Nuovo anno scolastico e rischio discriminazione per gli studenti con disabilità SuperAbile INAIL del 19/09/2023
MILANO. Il 12 settembre bambine e bambini, ragazze e ragazzi della Lombardia sono tornati sui banchi. L’auspicio di Ledha-Lega per i diritti delle persone con disabilità “è che anche i circa 50mila alunni e studenti con disabilità possano iniziare le lezioni in condizioni di parità con i loro coetanei. Senza ritardi e senza incertezze”, scrive in una nota pubblicata sul proprio sito internet.
“La nostra esperienza negli anni passati e le prime segnalazioni ricevute dal Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi a fine luglio ci fanno temere che, ancora una volta, molte alunne e molti alunni con disabilità si troveranno in una condizione di svantaggio e discriminazione rispetto ai loro compagni”, commenta l’avvocato Laura Abet, coordinatrice del Centro.
“Una delle principali difficoltà (con cui le famiglie devono fare i conti ogni anno) è il ritardo nell’assegnazione degli insegnanti di sostegno- spiega Ledha- che spesso avviene ad anno scolastico già iniziato e con supplenze temporanee, a causa della mancanza di figure qualificate. Durante l’anno scolastico 2021/2022, ad esempio, erano oltre 70mila i supplenti senza specializzazione a livello nazionale. Quello che succede in alcuni casi è che a un solo insegnante di sostegno vengono assegnati due o più minori con disabilità. Anche per quanto riguarda l’assistenza educativa può succedere che l’assistente (figura fondamentale per garantire la frequenza scolastica degli alunni con disabilità) venga assegnato in ritardo, con un numero di ore insufficiente rispetto a quelle stabilite nel Pei o che debba farsi carico di più minori all’interno dello stesso plesso”.
“La carenza di queste figure professionali fa crescere il rischio che i bambini e i ragazzi con disabilità vengano portati fuori dalle loro classi per ‘facilitare’ la loro gestione da parte del personale dedicato -avverte l’avvocato Abet-. Queste situazioni non rappresentano semplicemente un disagio: si tratta di situazioni che espongono bambini e ragazzi con disabilità a una discriminazione, che può essere sanzionata ai sensi della legge67/2006, che vieta ogni forma di discriminazione basata sulla disabilità. Occorre inoltre ricordare che nessun problema di carattere gestionale, economico o politico può giustificare la mancata attivazione dei servizi necessari o il mancato riconoscimento di diritti fondamentali, quali il diritto allo studio”.
“Lo strumento fondamentale per garantire che vengano rispettati i diritti degli alunni e degli studenti con disabilità è il Piano educativo individualizzato (Pei)- continua Ledha- che deve essere redatto di anno in anno sulla base delle effettive esigenze e dei bisogni dell’alunno e dell’alunna con disabilità. Nel Pei, infatti, sono indicate le risorse necessarie sulla base delle specifiche esigenze del singolo e non, ad esempio, in base alle risorse disponibili o ad automatismi basati sulla tipologia e la gravità di disabilità”.
“Una volta che nel Pei è stato indicato il numero di ore di sostegno e/o di assistenza educativa necessaria, le amministrazioni competenti non hanno alcuna discrezionalità e, pertanto, devono garantire le risorse così come stabilite nel documento”, sottolinea Giovanni Barin, referente del gruppo Ledha Scuola. “In altre parole: assegnare a un alunno o studente con disabilità un numero di ore di sostegno o assistenza inferiore rispetto a quelle quantificate nel Pei costituisce la violazione di un diritto fondamentale e quindi una discriminazione indiretta sanzionabile ai sensi della Legge 67/2006. Qualora i genitori riscontrassero delle difformità tra quanto indicato nel Pei e la quotidianità della vita scolastica dei loro figli li possono contattare via email il Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi che mette gratuitamente a disposizione delle persone con disabilità, dei loro familiari e delle loro organizzazioni uno strumento concreto di difesa legale dei propri diritti”, conclude Ledha.
Pupazzi nella metro SuperAbile INAIL del 19/09/2023
La stazione metro Vittorio Emanuele, a Roma, ospita dal 19 settembre 2023 al 7 gennaio 2024, l’installazione ”Pupazzi nella metro” dell’artista con neuro-diversità Tommaso Nicoletti, detto”‘Tommy”.
ROMA. Dopo il grande interesse e le suggestioni suscitate dalla mostra collettiva “Tecnologie Urbane”, ispirata alle “Città invisibili” di Italo Calvino nel centenario della nascita del grande scrittore, continua il viaggio proposto da Palazzo Merulana alla scoperta delle dinamiche più sottili e profonde, culturali e sociali della Città. A fare da guida ancora una volta è l’arte. Il progetto espositivo, a cura di Luca Ceresoli e Serenella Di Marco, si sposta adesso con uno dei suoi artisti dalle sale del museo in una stazione della metropolitana, luogo iconico per eccellenza dello spazio urbano, attraversato ogni giorno da migliaia di persone, di storie, di vite. Sarà, infatti, la stazione metro Vittorio Emanuele (corridoio ingresso lato Piazza Dante) a Roma a ospitare, fino al 7 gennaio 2024, l’installazione artistica ”Pupazzi nella metro” di Tommaso Nicoletti, detto “Tommy” promossa da CoopCulture, Associazione Palazzo Merulana, Fondazione Elena e Claudio Cerasi e Fondazione Cervelli Ribelli, con il patrocinio del Municipio Roma I Centro Roma Capitale e Fondazione Enpam – Piazza della Salute, con il supporto di Piazza Vittorio Aps e ATAC Azienda per la mobilità di Roma Capitale spa.
La scelta di esporre questa installazione racchiude numerosi significati e messaggi che si intrecciano, sostenendosi a vicenda: da un lato la promozione dell’arte di un giovane talento con neurodiversità, per condividerne l’immaginario grafico, poetico e comunicativo, carico di contenuti, colore, stile e originalità; dall’altro la valorizzazione di uno spazio come quello della metropolitana nel rione Esquilino, quartiere popoloso e multietnico del centro storico della Capitale, crocevia di esperienze e di mondi, di difficoltà e opportunità. Un modo per creare un ponte, un canale di comunicazione, favorendo la condivisione, l’inclusione, l’accessibilità dei luoghi e delle risorse del territorio.
“Tommy ha iniziato a disegnare prestissimo - spiega Gianluca Nicoletti, giornalista e scrittore, papà di Tommaso Nicoletti - Ogni quadro di Tommy equivale a settimane di vita insieme a lui, che è l’essere umano con cui sto meglio. Siamo passati dal disegno al quadro quando mi sono reso conto che non bastava che facessi il padre. Un individuo autistico fa delle scelte proprie, vede un mondo totalmente alieno attorno a lui. Sceglie qualcuno a cui aggrapparsi e Tommy ha scelto il padre, ha scelto me. Da quel momento sono diventato figlio di mio figlio. E ho cominciato a studiare Tommy. Ho iniziato a vedere come lui vedesse il mondo. Lo guardavo di notte nei momenti di maggiore serenità. Immaginavo come lui prefigurasse il mondo. I suoi pensieri erano pupazzi ballerini che saltellavano per casa. Li disegna molto facilmente e velocemente, più difficile per lui è colorarli. Dipingere richiedere una maggiore disciplina. I soggetti sono scelti direttamente da Tommy ed alcuni mi sorprendono molto: sono frutto di una sua immagine della realtà, di un realtà quantistica”.
L’INSTALLAZIONE “PUPAZZI NELLA METRO” É costituita da sette pannelli in forex 70 x 100, 3 mm su cui figureranno le opere grafiche prodotte da Tommy Nicoletti nell’arco del 2023, ossia la serie dei ‘Pupazzi’, personaggi a vario titolo contraddistinti da emozioni e stati d’animo differenti: Ride con i fiori in mano, Amico dei topi verde, Felice con fiore e vestito a righe, Arrabbiato con denti, Ride fiori rosa, Arrabbiato con zucca e fiaccola, Omino che ride fondo rosa. L’obiettivo è quello di accompagnare il transito dei tanti passeggeri, carichi di vissuti e sensazioni personali, che quotidianamente animano le gallerie e i vagoni della metropolitana romana, a cui faranno da riflesso i ‘pupazzi’ di Tommy Nicoletti, in uno scambio di reciprocità e dialogo. Nasce a Roma nel 1998. Dal 2019 inizia a comunicare il suo universo di “cervello ribelle” con colori e pennelli. In un anno ha prodotto più di ottanta quadri, realizzati con la tecnica dell’acrilico su tela, e oltre 200 disegni. Nel 2020 alcune sue opere sono state pubblicate nel catalogo della Casa d’aste Cambi come elemento centrale del progetto “Out of the ordinary”. È stato protagonista di due film: ‘Tommy e gli altri’ (2017): Tommy e l’asta dei cervelli ribelli(2020), entrambi trasmessi sul canale Sky Arte. Sta lavorando per la sua prima ‘personale’ e prestando la sua creatività alla realizzazione di accessori per il mercato del fashion. Chi lo segue nel suo lavoro vorrebbe che il suo “Tommy Lab” potesse un giorno rappresentare un modello per tutti quelli come lui, esseri di poche parole e con pensieri assai colorati che, come pupazzi ballerini, saltellano su sedie e tavolini. LA MOSTRA “TECNOLOGIE URBANE” Il progetto è inserito nella più ampia manifestazione della mostra “Tecnologie Urbane” a cura di Luca Ceresoli e Serenella Di Marco di Palazzo Merulana, che è stata aperta al pubblico dall’8 giugno al 3 settembre 2023, dedicata al rapporto tra arti visive, tecnologie e ambiente urbano. La protagonista è la città, con le sue peculiarità, i suoi punti deboli e di forza, e trova piena espressione nei prodotti artistici che ne trasmettono da sempre la memoria, così come le tecnologie, nel corso dei secoli fino ai giorni nostri, trovano diverse applicazioni nelle realtà urbane. La mostra si sviluppa attraverso il registro narrativo de Le città invisibili di Calvino, divisa in cinque sezioni che rievocano alcuni dei capitoli del libro: ‘memoria’, ‘nuove tecnologie’, ‘sociale’, ‘ispirazione’ e ‘street art’ per indagare passo dopo passo un segmento del pensiero contemporaneo sulla città e le sue forme. La sezione dedicata al sociale è quella in cui è inserito un trio di opere di Tommy Nicoletti, per aprire uno sguardo più consapevole a quante/i vivono la città in una sfera al confine con l’invisibilità: i senza dimora, i migranti di seconda generazione cui non è riconosciuta la cittadinanza, le persone con neuro-diversità. A quest’ultimo gruppo appartiene l’esperienza creativa di Tommy Nicoletti, a rappresentanza di una parte della comunità cittadina con esigenze specifiche e a cui la Fondazione Cervelli Ribelli cerca di dare supporto e di fornire un canale di espressione.
L’anno scolastico del centenario (riforma scuola elementare, 1º ottobre 1923,) è iniziato senza che dal ministero che fu dell”istruzione vi sia stato per quanto ne so alcun cenno di memoria del filosofo di Castelvetrano, autore dell’unica vera riforma pensata nell’ultimo secolo. La coda di paglia o l’incultura o entrambe le cose del primo governo tardo-fascista del nuovo millennio hanno impedito ogni ricordo ufficiale ma il pensiero e l’opera normativa di Giovanni Gentile sono ben presenti agli insegnanti e ai dirigenti scolastici o almeno a gran parte di quelli non selezionati con i test. Oggi Gentile sarebbe al’opposizione,
Qui ricorderò in particolare la premessa ai programmi della scuola elementare (Ordinanza 11 novembre 1923, in applicazione R.D. 1 ottobre 1923) scritta da Gentile insieme a Lombardo Radice e promanata a Racconigi (Villa reale) da Vittorio Emanuele III, “Re per grazia di Dio e volontà della Nazione”, firmata da Giovanni Gentile (ministro per poco, in seguito dimissionario per protesta contro l’omicidio Matteotti) e, horribile dictu, Benito Mussolini, una firma condannata dalla storia e comunque da non dimenticare, se non altro per difendersi almeno un poco dalle epigoni.
Religione
La religione viene promossa in quello che è un vero e proprio “manifesto” del 1923 non come catechesi ma come conoscenza fondazionale (non fondativa) di dati di cultura, di tratti essenziali del percorso letterario italiano. E’ nota peraltro la successiva contrarietà del laicamente “religioso” Gentile al concordato Stato-Chiesa cattolica del 1929, voluto dall’ateo Mussolini unicamente per neutralizzare il potenziale propagandistico e diplomatico del Vaticano. Nota è pure l’avversione della chiesa cattolica al neo-idealismo di Gentile e Croce.
La cultura religiosa costituisce per Gentile una conoscenza necessaria come fondazione non più dogmatica ma che accompagna l’uomo nel suo domandare sulle origini e le destinazioni, evento di lettura dell’interezza degli eventi, paideia.
Programmi non prescrittivi ma indicativi
Il carattere tutt’altro che fascista ma liberale degli intenti gentiliani è presente fin dall’esordio della Premessa: “I programmi di studio vogliono avere un carattere indicativo. Si addita al maestro il risultato che lo Stato si attende dal suo lavoro, in ciascun anno di scuola, pur lasciandolo libero di usare, per ottenerlo, i mezzi opportuni. I quali, per molte ragioni, sono sempre varii e mutevoli, in rapporto alla situazione concreta nella quale il maestro si trova, in un dato ambiente scolastico, ed in rapporto con la personale cultura del maestro e con la particolare tempra che egli sara’ riuscito a dare, attraverso una vigile esperienza, al proprio spirito di educatore”.
I programmi “democratici” del dopoguerra e particolarmente quelli degli ultimi trent’anni saranno invece prescrittivi: prescrittivi in quanto i risultati verranno “verificati” con test oggettivistici giusto/sbagliato, vero/falso (non esistono possibilità di compresenza degli opposti né gradi intermedi) ove i detentori del vero e del falso sono naturalmente i tecnici di fiducia dell’ INVALSI. I programmi che vigono veramente, quelli iperprescrittivi, sono effettualmente quelli che risultano dai filtri di controllo delle risposte ai test.
Omaggio alla cultura popolare
Per Gentile l’insegnamento dovrà essere ispirato “dalla grande letteratura, dalla poesia e dalla scienza ma anche “dalla tradizione popolare, cosi’ come essa vive, perenne educatrice nel popolo”. Valorizzato “l’agile indagare dello spirito popolare, irrequieto e mai sazio di “perche'”; il rapimento nella contemplazione dei quadri luminosi dell’arte e della vita; la comunicazione con le grandi anime, fatte vive e quasi presenti attraverso la parola del maestro”.
Il “popolo” che piace ai governanti di un secolo fa e a quelli di oggi è quello che crede di credere a quello che vede ma purtroppo -come allora- sa vedere solo quello che gli fanno credere. Sia attraverso i media che i programmi scolastici vigenti: questi oggi salmodiano unicamente il mainstream delle “3i” e i comandamenti di efficienza, efficacia e produttività, ben s’intende verificati “oggettivamente”. Piace in alto loco il popolo controllabile tramite il populismo; quel che non piace proprio è appunto “l’agile indagare dello spirito popolare, irrequieto e mai sazio di “perche'”. Ovvero lo spirito critico.
Niente di analogo alla programmazione, eredità della scuola positivistica
Una pedagogia positivistica all’Ardigò appena temperata di herbartismo credariano imperava prima dei programmi Gentile/Lombardo-Radice. Didatticismo, meccanicismo e dettaglio sequenzialmente ravvicinato delle procedure costituivano la norma in teoria determinante. Solo in teoria perchè poi –come sempre e pure oggi- gran parte dei docenti e alcuni dirigenti, scomparsi i direttori didattici e i presidi, agivano e agiscono secondo coscienza e scienza.
Con i documenti del 1923: “le istruzioni metodiche, ciascun maestro deve scoprirle in se stesso, aiutato dallo studio degli autori che hanno meditato sull’educazione o narrato le loro esperienze spirituali, o creato per fanciulli opere suggestive, nelle quali le norme, non mai enunciate, sono tuttavia implicite. Soprattutto il maestro perfezionera’ il proprio lavoro didattico, riascoltando insaziato la voce dei grandi, gia’ intesa negli anni della istruzione magistrale, e cercando nuova guida al suo spirito in buoni libri, Cosi’ riuscira’ a farsi e a sentirsi migliore, e portera’ nella scuola la vibrante eco del suo studio.
Da una trentina d’anni, ultimamente ancor di più, la lettura dei classici e dei buoni libri in genere è malvista in viale di Trastevere in quanto potrebbe confliggere con la propaganda di regime, con i recenti programmi ministeriali e creare interferenze con gli obiettivi della programmazione impedendo al dirigente scolastico pimpante di farla ben figurare nel sistema nazionale di valutazione e nelle classifiche più mediaticamente diffuse. I libri educano e quel che serve ai potenti di oggi e di sempre è invece una efficace e non disturbata programmazione dell’addestramento.
Musica e disegno— Grande cura verrà data secondo il testo del 1923 al canto, oggi assai trascurato in nome di una passivizzazione generale che sotto certi aspetti ha poco da invidiare a quella del tragico ventennio: i giovani non devono cantare ma ascoltare brani in streaming da Amazon Music. Attenzione nei programmi 1923 anche al disegno: al contrario oggi i giovani non devono disegnare ma sorbirsi, via Tic toc o X, versione muskiana di Twitter, alte dosi di foto e video di massa. Se proprio vogliono aver l’illusione di dar qualcosa di proprio, sono in arrivo strumenti generati dall’intelligenza artificiale con Chat GPT o Bard, presto anche con il corrispondente, dicono ben più evoluto, che stanno per confezionare a Cupertino per Apple gli ingegneri di Garage Band.
Un fisico forte, per la guerra e l’economia — Con la successiva riforma Bottai del 1938 vennero valorizzati l’educazione fisica nella prospettiva dell’istruzione premilitare e l’addestramento al lavoro. Contro il preteso “aristocratico intellettualismo” gentiliano i governi fascista e tardo-fascista (ovvero quello attuale) vedranno la scuola principalmente funzionalizzata non alla cultura dello spirito ma alle esigenze del sistema economico e, prossimamente come nel 1940, militare.
I lavori “donneschi” — Un certo ritardo culturale si manifesta nel 1923 nella denominazione “lavori donneschi” per le attività di manutenzione della casa e la padronanza della cucina. Forse sono le donne che pensano e indicano la via ma devono pure condurre casa; di conseguenza i maschi scrivono e si prendono la gloria, come ai tempi di Erminia Nudi, la coltisima e geniale moglie di Giovanni Gentile, filosofa teoretica e ispiratrice, pare, di molte delle idee poi attribuite al marito. Un pò come accadde tra i coniugi Curie e con una delle compagne di Einstein.
Nella prossima puntata la riforma dell’istruzione superiore
Le parole del presidente della Repubblica dal palco dell’iniziativa “Tutti a scuola” a Forlì, nella Romagna alluvionata
di Redazione Scuola
Sergio Mattarella chiede una scuola inclusiva, in particolare verso i migranti e i loro figli, che possono costituire una grande potenzialità per l’Italia. Nei giorni degli sbarchi senza sosta, dal palco dell’iniziativa “Tutti a scuola” a Forlì, dove nella Romagna alluvionata è stato inaugurato l’anno scolastico, il presidente della Repubblica ha rivolto un appello a considerare «con attenzione che le nostre classi sono frequentate da circa 800 mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri. Un decimo degli iscritti nei nostri istituti. Si tratta – ha detto il capo dello Stato – di un impegno educativo imponente. Studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori, e possono costituire un grande potenziale per il Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia». Il presidente ha sottolineato anche che «la peculiarità della condizione di migranti, unita alle condizioni di povertà di molte loro famiglie, fa sì che queste ragazze e questi ragazzi siano esposti, più di altri, a ritardi o abbandoni scolastici. Non si cresce con il necessario spirito civico nell’isolamento. Perché forme, pur non dichiarate né intenzionali, di separazione producono rischi gravemente insidiosi per l’intera società. Dobbiamo scongiurare il rischio di giovani che, crescendo al di fuori dei canali scolastici, traducano la loro marginalizzazione in rifiuto della convivenza o come impulso alla ribellione».
Incoraggiamento agli insegnanti
Nel discorso di apertura di anno c’è spazio anche per l’incoraggiamento agli insegnanti, con l’invito ad assicurare loro stipendi adeguati e a ridargli prestigio. E poi il contrasto al bullismo, la necessità di «un’azione di ampio respiro e a diversi livelli» contro la criminalità giovanile: «Rapine, omicidi, risse tra bande giovanili, intollerabili violenze e molestie ai danni delle ragazze, inaccettabili episodi di bullismo e di prepotenza che mortifica altri ragazzi», ha ricordato riferendosi a recenti fatti di cronaca: «Tutto questo rende ancor più fondamentale combattere, con sempre maggior determinazione, l’abbandono scolastico», ha evidenziato. E ancora: «La scuola è la prima e la più importante risposta al degrado. E’ la buona scuola lo strumento più efficace e prezioso di cui la Repubblica dispone per creare e diffondere tra giovani generazioni una cultura della legalità, della convivenza, del rispetto».
Mattarella quindi ha citato Omero, Montessori e Platone, raccogliendo forti applausi dalle classi presenti: «Quando i figli presumono di essere uguali ai padri, i maestri tremano davanti agli scolari e preferiscono adularli anziché guidarli, quando si disprezzano le leggi e non si sopporta più alcuna autorità, allora è segno che sta per cominciare la tirannide». Ma soprattutto ha puntato sul tema dell’inclusione, «valore fondamentale della scuola».
«La scuola è per tutti e di tutti. Non tollera esclusioni, marginalizzazioni, differenze, divari. Ne verrebbe – e, talvolta, ne viene – deformata», ha insistito.
Incontro con l’associazione “Vittime del fango”
Prima di intervenire, all’interno dell’istituto Saffi Alberti aveva incontrato i rappresentanti dell’associazione “Vittime del fango” che hanno chiesto al Capo dello Stato di non dimenticare la Romagna alluvionata, colpita peraltro proprio questa mattina dagli effetti del terremoto in Toscana. «L’anno scolastico si apre in queste terre con regolarità, nonostante i danni subiti dalle strutture. E’ segno, forte e concreto, di tenacia e di resistenza. L’apertura qui, oggi, rappresenta, un messaggio di inalterata vicinanza alla gente di Romagna. Nei giorni successivi all’alluvione – ha aggiunto – tanti volontari provenienti da tutta Italia hanno impugnato pale, scope e secchi. Il loro contributo è stato prezioso nella lotta contro il fango e nel manifestare cultura della solidarietà».
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto all’inaugurazione dell’anno scolastico 2023/24 durante l’evento Tutti a Scuola, in diretta su RaiUno.
Tra le altre cose, ha sottolineato il ruolo dannifico che possono avere alcuni genitori: “Dobbiamo incoraggiare il lavoro dei docenti entusiasti e volenterosi e aiutarli, evitando che cambino ogni anno per gli studenti, assicurare loro condizioni economiche adeguate e restituire loro il prestigio, spesso messo in discussione da genitori che non si rendono conto del danno che fanno ai propri figli”.
“I genitori e i ragazzi devono vivere la scuola con serenità. Occorre rendere appetibile, anche divertente l’apprendimento. I ragazzi sono a scuola per imparare ma anche per crescere, per diventare protagonisti del loro futuro. La scuola deve essere sempre più accogliente e integrante. Ragazze e ragazzi hanno risorse che gli anziani non avrebbero potuto immaginare, sono allenati a vivere un tempo accelerato e globale. La scuola deve correre e stare al passo con loro, rafforzando il dialogo con docenti e famiglie. Dobbiamo credere nei giovani, la scuola siete voi, la scuola è il vostro cammino di libertà. Buona strada”.
Fra i diritti del personale della scuola rientra la possibilità di partecipare,durante l’orario di lavoro, ad assemblee sindacali, per dieci ore pro capite in ciascun anno scolastico, senza decurtazione della retribuzione.
Richiesta assemblee
Le assemblee sindacali per il personale scolastico possono essere richieste in ciascuna Istituzione scolastica e per ciascuna categoria di personale (ATA e docenti) e per non più di due assemblee al mese:
• dai sindacati più rappresentativi, singolarmente o congiuntamente;
• dalla RSU nel suo complesso;
• dai sindacati insieme alla RSU.
Assemblee singola scuola
Le assemblee, se interessano una singola scuola devono avere una durata massima di due ore.
Se interessano il personale docente e sono coincidenti con l’orario di lezione, devono svolgersi all’inizio o al termine delle attività didattiche giornaliere, mentre per il personale ATA possono svolgersi anche in orario intermedio del servizio scolastico.
Assemblee di più scuole
I tempi della durata delle assemblee territoriali, che interessano più scuole, sono definiti in sede di contrattazione integrativa regionale, in modo da tener conto dei tempi necessari per il raggiungimento della sede di assemblea e per il ritorno alla sede di servizio.
Convocazione
La convocazione dell’assemblea, la durata, la sede e l’eventuale partecipazione di dirigenti sindacali esterni sono rese note dai soggetti sindacali richiedenti almeno 6 giorni prima, attraverso una comunicazione scritta, e-mail o pec, ai dirigenti scolastici delle scuole i quali hanno il compito di affiggerla nello stesso giorno in cui è pervenuta, sia all’albo sia nel sito dell’istituzione scolastica interessata, comprese le eventuali sezioni staccate o succursali. Alla comunicazione va unito l’ordine del giorno.
Richiesta partecipazione
Il dirigente scolastico, Contestualmente all’affissione all’albo, invierà una circolare interna, con un preavviso di 48 ore dalla data dell’assemblea, al personale interessato, al fine di raccogliere le dichiarazioni individuale di partecipazione espresse in forma scritta del personale in servizio nell’orario dell’assemblea. Tale dichiarazione fa fede ai fini del computo delle 10 ore spettanti a livello individuale ed è irrevocabile.
Sospensione attività didattiche
Il dirigente scolastico per le assemblee
• in cui è coinvolto il personale docentesospende le attività didattiche delle sole classi, o sezioni di scuola dell’infanzia, i cui docenti hanno dichiarato di partecipare all’assemblea, avvertendo le famiglie interessate e disponendo gli eventuali adattamenti di orario, per le sole ore coincidenti con quelle dell’assemblea, del personale che presta regolare servizio;
• in cui è coinvolto il personale ATA, se la partecipazione è totale, stabilirà, con la contrattazione d’istituto, la quota e i nominativi del personale tenuto ad assicurare i servizi essenziali relativi alla vigilanza agli ingressi alla scuola, e ad altre attività indifferibili coincidenti con l’assemblea sindacale.
Divieto svolgere assemblee
Non possono essere svolte assemblee sindacali in ore concomitanti con lo svolgimento degli esami e degli scrutini finali, nonché per le operazioni che ne costituiscono il prerequisito.
Ministero dell’istruzione e del merito Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione Ufficio I
Agli Uffici Scolastici Regionali Loro sedi Alla Sovrintendenza Scolastica per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano Bolzano Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento Trento Alla Sovrintendenza agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta Aosta Ai Dirigenti Scolastici delle Scuole Secondarie di secondo grado statali e paritarie Loro sedi
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