Inaugurazione anno scolastico, Mattarella difende i docenti: “Retribuzioni non all’altezza. I genitori riprendano il Patto Educativo con loro”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Oggi, 16 settembre, alle 16:30, si è svolto il tradizionale appuntamento con Tutti a Scuola, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico. Si tratta della XXIV edizione dell’evento, che quest’anno si svolge presso il Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari.

Questo il prosieguo dell’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

“Nel 1958 Aldo Moro introdusse l’insegnamento dell’educazione civica, esortando ai valori della nostra Costituzione, l’apertura dell’anno scolastico è l’occasione per riflettere, la scuola deve formare cittadini consapevoli, oggi la vita presenta un percorso più lungo, rivolgo un augurio a chi si occupa delle università della terza età. agli insegnanti, ai presidi, al personale di supporto si chiede talvolta troppa anche a fronte di retribuzioni non all’altezza degli altri Paesi europei, della loro opera spesso silenziosa dipende in gran parte il futuro della nostra Italia. La scuola può molto ma non può tutto, purtroppo si registrano segnali che il Patto Educativo tra genitori e insegnanti si è incrinato, va ricostruito. I genitori non devono trasferire le loro ansie ai ragazzi. Qualche insuccesso aiuta a crescere. La ragione della scuola siete voi, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, la scuola accende la nostra speranza, buon anno a tutti”.

Durata quadriennale di tutte le superiori, Flc Cgil contraria: meno formazione, organici ridotti e sperimentazione già fallita con Bianchi

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Durata quadriennale per tutti gli indirizzi dell’istruzione secondaria di secondo grado? La Flc Cgil dice no. Il sindacato, in una nota, afferma che il progetto (proposta di legge n. 1739) non presenta alcuna riflessione educativa a monte, ma ha una doppia finalità: quella di tagliare in modo lineare il sistema pubblico dell’istruzione e le risorse destinate e spostare quanto prima i giovani verso l’offerta produttiva del Paese.

La Flc Cgil spiega che “si passa da cinque a quattro anni e ogni scuola con l’utilizzo dell’autonomia dovrà provvedere al proprio adattamento curriculare: una vera e propria deregolamentazione dei percorsi nazionali di istruzione, un ulteriore attacco al valore legale del titolo di studio”.

C’è poi la questione organico docenti vista la riduzione di un quinto del tempo scuola che porterebbe ad esempio ad un 20% certo di cattedre di sostegno in meno.

Il sindacato parla anche della sperimentazione dei percorsi quadriennali, partita dall’anno scolastico 2018/19: “delle 192 scuole coinvolte, composte da 127 scuole statali e da 65 paritarie, di cui 144 licei e 48 istituti tecnici, sono state autorizzate 175 classi dall’anno scolastico successivo e i rinnovi si sono ridotti a 98. Era, pertanto, già incomprensibile la scelta dell’allora ministro Bianchi di ampliare da 100 a 1000 scuole la sperimentazione dei quadriennali (dm 344/21) e i numeri di oggi rafforzano quella convinzione, visto che solo 243 scuole, sulle 1000 previste, hanno chiesto di sperimentare il modello del “diploma in 4 anni”. I dati forniti dallo stesso ministero, con la progressiva diminuzione delle conferme da 192 a 98, il fallimento del progetto Bianchi e i 171 istituti della filiera dimostrano che il diploma quadriennale rappresenta un’operazione non condivisibile per le scuole e le famiglie, oltre che per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che ha ripetutamente bocciato i percorsi quadriennali (nel 2018, nel 2021 e nel 2023). Si tratta evidentemente di una forzatura o, addirittura, di un’imposizione d’autorità rispetto ad una idea di istruzione che la scuola ha già rifiutato con chiarezza”.

Infine, la Flc Cgil vuole “sfatare il mito del divario tra l’Italia e il resto d’Europa in cui la maggior parte dei Paesi conclude i percorsi secondari a diciotto anni. Infatti, ciò avviene solo in metà dei Paesi dell’Unione europea (13 su 27), molti dei quali non costituiscono modelli scolastici ai vertici del confronto, mentre bisogna rammentare che i dati OCSE confermano che i risultati migliori si conseguono lì dove si assicura un più lungo periodo di istruzione”.

Part-time a scuola, si può richiedere al momento dell’assunzione o presentando domanda entro il 15 marzo. E i supplenti?

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

La scelta del part-time nelle istituzioni scolastiche può essere effettuata sia al momento dell’assunzione o, successivamente, presentando appunto apposita istanza entro la data del 15 marzo. La domanda deve essere indirizzata, per il tramite del Dirigente scolastico della scuola di servizio, all’Ambito Territoriale competente.

Può scegliere il part-time sia il personale a tempo determinato sia a tempo indeterminato.

Infatti, per i docenti, anche il recente CCNL Istruzione e Ricerca 2019/2021 all’art. 39 prevede che “L’assunzione a tempo determinato e a tempo indeterminato può avvenire con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale. In quest’ultimo caso, il contratto individuale di cui al comma 2 indica anche l’articolazione dell’orario di lavoro.”.

Per il personale ATA, il riferimento è l’art. 61, con contenuto analogo all’art. 39.

Durata del part-time

Il part-time dura due anni scolastici. Al termine dei due anni non è necessaria alcuna richiesta di proroga se si decide di proseguire il contratto a tempo parziale.

Deve invece essere esplicitamente richiesto il rientro al tempo pieno.

Articolazioni del part-time

Il tempo parziale può essere realizzato:

  • a) con articolazione della prestazione di servizio ridotta in tutti i giorni lavorativi (tempo parziale orizzontale);
  • b) con articolazione della prestazione su alcuni giorni della settimana del mese, o di determinati periodi dell’anno (tempo parziale verticale);
  • c) con articolazione della prestazione risultante dalla combinazione delle due modalità indicate alle lettere a e b (tempo parziale misto).

Attività aggiuntive

Il personale con rapporto di lavoro a tempo parziale è escluso dalle attività aggiuntive di insegnamento aventi carattere continuativo, nè può fruire di benefici che comunque comportino riduzioni dell’orario di lavoro, salvo quelle previste dalla legge.

Ferie e festività soppresse

I dipendenti a tempo parziale orizzontale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie e di festività soppresse pari a quello dei lavoratori a tempo pieno. I lavoratori a tempo parziale verticale hanno diritto ad un numero di giorni proporzionato alle giornate di lavoro prestate nell’anno.

Permessi personale ATA

I permessi orari retribuiti per motivi personali o familiari (18 ore annue) e le assenze per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici (18 ore annue) sono rirpoporzionati nel caso di lavoratori part-time.

Svolgimento di altre attività

Al personale in part-time è consentito, previa autorizzazione del dirigente scolastico, l’esercizio di altre prestazioni di lavoro che non arrechino pregiudizio alle esigenze di servizio e non siano incompatibili con le attività d’istituto della stessa Amministrazione.

L’assunzione di altro lavoro, o la variazione della seconda attività da parte del dipendente con rapporto di lavoro a tempo parziale, deve essere comunicata al dirigente scolastico entro 15 giorni.

Supplenze e part-time

La circolare n. 115135 del 25 luglio 2025, indirizzata agli USR, contiene istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze al personale docente, educativo ed ATA per l’a.s. 2024/25.

Un paragrafo è dedicato al conferimento delle supplenze su posti part-time.

Infatti, il CCNL prevede la possibilità di stipulare contratti a tempo determinato con rapporto di lavoro a tempo parziale. I riferimenti sono l’articolo 39, comma 4, del CCNL comparto istruzione e ricerca, sottoscritto il 18 gennaio 2024, relativamente al personale docente ed educativo, e l’articolo 61, comma 6, relativamente al personale ATA.

Le disponibilità derivanti dal part-time, riferendosi a posti vacanti solo di fatto e non di diritto, vanno coperte mediante conferimento di supplenze temporanee fino al termine delle attività didattiche.

Più disponibilità derivanti da part-time, relative allo stesso profilo professionale del personale ATA, possono concorrere alla costituzione di posti a tempo pieno; ciò anche nel caso in cui tali disponibilità non si creino nella stessa istituzione scolastica.

Per la copertura dei posti si utilizzano le graduatorie permanenti dei concorsi provinciali per titoli di cui all’articolo 554 del decreto legislativo n. 297/94 e, in caso di esaurimento, gli elenchi e le graduatorie provinciali ad esaurimento predisposti ai sensi del D.M. 19.4.2001, n. 75 e del D.M. 24.3.2004, n. 35.

Esaurite le predette operazioni, le disponibilità residue saranno utilizzate dai dirigenti scolastici per la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, di durata fino al termine delle attività didattiche.

Assenze per gravi patologie, riducono lo stipendio? Sono conteggiate nel periodo di comporto? Regole per docenti, ATA e dirigenti

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Per le assenze per malattia nel pubblico impiego sono previste delle decurtazioni retributive, che però non riguardano determinate situazioni.

Infatti, il CCNL Scuola 2006/2009, all’art. 17, comma 9 (confermato dal CCNL 2019/2021), prevede che sono escluse dal computo della malattia ordinaria tutte le assenze dovute a patologie gravi che comportino l’effettuazione di terapie, temporaneamente e/o parzialmente invalidanti, con ricovero ospedaliero e day hospital. Sono ricomprese anche le giornate di assenza dovute agli effetti diretti e/o collaterali provocati dalle citate terapie, purché anch’essi certificati secondo la normativa vigente.

Parere dell’ARAN

L’ARAN, con orientamento applicativo CIRS36 ha precisato che “ogni altro periodo di malattia non riconducibile a tali ipotesi rientra nel calcolo del periodo di comporto di assenza per malattia di cui all’art. 17 del CCNL 2006/2009 del comparto Scuola ed è soggetto alle eventuali decurtazioni previste dalla normativa di legge e contrattuale”.

E per il personale a tempo determinato?

Con altro orientamento applicativo, il CIRS113b, l’ARAN ha ricordato che l’art. 19 del CCNL Scuola 2006/2009, comma 1, prevede per il personale assunto a tempo determinato l’applicazione, nei limiti della durata del rapporto di lavoro, delle disposizioni in materia di ferie, permessi ed assenze stabilite dal contratto per il personale assunto a tempo indeterminato, con le precisazioni dei commi successivi.

I commi 10 e 15 dell’articolo 19 sopra citato, dispongono che in caso di malattia, il personale assunto con contratto a tempo determinato stipulato dal dirigente scolastico, ha diritto, nei limiti della durata del rapporto, alla conservazione del posto per un periodo non superiore a 30 giorni annui retribuiti al 50% e che a tale personale si applicano le disposizioni relative alle gravi patologie, di cui all’art. 17, comma 9.

Il comma 9 su citato esclude dal computo dei giorni di assenza per malattia i giorni di ricovero ospedaliero o di day hospital, nonché quelli di assenza dovuti alle conseguenze certificate delle gravi patologie che richiedono terapie temporaneamente e/o parzialmente invalidanti. Ai fini del beneficio vanno, quindi, ricomprese anche le giornate di assenza dovute agli effetti diretti e /o collaterali provocati dalle citate terapie, purché anch’essi certificati secondo la normativa vigente.

Per il riconoscimento del beneficio, pertanto, il lavoratore dovrà produrre una adeguata e chiara certificazione medica da cui, appunto, risulti non solo la condizione morbosa del dipendente, ma anche l’ulteriore attestazione che la stessa si configuri come patologia grave che ha richiesto o richiede l’effettuazione di terapie salvavita.

Ogni altro periodo di malattia non riconducibile a tali ipotesi, rientra nel calcolo del periodo di comporto di assenza per malattia di cui all’art. 19 del CCNL Scuola del 29.11.2007.

Chi stabilisce la grave patologia

La definizione di tali patologie spetta soltanto agli organi sanitari a ciò deputati. Per il riconoscimento del beneficio, il lavoratore dovrà pertanto produrre una adeguata e chiara certificazione medica da cui risulti non solo la sua condizione morbosa, ma anche l’ulteriore attestazione che la stessa si configura come patologia grave che ha richiesto o richiede l’effettuazione di terapie salvavita con effetti temporaneamente e/o parzialmente invalidanti.

La comunicazione di tali dati è finalizzata esclusivamente all’attribuzione del beneficio. Esiste comunque il divieto per gli Uffici competenti di diffondere informazioni idonee a rivelare lo stato di salute dei dipendenti.

Le regole per i Dirigenti scolastici

Il 7 agosto è stato sottoscritto definitivamente all’ARAN il CCNL 2019/21 per i Dirigenti Scolastici.

Una delle novità è riportata all’art. 13 rubricato “Assenze per malattia in caso di gravi patologie richiedenti terapie salvavita”.

Il nuovo contratto prevede che in caso di patologie gravi che richiedano terapie salvavita, come ad esempio l’emodialisi, la chemioterapia e altre ad esse assimilabili, sono esclusi dal computo delle assenze per malattia, ai fini della maturazione del periodo di comporto, i relativi giorni di ricovero ospedaliero o di day-hospital, nonché i giorni di assenza dovuti all’effettuazione delle citate terapie.

Rientrano nella disciplina anche i giorni di assenza dovuti agli effetti collaterali delle citate terapie, comportanti incapacità lavorativa.

In tali giornate il dirigente ha diritto all’intero trattamento economico.

L’attestazione della sussistenza delle particolari patologie richiedenti le terapie salvavita deve essere rilasciata dalle competenti strutture medicolegali delle aziende sanitarie locali o dagli enti accreditati o, nei casi previsti, dalle strutture con competenze mediche delle pubbliche amministrazioni.

La procedura per il riconoscimento della grave patologia è attivata dall’interessato; dalla data del riconoscimento della stessa, decorrono le disposizioni di cui sopra.

I giorni di assenza dovuti alle terapie e agli effetti collaterali delle stesse devono essere debitamente certificati dalla struttura medica convenzionata ove è stata effettuata la terapia o dall’organo medico competente.

Con la dichiarazione congiunta n. 1 si prevede che le assenze dovute a ricovero domiciliare certificato dalla Asl o da struttura sanitaria competente, purché sostitutivo del ricovero ospedaliero o i casi di day-surgery, day-service, pre-ospedalizzazione e pre-ricovero, sono equiparate a quelle dovute al ricovero ospedaliero o a day-hospital.

Privacy a scuola, gli studenti possono registrare le lezioni?

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Lo studente può registrare la lezione in classe per scopi personali, ad esempio per motivi di studio individuale, compatibilmente con le specifiche disposizioni scolastiche al riguardo.

A dirlo è il Garante per la protezione dei dati personali, con una delle faq pubblicate sulla pagina informativa dedicata alla privacy a scuola.

Il Garante però chiarisce che per ogni altro utilizzo o eventuale diffusione, anche su Internet, è necessario prima informare le persone coinvolte nella registrazione (professori, studenti…) e ottenere il loro consenso.

Oltre che nella faq, l’argomento è trattato anche nel vademecum La scuola a prova di privacy.

Anche il questo caso l’Autorità precisa che l’utilizzo di telefoni cellulari, di apparecchi per la registrazione di audio e immagini è in genere consentito, ma esclusivamente per fini personali, e sempre nel rispetto dei diritti e delle libertà
fondamentali delle persone coinvolte, siano essi studenti, docenti o altro personale.

Le istituzioni scolastiche hanno, comunque, la possibilità di regolare o di inibire l’utilizzo di registratori, smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici all’interno delle aule o nelle scuole stesse.

Gli studenti e gli altri membri della comunità scolastica, in ogni caso, non possono diffondere audio, foto, video (ad es. pubblicandoli su Internet) senza avere prima informato adeguatamente e aver ottenuto l’esplicito consenso delle persone coinvolte. Si deve quindi prestare particolare attenzione prima di caricare immagini e video su blog o social network, o di diffonderle attraverso mms o sistemi di messaggistica istantanea.

No alle videoregistrazioni

Non è invece ammessa la videoregistrazione della lezione in cui si manifestano le dinamiche di classe, neanche qualora si utilizzino piattaforme per la didattica a distanza. L’utilizzo delle piattaforme deve essere, infatti, funzionale a ricreare lo “spazio virtuale” in cui si esplica la relazione e l’interazione tra il docente e gli studenti, non diversamente da quanto accade nelle lezioni in presenza.

Alunni con DSA

Un altro chiarimento legato sempre all’utilizzo di apparecchi per registrare riguarda il caso specifico degli studenti con DSA.

Anche in questo caso la registrazione è lecita, anzi è un diritto. Infatti, la normativa di settore (L. n. 170/2010) prevede che gli studenti che presentano tali disturbi possano utilizzare strumenti di ausilio per una maggiore flessibilità didattica. In particolare, viene stabilito che gli studenti con diagnosi DSA possano utilizzare gli strumenti di volta in volta previsti dalla scuola nei piani didattici personalizzati che li riguardano (compreso il registratore o il pc). In questi casi non è necessario richiedere il consenso delle persone coinvolte nella registrazione.

Dichiarazione di Accessibilità

Le Istituzioni scolastiche, come previsto dalle Linee Guida sull’accessibilità ICT di AgID e dalla Direttiva UE 2016/2102, sono tenute, entro il 23 settembre, a effettuare l’aggiornamento della Dichiarazione di Accessibilità per il proprio sito web, introdotta dalle “Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici”, emanate in data 26 novembre 2019 dall’Agenzia per l’Italia Digitale (di seguito, “AgID”), così come disposto dall’art. 11 della L. 4/2004, con l’obiettivo di rendere pubblico lo stato di conformità di ciascun sito web delle Pubbliche Amministrazioni ai requisiti di accessibilità.

Il sito messo a disposizione da AgID: https://form.agid.gov.it.

  • Nota 14 settembre 2020, AOODGCASIS 2299
    Istruzioni per la compilazione della Dichiarazione di Accessibilità per i siti web delle Istituzioni scolastiche, in conformità con quanto previsto dalle “Linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici” emanate da AgID

Tutti a Scuola

Lunedì 16 settembre il Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari ospiterà la XXIV edizione di “Tutti a Scuola”, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico. 

L’evento si svolgerà alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

La diretta della cerimonia sarà trasmessa su Rai Uno, a partire dalle 16.30, e sarà condotta da Eleonora Daniele. Come ogni anno, saranno presenti delegazioni di studenti provenienti da tutto il Paese e un’ampia rappresentanza del mondo scolastico. Per il Ministero dell’Istruzione e del Merito, oltre al Ministro Giuseppe Valditara, sarà presente il Sottosegretario on. Paola Frassinetti. Durante la manifestazione si esibiranno alcuni Istituti che si sono distinti in attività creative e di approfondimento culturale nell’ultimo anno scolastico. Sarà presente anche un’orchestra composta da una selezione di elementi provenienti dai Licei musicali del Veneto. All’evento parteciperanno personalità del mondo della musica, dello spettacolo, dello sport, della divulgazione scientifica, della cultura. Tra i temi al centro della manifestazione, l’intelligenza artificiale e l’innovazione digitale nella didattica. Ma saranno approfondite anche tematiche di attualità e le novità in atto nel mondo della scuola.

L’iniziativa sarà rilanciata sui canali social del Ministero dell’Istruzione e del Merito con l’hashtag #TuttiAScuola. 

S. Casati Modignani, Segreti e ipocrisie

Sveva Casati Modignani, non si finisce di valere

di Antonio Stanca

   Un’edizione speciale Pickwick, per conto della Sperling & Kupfer, è comparsa lo scorso Gennaio di Segreti e ipocrisie, romanzo di Sveva Casati Modignani. Era uscito nel 2019 presso Mondadori Libri e aveva confermato quello che tante altre opere della scrittrice hanno stabilito come il tema fondamentale, il leit-motiv della sua scrittura, il confronto, cioè, tra passato e presente, tra i tempi, gli ambienti, gli usi, i costumi di prima improntati ai valori dello spirito, alle regole della morale e quelli di adesso devastati dalla diffusione, dall’invasione di una vita fatta solo di interessi materiali, attenta soltanto a quanto vale, a quanto serve per i bisogni del corpo, per le necessità concrete, immediate. 

   Nata a Milano nel 1938, la Modignani, a ottantasei anni, sta ancora qui nella casa dove è nata che era della nonna. A Milano è cresciuta, si è formata e da quando aveva quarantanni, dopo essersi applicata in vario modo, aveva cominciato a dedicarsi alla scrittura, prima giornalistica, poi narrativa. Anche gli ambienti dello spettacolo l’avevano vista impegnata ma l’attività di scrittrice sarebbe stata la sua preferita. Anche il marito l’avrebbe aiutata finché sarebbe vissuto e molti sarebbero stati i romanzi prodotti, molte le traduzioni ottenute. Una delle più prolifiche, delle più importanti autrici contemporanee sarebbe risultata.

   In Segreti e ipocrisie quattro sono i personaggi principali, gli interpreti delle vicende narrate. Sono successe nel periodo delle feste natalizie, di Capodanno, dell’Epifania. Le quattro donne protagoniste, Carlotta, Andreina, Gloria e Maria Sole, sono ancora giovani e belle anche se reduci da difficili rapporti con i loro uomini. Tutte sono colte in un momento di passaggio, di cambiamento, in uno stato di sospensione, d’indecisione tra come era stata e come vorrebbe o potrebbe essere la loro vita, tra quanto era successo e quanto poteva succedere. Vivono a Milano, in ambienti agiati, conducono una vita libera da problemi economici, sono affermate nel privato e nel pubblico, dividono il loro tempo tra case in città e altre in campagna, al mare. Ovunque si muovono tra servitù. Austeri, rigorosi come appunto quelli della vecchia aristocrazia erano stati i tempi, i luoghi della loro formazione, regolati da principi, valori di carattere morale e per questo non riescono a superare le crisi che hanno investito le loro vite. Non capiscono come sia stato possibile che quanto veniva dalla tradizione, dal passato, dalla buona condotta, abbia cessato di valere, come sia stato annullato da verità, sistemi completamente diversi quali quelli apportati dalla modernità. Nessuna di loro è stata risparmiata dalla nuova maniera, nessuna sa come fare per rimediare al problema sopravvenuto, per risolvere il disagio, il danno che sta soffrendo. Tutte si sono trovate di fronte ad una svolta, chi ad una gravidanza inattesa, chi al ritorno di una vecchia passione, chi ad un nuovo amore, chi ad un grave inganno. Tutte vedono finiti i vecchi modi di pensare, di fare, quelli che erano stati delle loro case, tutte vedono stabilirsi, definirsi altri, diversi modi per i quali non si sentono, non sono preparate. In questo stato di mancata convinzione, di difficile decisione mostrano di rimanere ed alla rappresentazione di una simile condizione dell’anima, di un senso perenne di sfiducia, di incapacità, la Modignani dedica lo svolgimento dell’intero romanzo. Farà scorrere le storie, le vite di quelle donne tra quanto richiesto dal passato e quanto dal presente. Continuo, interminabile sarà il movimento tra i due estremi, non si finirà mai di assistere al loro confronto, non si arriverà mai a vederlo risolto. Se questi erano stati i temi propri della Modignani scrittrice non ci poteva essere modo migliore per rappresentarli in una delle ultime opere se non lasciandoli divisi, incompiuti, lasciando ognuno libero di valere, di riconoscere l’altro.                                                                                

Gli edifici scolastici in Italia hanno un’età media di 50 anni: un problema di sicurezza e qualità dell’istruzione

da OrizzonteScuola

Di redazione

La situazione degli edifici scolastici in Italia è preoccupante. Secondo i dati raccolti da Open Polis, l’età media degli edifici scolastici italiani supera i 50 anni, con il 59% delle scuole costruite prima del 1976, ovvero prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche.

Ciò significa che molti edifici scolastici non sono stati progettati per resistere a eventi sismici e potrebbero rappresentare un rischio per la sicurezza degli studenti e del personale scolastico. Inoltre, la mancanza di interventi di manutenzione e riqualificazione edilizia potrebbe aggravare la situazione.

La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno e nelle Isole, dove il degrado degli edifici scolastici è maggiore. Secondo i dati di Open Polis, il 18% degli edifici scolastici è classificato come “vetusto” e solo il 13% è stato progettato secondo le norme antisismiche.

Anche Legambiente ha lanciato un allarme sulla situazione degli edifici scolastici in Italia. Nel report pubblicato a gennaio del 2024, l’organizzazione ha sottolineato la necessità di intervenire per migliorare la qualità dell’istruzione e la sicurezza degli studenti.

La situazione è particolarmente grave nelle grandi città, dove gli edifici scolastici sono spesso vecchi e in cattivo stato. Ad esempio, a Torino, solo il 2,6% degli edifici scolastici è stato realizzato a partire dal 1997, mentre a Milano quasi il 97% degli edifici scolastici è stato realizzato prima del 1997.

La situazione è simile a Roma, dove solo 25 scuole su 1067 sono state costruite dopo il 1997, e a Napoli, dove solo il 3% degli edifici scolastici è stato realizzato all’inizio del Duemila.

Bando mense scolastiche

Si è chiuso il bando da 515 milioni pubblicato dal MIM il 29 luglio scorso per la realizzazione e messa in sicurezza, come previsto dal PNRR, delle mense scolastiche.

L’obiettivo è quello di incrementare il numero delle mense così da favorire la diffusione del tempo pieno, rispondendo alle esigenze dei Comuni, per le scuole del primo ciclo, e delle Province e le città metropolitane, per i convitti.
Sono pervenute 1.203 candidature, per un fabbisogno di oltre 636 milioni. Il 61,69% delle istanze riguarda Comuni e Province del Sud, che hanno potuto beneficiare delle nuove azioni di supporto e di accompagnamento messe in campo dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, oltre che della semplificazione della procedura di candidatura.

“Abbiamo registrato una risposta molto positiva da parte degli enti locali”, dichiara il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, “e un dato particolarmente importante riguarda la straordinaria partecipazione del Mezzogiorno, dove continueremo a investire per dare a tutti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, le stesse opportunità di successo formativo di altre realtà. Investire sulle mense”, conclude Valditara, “significa consentire alle scuole di ampliare il tempo pieno, a favore degli studenti ma anche delle famiglie e delle donne lavoratrici”.

La graduatoria degli interventi ammessi al finanziamento sarà pubblicata nei prossimi giorni sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nella sezione dedicata al PNRR (https://pnrr.istruzione.it/).

Educazione sessuale a scuola, in Italia un’urgenza ignorata che lascia i giovani soli

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

In Italia, l’educazione sessuale è un argomento che riguarda solo una scuola su quattro, un dato preoccupante, soprattutto considerando che l’età media della prima esperienza sessuale si sta abbassando. Secondo quanto riporta la rivista Ok, Benessere e Salute, per gli esperti introdurre un’educazione sessuale obbligatoria già nelle scuole primarie non solo aiuterebbe a prevenire gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili (MST), ma contribuirebbe anche a rendere i giovani più consapevoli e responsabili nelle loro relazioni affettive e sessuali.

Nonostante il tema sia oggetto di discussione da decenni, l’Italia non ha ancora una legge che renda obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole. Il primo tentativo di introdurre una normativa in materia risale addirittura al 1975, e da allora ben 16 proposte di legge sono state respinte. Più recentemente, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha avanzato una proposta per l’introduzione di un corso volontario chiamato “Educazione alle relazioni”, composto da 30 ore di lezione annuali. Tuttavia, questa iniziativa, non essendo obbligatoria, non risolve la necessità di un programma strutturato e accessibile a tutti gli studenti.

Marta Giuliani, psicosessuologa e autrice di un manuale sull’educazione sessuale, sottolinea come un approccio multidisciplinare sia fondamentale. Non basta parlare solo di prevenzione delle MST: è essenziale promuovere una consapevolezza critica su consenso, emozioni e relazioni. Un’educazione olistica e strutturata permetterebbe ai giovani di sviluppare competenze emotive e relazionali che vanno oltre la semplice informazione medica, rendendoli più capaci di affrontare le sfide della vita affettiva e sessuale con maggiore autonomia e responsabilità.

La necessità di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole emerge anche dai dati di un sondaggio condotto da Skuola.net e Durex. Questo studio rivela che l’11,6% dei ragazzi ha la prima esperienza sessuale completa tra gli 11 e i 13 anni, una tendenza in crescita rispetto agli anni precedenti. Nonostante il 94% dei giovani desideri che l’educazione sessuale venga inserita nei programmi scolastici, molti sono costretti a cercare risposte su internet o a confrontarsi con i coetanei, piuttosto che con figure educative o medici. Solo il 9,3% discute di sessualità con i propri genitori e appena il 5,9% si rivolge a un medico.

Sempre secondo la rivista specializzata, questa mancanza di dialogo istituzionalizzato incide anche sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, si registra un aumento del 20-40% annuo di casi di infezioni come clamidia, gonorrea e sifilide tra i giovani, aggravato dal fatto che oltre il 60% dei ragazzi non utilizza il preservativo e non è pienamente consapevole dei rischi legati alla mancanza di protezione.

La situazione italiana appare ancora più arretrata se confrontata con quella di altri Paesi europei, dove l’educazione sessuale è obbligatoria: in Svezia dal 1955, in Austria dal 1970 e in Francia dal 2001. Introdurre un programma simile anche in Italia potrebbe rappresentare una svolta decisiva nella prevenzione di comportamenti a rischio, contribuendo a creare una generazione di giovani più informata, consapevole e responsabile.

Rapporto Ocse, stipendi docenti troppo bassi. Valditara si difende: “Dati relativi a prima della firma del contratto nel 2023”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha partecipato al question time al Senato di oggi, 12 settembre alle ore 15,00 per rispondere ad interrogazioni a risposta immediata. In questa occasione c’è stato modo di discutere dell’ultimo studio Ocse sugli stipendi dei docenti.

I dati

I dati dell’ultimo rapporto OCSE 2024, relativo agli anni 2015-2023, rivelano che negli ultimi anni, gli stipendi degli insegnanti in Europa hanno mostrato significative differenze tra Paese e Paese. Dati raccolti dal 2015 al 2023 evidenziano che la Germania ha costantemente offerto i compensi più elevati, con una retribuzione annua media di circa 47.250 euro nel 2019, seguita dalla media OCSE di 42.300 euro. Francia e Spagna presentano stipendi inferiori, ma stabili: in Francia, la retribuzione media per il 2019 si attesta sui 37.080 euro, mentre in Spagna è leggermente più bassa, a 33.030 euro.

L’Italia, tuttavia, rimane fanalino di coda tra le nazioni considerate, con un salario medio degli insegnanti fermo a 31.950 euro nel 2019, mostrando una stagnazione rispetto agli altri Paesi europei e una parabola discendente fino al 2023 con uno stipendio medio di 31.320 euro. Questa differenza retributiva è particolarmente evidente se confrontata con il trend tedesco, che ha visto un costante aumento degli stipendi nel corso degli anni.

M5s e Flc Cgil all’attacco

Ecco il commento di Valditara nel corso del question time: “L’interrogazione mi consente di fare chiarezza su un dato OCSE che si riferisce all’anno 2021/2022, cioè prima del contratto firmato nel 2023″.

“Invieremo a Giuseppe Valditara una copia dell’ultimo rapporto dell’OCSE, “Education at a glance, dove si conferma che gli insegnanti italiani sono i meno pagati in Europa, situazione aggravata dall’inflazione. Anziché pensare a provvedimenti ideologici e a costo zero pensi a questo e metta risorse vere sul nuovo contratto. In manovra sarà uno degli aspetti su cui incalzeremo di più questo governo”, così il capogruppo M5S in commissione cultura alla Camera Antonio Caso.

“Assistiamo a continue e roboanti dichiarazioni del Governo circa aumenti stratosferici per il personale della scuola, dell’università, della ricerca e dell’Afam, tali da allineare gli stipendi a quelli europei. Niente di più lontano dalla verità”, così Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL.

“Il Contratto istruzione e ricerca è scaduto da due anni e le ultime leggi di bilancio hanno stanziato risorse di gran lunga al di sotto rispetto all’inflazione maturata nel triennio di riferimento. Infatti – continua la leader sindacale -, a fronte di un’inflazione reale di circa il 18%, i finanziamenti previsti comportano aumenti pari al solo 5,78%, con un differenziale di oltre il 10% rispetto a quanto necessario a garantire la piena tutela delle retribuzioni del personale e a mantenere lo stesso potere d’acquisto. E ciò avviene con un’inaccettabile disparità di trattamento economico con gli altri settori della pubblica amministrazione, pari a circa il 18% in meno”.

“Anche gli ultimi dati Ocse – Education at glance 2024 confermano che le retribuzioni italiane sono le più basse della media UE in tutti i gradi di scuola”, sottolinea Fracassi.

“Come FLC CGIL, in vista dell’approvazione della Legge di Bilancio 2025, chiediamo risorse aggiuntive per rispondere all’inflazione del triennio e valorizzare, in modo sostanziale, i settori della conoscenza. Se ciò non dovesse accadere, organizzeremo iniziative di mobilitazione generale”, così si conclude la nota.

Liceo del Made in Italy, il MIM rassicura: nessuno stop nonostante il parere interlocutorio del Consiglio di Stato

da Tuttoscuola

Il Ministero dell’Istruzione ha confermato che non ci sarà alcuno stop all’introduzione del nuovo Liceo del Made in Italy, nonostante il parere interlocutorio e non definitivo espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato. La conferenza Stato-Regioni ha, infatti, dato pieno sostegno all’iniziativa, mentre le osservazioni del Consiglio di Stato non sono ritenute sufficienti a fermare il progetto.

La Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato aveva sollevato alcune perplessità, portando alla sospensione temporanea del parere sul regolamento che definisce il quadro orario e i risultati di apprendimento del nuovo liceo. Tuttavia, secondo il Ministero dell’Istruzione, le questioni sollevate non rappresentano ostacoli significativi.

Il Liceo del Made in Italy Già Avviato

Nel frattempo, i primi corsi del Liceo del Made in Italy sono già iniziati in diverse regioni, come confermato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Il liceo del Made in Italy andrà avanti”, ha dichiarato Urso durante un evento sugli stati generali della space economy. Ha sottolineato come il nuovo percorso educativo, che punta a valorizzare le competenze legate all’eccellenza produttiva italiana, sia stato attivato in tempi record.

Urso ha spiegato che l’anno in corso sarà un anno pilota, durante il quale il liceo sarà sperimentato per valutare come i corsi saranno attuati. Ha inoltre espresso fiducia che, nel prossimo anno, il numero di licei del Made in Italy aumenterà, permettendo a molti più studenti di accedere a questo innovativo percorso formativo.

Una Collaborazione Interistituzionale

Il ministro Urso ha infine lanciato un appello a tutte le istituzioni affinché lavorino insieme per il bene del Paese, ribadendo l’importanza di sostenere questo progetto formativo, che mira a formare i giovani su temi legati all’economia manifatturiera e al patrimonio culturale e industriale italiano.

Con il sostegno della Conferenza Stato-Regioni e la fiducia del governo, il Liceo del Made in Italy sembra destinato a consolidarsi, nonostante le iniziali incertezze sollevate dal Consiglio di Stato.