Concorso docenti PNRR 2025, Pittoni (Lega): ‘Criticità annunciate’

da Tuttoscuola

Le problematiche legate ai concorsi per l’assunzione degli insegnanti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) continuano a far discutere. A farsi portavoce delle criticità è Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega ed ex presidente della Commissione Cultura al Senato. In una dichiarazione, il senatore ha infatti puntato il dito contro l’accavallamento dei concorsi e le difficoltà operative legate alla cadenza annuale prevista dal precedente governo.

Una gestione impossibile secondo Pittoni

Da almeno quattro anni avverto che la cadenza annuale dei concorsi per titoli ed esami dei docenti, con l’eliminazione delle graduatorie di merito, è insostenibile. Ma il governo precedente ha ignorato questi avvertimenti, impegnandosi con Bruxelles in una direzione irrealizzabile. Ora ne paghiamo le conseguenze con le criticità evidenziate dai concorsi legati al PNRR,” ha dichiarato Pittoni.

L’impianto attuale, secondo il senatore, è “palesemente fuori dalla realtà” e sta generando proteste e disagi tra gli aspiranti docenti, molti dei quali si trovano bloccati in un sistema di reclutamento che non garantisce stabilità né efficienza.

Le mosse del nuovo Governo

Con l’insediamento del nuovo esecutivo, Pittoni afferma di aver avviato interlocuzioni con la Commissione Europea per cercare di riformare il sistema. “Lo scorso anno, dopo mesi di confronto, siamo riusciti a creare un precedente con il via libera dell’UE alla reintroduzione delle graduatorie di merito ad esaurimento per gli idonei del concorso ordinario 2020. Ora, con i concorsi PNRR, siamo al secondo round: stiamo cercando di estendere questo principio anche ai nuovi concorsi, salvaguardando i diritti di chi è in attesa nelle liste precedenti.”

La sfida del precariato

Pittoni ha poi spostato l’attenzione su una delle questioni più complesse del mondo scolastico italiano: il precariato. Negli ultimi anni, il ricorso alle supplenze è aumentato in maniera esponenziale, spesso a discapito della qualità dell’insegnamento. Per il senatore, il reclutamento a tempo indeterminato deve essere velocizzato attraverso una diversificazione dei meccanismi.

Non possiamo basarci esclusivamente sui concorsi per titoli ed esami,” spiega Pittoni. “È necessario dare peso anche al merito e all’esperienza, considerando le graduatorie di merito come già avviene nei casi autorizzati dall’Europa, soprattutto per i docenti di sostegno. Stabilizzare gli insegnanti è la prima garanzia per un’istruzione di qualità.”

Le richieste alla Commissione Europea

La partita con Bruxelles, sottolinea Pittoni, non si ferma qui. Dopo la riforma dei concorsi, il prossimo passo sarà discutere con l’UE soluzioni strutturali per superare il precariato. “L’obiettivo è un sistema di reclutamento che metta al centro la qualità dell’insegnamento e i diritti di chi, da anni, contribuisce al funzionamento delle nostre scuole senza certezze per il futuro.”

Verso un sistema unico di valutazione, una proposta per l’uniformità nella scuola italiana

da Tuttoscuola

Valutare, per svalutare, o per premiare? Il voto nel nostro sistema educativo e formativo costituisce da sempre il fulcro delle azioni degli insegnanti e degli educatori. Il suo valore va ben oltre la semplice verifica e misurazione degli apprendimenti: il voto porta con sé numerosi significati talmente radicati negli archetipi comuni, da rendere complessa ogni attuazione di riforma.

Un tempo la valutazione si esprimeva con un giudizio, scritto appositamente per comunicare alla famiglia i risultati raggiunti, ma anche le criticità riscontrate, e allo stesso tempo per rinforzare, se necessario, la motivazione e l’autostima dell’alunno. In alcuni casi, il giudizio era un invito a non mollare, a prestare maggiore attenzione e a impegnarsi per raggiungere gli obiettivi sperati. Questo approccio personalizzato instaurava una relazione diretta e umana tra insegnanti, studenti e famiglie.

Oggi, in Italia, questo valore simbolico è stato trasferito ai numeri. Ogni voto numerico racchiude un significato psicologico profondo, radicato nella nostra società, che ha imparato a codificare con esso anche le emozioni più profonde. Il voto, quindi, si presenta come un simbolo universalmente riconosciuto, capace di catalizzare in un numero il valore di uno studente. Tuttavia, il sistema numerico, pur essendo standardizzato e comprensibile, rischia di risultare riduttivo, poiché non riesce a cogliere appieno la complessità del processo di apprendimento e le sfumature individuali.

In questo scenario, la valutazione rappresenta un pilastro fondamentale del sistema educativo, capace di influenzare significativamente il percorso di apprendimento degli studenti e le pratiche didattiche dei docenti. Tuttavia, il dibattito sulla frammentazione dei criteri di valutazione tra i diversi ordini di scuola è diventato sempre più acceso, soprattutto alla luce della recente Legge 150/2024, che ha introdotto importanti novità nella valutazione della scuola primaria. Questa legge, pur animata da intenti innovativi, ha evidenziato ulteriormente la necessità di un sistema unificato di valutazione che superi le disomogeneità tra i vari ordini e gradi di istruzione.

La situazione attuale, una frammentazione problematica

Attualmente, la valutazione scolastica in Italia si presenta come un mosaico frammentato, con differenze sostanziali tra scuola primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado. Ad esempio, mentre nella scuola primaria si privilegia un approccio descrittivo e formativo, nelle scuole secondarie si utilizzano prevalentemente voti numerici, con un focus maggiore sulla misurazione del rendimento. Questa eterogeneità genera confusione non solo tra gli studenti, ma anche tra le famiglie e gli stessi docenti, rendendo difficile una comprensione univoca dei progressi compiuti e degli obiettivi da raggiungere.

Le rilevazioni nazionali INVALSI e la certificazione delle competenze alla fine della scuola primaria, del primo ciclo e del biennio della scuola secondaria di secondo grado rappresentano ulteriori elementi di disomogeneità. Questi strumenti, seppur fondamentali per monitorare il sistema educativo a livello nazionale, sono spesso percepiti come scollegati dai criteri valutativi utilizzati nelle scuole, generando ulteriore confusione tra studenti e famiglie.

Inoltre, l’attuale utilizzo della media aritmetica per calcolare le valutazioni finali è oggetto di numerose critiche. Questo metodo, seppur semplice, non tiene conto della complessità del processo di apprendimento e delle molteplici dimensioni che lo caratterizzano. Gli studenti possono, infatti, migliorare sensibilmente durante l’anno, ma la media aritmetica non valorizza adeguatamente tali progressi. Inoltre, non differenzia tra le difficoltà delle varie materie, rischiando di appiattire il giudizio complessivo su uno studente.

Il valore intrinseco del voto numerico, esempi e implicazioni

Ad esempio, un voto come il 5, talmente ricco di significati spesso associati a una performance insufficiente, diventa oggetto di interpretazioni soggettive che possono variare notevolmente tra docenti e istituti, come evidenziato in un articolo de “Il Secolo XIX”.

Il cinque assume il ruolo di un messaggio chiaro: sei vicino all’obiettivo, ma ancora non l’hai raggiunto. Questo voto suggerisce di continuare a impegnarsi, con la promessa implicita di un miglioramento futuro. Tuttavia, se lo sforzo non è sufficiente, il rischio è che il cinque si trasformi in un quattro, con le relative conseguenze, come la non promozione o una valutazione finale negativa. Il “quattro”, infatti, rappresenta un segnale di allarme: un voto che comunica inequivocabilmente il mancato raggiungimento degli obiettivi minimi e richiede interventi immediati e strutturati. Questo giudizio è spesso percepito dagli studenti come una condanna, più che come un incentivo al miglioramento, e può contribuire alla perdita di motivazione.

Alla fine del primo trimestre o quadrimestre, l’uso del cinque diventa una prassi consolidata, indipendentemente dalle prove di verifica o dalla reale valutazione delle competenze. Questo voto è spesso usato come un mezzo per spronare gli studenti a fare di più, generando uno stress finalizzato al miglioramento. Tuttavia, se in passato questo rinforzo negativo poteva funzionare come incentivo, oggi spesso si rivela controproducente. Per alcuni studenti, il cinque diventa un simbolo di inadeguatezza, una prova del loro fallimento, alimentando demotivazione e un allontanamento dal piacere dello studio.

Anche altri voti numerici possono avere significati complessi. Il “sei”, ad esempio, rappresenta la sufficienza, ma spesso è percepito come un risultato mediocre, un traguardo raggiunto con il minimo sforzo. Al contrario, il “sette” è visto come un riconoscimento di un impegno superiore alla media, mentre l’”otto” è considerato una prova di eccellenza raggiungibile solo da chi dimostra costanza e dedizione.

Il “nove” e il “dieci” si collocano all’estremità superiore della scala valutativa, rappresentando il massimo riconoscimento del merito. Il “nove” indica una prestazione eccellente ma non perfetta, mentre il “dieci” è riservato a risultati straordinari, simbolo di un impegno impeccabile e di una padronanza assoluta delle competenze. Tuttavia, questi voti, benché gratificanti, possono generare pressione sugli studenti, portandoli a temere di non essere in grado di mantenere lo stesso livello di performance in futuro.

Questi archetipi, profondamente radicati nella nostra cultura educativa, creano un linguaggio non verbale che tutti gli attori del sistema scolastico riconoscono. Tuttavia, tali significati impliciti possono generare fraintendimenti, pressioni eccessive e, in alcuni casi, contribuiscono all’abbandono scolastico. L’attuale sistema di voti numerici è quindi oggetto di dibattito, poiché non sempre rispecchia il valore reale delle competenze acquisite, ma si concentra su un’idea di performance che potrebbe non essere inclusiva o motivante per tutti gli studenti.

Dal giudizio personalizzato ai numeri, per tornare al giudizio sintetico

La valutazione nel sistema educativo italiano ha subito numerose trasformazioni nel corso degli anni, riflettendo cambiamenti pedagogici e sociali. Tradizionalmente, la valutazione nella scuola primaria si esprimeva attraverso giudizi descrittivi, fornendo un quadro dettagliato dei progressi e delle aree di miglioramento degli studenti. Questo approccio permetteva una comunicazione più personalizzata con le famiglie, evidenziando sia i successi sia le criticità, e offrendo spunti per rafforzare la motivazione e l’autostima degli alunni.

Con il tempo, si è assistito a un progressivo uso della scala numerica nella valutazione, soprattutto nella scuola secondaria, dove i voti numerici hanno assunto un ruolo predominante. Ogni voto numerico come abbiamo visto porta con sé significati psicologici profondi, radicati negli archetipi culturali della nostra società, sintetizzando in un singolo numero il valore percepito di uno studente. Questo sistema, sebbene standardizzato, può risultare riduttivo, poiché non sempre riesce a cogliere la complessità del processo di apprendimento e le sfumature individuali.

La recente Legge 1° ottobre 2024, n. 150, ha introdotto significative modifiche nel sistema di valutazione della scuola primaria, reintroducendo i giudizi sintetici al posto dei voti numerici. A partire dall’anno scolastico 2024/2025, la valutazione periodica e finale degli apprendimenti, inclusa l’educazione civica, sarà espressa con giudizi sintetici correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti. Questa scelta mira a fornire una valutazione più qualitativa e meno focalizzata sulla mera quantificazione delle performance.

Tuttavia, permangono disomogeneità tra i diversi ordini di scuola. Nella scuola secondaria di primo grado, ad esempio, la valutazione del comportamento è espressa in decimi, e un voto inferiore a sei decimi comporta la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato. Queste differenze nei criteri di valutazione possono generare confusione tra studenti e famiglie, rendendo complessa la comprensione dei progressi e degli obiettivi da raggiungere.

Inoltre, l’utilizzo della media aritmetica per il calcolo delle valutazioni finali è oggetto di dibattito. Questo metodo, sebbene semplice, non tiene conto della complessità del processo di apprendimento e delle diverse dimensioni che lo caratterizzano. Come evidenziato da alcune analisi, la valutazione non dovrebbe basarsi esclusivamente sulla media aritmetica dei voti, ma considerare anche i progressi e le competenze acquisite dagli studenti.

La lezione del mondo anglosassone e delle certificazioni internazionali

Nei paesi anglosassoni, il sistema di valutazione è caratterizzato da un approccio più flessibile e orientato alla descrizione delle competenze. Strumenti come rubriche e criteri qualitativi ben definiti sono alla base del processo valutativo, offrendo trasparenza e coerenza. Le certificazioni linguistiche internazionali, come IELTS, TOEFL e il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER), rappresentano un esempio di valutazione standardizzata che combina livelli chiari e descrittivi con una codificazione universale.

Questo modello offre uno spunto prezioso: un sistema di valutazione basato su livelli chiari e condivisi a livello internazionale garantirebbe una maggiore coerenza e comprensibilità, riducendo al contempo i rischi di frammentazione e soggettività. Cambiare quanto prima il nostro attuale sistema di valutazione che è causa di demotivazione, abbandoni scolastici e dispersione implicita, rappresenterebbe un passo cruciale per rendere il sistema educativo italiano più equo e inclusivo.

Conclusioni

L’introduzione di un sistema unico di valutazione rappresenterebbe un passo fondamentale per modernizzare e rendere più equo il sistema educativo italiano. Uniformare i criteri di valutazione tra i diversi ordini di scuola non significherebbe rinunciare alla specificità di ciascun grado di istruzione, ma piuttosto valorizzare la continuità educativa e promuovere una cultura della valutazione coerente e condivisa.

In un momento storico caratterizzato da profondi cambiamenti sociali e culturali, è essenziale che la scuola italiana risponda con soluzioni innovative e coraggiose. Un sistema unico di valutazione, ispirato alle migliori pratiche internazionali, potrebbe rappresentare la chiave per costruire un’istruzione più inclusiva e orientata al futuro, capace di preparare le nuove generazioni alle sfide di un mondo sempre più complesso e interconnesso.

Manovra 2025, le misure per la scuola

da Tuttoscuola

La Manovra 2025, dopo il passaggio in commissione alla Camera, introduce una serie di interventi significativi per il settore dell’istruzione. Con un ammontare complessivo di 30 miliardi di euro, il testo aggiorna e arricchisce il quadro delle misure già delineate lo scorso ottobre. Tra le novità più rilevanti, spiccano finanziamenti dedicati all’educazione, alla lotta contro la povertà e al potenziamento del personale scolastico.

Manovra 2025: Educazione sessuale e affettiva, un fondo dedicato

Un’importante novità è l’istituzione di un fondo da 500 mila euro destinato a promuovere corsi di salute sessuale e educazione affettiva nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. La misura, introdotta attraverso un emendamento di Riccardo Magi, segretario di +Europa, mira a integrare i piani triennali dell’offerta formativa, contribuendo alla sensibilizzazione e alla crescita consapevole degli studenti.

Manovra 2025: inclusione e sostegno agli studenti con disabilità

L’attenzione agli alunni con disabilità è al centro dell’incremento dei contributi per le scuole paritarie che li accolgono. A partire dall’anno scolastico 2026/27, il numero di docenti di sostegno verrà incrementato di 2.000 unità, grazie a ulteriori 134 posti già previsti per l’anno in corso.

Manovra 2025: contrasto alla povertà alimentare e potenziamento dei servizi

Un altro fondo sarà destinato a combattere la povertà alimentare, offrendo contributi alle famiglie in difficoltà per il pagamento delle rette della mensa scolastica nelle scuole primarie. Parallelamente, aumenta la dote per gli alloggi destinati agli universitari fuori sede, a cui si aggiungono 2 milioni per sostenere le borse di studio degli studenti atleti.

Manovra 2025: investimenti in infrastrutture e personale

Per sostenere l’innovazione nel settore tecnologico-professionale, vengono stanziati ulteriori 15 milioni per la realizzazione di campus dedicati. Inoltre, è stato deciso di non procedere al taglio del personale ATA per il prossimo anno scolastico, mentre gli organici degli uffici scolastici regionali saranno incrementati con 101 nuove unità.

Manovra 2025, servizio di sostegno psicologico

Un’importante novità riguarda la salute mentale degli studenti: viene istituito un fondo di 10 milioni per il 2025, che salirà a 18,5 milioni dal 2026, per offrire un servizio di sostegno psicologico nelle scuole. La misura, fortemente voluta dal Partito Democratico, punta a fornire un aiuto concreto ai giovani in difficoltà.

Manovra 2025, ricerca e stabilizzazione dei precari

Nel campo della ricerca, la stabilizzazione dei precari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) rappresenta un passo significativo. Per il 2025, sono previsti 9 milioni di euro per l’assunzione di ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi, con finanziamenti crescenti fino al 2027.

Manovra 2025: percorso parlamentare complesso

L’iter della Manovra, tuttavia, si prospetta tortuoso. Nonostante l’obiettivo della maggioranza di approvare il testo definitivo entro venerdì notte, le opposizioni temono che le modifiche in arrivo possano essere sostanziali. La seduta di questa mattina è stata brevemente sospesa per protesta contro l’assenza del governo, evidenziando le tensioni che accompagnano il dibattito parlamentare.

Protocollo d’Intesa MIM – LILT 20 dicembre 2024

PROTOCOLLO D’INTESA
tra
MINISTERO DELL’ISTRUZIONE E DEL MERITO
(di seguito denominato MlM)
e
LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI
(di seguito denominata LILT)

“Promuovere ed attuare programmi di informazione ed educazione alla salute, in relazione alla lotta contro i tumori”

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 298

298 del 20-12-2024

Legge 20 dicembre 2024 , n. 199

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, recante disposizioni urgenti in materia di lavoro, universita’, ricerca e istruzione per una migliore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. (24G00217)

(GU Serie Generale n.302 del 27-12-2024)


Disposizioni urgenti in materia di lavoro, università, ricerca e istruzione per una migliore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. (24G00178) 

(GU Serie Generale n.253 del 28-10-2024)