Corte costituzionale su dimensionamento scolastico

“Apprendiamo della decisione della Corte costituzionale, anticipata dal comunicato del proprio Ufficio comunicazione e stampa, di rigetto dei ricorsi promossi da alcune regioni contro la riforma del dimensionamento scolastico prevista dal PNRR. È, questa, una decisione in cui come Ministero abbiamo sempre creduto, consapevoli delle fondate ragioni che abbiamo manifestato anche nelle nostre interlocuzioni con le stesse regioni. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, auspichiamo che, venute meno le motivazioni contrarie alla riforma, possa riprendere la piena e leale collaborazione per realizzare il percorso attuativo del dimensionamento, ormai non più procrastinabile al fine di consentire un sereno e tempestivo avvio del prossimo anno scolastico”.

Così il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

L’educazione secondo alcuni esperti di oggi

L’educazione secondo alcuni esperti di oggi

di Margherita Marzario

Lo psicoanalista Carl Gustav Jung scriveva: “Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmo prima vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi” (da “L’integrazione della personalità”). I bambini non sono da cambiare ma da allevare (“levare a, verso”) – uno dei verbi usati nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, a cominciare dal Preambolo -, che è più difficile di cambiare. I bambini sono innanzitutto da educare e l’educazione è una relazione in cui ci si avvolge e coinvolge, così avviene il reciproco cambiamento tra educatore e educando, cambiamento che è la vita stessa e quello che essa pone e richiede.

Nel 1959, in “Per una filosofia dell’educazione”, il filosofo francese Jacques Maritain metteva in guardia da sette errori dell’educazione contemporanea, tra cui il sociologismo, ovvero identificare l’educazione con le attese della società e propugnava, tra l’altro, l’arte che rimane comunque una forma di conoscenza pratica e ha una funzione educativa: quella di appassionare ai valori mediante la bellezza che essi esercitano sullo spirito. Quel binomio arte e cultura di cui i bambini hanno bisogno e diritto per crescere come persone e come cittadini della loro vita, come espresso nella Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura (pubblicata a Bologna nel 2011).

Il pedagogista Marco Dallari precisa: “Portare il bello e il vero in educazione non significa insegnare ciò che è bello e ciò che è vero, ma fornire strumenti per la co-costruzione di esempi e repertori di verità e bellezza, scoprendo come spesso le due idee convivano o addirittura coincidano. Significa allenare e valorizzare la curiosità per la conoscenza e la sensibilità emozionale”. Nell’art. 3 della Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura si legge: “I bambini hanno diritto […] a essere parte di processi artistici che nutrano la loro intelligenza emotiva e li aiutino a sviluppare in modo armonico sensibilità e competenze”. I bambini sono già portatori del bello e del vero della vita: bisogna dare loro strumenti, mezzi, opportunità affinché li custodiscano, li esprimano, li condividano.

Secondo il saggista Goffredo Fofi: “Non si può essere educatore, e per estensione adulto, se non si è anche ottimisti. Con la volontà. È una sfida antica, questa […] e che in ogni generazione si ripete, ma oggi, credo, con più urgenza che mai”. L’educazione stessa è ottimismo (che non significa faciloneria) e non può essere diversamente, come si ricava anche dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, in particolare laddove si parla di “spirito” nel Preambolo e nell’art. 29 lettera d.

Allo “spirito” si riferisce pure Carlo Mario Fedeli, storico della pedagogia e dell’educazione: “Dall’intelligenza e dallo spirito con cui i problemi dell’educazione si affrontano dipende il futuro degli uomini e delle donne”. Perché educare è dare futuro, progettare il futuro, preparare al futuro, mentre arrendersi, mollare dinanzi ai problemi dell’educazione è privare bambini e ragazzi di possibilità e scelte e abbandonarli nel limbo del limitato presente e di un’apparente libertà.

“Il sogno [sull’educazione] crede, oggi più che mai, che un’educazione di qualità per tutti possa fare la differenza nella vita delle persone e trasformare il mondo, preparando un futuro di speranza e un’umanità nuova, capace di abitare con più sobrietà e solidarietà la nostra casa comune. Un’educazione così non potrà che generare una scuola-laboratorio che con la sua didattica interattiva prova a tradurre in pratica questi grandi orizzonti, mettendo davvero al centro la persona e la sua avventura nel mondo” (Vitangelo Carlo Maria Denora, gesuita esperto di educazione e formazione). La qualità dell’educazione (variamente denominata) è menzionata in tutte le fonti normative internazionali, tra cui il Pilastro europeo dei diritti sociali del 17 novembre 2017 il cui Principio I recita: “Ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro”.

“La consapevolezza negli adulti della dignità del minore e il riconoscimento dei suoi bisogni e diritti costituisce una possibilità di crescita anche per gli adulti stessi, che possono così trovare nel minore un interlocutore, un portatore di entusiasmo, meraviglia e coraggio. Il saper rendere il bambino e l’adolescente responsabili della propria crescita umana sarà quindi il miglior successo di ogni attività educativa” (esperti vari in “Diritti per l’educazione. Contesti e orientamenti pedagogici”, 2020). L’educazione comporta fatica ma, al tempo stesso, è una relazione tra educatore e educando, per cui condividendo la fatica si ottengono risultati migliori. L’educazione è come una cordata in cui l’educatore è il capocordata che infonde fiducia a chi lo segue e insieme potranno gioire sulla vetta della montagna per la vista di cui solo lassù si può godere.  “[…] occorre preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale nella società e allevarlo nello spirito degli ideali” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia), ovvero farlo ascendere, a maggior ragione se con disabilità o altro problema (cui si è soliti mettere le etichette).

Nell’educazione secondo l’educatore catalano Jordi Mateu, promotore della cosiddetta “educazione viva”: “Ci sono tre bisogni fondamentali: sentirsi protetti, sentirsi connessi e riconosciuti, e sentire di avere abbastanza autonomia per mostrare i propri desideri interiori, la propria curiosità. Se non mi sento al sicuro con te, se non mi guardi con affetto o non mi consideri valido, perdo la voglia di imparare”. L’educatore (genitore o insegnante) deve essere meno autoreferenziale ed essere come un direttore d’orchestra: conoscere ogni singolo musicista, valorizzare ogni strumento (dal primo violino al triangolo), avere occhi per tutti e ciascuno, osservare ogni singolo movimento e ascoltare ogni vibrazione d’animo. La sintonia con gli educandi rende la relazione educativa una sinfonia. 

Don Antonio Mazzi afferma: “L’educazione va succhiata col latte”. Come è fondamentale il latte materno che, tra l’altro, rafforza il sistema immunitario del bambino così è essenziale l’educazione genitoriale per rinforzare il sistema immunitario per la vita (basti vedere quanto accade nei casi di ineducazione). L’educazione in famiglia è e rimane il pilastro, le altre figure educative sono mattoni che si aggiungono.

Lo psicoanalista Massimo Recalcati spiega: “L’educazione non è un braccio di ferro […]. Un insulto del padre o della madre è come un laser, lascia segni, cicatrici, invece gli insulti dei figli non lasciano nessun segno” (nella lectio magistralis del 15/02/2020 a Matera). L’educazione è la dimensione relazionale della famiglia ed è basata sul rispetto dei genitori e dei figli e tra genitori e figli e, purtroppo, la perdita o l’incertezza di questa dimensione ha determinato uno smarrimento educativo generalizzato.

“[…] curare le relazioni. Se si sono rovinate, per trascuratezza, noia, fretta, è il momento di riparare, come facciamo con tutte le cose a cui teniamo di più. Le persone si riparano, non si buttano via” (lo scrittore Alessandro D’Avenia). “I prerequisiti per la salute sono la pace, una casa, l’istruzione, la sicurezza sociale, le relazioni sociali, il cibo, un reddito, l’attribuzione di maggiori poteri alle donne, un ecosistema stabile, un uso sostenibile delle risorse, la giustizia sociale, il rispetto dei diritti umani e l’equità” (dalla Dichiarazione di Jakarta sulla promozione della salute nel 21° secolo, 1997). Ogni persona nasce da una relazione, cresce in relazione, è fatta di relazioni. L’educazione è una delle relazioni prioritarie per cui è superfluo parlare di educazione relazionale o altrimenti aggettivata.

Ciò che è col cuore arriva prima al cuore e rimane per sempre nel cuore. I bambini hanno bisogno di autenticità. “Per noi che ci occupiamo di educazione credo sia importante alimentare la dimensione dell’essere, più che del fare e del possedere, dell’avere. E nel momento in cui noi alimentiamo la dimensione dell’essere, del cuore, della presenza, allora possiamo nutrire le nostre relazioni in maniera autentica perché ciascuno porta quello che è, quello che può, nel modo in cui può e fino a dove può e noi siamo disponibili ad accogliere questo. E allora questo genera sicurezza, perché genera questa possibilità di esserci con l’altro per quello che possiamo con molta apertura, nutrendoci l’uno dell’altro in quello che ciascuno può donare all’interno della relazione. In maniera veramente autentica, con tutta la vulnerabilità, la fragilità e la nostra dimensione dell’errore, dell’inciampo, del limite, del difetto e quant’altro. Proprio perché a quel punto io ti aspetto, aspetto te per quello che sei, indipendentemente dal risultato e dal prodotto di cui sei portatore, perché non è questo che interessa. È un po’ come traslare tutto il nostro tema del prodotto versus processo”(da “Le aspettative nella relazione educativa” delle formatrici Silvia Iaccarino e Simona Vigoni).

Il pedagogista Daniele Novara richiama: “I casi di bambini a cui vengono diagnosticati disturbi neuropsichiatrici sono in aumento esponenziale. E se invece di aumentare le certificazioni, sostenessimo maggiormente genitori e insegnanti nelle loro funzioni educative?”. L’educazione è dare sostegno ma ha anche bisogno di sostegno, è una forma di solidarietà generazionale e intergenerazionale (art. 2 Cost.).

Per esempio nelle politiche antidroga non si parla di perquisizioni o controlli, ma piuttosto di dialogo, informazione e approccio educativo. Infatti, l’educazione ha una forte funzione di prevenzione e recupero e consente la cura e la protezione necessarie a bambini e ragazzi (art. 3 par. 3 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) se caratterizzata e cadenzata da esempio, emozioni, entusiasmo, empatia, esercizio, energia. L’educazione è condivisione e preparazione.

Educare comporta trasmettere regole e limiti per il rispetto di sé e degli altri, ma non deve significare né castrare né incastrare, bensì cesellare e incastonare il gioiello della vita (anche se, poi, le cose possono andare diversamente). Molti genitori si fanno assorbire dai figli quando sono piccoli e si fanno asservire da loro quando sono cresciuti. L’educazione non è edulcorazione, emulazione, ma edificazione della vita, edizione di quella singola vita.

Genitori (e altri educatori) dovrebbero essere, nella vita dei bambini, “trasparenti” e “leggeri” come libellule: passare nella vita dei bambini ma senza fare danni. Bambini: bisogna continuare a sperare per loro, con loro, come loro. Possa crescere la loro speranza e possano crescere sempre più nella speranza! 

Educazione alle relazioni

Educazione alle relazioni, FLC CGIL: non scaricare su scuola intera responsabilità, serve cambiamento culturale e sinergia diversi soggetti

Roma, 22 novembre 2023 – “Il progetto Educazione alle relazioni illustrato dal Ministro Valditara non affronta alla radice le problematiche connesse alla violenza di genere, ma è una risposta emotiva e propagandistica ai recenti fatti di cronaca che hanno visto protagonisti adolescenti e giovani come vittime e come carnefici”. A dirlo, in una nota, è la FLC CGIL.

“L’impostazione specialistica, la collocazione del progetto in orario extracurricolare e “a scadenza”, l’attribuzione di ruoli impropri ai docenti, quasi fossero psicoterapeuti, e alle associazioni delle famiglie come controllori delle attività svolte, l’affondo sulle conseguenze giuridiche e penali dei comportamenti violenti, non restituiscono alla scuola la sua centralità nella formazione delle nuove generazioni per un autentico cambiamento culturale della società”, continua la nota.

“Per educare al rispetto di genere e alle pari opportunità è necessario diffondere percorsi trasversali rivolti alle alunne e agli alunni di ogni età, a partire dall’infanzia, quando è ancora in fase precoce la strutturazione della vita relazionale e cominciano a consolidarsi pregiudizi e stereotipi, presupposto di future discriminazioni e prevaricazioni”, sottolinea la FLC CGIL.

“Tante scuole già fanno la loro parte, nonostante le ristrettezze di organici, di tempo e di risorse. Per questo chiediamo al Ministro Valditara di dare alle scuolestesse gli strumenti per agire il loro ruolo ed esercitare pienamente la propria autonomia e facoltà progettuale anche in termini di “nuova narrazione” di genere. E, soprattutto, non si pensi di delegare interamente alla scuola un ruolo che spetta a tutte le agenzie educative, a partire dalle famiglie e dalle comunità territoriali, che devono agire sinergicamente. Bisogna evitare di scaricare sul sistema di Istruzione l’intera responsabilità di un intervento che deve essere strutturale nella società e continuativo nel tempo” conclude la nota.

Collaborazione e compresenza in ambito scolastico

Collaborazione e compresenza in ambito scolastico

di Gino Lelli e Andrea Sorcinelli [1]

Lavorare insieme a scuola

Nell’ambito scuola ci sono varie tipologie di collaborazioni per la realizzazione di obiettivi inerenti all’attività didattica e alla delega di particolari responsabilità, che implicano la cooperazione tra:

  • insegnanti di una o più classi,
  • insegnanti e direzione,
  • insegnanti ed educatori,
  • educatori e direzione,
  • insegnanti, educatori e direzione.

Il lavorare insieme può essere saltuario o continuativo, durevole o di breve durata, poco o molto impegnativo. Nell’arco dell’anno scolastico, ciascun insegnante procede autonomamente con la propria programmazione didattica per poi incontrare i colleghi nel momento degli scrutini o degli esami. Sono presenti, inoltre, attività collettive inerenti alla programmazione, alla verifica della stessa, di aggiornamento e il lavoro didattico viene organizzato e coordinato insieme per quanto concerne i progetti la cui realizzazione necessita del concorso di varie discipline.

Lavorare all’interno di un gruppo conduce gli insegnanti a nuove consapevolezze e atteggiamenti, al superamento della tendenza all’individualismo, nonché a superare i timori di intrusione. La piena circolazione delle informazioni, l’utilizzo al meglio delle competenze dei singoli, la verifica dei risultati intermedi, sono elementi che favoriscono il conseguimento dell’obiettivo che si è posto il gruppo di lavoro.

Lo scambio delle informazioni

Lo scambio di informazioni tra insegnanti può riguardare vari argomenti quali la struttura sociometrica del gruppo classe:

  • studenti “popolari”, che hanno una forte influenza sugli altri e che potrebbero dunque essere di aiuto agli insegnanti, se questi riescono a ottenere la loro fiducia e la loro collaborazione,
  • studenti che appaiono isolati rispetto agli altri compagni, non hanno amici, non interagiscono,
  • studenti rifiutati dagli altri per ragioni varie, quali aspetti particolari del carattere o del modo di comportarsi.

Può concernere, inoltre:

  • studenti particolarmente dotati in determinate discipline,
  • studenti che hanno qualche disabilità motoria, sensoriale o mentale,
  • studenti che presentano aspetti caratteriali difficili e/o con situazioni familiari complesse,
  • tematiche sensibili per gli studenti che potrebbero essere trattate e diventare oggetto di discussioni di gruppo,
  • informazioni su tecniche e metodologie didattiche,
  • argomenti trattati dall’insegnante che tramite i colleghi gli ritornano come

feedback di gradimento degli allievi (entusiasmo, coinvolgimento e così via).

Aggiustamenti alla programmazione e condivisione

La programmazione iniziale deve essere sottoposta periodicamente a verifica sia personale, sia collegiale, allo scopo di scoprire presto eventuali inadeguatezze e di poter così introdurre i necessari correttivi.

Ad esempio, un insegnante si può accorgere che l’arco temporale previsto per la spiegazione di alcuni argomenti o di talune attività è troppo breve in rapporto alle capacità effettive degli allievi e che occorre distribuire meglio nel tempo quanto è stato programmato, rinunciando talora anche ad alcuni contenuti ritenuti non essenziali per lasciare più spazio agli altri.

Può, inoltre, rendersi conto che:

  • sono state trascurate fasi intermedie sulle quali ci si dovrebbe invece soffermare adeguatamente,
  • alcune condizioni giudicate necessarie per una sperimentazione non sono attuabili,
  • tematiche che si pensava potessero riscuotere interesse negli alunni non sono risultate affatto coinvolgenti e che vanno omesse,
  • un certo progetto, al momento dell’attuazione, si è rivelato di fatto non realizzabile,
  • un determinato argomento complesso può essere arricchito con nuovi “perché”, nuove possibilità di excursus, nuove attività di ricerca che non erano state immaginate nella programmazione iniziale.

La valutazione ha sicuramente momenti individuali dove un insegnante riflette autonomamente su quanto ha realizzato in classe, su quanto ha dovuto trattare velocemente, rinviare o accantonare determinati argomenti. Tali valutazioni possono essere condivise negli incontri collegiali con i colleghi, possono avvenire confronti di esperienze tra insegnanti sia sui ritmi di apprendimento della classe, sia sulle modalità didattiche e metodologiche. In tali incontri, inoltre, vengono comunicati i risultati di sondaggi compiuti (attraverso discussioni di gruppo o tramite questionari) per studiare le risposte degli allievi relative ai diversi aspetti della vita di classe, oppure raccogliere le loro valutazioni a proposito del grado di interesse per le varie attività didattiche in cui sono stati coinvolti, della comprensibilità e della rilevanza (nel loro mondo psicologico) delle conoscenze che stanno acquisendo, dell’adeguatezza dei metodi utilizzati.

La compresenza

La possibilità di lavorare insieme nell’attuazione di quanto è stato programmato non prende soltanto la forma del riunirsi periodicamente con i colleghi per verificare ed eventualmente aggiornare la programmazione, scambiarsi le impressioni e le informazioni, omogeneizzare gli atteggiamenti e i comportamenti, ma può prendere anche la forma di una concreta compresenza in una classe.

Ciò può accadere frequentemente nella scuola dell’infanzia, quando, ad esempio un maestro si prende cura dei bambini più piccoli e un altro di quelli di età maggiore, anche se in questo caso si tratta prevalentemente di una compresenza di tipo puramente fisico, dato che ognuno dei due gruppi viene impegnato in attività diverse.

Possono verificarsi situazioni di interazione educativa, sia quando le diverse attività dei sottogruppi sono le componenti di un progetto complessivo che le vede più tardi unificate (ad esempio la preparazione di una festa della scuola), sia quando l’attività proposta all’intero gruppo viene svolta in collaborazione da due o più insegnanti (per esempio uno legge una filastrocca mentre l’altro contemporaneamente la rappresenta mimicamente; oppure uno dirige il coro e l’altro suona il pianoforte).

Nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado, vi può essere la compresenza di più insegnanti nelle fasi dell’esecuzione di un progetto, quelle in cui occorre mettere insieme le varie risorse o nella fase iniziale e intermedia dell’elaborazione di qualche unità tematica complessa, quando i vari “perché” possono trovare una risposta in campi disciplinari diversi.

Questa compresenza può verificarsi anche nella scuola secondaria di secondo grado, quando sono trattate tematiche e/o discussioni di gruppo su argomenti generali che presentano una pluralità di aspetti.

La compresenza può verificarsi anche in forme diverse da quelle di trovarsi contemporaneamente nella stessa aula, può cioè essere attuata in momenti successivi nella stessa area disciplinare, ad esempio dividendo il programma in moduli che sono trattati da diversi insegnanti.

Un esempio può essere l’esperienza attuata da alcuni insegnanti di discipline diverse in una scuola secondaria di primo grado dell’Emilia Romagna che si è svolta nella seguente modalità: uno dei libri di narrativa adottati in una classe è stato letto ad alta voce, a turno, nella classe, via via da tutti gli insegnanti, ognuno di loro ha letto e commentato con gli allievi almeno un capitolo del libro.

Così facendo, agli occhi degli alunni, l’immagine di ogni docente si è arricchita di nuovi aspetti, inoltre, alcuni insegnanti, percepiti come scostanti o antipatici, sono stati poi visti in un’ottica diversa e più positiva.

Le compresenze di più docenti, sia della stessa area disciplinare, sia di aree disciplinari diverse, possono essere realizzate inoltre con due o più classi riunite e, in certi casi, anche con tutte le classi dell’istituto scolastico.

Un esempio può essere l’incontro di due o più classi con qualche esperto, quale uno psicologo (che affronta argomenti rilevanti per preadolescenti o adolescenti, come lo sviluppo sessuale, i rapporti di amicizia con i coetanei, i rapporti con gli adulti, le tossicodipendenze, e così via), oppure con un testimone privilegiato di un’epoca, di un evento importante, di una certa professione.

In tali casi, nella fase di preparazione dell’incontro, durante il suo svolgimento e dopo la sua conclusione, insegnanti di varie discipline e di classi diverse collaborano proficuamente fra loro.

Conclusioni

Nell’intervento educativo lo scambio di informazioni e le varie collaborazioni sono importanti.Nel corso di tali esperienze la conoscenza reciproca si approfondisce, si verifica un arricchimento di informazioni e culturale nonché l’opportunità di riflettere sul proprio operato e di confrontarlo con quello dei colleghi, così da poterlo eventualmente migliorare. Vengono, inoltre, messe a fuoco le diverse componenti della professionalità di un insegnante, lacune incluse.

Lo scambio di informazioni consente, poi:

– di ricevere suggerimenti utili,

– una maggiore conoscenza delle caratteristiche degli allievi, di come questi vivono l’esperienza didattica,

– di migliorare la performance personale e di essere più consapevoli.

La consapevolezza può riguardare la necessità di realizzare un maggiore equilibrio tra:

–   attività che mettono in gioco la razionalità e altre che sollecitano la fantasia,

– attività che sollecitano una convergenza, portano cioè alla formazione di un’opinione condivisa da tutti e altre che favoriscono invece la divergenza, ovvero l’emergere di valutazioni individuali diverse che rivelano la presenza di capacità creative e la graduale formazione di uno stile personale,

–   attività individuali e attività svolte in gruppo,

–   lezioni classiche e discussioni o dibattiti,

–   l’adottare modalità didattiche diverse e più proficue,

–   l’adottare atteggiamenti diversi e più ottimali con gli alunni.

La gestione del gruppo classe da parte dell’insegnante deve essere di ascolto verso gli allievi e di guida consapevole e autorevole.

Bibliografia

·      Bresciano P., “Progettare e strutturare l’unità di apprendimento: Elaborare l’UDA per le prove dei concorsi scuola”, Varisco, Brescia, 2022

·      D’Alonzo L., “Come fare per gestire la classe nella pratica didattica. Metodi e strategie, unità di lavoro guidate e schede di autoformazione”, Giunti Edu, Firenze, 2017

·      Selleri P., “In classe. Costruire e gestire il benessere a scuola”, Carocci, Roma, 2019

·      Triani P., “La collaborazione educativa”, Morcelliana, Brescia, 2018

·      Tuffanelli L., Ianes D., “La gestione della classe. Autorappresentazione, autocontrollo, comunicazione e progettualità”, Erickson, Trento, 2011


[1] Gino Lelli, Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino. Andrea Sorcinelli, Sociologo.

Giulia e le altre


Giulia e le altre

di Vincenzo Andraous

Era un bravo ragazzo. Era una brava ragazza, lei vittima innocente costretta al macero, due famiglie devastate dal dolore, lui in attesa di camminare in ginocchio per il resto della propria vita.

Una bambina dolcissima e un ragazzotto innamorato, sembrava tutto al suo posto, una storia d’amore che come tante altre era giunta al capolinea.

Niente di che preoccuparsi insomma.

Ma la tragedia incombe in mezzo a qualche interrogativo, a qualcosa che assomiglia a un moltiplicarsi di eppure qualcosa era fuori quadro, eppure forse era un rapporto sbagliato, morboso, di possesso e non di condivisione.

Eppure in amore la condivisione annulla ogni assedio e asfissia, anche se tra i giovani il linguaggio e la postura sono diversi, niente di che preoccuparsi.

Ora c’è voglia di repressione, di galera, di altro sangue, come se aumentare il tetto delle pene, farebbe diminuire la violenza di ogni femminicidio, la violenza di ogni delirio di possesso, la violenza di una commiserazione che diventa cecità del cuore nel freddo di una lama.

Degli adolescenti sappiamo tutto, c’è sapienza e conoscenza a piene mani, sui giovani sappiamo tutto e di più, dei loro periodi di grandi cambiamenti, degli estremi che allenano il bicipite, adrenalina e imbizzarrimento, calma piatta e l’amore che diventa l’unico punto di riferimento, l’unico esempio per non avere più timore di mollare gli ormeggi, allo stesso tempo di rimanere incollati saldamente all’isola conquistata non importa come e a scapito di chi.

Ora c’è il dito puntato sulla famiglia, sulla genitorialità, che non s’è accorta di niente, non ha percepito il disagio di lei e neppure quello di lui, inputato alla sbarra c’è il mondo adulto, quello deputato a insegnare e fare apprendere i valori della vita.

In questo modo di rappresentare il buco nero profondo di queste assenze c’è il cane che si morde la coda, infatti è l’adulto, colui che traina e attrae l’adolescente, che un giorno si e l’altro pure spegne vite umane soprattutto al femminile, che sottomette, prevarica, con un atteggiamento non sempre finalizzato dalle percosse, ma impedendo alla relazione quella vera e significativa che mette al centro l’altro, perché l’altro c’è, esiste, al punto di essere traccia e orma per un amore che è un dono da custodire con cura e attenzione.

Ho l’impressione che arrivati a questo punto le chiacchiere stanno a zero, d’accordo sulla sfida educativa che riguarda i giovani, d’accordo sulla sfida rieducativa che chiama a raccolta il mondo adulto, genitoriale, professorale, d’accordo sulle reiterate parole d’ordine “cultura, educazione all’affettività, educazione sentimentale, gestione delle emozioni”, d’accordo su tutto o quasi, ma occorre smetterla di passare il testimone alla scuola per sottolineare l’inadeguatezza della famiglia.

Addirittura rimarcando le classifiche, le percentuali, i dati esponenziali che non ci indicano come il popolo più prepotente e violento in fatto di donne.

Giulia è stata cancellata, ma l’impressione è che poco ha insegnato, perché nel frattempo altre donne sono state massacrate e lasciate a terra scomposte.

Eppure nel frattempo imperterriti rimarchiamo l’attenuante generica di non essere i peggiori.

Psicologi e influencer in classe per educare alle relazioni

da Il Sole 24 Ore

Si delinea la strategia del ministero dell’Istruzione, di concerto con Cultura e Famiglia, per contrastare la violenza di genere

Gruppi di discussione e autoconsapevolezza tra gli studenti delle superiori, che lavorino utilizzando la metodologia del T group, il “sensitivity training group”, ovvero gruppi di addestramento alla sensibilità, e docenti che operino con il riferimento dei Gruppi Balint, cioè con un metodo che ha per scopo la formazione alla relazione e la promozione del benessere. Con il coinvolgimento, oltre che del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, anche di influencer, cantanti e personaggi amati dai ragazzi in qualità di ambassador. Sono i presupposti del progetto ’Educazione alle relazioni’ che è stato messo a punto dal ministero dell’Istruzione e del merito dopo aver sentito il parere delle associazioni dei genitori, degli studenti, dei docenti, dei sindacati, dell’ordine degli psicologi e di diversi esperti fra cui anche giuristi e pedagogisti, e che verrà presentato mercoledì 22 novembre.

L’intesa con Cultura e Famiglia

Il Protocollo che istituisce il progetto, siglato dai ministri della Cultura e della Famiglia oltre che dell’Istruzione, avrà una durata di 2 anni a decorrere dalla data della sottoscrizione e potrà essere rinnovato previo accordo fra i dicasteri interessati. Il progetto prevede, oltre all’individuazione di un docente animatore-moderatore e di un docente referente, la costituzione di un gruppo-classe, che si riunirà una volta alla settimana in orario extracurricolare e che potrà coinvolgere anche esperti in educazione affettiva e relazionale, avvocati, assistenti sociali, operatori di organizzazioni attive nel campo del contrasto alla violenza di genere. Al termine del lavoro si chiederà a ciascuno studente di scrivere una relazione sull’esperienza svolta. Gli elaborati poi, dovranno essere inviati al ministero dell’Istruzione.

Il 25 novembre inoltre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, le scuole dovranno organizzare incontri con esperti per dare il segnale che la data non è una ricorrenza da celebrare ma un momento focale di impegno concreto per lavorare su un nuovo modello di relazione tra i sessi. Il progetto prevede anche che l’educazione alle pari opportunità investa l’intera progettazione didattica e risulti trasversale a tutte le discipline.

Il concorso

A tutto questo si aggiunge un concorso dedicato agli studenti affinchè realizzino video e cortometraggi sul tema della violenza contro le donne; campagne informative per far conoscere ai giovani il numero di pubblica utilità 1522, le case rifugio e i centri antiviolenza; distribuzione di opuscoli informativi nelle scuole ed anche la creazione da parte degli studenti di elaborati sulle norme per prevenire la violenza maschile nei confronti delle donne e la violenza domestica. Annesso c’è un decalogo operativo che riassume alcuni concetti chiave, da ’Un no è un no’ a ’Innamorata da morire non è che un modo di dire’, ’Non rinunciare a denunciare’ e ’Le azioni non hanno genere: no alla doppia morale’.

La presentazione del ministro

«È un progetto che non nasce oggi ma che è stato elaborato e sviluppato, modificato e migliorato”, ha spiegato oggi il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. “La lotta contro la violenza di genere, lo sradicare dalla nostra cultura il maschilismo o forse meglio si direbbe il machismo, rientra in quella più ampia visione di una scuola che è improntata al rispetto della persona». Alla domanda: «Perché non una legge?» «Innanzitutto c’è l’educazione civica – ha risposto il ministro – ci sono anche le altre materie, poi perché la legge impiega del tempo, non è auto applicabile. Allora tanto vale non perdere tempo e intervenire subito».

Agenda Sud, Valditara annuncia: “Firmato bando per oltre 260 milioni di euro da distribuire alle scuole”

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato un investimento importante nel sistema scolastico. Durante la sua visita all’Istituto Comprensivo Scialoja di Napoli, il Ministro ha rivelato un piano di finanziamento che supera i 320 milioni di euro.

Il fulcro di questo piano è un bando, appena firmato dal Ministro Valditara, che mira a distribuire 265 milioni di euro attraverso l’iniziativa “Agenda Sud”. Questo progetto rappresenta una svolta significativa per le scuole, specialmente nel Sud Italia, con l’obiettivo di arricchire e rafforzare l’offerta formativa.

L’investimento prevede l’assunzione di un numero maggiore di docenti, nonché lo sviluppo di programmi di formazione specifici per coloro che insegnano nelle scuole beneficiarie di questi fondi. Questa iniziativa non solo migliorerà la qualità dell’insegnamento, ma garantirà anche una maggiore attenzione alle esigenze specifiche degli studenti nelle regioni meridionali.

Una delle caratteristiche più innovative del progetto è l’idea di una “scuola aperta”, che va oltre i tradizionali confini dell’istituto per integrarsi attivamente con il territorio circostante. Ciò significa creare un legame più stretto tra le scuole e le comunità locali, favorendo un ambiente di apprendimento più inclusivo e dinamico.

Un altro aspetto fondamentale è il prolungamento del tempo scolastico. Questa misura è volta a fornire agli studenti maggiori opportunità educative e a promuovere un apprendimento più approfondito, in linea con gli standard europei.

Infine, una parte significativa dei fondi sarà destinata a supportare progetti nuovi e innovativi. Le scuole saranno incoraggiate a sviluppare iniziative creative e sperimentali, che possono variare da programmi di apprendimento digitale a progetti di educazione ambientale.

Riforma voto in condotta, con 6 si viene rimandati. Studenti sospesi faranno attività di cittadinanza solidale. RELAZIONE TECNICA

da OrizzonteScuola

Di redazione

Si lavora all’approvazione della riforma del voto in condotta. Il Senato ha calendarizzato infatti la discussione del disegno di legge (collegato alla manovra 2024), che contiene anche la riforma degli istituti tecnici e professionali. Ecco la relazione tecnica al decreto.

Il provvedimento, come sappiamo, “mira a ripristinare la cultura del rispetto e l’autorevolezza dei docenti, assicurando un ambiente di lavoro sereno per il personale scolastico e un percorso formativo efficace per gli studenti”.

La relazione tecnica evidenzia come la valutazione del comportamento dell’alunna e dell’alunno della scuola primaria è espressa collegialmente dai docenti con un giudizio sintetico riportato nel documento di valutazione.

Per le alunne e gli alunni della scuola secondaria di primo grado, la valutazione del comportamento è espressa in decimi.

Se la valutazione del comportamento risulterà essere inferiore a sei decimi, il consiglio di classe delibera la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi.

Nel caso in cui la valutazione del comportamento sia pari a sei decimi, il Consiglio di classe assegnerà un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale da trattare in sede di colloquio dell’esame conclusivo del secondo ciclo.

E ancora: “Nel caso di valutazione del comportamento inferiore a sei decimi, il Consiglio di classe delibera la non ammissione all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi“.

Dunque, il 6 in condotta genererà un debito scolastico, nella scuola secondaria di secondo grado in materia di Educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica che avrà al centro i valori di cittadinanza. Solo chi prenderà 9 o 10 in condotta avrà diritto al massimo dei crediti che fanno media nel voto finale per la maturità: “Il punteggio più alto nell’ambito della fascia di attribuzione del credito scolastico spettante sulla base della media dei voti riportata nello scrutinio finale può essere attribuito se il voto di comportamento assegnato è pari o superiore a nove decimi“.

Sospensione e voto in condotta

Il Ministero ha fornito già le linee guida per quanto riguarda la riforma del comportamento e voto in condotta.

I regolamenti dei singoli istituti devono tenere conto di alcuni principi generali, fra cui apportare modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, al fine di riformare l’istituto dell’allontanamento dello studente dalla scuola per un periodo non superiore a quindici giorni, in modo che l’allontanamento dalla scuola, fino a un massimo di due giorni, comporta il coinvolgimento dello studente in attività di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno determinato il provvedimento disciplinare.

Mentre, invece, l’allontanamento dalla scuola di durata superiore a due giorni comporta lo svolgimento, da parte dello studente, di attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate con le istituzioni scolastiche e individuate nell’ambito degli elenchi predisposti dall’Amministrazione periferica del Ministero dell’istruzione e del merito. Tali attività, se deliberate dal consiglio di classe, possono proseguire anche dopo il rientro in classe dello studente, secondo principi di temporaneità, gradualità e proporzionalità.

Bisogna poi prevedere che l’attribuzione del voto di comportamento inferiore a sei decimi e la conseguente non ammissione alla classe successiva e all’esame di Stato avvenga anche a fronte di comportamenti che configurano mancanze disciplinari gravi e reiterate, anche con riferimento alle violazioni previste dal regolamento di istituto.

Inoltre, sarà necessario conferire maggior peso al voto di comportamento dello studente nella valutazione complessiva, riferito all’intero anno scolastico, in particolar modo, in presenza di atti violenti o di aggressione nei confronti del personale scolastico e degli studenti.

Infine, bisogna prevedere che per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che abbiano riportato una valutazione pari a sei decimi nel comportamento, il Consiglio di classe in sede di scrutinio finale sospenda il giudizio senza riportare immediatamente un giudizio di promozione, subordinandolo alla presentazione da parte degli studenti, prima dell’inizio dell’anno scolastico successivo, di un elaborato critico in materia di Cittadinanza attiva e solidale assegnato dal consiglio di classe in sede di scrutinio finale, la cui mancata presentazione o la cui valutazione, da parte del consiglio di classe, non sufficiente comportano la non ammissione dello studente all’anno scolastico successivo.

TESTO DDL

RELAZIONE TECNICA [PDF]

Stipendio docenti e Ata, quando arriva il pagamento della tredicesima? Ecco il calendario per personale scolastico e pensionati

da OrizzonteScuola

Di redazione

Dicembre si rivela un mese significativo per lavoratori e pensionati, contrassegnato dall’erogazione della tredicesima mensilità. Questo bonus annuale segue un calcolo uniforme: si moltiplica la retribuzione lorda mensile per i mesi lavorati e si divide per 12.

I pensionati godono della precedenza nell’ottenimento della tredicesima. Essa arriverà contestualmente alla mensilità di dicembre, disponibile dal primo giorno del mese. La modalità di pagamento non differisce tra coloro che ricevono gli assegni tramite le Poste Italiane e coloro che si affidano alle banche.

Per lavoratori dipendenti, pubblici e privati, i tempi di erogazione sono variabili. Nel settore pensionisticoassegno sociale e invalidità civile, il pagamento è previsto per il primo giorno bancabile, ovvero venerdì 1 dicembre.

Per i dipendenti statali, le date sono stabilite dall’allegato 1 del decreto legge 350/2001.

Cosa accade nella scuola

Nel settore scolastico, le date sono particolarmente differenziate:

  • 14 dicembre: per insegnanti delle scuole dell’infanzia e primaria
  • 16 dicembre: per il personale insegnante supplente temporaneo.
  • 15 dicembre: per il personale gestito dalle direzioni provinciali del Tesoro con ruoli di spesa fissa.
  • 16 dicembre: per gli altri dipendenti pubblici.

Esclusioni dalla tredicesima

Importante notare che alcuni lavoratori sono esclusi dalla tredicesima: i lavoratori straordinari discontinui, le ore di lavoro notturno e festivo, così come le indennità per ferie non godute, le somme una tantum e i rimborsi spese mensili. Anche lo stato di aspettativa comporta l’esclusione.

Avviso 22 novembre 2023, AOODGPER 69436

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico
Ufficio III Reclutamento del personale docente ed educativo

Concorso ordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per i posti relativi all’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria – Calendario delle prove scritte

Nota 22 novembre 2023, AOODGCASIS 4875

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per i sistemi informativi e la statistica

A tutte le istituzioni scolastiche statali e paritarie

Oggetto: Streaming Evento “UNICA – La Scuola di Tutti” in sede della 32ª Edizione di JOB&Orienta