Si è chiuso il bando da 515 milioni pubblicato dal MIM il 29 luglio scorso per la realizzazione e messa in sicurezza, come previsto dal PNRR, delle mense scolastiche.
L’obiettivo è quello di incrementare il numero delle mense così da favorire la diffusione del tempo pieno, rispondendo alle esigenze dei Comuni, per le scuole del primo ciclo, e delle Province e le città metropolitane, per i convitti.
Sono pervenute 1.203 candidature, per un fabbisogno di oltre 636 milioni. Il 61,69% delle istanze riguarda Comuni e Province del Sud, che hanno potuto beneficiare delle nuove azioni di supporto e di accompagnamento messe in campo dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, oltre che della semplificazione della procedura di candidatura.
“Abbiamo registrato una risposta molto positiva da parte degli enti locali”, dichiara il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, “e un dato particolarmente importante riguarda la straordinaria partecipazione del Mezzogiorno, dove continueremo a investire per dare a tutti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, le stesse opportunità di successo formativo di altre realtà. Investire sulle mense”, conclude Valditara, “significa consentire alle scuole di ampliare il tempo pieno, a favore degli studenti ma anche delle famiglie e delle donne lavoratrici”.
La graduatoria degli interventi ammessi al finanziamento sarà pubblicata nei prossimi giorni sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nella sezione dedicata al PNRR (https://pnrr.istruzione.it/).
Archivi giornalieri: venerdì 13 Settembre 2024
Educazione sessuale a scuola, in Italia un’urgenza ignorata che lascia i giovani soli
da La Tecnica della Scuola
Di Redazione
In Italia, l’educazione sessuale è un argomento che riguarda solo una scuola su quattro, un dato preoccupante, soprattutto considerando che l’età media della prima esperienza sessuale si sta abbassando. Secondo quanto riporta la rivista Ok, Benessere e Salute, per gli esperti introdurre un’educazione sessuale obbligatoria già nelle scuole primarie non solo aiuterebbe a prevenire gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili (MST), ma contribuirebbe anche a rendere i giovani più consapevoli e responsabili nelle loro relazioni affettive e sessuali.
Nonostante il tema sia oggetto di discussione da decenni, l’Italia non ha ancora una legge che renda obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole. Il primo tentativo di introdurre una normativa in materia risale addirittura al 1975, e da allora ben 16 proposte di legge sono state respinte. Più recentemente, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha avanzato una proposta per l’introduzione di un corso volontario chiamato “Educazione alle relazioni”, composto da 30 ore di lezione annuali. Tuttavia, questa iniziativa, non essendo obbligatoria, non risolve la necessità di un programma strutturato e accessibile a tutti gli studenti.
Marta Giuliani, psicosessuologa e autrice di un manuale sull’educazione sessuale, sottolinea come un approccio multidisciplinare sia fondamentale. Non basta parlare solo di prevenzione delle MST: è essenziale promuovere una consapevolezza critica su consenso, emozioni e relazioni. Un’educazione olistica e strutturata permetterebbe ai giovani di sviluppare competenze emotive e relazionali che vanno oltre la semplice informazione medica, rendendoli più capaci di affrontare le sfide della vita affettiva e sessuale con maggiore autonomia e responsabilità.
La necessità di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole emerge anche dai dati di un sondaggio condotto da Skuola.net e Durex. Questo studio rivela che l’11,6% dei ragazzi ha la prima esperienza sessuale completa tra gli 11 e i 13 anni, una tendenza in crescita rispetto agli anni precedenti. Nonostante il 94% dei giovani desideri che l’educazione sessuale venga inserita nei programmi scolastici, molti sono costretti a cercare risposte su internet o a confrontarsi con i coetanei, piuttosto che con figure educative o medici. Solo il 9,3% discute di sessualità con i propri genitori e appena il 5,9% si rivolge a un medico.
Sempre secondo la rivista specializzata, questa mancanza di dialogo istituzionalizzato incide anche sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, si registra un aumento del 20-40% annuo di casi di infezioni come clamidia, gonorrea e sifilide tra i giovani, aggravato dal fatto che oltre il 60% dei ragazzi non utilizza il preservativo e non è pienamente consapevole dei rischi legati alla mancanza di protezione.
La situazione italiana appare ancora più arretrata se confrontata con quella di altri Paesi europei, dove l’educazione sessuale è obbligatoria: in Svezia dal 1955, in Austria dal 1970 e in Francia dal 2001. Introdurre un programma simile anche in Italia potrebbe rappresentare una svolta decisiva nella prevenzione di comportamenti a rischio, contribuendo a creare una generazione di giovani più informata, consapevole e responsabile.
Rapporto Ocse, stipendi docenti troppo bassi. Valditara si difende: “Dati relativi a prima della firma del contratto nel 2023”
da La Tecnica della Scuola
Di Redazione
Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha partecipato al question time al Senato di oggi, 12 settembre alle ore 15,00 per rispondere ad interrogazioni a risposta immediata. In questa occasione c’è stato modo di discutere dell’ultimo studio Ocse sugli stipendi dei docenti.
I dati
I dati dell’ultimo rapporto OCSE 2024, relativo agli anni 2015-2023, rivelano che negli ultimi anni, gli stipendi degli insegnanti in Europa hanno mostrato significative differenze tra Paese e Paese. Dati raccolti dal 2015 al 2023 evidenziano che la Germania ha costantemente offerto i compensi più elevati, con una retribuzione annua media di circa 47.250 euro nel 2019, seguita dalla media OCSE di 42.300 euro. Francia e Spagna presentano stipendi inferiori, ma stabili: in Francia, la retribuzione media per il 2019 si attesta sui 37.080 euro, mentre in Spagna è leggermente più bassa, a 33.030 euro.
L’Italia, tuttavia, rimane fanalino di coda tra le nazioni considerate, con un salario medio degli insegnanti fermo a 31.950 euro nel 2019, mostrando una stagnazione rispetto agli altri Paesi europei e una parabola discendente fino al 2023 con uno stipendio medio di 31.320 euro. Questa differenza retributiva è particolarmente evidente se confrontata con il trend tedesco, che ha visto un costante aumento degli stipendi nel corso degli anni.
M5s e Flc Cgil all’attacco
Ecco il commento di Valditara nel corso del question time: “L’interrogazione mi consente di fare chiarezza su un dato OCSE che si riferisce all’anno 2021/2022, cioè prima del contratto firmato nel 2023″.
“Invieremo a Giuseppe Valditara una copia dell’ultimo rapporto dell’OCSE, “Education at a glance“, dove si conferma che gli insegnanti italiani sono i meno pagati in Europa, situazione aggravata dall’inflazione. Anziché pensare a provvedimenti ideologici e a costo zero pensi a questo e metta risorse vere sul nuovo contratto. In manovra sarà uno degli aspetti su cui incalzeremo di più questo governo”, così il capogruppo M5S in commissione cultura alla Camera Antonio Caso.
“Assistiamo a continue e roboanti dichiarazioni del Governo circa aumenti stratosferici per il personale della scuola, dell’università, della ricerca e dell’Afam, tali da allineare gli stipendi a quelli europei. Niente di più lontano dalla verità”, così Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL.
“Il Contratto istruzione e ricerca è scaduto da due anni e le ultime leggi di bilancio hanno stanziato risorse di gran lunga al di sotto rispetto all’inflazione maturata nel triennio di riferimento. Infatti – continua la leader sindacale -, a fronte di un’inflazione reale di circa il 18%, i finanziamenti previsti comportano aumenti pari al solo 5,78%, con un differenziale di oltre il 10% rispetto a quanto necessario a garantire la piena tutela delle retribuzioni del personale e a mantenere lo stesso potere d’acquisto. E ciò avviene con un’inaccettabile disparità di trattamento economico con gli altri settori della pubblica amministrazione, pari a circa il 18% in meno”.
“Anche gli ultimi dati Ocse – Education at glance 2024 confermano che le retribuzioni italiane sono le più basse della media UE in tutti i gradi di scuola”, sottolinea Fracassi.
“Come FLC CGIL, in vista dell’approvazione della Legge di Bilancio 2025, chiediamo risorse aggiuntive per rispondere all’inflazione del triennio e valorizzare, in modo sostanziale, i settori della conoscenza. Se ciò non dovesse accadere, organizzeremo iniziative di mobilitazione generale”, così si conclude la nota.
Liceo del Made in Italy, il MIM rassicura: nessuno stop nonostante il parere interlocutorio del Consiglio di Stato
da Tuttoscuola
Il Ministero dell’Istruzione ha confermato che non ci sarà alcuno stop all’introduzione del nuovo Liceo del Made in Italy, nonostante il parere interlocutorio e non definitivo espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato. La conferenza Stato-Regioni ha, infatti, dato pieno sostegno all’iniziativa, mentre le osservazioni del Consiglio di Stato non sono ritenute sufficienti a fermare il progetto.
La Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato aveva sollevato alcune perplessità, portando alla sospensione temporanea del parere sul regolamento che definisce il quadro orario e i risultati di apprendimento del nuovo liceo. Tuttavia, secondo il Ministero dell’Istruzione, le questioni sollevate non rappresentano ostacoli significativi.
Il Liceo del Made in Italy Già Avviato
Nel frattempo, i primi corsi del Liceo del Made in Italy sono già iniziati in diverse regioni, come confermato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Il liceo del Made in Italy andrà avanti”, ha dichiarato Urso durante un evento sugli stati generali della space economy. Ha sottolineato come il nuovo percorso educativo, che punta a valorizzare le competenze legate all’eccellenza produttiva italiana, sia stato attivato in tempi record.
Urso ha spiegato che l’anno in corso sarà un anno pilota, durante il quale il liceo sarà sperimentato per valutare come i corsi saranno attuati. Ha inoltre espresso fiducia che, nel prossimo anno, il numero di licei del Made in Italy aumenterà, permettendo a molti più studenti di accedere a questo innovativo percorso formativo.
Una Collaborazione Interistituzionale
Il ministro Urso ha infine lanciato un appello a tutte le istituzioni affinché lavorino insieme per il bene del Paese, ribadendo l’importanza di sostenere questo progetto formativo, che mira a formare i giovani su temi legati all’economia manifatturiera e al patrimonio culturale e industriale italiano.
Con il sostegno della Conferenza Stato-Regioni e la fiducia del governo, il Liceo del Made in Italy sembra destinato a consolidarsi, nonostante le iniziali incertezze sollevate dal Consiglio di Stato.