare alcuni elementi di una “innovazione” evanescente i cui esiti conosciamo tutti. Intendiamoci sono tutti aspetti importanti che toccano la vita di ciascuno, ma la scuola li deve affrontare attraverso il suo specifico, che è educare attraverso l’istruzione, attraverso le discipline (che sono modi di guardare, di percepire il mondo), adottando la realtà come oggetto di studio e come spazio di applicazione e di verifica di quanto già appreso, perché collaborare significa lavorare insieme, non fare tutti la stessa cosa. Che poi, in realtà, quando succede solitamente significa incidere poco o niente sulla concretezza dei fatti. Il ruolo della scuola non è politicamente neutro: l’articolo 3 della Costituzione ne racchiude il senso e pone alla scuola una domanda che ne costituisce il compito: cosa servirà a chi oggi è bambino o adolescente quando diventerà donna o uomo, per poter essere una persona umana, un cittadino, un lavoratore libero, consapevole, critico, uguale? J. Bruner (1997) riteneva che i sistemi propri di una cultura, i valori o i disvalori che costituiscono anche il clima educativo di una scuola, sono determinanti per fornire modi di pensare, di parlare, di sentire, di agire e di gestire i rapporti interpersonali. Senza sottacere che le scuole stesse, avendo una determinata collocazione geografica, possono riprodurre le sottoculture esistenti nel territorio, perpetuandole. La normativa può evolvere, ma se non diventa cultura condivisa si stratificano le disuguaglianze sociali; i curricoli scolastici e i “climi” delle diverse scuole riflettono valori culturali inespressi parallelamente ai progetti espliciti. La conoscenza non è separabile dall’esperienza e tutti gli apprendimenti affettivi, sociali, cognitivi, metacognitivi costituiscono per ciascuno di noi un patrimonio unitario funzionale per vivere nel mondo e per orientare le nostre scelte nell’esperienza privata e sociale, per una autentica comprensione intellettuale e umana. La prima riguarda la comprensione del significato dei discorsi dell’altro, del linguaggio, delle idee, della sua visione del mondo, riconoscendo che “Mi sento offeso” non equivale a “Ho ragione”. Comprensione resa problematica dal “rumore” che crea malintesi e non coglie i sottintesi, dalla polisemia e dalla superficialità dei messaggi e delle nozioni, dai legami di contesto, dagli ermetismi intenzionali e dalle semplificazioni che vogliono ridurre realtà complesse. Si rileva spesso la presenza di tranelli semantici che modificano la rappresentazione dei fatti: quando si usa incursione al posto di invasione, quando si afferma “questo è meglio” senza dire meglio di che cosa, oppure quando il processo viene confuso con il contenuto, o la qualità con la quantità o -ancora- il predicato con la relazione. Gli enunciati gli spinaci sono verdi (verdi è un predicato), gli spinaci sono buoni (buoni è una relazione tra gli spinaci e chi li assaggia) non possono essere confusi e sovrapposti. Non è un fatto banale, se si vuole davvero comprendere ciò che l’interlocutore, compreso quello politico, vuole dire, vale anche quando si parla di riforme scolastiche, ad esempio. La comprensione umana, che è sempre intersoggettiva, richiede empatia e simpatia, riconoscimento dell’altro come simile nell’umanità e diverso nella singolarità, comincia nell’agire quotidiano, dalla cortesia e dalla buona educazione che viene prima dell’“educazione” tanto argomentata. L’incomprensione la vediamo ovunque, ne vediamo gli effetti tossici: idee preconcette, razionalizzazioni e generalizzazioni costruite su premesse arbitrarie, incapacità di autocritica, arroganza, prevaricazione, il disprezzo… come se si avesse paura di comprendere questa forma di isteria collettiva. Allora si invoca la giustizia confondendola con la legalità, sovrapponendo il piano dei sentimenti a quello delle norme che fondano il vivere umano sul senso del limite e del possibile.

2- Attraversare la contemporaneità con razionalità e correttezza scientifica.

Apprendere a scuola è diverso da come si apprende negli altri luoghi e negli altri tempi della vita, le esperienze che si vivono sono intenzionali e progettate e se non tarate sul gruppo di apprendimento, il rischio di decontestualizzazione è alto. Lasciano perciò perplessi alcune iniziative e comunicazioni-spot ministeriali rispetto a interventi che di volta in volta riguardano l’educazione alimentare, il comportamento degli alunni, o, in questo momento, il contenimento delle violenze di gruppo di cui la scuola dovrebbe farsi carico, continuando a ricacciarvi i problemi della società civile, con determinazione proporzionale all’incapacità della società di farvi fronte, trovando soluzioni accettabili e praticabili. In una scuola a base sociale ampia ed eterogenea come la nostra, i messaggi “educativi” che possono lasciare traccia non sono quelli strumentalmente collegati a questioni contingenti su cui si concentra l’attenzione del momento, proponendo interventi e discorsi moralistici spesso contraddetti dagli adulti che li propongono, senza rilevarne la ricaduta e l’efficacia. Può essere uno spreco del tempo e dell’intelligenza delle generazioni in formazione. In una società complessa solo la cultura, e l’intelligenza che ad essa si collega, può consentire di scegliere, di valutare, di accogliere le scelte e i comportamenti altrui, di rispondere delle proprie decisioni, di comprendere i diritti e i doveri, i limiti e le possibilità delle azioni individuali e di quelle collettive. Attraversare la contemporaneità a scuola si può e si deve, si può parlare di tutto ciò che succede con sguardi e linguaggi disciplinari, per poi ricondurre le narrazioni alla comprensione dei fatti e delle relazioni in un quadro che rappresenta la verità di quel momento. Altrimenti ci si limita a parlare (spesso a stra-parlare) e a questo provvedono egregiamente, in genere, i media e i social.

Significherebbe banalizzare scegliendo l’estensione e non la profondità dell’approccio, perché il fine dell’istruzione- e dell’educazione- è quello di permettere a ciascuno di costruire/sviluppare abiti mentali che permettano di ragionare su ciò che accade- e sulle narrazioni- in modo scientifico, storico ed estetico per conoscere e comprendere il senso di ciò che la società, questa società, pensa sia vero, bello e bene, per rifletterci ed agire secondo le proprie convinzioni (Gardner). Ricevere un’istruzione dovrebbe permettere di capire il mondo- fisico, biologico, sociale, il proprio mondo personale e quello più vasto culturale e sociale- in modo diverso da come lo si capirebbe se non la si ricevesse. Le discipline ci permettono di trovare le prime ragionevoli risposte a tutte le domande essenziali che ci facciamo fin dalla più tenera età, le stesse domande che si pongono il mito, la religione, la filosofia, la scienza; risposte che nel corso dei secoli sono state date da altri e da altri ancora riviste e corrette. Senza le discipline non c’è interdisciplinarità. Senza domande non ci sono ipotesi, senza ipotesi non c’è scienza, non c’è ricerca, non ci sono dati da leggere alla luce della teoria che ha guidato la domanda-ricordando che organizzare i dati in un modo o nell’altro crea “verità differenti” (Watzlawick) -, non ci sono “verità” ma false conoscenze che confondono ciò che è noto con ciò che è vero (Legrenzi-Umiltà). Il ruolo che ha avuto e ha la propaganda la dice lunga. J. Gobbels, l’inventore della propaganda nazista, pare fosse solito affermare “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventa una verità”. È un aspetto della contemporaneità che può diventare oggetto di conoscenza e di analisi critica da parte degli studenti, di domanda e di confronto, di valutazione e di scelta, se non si limita a diventare una serie di cartelloni. Parlare della bomba atomica e del film su Oppenheimer, oltre gli ovvi aspetti e contenuti proposti dalla fisica, può permettere di riflettere sulle azioni che si scelgono senza prefigurarsi le conseguenze. È un esempio tra i tanti. Gli eventi della contemporaneità sono formativi quando vengono letti attraverso le regole dell’arte, della scienza, della storia, della geografia, dell’economia… e, parallelamente, le scienze, la storia, l’arte l’economia sono formative se offrono categorie concettuali e interpretative per leggere anche fenomeni come la violenza individuale e di gruppo, la costruzione delle identità, le discriminazioni, l’evasione fiscale, le mafie, le pandemie, i vaccini. Si può, ad esempio, ragionare sulla teoria dell’evoluzione in modi diversi: facendo classificazioni tassonomiche delle specie, costruendo diagrammi, attraverso l’analisi di testi…non c’è una rappresentazione privilegiata di uno sguardo così come non c’è un linguaggio migliore di un altro. La comprensione di un argomento è tanto più solida se la si sa rappresentare-rappresentarsi in diversi modi passando da uno all’altro, ragionando sui fatti in modo diverso. Il punto di accesso rimane sempre la domanda e a questo proposito è importante distinguere- come fa Huberman- i perché (la ricerca delle cause) dai per che (la comprensione degli scopi) di una azione o di una narrazione. La domanda rispecchia l’esperienza e il desiderio di chi la pone (come la psicofisica ha cercato di dimostrare) e ha una soglia di attivazione che dipende dal contesto, dalle relazioni tra gli elementi del contesto, dal grado di incertezza e quindi dalle possibilità di scelta e di azione. Questo ci hanno detto filosofi come C. Sini e E. Morin, o scienziati come Weber e Fechner (Bruno). Questo dovremmo cercare di far comprendere.

3- In attesa di conoscere…

In attesa di conoscere il preannunciato progetto del MIM, alcuni spunti per una riflessione (non l’ennesima formazione) da parte degli insegnanti affinchè si possa procedere a una revisione complessiva e non ci si limiti all’aggiunta di un altro pezzo al caotico puzzle che è diventata la scuola. Nonostante le dotte e puntute considerazioni che ogni tanto, da anni, appaiono sui quotidiani, l’ultima sul Corriere della sera di qualche tempo fa, la scuola è e rimane parte del sistema educativo del territorio in cui opera, traducendo le Indicazioni e le Linee Guida Nazionali nel curricolo attraverso la progettazione collegiale e la ricerca didattica per rispondere ai bisogni di quel territorio, nei limiti stabiliti dall’Autonomia, configurando la propria azione come strumento per il superamento degli ostacoli e non come ostacolo da superare; affrontando problemi reali così come si presentano nella situazione specifica, progettando interventi mirati che partono dalla ripetizione di ciò che è già stato fatto, apportando graduali cambiamenti in una integrazione continua di insegnamento conservativo e innovativo piuttosto che cercare di replicare le condizioni di percorsi realizzati in altri contesti. Per risolvere problemi nuovi e prendere decisioni corrette non è sufficiente usare strategie consolidate, ma il conosciuto, la prevedibilità delle azioni, riduce l’incertezza e genera fiducia e la fiducia permette di proporre i cambiamenti desiderati. L’analisi di alcuni fenomeni, condotta mettendo in connessione processi macrosociali ed esperienza soggettiva, facendo leva su questa, può permettere a chi ci riflette, alunni o adulti, di rendersi conto di queste connessioni e riconoscere che esperienze e connessioni lo riguardano, andando oltre l’ovvio del senso comune e delle ideologie correnti. Riconoscere come propria un’esperienza apre lo spazio d’azione per appropriarsene e incidere su ciò che accade, cambiando l’esperienza e le relazioni che l’hanno generata. È una modalità diversa di procedere, inattuale perché collide con la modalità, diffusa, di affrontare le questioni offrendo i risultati oggettivi e sistematici di uno sguardo esterno. Qui si parla di esperienza, di azione, di legami, di autorità, di potenza e di potere inteso come legame sociale, cambiando la visione e il vocabolario, aprendo piste più che fornire soluzioni. Riflettere, ad esempio, sul costrutto di autorità (che deriva da autore, che autorizza, fa) aspetto che dà forma alle relazioni sociali nella vita pubblica come in quella privata, permette di mettere in luce l’adesione volontaria di chi la legittima. Nel vincolo di autorità i subordinati obbediscono agli ordini volontariamente, per paura di rompere un vincolo da cui dipende anche la loro identità sociale, o per ragioni più radicate e sottili che guardano all’autorità come principio di contenimento. In ogni caso il principio di autorità organizza socialmente le emozioni. Provare a leggere fatti come l’aggressione ai docenti, gli stupri di gruppo, gli atti di bullismo o i fenomeni di sexsting o la pornografia on line attraverso queste lenti potrebbe generare esiti insperati nella partecipazione dei ragazzi e nella presa di coscienza delle azioni e delle responsabilità personali e collettive. Prendere atto della gestione problematica del proprio corpo – soprattutto per i maschi- o dell’infelicità del proprio aspetto fisico- per le femmine- collegandoli al tema dell’apparire e all’onnipresenza di internet e dei social (l’autorità) richiede nuovi schemi di ragionamento che possono venire solo dai giovani perché sono loro (parecchi, non tutti per fortuna) che vivono il femminile spesso come femmina e meno spesso come madre, il maschile come maschio, raramente come padre.

4- Conclusione interlocutoria.

J. Dewey pensava che “…per cambiare un sistema sociale occorre cambiare anche il modo di proporre il cambiamento”; la scuola può diventare effettivamente il volano per ricomporre e risignificare gli accadimenti sociali del presente. Cambiare non è facile, sul piano personale e su quello istituzionale: da un lato implica una dimensione etica, orientata al raggiungimento di mete rilevanti per la scuola, la cultura, la società; dall’altra comporta ansie, resistenze, paure, conflitti…per tutti. Il cambiamento non deve essere considerato un evento di rottura con il passato né un fatto eccezionale, ma una dimensione costituente del lavoro quotidiano e dell’organizzazione dell’esistenza che si evolve sotto la spinta delle richieste sociali e dei progressi della ricerca. Nella scuola, la scuola che dobbiamo permetterci, il cambiamento dovrebbe rappresentare una dimensione intenzionale e permanente e non ridursi a un riferimento di attualità o di moda: la riforma la fa il Parlamento, vero, ma l’innovazione la pratica la scuola, ciascuna scuola, partendo da ciò che è.

Due sono le urgenze da affrontare: ridefinire le priorità dell’azione della scuola (contenutistiche e di funzione) e la sua qualità di istituzione, agendo sia sugli ordinamenti sia sui curricoli e, prima ancora, a livello politico. Considerando i curricoli dipendenti e influenzati dalle condizioni culturali esterne e considerando l’esperienza stessa della scuola, per certi aspetti, strutturalmente inefficiente rispetto alla totalità delle richieste, occorre confidare sulla natura intrinsecamente collettiva della conoscenza (Sloman) e sul necessario superamento della logica “additiva” del sapere (Legrenzi), curando che dietro le parole ci siano le cose e i fatti e non solo altre parole. Magari ricordando che le lingue “piatte” non sono lingue umane, per dirla con A. Moro (2022).

Dobbiamo permetterci una scuola che costruisca in ottica di cittadinanza
– a) il sistema culturale: saperi formali e contesti di realtà, categorie interpretative, sintesi di significati;
– b) il sistema relazionale/sociale: forme e scopi delle relazioni sociali, di impegno civile, di partecipazione, di solidarietà;
– c) il sistema delle padronanze per l’auto-orientamento: consapevolezza delle motivazioni, autoefficacia, conoscenza e gestione dei comportamenti, scopi delle azioni nel privato e nel sociale;
– d) il sistema etico/morale: principi e regole che governano l’agire consapevole e intenzionale nel privato e nel sociale.

Puntando più sull’insegnamento/apprendimento di categorie e di metodi piuttosto che su contenuti disciplinari che propongono “materie” separate, perché nella separatezza e nella parzialità si moltiplicano le possibilità di errore. Le scienze servono se hanno significato per l’uomo, per dirla con Enzo Paci, se aiutano a vivere perché vivere è il primo compito dell’uomo che, per farlo, deve conoscere e comprendere, collegando fatti e nozioni anche quando sono dissonanti. Se, come sosteneva H Brun, “L’istruzione non è un diritto né un privilegio: è una necessità; l’istruzione consiste nell’imparare a fare domande legittime”, cioè quelle domande di cui non si insegna la risposta perché pongono un problema, non chiedono un contenuto e la risposta non è un predicato ma è una relazione.

RIFERIMENTI

Bruno, N., (2023), La legge del desiderio, Bologna, Il Mulino

Salinger, J. D. (1970), Il giovane Holden, Torino, Einaudi

Bruner, J.S., (1997), La cultura dell’educazione: nuovi orizzonti per la scuola, Milano, Feltrinelli

Brun, H., Technology and tre Composer, in von Foerster,H., a cura di, Interpersonal Relational Networks, Centro Intercultural de Documentacion, Cuernavaca,1971

Gardner, H., (2011), Verità, bellezza, bontà. Educare alle virtù nel ventunesimo secolo, Milano, Feltrinelli

Legrenzi, P., (2022), Quando meno diventa più, Raffaello Cortina Editore

Legrenzi, P., Umiltà, C., (2023), Il sapere come mestiere, Bologna, Il Mulino

Huberman, G-D., (2023), Per che obbedire, Sossella Editore

Morin, E., (2015), Insegnare a vivere- manifesto per cambiare l’educazione, Milano, Raffaello Cortina Editore

Sini, C., (2007), Eracle al bivio, Torino, Bollati Boringhieri

Chomsky, N., Moro, A., (2022), I segreti delle parole, La Nave di Teseo

Dewey, J., (1913), Il mio credo pedagogico, Adelphi

Paci, E., (2022), Funzione delle scienze e significato dell’uomo, RCS-a cura di Carlo Sini

Sloman, S. Fernbach, P., (2018), L’illusione della conoscenza, Raffaello Cortina Editore

Valorizzazione delle eccellenze, il programma per il 2023/24. Circolare e decreto

da OrizzonteScuola

Di redazione

Con circolare del 6 settembre il ministero dell’Istruzione e del Merito trasmette il decreto n. 157 del 2 agosto 2023 che definisce il programma per la valorizzazione delle eccellenze per l’anno scolastico 2023/2024, registrato dalla Corte dei conti il 18 agosto scorso.

Accedono al beneficio dei riconoscimenti e dei premi gli studenti che ottengono la votazione di 100 e lode nell’esame di Stato e gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che raggiungono risultati elevati nelle competizioni sotto elencate.

Riconoscimenti e dei premi:

a) benefit e accreditamenti per l’accesso a biblioteche, musei, istituti e luoghi della cultura;
b) ammissione a tirocini formativi;
c) partecipazione ad iniziative formative organizzate da centri scientifici nazionali con destinazione rivolta alla qualita’ della formazione scolastica;
d) viaggi di istruzione e visite presso centri specialistici;
e) benefici di tipo economico;
f) altre forme di incentivo secondo intese e accordi stabiliti con soggetti pubblici e privati.

Competizioni 2023/24

CIRCOLARE

DECRETO

PEI, ecco il decreto con le modifiche e i nuovi MODELLI

da OrizzonteScuola

Di redazione

Pubblicato il decreto ministeriale n. 153 del 1 agosto 2023 con le disposizioni correttive al decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182, recante:
«Adozione del modello nazionale di piano educativo individualizzato e delle correlate linee guida, nonché modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con disabilità, ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66».

Il decreto modifica il decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182 ed i seguenti documenti:

a. Modello di PEI per la scuola dell’infanzia – Allegato A1;
b. Modello di PEI per la scuola primaria – Allegato A2;
c. Modello di PEI per la scuola secondaria di I grado – Allegato A3;
d. Modello di PEI per la scuola secondaria di II grado – Allegato A4;
e. Linee Guida concernenti la definizione delle modalità, anche tenuto conto dell’accertamento di cui all’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per l’assegnazione delle misure di sostegno di cui all’articolo 7 del D.Lgs 66/2017 e il modello di PEI, da adottare da parte delle istituzioni scolastiche – Allegato B;
f. Scheda per l’individuazione del debito di funzionamento – Allegato C;
g. Tabella per l’individuazione dei fabbisogni di risorse professionali per il sostegno e l’assistenza – Allegato C1.

DECRETO

ALLEGATO_A1_PEI_INFANZIA

ALLEGATO_A2_PEI_PRIMARIA

ALLEGATO_A3_PEI_SEC_1_GRADO

ALLEGATO_A4_PEI_SEC_2_GRADO

Linee Guida

Scheda Supporti al funzionamento

ALLEGATO_C_1_Tabella_Fabbisogni

Docenti neoassunti da GPS sostegno e concorso straordinario bis: come registrare i contratti a T.I. sul SIDI. Nota

da OrizzonteScuola

Di redazione

Con nota del 30 agosto il ministero fornisce indicazioni per le segreterie sulla registrazione dei contratti a tempo indeterminato dei docenti assunti da GPS sostegno e concorso straordinario bis ( procedure di cui all’articolo 59, commi da 4 a 9 e comma 9-bis, del decreto-legge n. 73 del 2021) e che hanno superato l’anno di prova svoto nell’a.s. 2022-23.

Qualora non sia stato ancora sottoscritto, il contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato è predisposto dall’istituto scolastico di titolarità del docente.

Nell’ottica di una completa digitalizzazione e semplificazione del processo di sottoscrizione del contratto, si segnala l’opportunità di utilizzo della piattaforma ministeriale di firma elettronica avanzata (FEA) denominata “Sigillo”, già disponibile alle istituzioni scolastiche nell’ambito del SIDI, sotto la voce di menu “Firma Digitale->Sigillo Gestione-Firma Elettronica Avanzata”, attraverso i seguenti passi operativi:
• la segreteria scolastica della scuola di titolarità predispone il contratto di assunzione in formato digitale pdf e lo carica sulla piattaforma, selezionando la modalità “firma multipla”, specificando i nominativi dei due firmatari, che potranno essere ricercati mediante codice fiscale, ed inserendo le altre informazioni richieste;
• è necessario indicare dove posizionare le firme all’interno del contratto, cosa che potrà essere effettuata manualmente dall’utente o in modo automatico dal sistema, in coda al documento;
• una volta completato il caricamento del contratto sulla piattaforma, entrambi i contraenti riceveranno una email di notifica al proprio indirizzo di posta elettronica, conosciuto dal sistema SIDI, all’interno della quale sarà presente un link per accedere alla sezione della piattaforma che consente l’apposizione della FEA;
• i firmatari, dopo aver acceduto al sistema, dovranno dichiarare la presa visione del contratto e potranno firmarlo, effettuando una nuova autenticazione con SPID o CIE;
• il contratto firmato da entrambi i soggetti potrà essere scaricato dal sistema e la scuola di titolarità potrà provvedere alla protocollazione e alla conservazione dello stesso con i sistemi locali già in suo possesso.

La piattaforma consente il monitoraggio delle operazioni e la verifica dell’avvenuta sottoscrizione da parte di entrambi i contraenti.

Le scuole – come spiega l’USP di Benevento -, in fase di predisposizione dei dati contrattuali al percorso SIDI “Fascicolo personale scuola => Gestione Corrente-Assunzioni e Ruolo => Gestione Assunzioni a Tempo Indeterminato => Immissioni in Ruolo => Integrazione Dati Contratto con presa di servizio differita” inseriranno a sistema le informazioni relative al superamento del periodo di formazione e prova, che verranno poi riportate sul contratto:
• Attestazione dell’esito positivo del percorso annuale di formazione e prova (D.L.73/2021)
• Scuola (codice meccanografico, il controllo dell’esistenza della sede è amministrativo)
• Numero decreto
• Data decreto
• Anno scolastico del percorso annuale

NOTA

Nuovo CCNL scuola verso la firma definitiva: da domani al via la sequenza contrattuale. Le novità per docenti e ATA

da OrizzonteScuola

Di redazione

Prende il via domani a Roma la trattativa tra parte pubblica e organizzazioni sindacali rappresentative sulle sequenze contrattuali relative all’ipotesi di Contratto collettivo nazionale 2019/21 sottoscritta a maggioranza all’Aran lo scorso 14 luglio e che nelle prossime settimane dovrebbe giungere alla firma definitiva. Lo fa sapere Anief in una nota.

L’Ipotesi di CCNL 2019-21 è stata sottoscritta all’Aran il 14 luglio dai Sindacati Flc Cgil, Cisl scuola, Snals, Gilda degli insegnanti e Anief. Non aveva firmato la Uil Scuola Rua.

Quando verrà apposta la firma definitiva entreranno in vigore tutte le novità previste per docenti e ATA.

Dall’Ipotesi ne ricordiamo alcune.

Stipendio docenti, aumenta del 10% retribuzione corsi di recupero (55 euro l’ora), ore aggiuntive e corsi di insegnamento. Tutte le cifre

Stipendi personale ATA, dai 16.427 euro annui dei collaboratori ai 23.986 dei DSGA: come cambiano gli importi con il nuovo CCNL. TABELLE

Ipotesi Contratto 2019/21, docenti supplenti: permessi retribuiti e non. Novità motivi personali o familiari

Periodo di prova personale ATA: 2 mesi per i collaboratori scolastici, sale a 6 mesi per i DSGA. Le novità del nuovo CCNL

Graduatorie ATA terza fascia: nuovi profili professionali e titoli di accesso dopo il rinnovo del Contratto. SCHEDA

Dirigentiscuola attacca Valditara: “Conosce il dramma degli istituti in reggenza? Quanto contano i presidi nei suoi annunci?”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

“Accogliamo con gioia le belle parole del ministro, ma non possiamo tacere su alcune questioni che continuano a relegare la scuola italiana a cenerentola del paese. Cosa intende Valditara quando afferma di voler ‘valorizzare lo studente’? Lo conosce il dramma degli istituti in reggenza? Quale importanza hanno i presidi nei suoi annunci?” Così DirigentiScuola, sindacato italiano dei presidi, risponde al ministro dell’Istruzione e del Merito che questa mattina ha annunciato le novità dell’anno scolastico in corso.

“Ci chiediamo – sottolinea l’Associazione – con una certa urgenza e con allarme, come intende risolvere la questione dei circa duemila istituti italiani che hanno a disposizione mezzo dirigente. Come sindacato di categoria rappresentativo esclusivamente della dirigenza scolastica, non possiamo accettare una situazione che, oltre a danneggiare gravemente il sistema, sottrae numerosi posti di lavoro. La posizione è stata fermamente rappresentata al ministro”.

“Per non parlare- continua il sindacato – della piaga del precariato. Perché si annuncia, con tanta enfasi, che le cattedre sono coperte, ma da precari? Dove sono i titolari? Cosa si sta facendo in concreto sui concorsi e sulle graduatorie? Tralasciamo ovviamente la drammatica situazione dell’edilizia scolastica”.

“Invito ancora una volta il Ministro – chiude il presidente Attilio Fratta – a non deludere le aspettative riposte in lui assicurando un dirigente ad ogni scuola. L’istruzione è il pilastro di questo Paese, lo stiamo pian piano demolendo e non si vede all’orizzonte una inversione di tendenza”.

Nuovo orientamento e docenti tutor: si parte o no? Anche nella scuola media? Il punto sull’applicazione delle linee guida

da La Tecnica della Scuola

Di Aluisi Tosolini

Nelle nostre scuole sta per prendere avvio, solo per le classi III, IV e V degli istituti superiori, la nuova figura del docente tutor e orientatore. Ma come si stanno organizzando i dirigenti scolastici all’avvio dell’anno scolastico? E, soprattutto, cosa succederà nelle classi della scuola media e nelle I e II di quelle superiori?

Per scrivere queste righe ho sentito decine di dirigenti scolastici, sia delle scuole secondarie di primo grado sia di secondo grado. A tutti ho posto una domanda semplicissima: siete pronti a partire con l’applicazione delle nuove linee per l’orientamento? E in particolare: come organizzate i moduli da 30 ore? E i docenti tutor?

Le risposte sono state davvero molto diversificate.

La maggior parte dei dirigenti di scuola secondaria di II grado mi ha candidamente risposto che la parte che sarà applicata riguarda i tutor e i moduli da 30 ore per le classi III, IV e V.

E gli altri studenti? Per gli altri “ci pensiamo”. Del resto, dicono, è quanto scritto nella nota dei capi dipartimento (prot. n. 958 del 5 aprile 2023) che in parte lascia intravvedere un avvio parziale (“Le figure del docente tutor e quella dell’orientatore saranno attive a partire dall’anno scolastico 2023/2024, per consentire in via prioritaria l’avvio delle attività curricolari di orientamento destinate agli studenti delle circa 70 mila classi del secondo biennio e dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado”).

Segnalo che la circolare, sin dall’oggetto, riguarda solo la figura dei tutor (quelli che stanno concludendo la formazione Indire e che i dirigenti nomineranno entro settembre definendo la loro retribuzione annua che va da un minimo di 2.850 euro lordo Stato e un valore massimo pari a 4.750 euro lordo Stato). Infatti l’oggetto recita: “Avvio delle iniziative propedeutiche all’attuazione delle Linee guida sull’orientamento – A.S.2023-2024 – Il tutor scolastico: prime indicazioni”.

E per le classi I e II superiori?

Alla mia obiezione non trovo risposte convincenti. E del resto capisco: sarebbe davvero un bel problema dover nominare tutor anche per le classi I e II. Tutor non formati, e soprattutto non pagati come i colleghi del triennio.

Anche il Ministro accredita spesso questa versione. Ad esempio nell’intervista rilasciata domenica 3 settembre al Corriere della Sera alla domanda “stanno per debuttare i tutor, nuove figure professionali che avete formato quest’estate. Che cosa faranno?” così risponde: «saranno 37 mila e lavoreranno nell’ultimo triennio delle scuole superiori per far emergere le criticità e le potenzialità degli studenti e aiutarli nella costruzione di un percorso personalizzato, insieme ai docenti della classe».

E i moduli da 30 ore?

Ma i moduli per l’orientamento di 30 ore? Quelli chi li fa? Chi li progetta? Anche qui risposte diversificate. In molti casi si fa riferimento a moduli proposti dalle Università e che saranno rivolti al triennio (a tutte le classi? Improbabile e forse persino improponibile).

E comunque sia: per le classi prime e seconde niente?

Eppure anche nella scuola media…

Eppure nelle Linee Guida (D.M. n.  328 del 22/12/2022) al punto 7.1 – I moduli curricolari di orientamento nella scuola secondaria – si legge: “le scuole secondarie di primo grado attivano, a partire dall’anno scolastico 2023-2024, moduli di orientamento formativo degli studenti, di almeno 30 ore, anche extra curriculari, per anno scolastico, in tutte le classi. Le scuole secondarie di secondo grado attivano a partire dall’anno scolastico 2023-2024:

– moduli di orientamento formativo degli studenti, di almeno 30 ore, anche extra curricolari, per anno scolastico, nelle classi prime e seconde;

– moduli curriculari di orientamento formativo degli studenti, di almeno 30 ore per anno scolastico, nelle classi terze, quarte e quinte).”

Il testo, onestamente, mi pare chiarissimo: nell’a.s. 2023/24 in tutte le classi (dalla prima media alla quinta superiore) devono partire i moduli di orientamento. E siccome – scrivono ancora le linee guida al punto 8.1 – “il contenuto di ciascun modulo di orientamento di almeno 30 ore è costituito dagli apprendimenti personalizzati, evidenziati dalla compilazione, in forma sintetica e nel dialogo con ogni studente, di un portfolio digitale” sarebbe necessario operare anche in vista della compilazione dell’e-portfolio che, per essere compilato in modo formativo dovrebbe essere gestito dagli studenti anche in rapporto con i tutor.

Insomma, moduli, E-Portfolio e tutor sono tra loro logicamente intrecciati e dovrebbero partire assieme per tutte le classi, sia della secondaria di primo che di secondo grado.

Allora la domanda diventa: le scuole secondarie di I grado sono pronte? Partono? E come?

Fra tutti un solo dirigente mi ha risposto con schiettezza: “Aluisi, non ci si capisce niente e molti colleghi aspettano. Ma noi in collegio abbiamo appena votato che partiamo con tutto: moduli da 30 ore, tutor e orientamento. Poi vedremo”.

Gli altri? Molti attendono.

Carcere fino a due anni per i genitori che non mandano i figli a scuola: sulla dispersione scolastica il Governo Meloni fa sul serio

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Visto che le sanzioni pecuniarie non sono sufficienti per convincere i genitori a fare frequentare la scuola i loro figli in obbligo formativo (fino a 16 anni di età), il Governo Meloni contro la dispersione scolastica ha deciso di utilizzare la “mano pesante”: come abbiamo già anticipato, nel pacchetto sicurezza dell’Esecutivo l’attuale sanzione massimale per le famiglie –  pari ad una semplice multa da 30 euro – verrà inasprita. Ora, apprendiamo che il passaggio al grado successivo è a dir poco ampio, perché si può arrivare “fino a due anni di carcere”.

Una decisione, quella del nostro esecutivo, che sembra anche volere inviare una risposta forte all’Unione europea, dopo che questa attraverso i fondi del Pnrr ha garantito all’Italia oltre 15 miliardi solo per la scuola, chiedendo anche spiegazioni per quel 13% di abbandoni precoci dei banchi che si verificano in media nel nostro Paese, contro il 10% medio di tutti i membri Ue.

Per non andare a scuola serve un “giusto motivo”

La “stretta” è contenuta nella bozza del decreto legge di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, su cui il Consiglio dei ministri del 6 settembre si appresta a dare il suo consenso.

Se il provvedimento diventasse legge, verrebbe quindi abrogato l’articolo del codice penale che prevede una multa di 30 euro e aggiunge un nuovo articolo che punisce fino a due anni di carcere: ad essere oggetto è chiunque, sia “rivestito di autorità o incaricato della vigilanza sopra un minore”, che “omette, senza giusto motivo, d’impartirgli o di fargli impartire l’istruzione obbligatoria”.

Cucchi (Verdi-Si): non serve inasprire le pene

Secondo la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, “invece dell’inasprimento delle pene, servono scuola, serie politiche educative di prevenzione e un reale e costante presidio del territorio, non solo delle forze di polizia, per permettere un monitoraggio e un sostegno alle famiglie”.

Decreto-Legge contrasto al disagio giovanile

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 7 settembre 2023, ha approvato un Decreto-Legge che introduce “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”.

Si introducono norme per il risanamento e la riqualificazione del territorio del Comune di Caivano e per favorire lo sviluppo economico e sociale dell’area. Inoltre, l’intervento normativo agisce sull’applicabilità delle misure cautelari ai minori di 18 anni, con l’obiettivo di sanzionare e dissuadere dal tenere comportamenti contrari alla legge, e prevede specifici percorsi di reinserimento e rieducazione del minore autore di condotte criminose.

– Interventi per il Comune di Caivano

Si prevede la nomina di un Commissario straordinario, che sarà individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, dopo l’entrata in vigore del decreto-legge, nella persona del dott. Fabio Ciciliano, dirigente medico della Polizia di Stato e che avrà il compito di adottare, entro 15 giorni, d’intesa con il Comune di Caivano e il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio, un piano straordinario d’interventi infrastrutturali e di riqualificazione del territorio comunale. Il piano sarà attuato con il supporto tecnico-operativo di Invitalia S.p.a. e dovrà prevedere anche specifici interventi urgenti di ripristino del centro sportivo ex Delphinia, in collaborazione con gli Uffici del Genio militare e con la società Sport e Salute S.p.a.

Inoltre, il decreto autorizza il comune di Caivano ad assumere 15 nuovi membri del corpo della polizia locale, al fine di garantire l’incremento della sicurezza urbana e il controllo del territorio.

 – Disposizioni in materia di sicurezza e di prevenzione della criminalità minorile 

Daspo urbano

Si estende l’applicabilità del cosiddetto “daspo urbano” (divieto di accesso a particolari aree della città) ai maggiori di 14 anni. Il divieto sarà notificato a chi esercita la responsabilità genitoriale e comunicato al Procuratore presso il Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie del luogo di residenza del minore.

Per contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti, si prevede che il divieto di accesso e di avvicinamento ai locali pubblici e ai pubblici esercizi, previsto per chi sia stato denunciato o condannato per vendita o cessione di droga, si applichi anche nei confronti di chi detenga sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio. Tale divieto è esteso a scuole, università ed aree limitrofe.

Si ampliano i casi nei quali il Questore può disporre altre misure accessorie (per esempio l’obbligo di presentarsi all’ufficio di polizia almeno due volte a settimana, o in determinati giorni e orari, l’obbligo di rientrare alla dimora e non uscire entro determinati orari, il divieto di allontanarsi dal comune).

In materia di prevenzione di disordini negli esercizi pubblici e nei locali di pubblico trattenimento, il divieto di accesso a pubblici esercizi e locali di pubblico trattenimento (il cosiddetto “daspo Willy” contro la movida violenta) può essere applicato ai soggetti denunciati, oltre che per i reati contro la persona e il patrimonio, anche per il reato di porto di arma impropria, quello di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale e il reato di resistenza a un pubblico ufficiale. Si amplia la platea dei soggetti nei confronti dei quali il Questore può disporre tale divieto: oltre che nei confronti delle persone poste in stato di arresto o fermo convalidato dall’autorità giudiziaria, o condannate anche con sentenza non definitiva, la misura può essere applicata alle persone sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari o della custodia cautelare in carcere. 

La durata massima della misura è aumentata: si passa da una durata minima di 6 mesi e massima di 2 anni a una durata minima di 1 anno e massima di 3 anni. 

Inoltre, si inaspriscono le pene per chi infrange tali divieti, che passano da un massimo di due anni di reclusione e di 20.000 euro di multa a un massimo di tre anni e di 24.000 euro.

Foglio di via obbligatorio

Si aumenta di un anno la durata massima del divieto di rientro nei comuni dai quali si è stati allontanati e si inasprisce la sanzione, che diviene penale, nei casi di violazione del provvedimento di allontanamento.

Contrasto dei reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti

Si potenzia la facoltà di arresto in flagranza per il reato di “porto d’armi od oggetti atti ad offendere” e si inaspriscono, fino a raddoppiarle (si passa in alcuni casi da un massimo di due a un massimo di quattro anni di reclusione) le sanzioni relative a tale reato. Inoltre, la pena per il reato di spaccio di stupefacenti, nei casi di lieve entità, passa da un massimo di quattro a un massimo di cinque anni.

Prevenzione della violenza giovanile e divieto di utilizzo di dispositivi di telecomunicazione e servizi informatici

Per contrastare il fenomeno della violenza giovanile, anche con riferimento al fenomeno delle “baby-gang”, si modifica la disciplina della misura di prevenzione personale dell’”avviso orale”. Attualmente, la misura è prevista per i soggetti maggiorenni che, per la condotta ed il tenore di vita, si ritiene vivano, anche in parte, con i proventi di attività delittuose e siano dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica. Con le nuove norme, l’avviso orale è reso applicabile anche ai minorenni a partire dai 14 anni.

Si prevede che il Questore possa proporre all’Autorità giudiziaria di vietare, a determinati soggetti di età superiore ai 14 anni, di possedere o utilizzare telefoni cellulari e altri dispositivi per le comunicazioni dati e voce quando il loro uso è servito per la realizzazione o la divulgazione delle condotte che hanno determinato l’avviso orale.

Si estende al minorenne, per la violazione delle prescrizioni dell’avviso orale, la sanzione penale prevista per i maggiorenni (reclusione da uno a tre anni e con multa da euro 1.549 a euro 5.164).

Si introduce una figura di ammonimento analogo a quello previsto in materia cyber-bullismo, al fine di intercettare alcune condotte illecite realizzate fisicamente da minorenni nei confronti di altri minori, con particolare riguardo alle fattispecie di percosse, lesioni, violenza privata e danneggiamento.

Ammonimento per i giovani tra i 12 e i 14 anni

Nell’ottica della prevenzione della recrudescenza della devianza giovanile, si introduce una nuova tipologia di ammonimento del Questore per i minori di età compresa tra i 12 e i 14 anni che commettono delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 5 anni. Poiché tali soggetti non sono imputabili, saranno convocati dal Questore insieme ad almeno un genitore (o altra persona che esercita la responsabilità genitoriale), al quale sarà comminata una sanzione amministrativa pecuniaria da 200 a 1.000 euro, salvo che provi di non aver potuto impedire il fatto delittuoso.

Contrasto dei reati commessi dai minori

Si interviene sul processo penale a carico di imputati minorenni:

  • si riduce da 5 a 3 anni la pena massima dei reati non colposi per i quali si consente l’accompagnamento presso gli uffici di polizia del minorenne colto in flagranza, trattenendolo per il tempo strettamente necessario (non oltre 12 ore) alla sua consegna a chi esercita la responsabilità genitoriale;
  • per le misure diverse dalla custodia cautelare, la soglia di applicabilità ai maggiori di 14 anni scenda da 5 anni a 4;
  • si abbassa da 9 anni a 6 anni la pena massima richiesta per procedere con il fermo, l’arresto in flagranza e la custodia cautelare dei maggiori di 14 anni per delitti non colposi;
  • si prevede inoltre che fermo, arresto e custodia cautelare nei confronti del minore, maggiore di 14 anni, possano essere disposti anche per ulteriori e specifiche ipotesi (come il furto aggravato, i reati in materia di porto di armi od oggetti atti ad offendere, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, resistenza a un pubblico ufficiale, produzione e spaccio di stupefacenti).
Misure anticipate relative a minorenni coinvolti in reati di particolare allarme sociale

Nell’ambito dei delitti di “associazioni di tipo mafioso anche straniere” e di “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope” si prevede che, qualora emerga una situazione di pregiudizio che interessa un minorenne, il pubblico ministero informi immediatamente il procuratore della Repubblica presso il tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie, per le eventuali iniziative di competenza.

Custodia cautelare e percorso di rieducazione del minore

Si reintroduce la possibilità di applicare la custodia cautelare al soggetto minorenne se lo stesso, in veste di imputato, si è dato alla fuga o sussiste concreto e attuale pericolo che si dia alla fuga.

Si introduce, inoltre, una nuova disposizione concernente il percorso rieducativo del minore: nel caso di reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore a cinque anni o la pena pecuniaria, il pubblico ministero notifica al minore e all’esercente la responsabilità genitoriale l’istanza di definizione anticipata del procedimento, subordinata alla condizione che il minore acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione civica e sociale sulla base di un programma rieducativo. Tale programma deve prevedere lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profìt o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza; in caso di esito positivo del percorso di reinserimento e rieducazione, il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere dichiarando l’estinzione del reato; in caso di esito negativo riguardo all’attività svolta dal minore durante il programma, rimette gli atti al p.m. per la prosecuzione del procedimento.

Sicurezza degli istituti penali per minorenni

Si introduce la possibilità che il direttore dell’istituto penitenziario chieda al magistrato di sorveglianza il nulla osta al trasferimento dall’istituto minorile al carcere nei confronti del detenuto di età compresa tra 18 e 21 anni che abbia commesso il reato da minorenne, il quale con i suoi comportamenti, cumulativamente: compromette la sicurezza o turba l’ordine negli istituti; con violenza o minaccia impedisce le attività degli altri detenuti; si avvale dello stato di soggezione da lui indotto negli altri detenuti. Se il detenuto è di età compresa tra 21 e 25 anni, la richiesta di nulla osta è possibile se il detenuto stesso abbia realizzato anche una sola delle condotte sopra descritte.

– Disposizioni in materia di offerta educativa

Si rafforza l’offerta educativa nelle scuole del meridione caratterizzate da alta dispersione scolastica, attraverso il potenziamento dell’organico dei docenti delle istituzioni scolastiche statali con maggiore disagio educativo. Si incrementa di 6 milioni di euro il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF), al fine di incentivare la presenza dei docenti nelle zone più disagiate, anche attraverso la valorizzazione dei docenti che permangono nella stessa istituzione scolastica garantendo la continuità didattica. A tal fine, in favore dei docenti a tempo indeterminato, sono previste misure incentivanti quali l’attribuzione di una quota pari al 50% dell’incremento del Fondo, secondo criteri che tengano conto degli anni di permanenza nella stessa istituzione scolastica e l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo di 10 punti, a conclusione del triennio effettivamente svolto, e ulteriori 2 punti per ogni anno di permanenza dopo il triennio.

Si rafforzano i meccanismi di controllo e verifica dell’adempimento dell’obbligo scolastico e si introduce una nuova fattispecie di reato per i casi di elusione. Nell’ipotesi di dispersione assoluta (il minore mai iscritto a scuola nonostante l’ammonimento), si introduce la pena fino a due anni di reclusione; nel caso di abbandono scolastico (il minore che, pur iscritto, faccia un numero di assenze tale da eludere l’obbligo scolastico), la pena prevista è fino ad un anno di reclusione. Inoltre, i soggetti che violano l’obbligo perdono il diritto di percepire l’assegno di inclusione.

– Disposizioni in materia di tutela dei minori che utilizzano dispositivi informatici

Si prevede l’obbligo, per i fornitori dei servizi di comunicazione elettronica, di assicurare la disponibilità delle applicazioni di controllo parentale nell’ambito dei contratti di fornitura di tali servizi. A regime, si prevede inoltre l’obbligo per i produttori di dispositivi di telefonia mobile (e simili) di assicurare l’installazione di default di tali applicazioni nei nuovi dispositivi immessi sul mercato.

Si prevedono oneri informativi in capo ai produttori di dispositivi, i quali sono tenuti ad informare l’utenza circa la possibilità e l’importanza di installare tali applicazioni, che dovranno essere gratuite.

Si introducono, inoltre, norme per favorire l’alfabetizzazione digitale e mediatica a tutela dei minori, anche con campagne informative.

Young Sparks Symposium

Young Sparks Symposium
Giovani faville da ogni parte del mondo per parlare di Scienza, Umanesimo e Tecnologia, guardando al futuro.

Solomeo, 4-7 settembre 2023

Organizzato da
Università degli Studi di Perugia, Brunello Cucinelli SPA e Indire


Perugia, 21 luglio 2023 – Questa mattina, nella prestigiosa cornice della Sala del Dottorato di Palazzo Murena, sede dell’Università degli Studi di Perugia e alla presenza di numerosi giornalisti, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dello “Young Sparks Symposium” di Solomeo, l’incontro delle Giovani Faville, il cui programma è stato illustrato dalMagnifico Rettore, Maurizio Oliviero, dall’imprenditore umanista della Casa di Moda di Solomeo, Brunello Cucinelli e dalla Coordinatrice dell’Agenzia Nazionale Indire Erasmus+ Sara Pagliai.

Il Simposio, organizzato nell’ambito del Progetto Erasmus+ dall’Università degli Studi di Perugia, dalla Brunello Cucinelli Spa e dall’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca educativa (INDIRE), si svolgerà nei giorni 4-7 settembre prossimi e l’auspicio è che possa lasciare un’impronta significativa nelle giovani e nei giovani partecipanti, duecento studentesse e studenti accompagnati dai loro docenti e provenienti da diverse sedi universitarie di tutti i continenti.

Durante le prime tre giornate verranno trattati alcuni aspetti cruciali del nostro tempo, quali il rapporto tra persone e scienza, tra umanesimo e tecnologia, tra persone e territorio, mentre nel corso della mattina della giornata conclusiva di giovedì 7, verranno chiamati a dialogare con i giovani presenti lo stesso imprenditore umanista Brunello Cucinelli insieme ad Andrea Pontremoli, amministratore delegato di Dallara Automobili, con l’obiettivo di tracciare alcune conclusioni sui risultati raggiunti grazie alle numerose e interessanti “Storie di vita” emerse grazie alle diverse testimonianze dei protagonisti invitati.

A interloquire con i giovani vi saranno, inoltre, autorevoli “keynote speaker” di fama internazionale, appartenenti al mondo delle istituzioni, della scienza, della filosofia, della letteratura e del giornalismo nonché della musica e dello sport, tra cui: Sonia Guajajara, Manuela Dviri, Giovanni Malagò, Sari Nusseibeh, Mauro Ferrari, Giovanni Caccamo, Andrea Pontremoli e lo stesso Brunello Cucinelli.

Le diverse relazioni, che verranno presentate prevalentemente a Solomeo, ma anche a Norcia, Assisi e Perugia, hanno l’obiettivo di stimolare riflessioni, interventi e domande da parte degli studenti, i quali, divisi in gruppi di lavoro, potranno ricevere e dare conoscenza, proprio come accade per le faville che, con la loro piccola e delicata fiamma, danno il via al fuoco, in questo caso rappresentato dai più grandi eventi umanistici e tecnologici. Nel pomeriggio dell’ultimo giorno si terrà la stesura collegiale di uno “Young Sparks Statement”, vale a dire di una Dichiarazione programmatica, una Carta “delle buone maniere” che possa porre le basi per un radicale ripensamento del rapporto con il sapere scientifico-tecnologico. Tale impegno dei giovani e per i giovani, ispirato ai simposi filosofici della Grecia classica, declinati nella dimensione universale di un umanesimo contemporaneo e integrale, rappresenta l’auspicio che, se applicato alla vita quotidiana, quanto ricevuto nel corso dell’evento possa accrescere la speranza che le donne e gli uomini di oggi e di domani riescano a vivere un più equilibrato rapporto con la scienza e con la tecnica.

Proprio come è di regola in un simposio, i dialoghi saranno alternati a momenti conviviali, con gruppi musicali e prestigiose compagini come l’Orchestra Erasmus, che si esibirà presso l’Auditorium di S. Francesco al Prato a Perugia in un concerto organizzato dal Comune del capoluogo umbro la sera del 6 settembre, o come l’Orchestra Jazz del Conservatorio di Perugia “Francesco Morlacchi”, che chiuderà lietamente il Simposio la sera del giovedì 7 a Solomeo.

Maurizio Oliviero si è così pronunciato: “Young Sparks Symposium sarà una straordinaria celebrazione dell’umanesimo, in tutte le sue forme. Abbiamo assunto l’impegno, condiviso con le altre istituzioni partecipanti, in primis Indire e Brunello Cucinelli Spa, di creare e coltivare una comunità di persone che abbracci la diversità come fattore di arricchimento, promuova il dialogo e la comprensione reciproca e creda nelle persone e nell’umanità nel suo complesso. Le grandi personalità internazionali che interverranno hanno tutte dimostrato un impegno e una passione straordinari nell’ispirare il cambiamento positivo nel mondo. Le loro storie ci ricordano che ognuno di noi ha il potenziale di fare la differenza. Attraverso l’ascolto delle loro voci, impareremo a superare le sfide che ci attendono e a costruire un futuro migliore per tutte e per tutti. Le “giovani scintille” partecipanti, provenienti da ogni parte del mondo, saranno però i veri protagonisti di questa iniziativa. Vogliamo rivolgerci a loro poiché saranno i futuri leader del mondo, gli innovatori, coloro che potranno portare un reale cambiamento e contribuire alla costruzione di una società migliore, in cui l’umana sostenibilità possa guidare ogni nostra azione.

Affinché ciò possa realizzarsi, però, è necessario condividere i saperi, abbattere i muri dell’intolleranza e dell’indifferenza per costruire, con pazienza e sensibilità, ponti tra le culture, promuovendo al tempo stesso una comprensione più profonda dell’altro. Siamo chiamati a diventare la migliore versione di noi stessi, a coltivare il nostro pieno potenziale e a contribuire al benessere comune.

Su Young Sparks Symposium abbiamo riposto grandi speranze: che sia solo l’inizio di un viaggio straordinario che ci porterà a lavorare insieme per un futuro migliore. Siamo pronti ad abbracciare questa sfida, guidati dallo spirito dell’umanesimo, dell’umana sostenibilità, della condivisione e dell’arricchimento reciproco.”

Brunello Cucinelli ha così commentato:

«Con il Simposio delle Giovani Faville, d’intesa con la nostra stimata Università e con il prestigioso Indire, abbiamo immaginato una grande festa dell’umanesimo a Solomeo, per l’Umbria tutta e per la nostra bella Italia. Nostro tema e importante fine è quello di celebrare insieme alle generazioni del futuro l’armonia dell’essere umano con il Creato, verso il quale sembra ormai necessario un vero e proprio contratto sociale, relativo a tutto quanto di animato e inanimato lo compone. Sono sempre più convinto che non si possa governare l’umanità con la sola scienza, e che anzi dobbiamo tornare a bilanciare scienza e spirito, ritrovando il giusto equilibrio tra tecnologia e umanesimo. Mi piace immaginare che ciascuno dei giovani studenti che ospiteremo possa portare con sé, tornando a casa, un dono prezioso: il desiderio di ascoltare, dialogare, rispondere. Nella mia vita ho sempre cercato di realizzare il sogno di sentirmi custode pro tempore, secondo quanto pensava il mio grande maestro Adriano Imperatore: “mi sento responsabile delle bellezze del mondo”. Poter condividere questo sogno con i giovani, che amo chiamare le “future sentinelle dell’Umanità”, lo rende enormemente più affascinante».

La dichiarazione di Sara Pagliai:

“L’evento di Solomeo – dichiara Sara Pagliai, coordinatrice dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ INDIRE – si inserisce nel ciclo delle iniziative dedicate al tema della sostenibilità ambientale, uno degli obiettivi strategici della nuova programmazione europea. L’obiettivo principale della tre giorni è, in particolare, quello di sensibilizzare gli oltre 200 partecipanti, tra studenti, ricercatori, referenti di progetti internazionali Erasmus+ su alcune priorità, che legano il rispetto e la tutela dell’ambiente a temi universali dell’umanesimo, come la scienza, la tecnologia e la loro integrazione con l’uomo e il territorio”.


Young Sparks Symposium, dalla quattro giorni di Solomeo le “giovani faville” di tutto il mondo lanciano la proposta di un radicale ripensamento del rapporto tra umanesimo e tecnologia, mettendo in gioco se stessi 

Quattro giorni di dialogo e relazioni, incontri e confronti sui quali poter fondare un nuovo Umanesimo, che sappia riportare le persone al centro dei rapporti tra umanità, economia, scienza e tecnologia: tutto questo e molto altro è stata la straordinaria esperienza dello Young Sparks Symposium, l’incontro delle “giovani faville” organizzato nell’ambito del Programma Erasmus+ dalla Brunello Cucinelli Spa, dall’Università degli Studi di Perugia e dall’Agenzia Nazionale INDIRE, conclusosi ieri a Solomeo con la stesura collegiale, da parte delle giovani studentesse e studenti partecipanti, dello “Young Sparks Statement”, una Dichiarazione programmatica volta a porre le basi per un radicale ripensamento del rapporto con il sapere scientifico-tecnologico.  

Pienamente centrato l’obiettivo dell’evento: stimolare una riflessione profonda, condivisa e trasversale su alcuni aspetti cruciali del nostro tempo, quali il rapporto tra persone e scienza, tra umanesimo, sostenibilità ed economia, tra persone e territorio e tra umanesimo e comunicazione.  

Tanti i keynote speakers che hanno raccontato la propria “Storia di vita”, interagendo con i giovani e animando i coinvolgenti incontri tenutisi nelle quattro località umbre di Solomeo, Perugia, Norcia ed Assisi.  

Una mescolanza di format che ha acceso i cuori delle Giovani Faville di entusiasmo ed energia positiva: dai talk in teatro alle “Storie di Vita”, dalle conversazioni informali durante i momenti di pausa fino ai concerti – di Mauro Ferrari a Norcia, di Giovanni Caccamo ad Assisi, dell’orchestra Erasmus a Perugia e dell’Orchestra Jazz del Conservatorio di musica Francesco Morlacchi a Solomeo – che hanno lasciato parlare il linguaggio universale della musica e fatto vibrare all’unisono le anime dei partecipanti.  

Quattro giorni, infine, durante i quali personalità di assoluto rilievo si sono messe in gioco in un serrato dialogo con le oltre 120 studentesse e studenti universitari provenienti da università italiane e di vari paesi nel mondo, tra cui Austria, Brasile, Danimarca, Germania, Nigeria, Polonia, Romania, Spagna, Sri Lanka, Turchia e Ungheria. 

Le dichiarazioni 

Brunello Cucinelli  

”Tante ragazze e ragazzi, provenienti da diversi Paesi del mondo, hanno animato l’Umbria e Solomeo in queste giornate dello Young Sparks Symposium, dandosi appuntamento nella nostra bella regione per discutere assieme di alcuni grandi temi del tempo presente e futuro: l’umana sostenibilità, il rapporto tra umanesimo, scienza e tecnologia, e il legame sempre più centrale tra la vita delle persone e il territorio. Ascoltando le parole di queste vere e proprie “future faville” dell’umanità, mi sembra di poter dire con gioia che questi argomenti siano tornati al centro di un grande fermento di pensiero, di una riscoperta di ideali universali che le nuove generazioni pongono al centro delle istanze per il futuro della nostra meravigliosa Madre Terra. Ringrazio di cuore tutti gli stimati ospiti e i brillanti studenti del Simposio, augurando loro che, ispirati dall’antica sapienza greca, sappiano trarre da quelle della natura le nuove leggi degli uomini, divenendo così testimoni nel mondo delle virtù di giustizia, sapienza e concordia; ispirati dall’etica dell’antico Diritto Romano che così recita: vivi onestamente, non danneggiare nessuno, a ciascuno il suo”. 

Magnifico Rettore UniPg, Maurizio Oliviero 

“Abbiamo trascorso quattro giorni meravigliosi e intensi, con ragazze e ragazzi veramente straordinari, provenienti da tutto il mondo. Desidero ringraziarli profondamente, perché ci hanno fatto dono delle loro idee, riflessioni e speranze. Le loro emozioni sono divenute le nostre, i loro sogni quelli di tutti noi. Ci hanno travolto con la loro energia, la loro voglia di vivere e di portare un cambiamento positivo nel mondo. Noi speriamo di essere riusciti a trasmettere loro qualcosa di importante, una nuova consapevolezza, un senso di responsabilità voluta e condivisa, da assumere con entusiasmo e sapendo di non essere mai soli. Abbiamo scoperto che avere il coraggio di imparare dai fallimenti è fondamentale per costruire le nostre vittorie. Che scienza, economia e tecnologia devono essere al servizio delle persone e non viceversa, ma anche che riuscire a mantenere un giusto equilibrio è compito di ognuna e ognuno di noi, se vogliamo davvero costruire, insieme, una nuova stagione per l’Umanità. Un grande ringraziamento va a Brunello Cucinelli SpA e Indire per la straordinaria collaborazione che ha consentito la riuscita di questo evento, oltre che naturalmente a tutte e tutti i nostri relatori e ospiti, che hanno saputo alimentare la fiamma nei cuori e nelle menti delle nostre Giovani Faville”. 

Cristina Grieco Presidente Agenzia Indire: 

“Il Simposio si conclude con la consapevolezza di aver ascoltato le voci del cambiamento, espressione dei giovani. Parlano di apertura, confronto, reale inclusione e una crescente consapevolezza del vivere nel rispetto dell’ambiente. A noi il compito di recepire gli stimoli di queste giornate per un genuino rinnovamento che potrà arricchirsi anche delle opportunità del programma Erasmus”. 

Perugia, 8 settembre 2023