Giubileo degli studenti: attesi a Roma 9 mila bus dal 28 luglio al 3 agosto

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Il Giubileo continua ad attirare pellegrini a Roma, così come fu pensato nel 1300 da Bonifacio VIII, e tra coloro che si metteranno in marcia per ottenere l’Indulgenza plenaria ci sono anche gli studenti.

E siccome, come è noto, essi sono tanti, sarebbero stati previsti, per il loro trasporto nella Capitale, almeno 9 mila autobus che li trasferiranno a Tor Vergata dal 28 luglio al 3 agosto.  Ad organizzare l’evento particolarmente impegnativo il Commissario straordinario per i Giubileo, Agostino Miozzo.

Riepilogando i dati, resi noti dalle agenzie, circa 400 mila ragazzi, su un totale di un milione attesi per quelle date, avranno necessità di trovare un’accoglienza notturna in scuole, palestre e altri centri. A oggi sono stati reperiti già 200 mila posti in strutture dentro e fuori Roma.

Inoltre, per tutto l’Anno Santo, si stima che nella Capitale arriveranno  32 milioni di fedeli e fra le varie organizzazioni, forze armate, sanità, ecc. è previsto pure l’arrivo di oltre 100 mila partecipanti per il Giubileo degli adolescenti tra il 25 e il 27 aprile.

In ogni caso, al di là di queste cifre così importanti, si stima in un milione di persone la presenza di ragazzi  per il Giubileo dei giovani” ai quali bisognerà dare ospitalità “analoga a quella che fu assicurata ai giovani nel 2.000, aprendo le scuole, mettendo a disposizione le palestre e le aule più grandi delle strutture sportive. Nell’ultima riunione svolta a Palazzo Chigi la scorsa settimana abbiamo calcolato che siamo ben oltre le 200 mila unità reperite”.

Un elemento prioritario – dopo i servizi igienici, l’assistenza sanitaria e la protezione civile – sarà la gestione della mobilità e per tale motivo i 9 mila pullman che porteranno a Roma gli studenti  “saranno posteggiati quasi completamente fuori dalla città”.

Restituzione somme non utilizzate e recuperi per errati pagamenti, ecco i nuovi IBAN validi dal 1° gennaio

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Il Ministero ha comunicato alle scuole i nuovi codici IBAN, in sostituzione di quanto precedentemente indicato nella nota del Programma Annuale a.s. 2024/25, prot. n. 36704 del 30 settembre 2024, da utilizzare per le restituzioni delle somme a valere sui capitoli di spesa dell’entrata del bilancio dello Stato.

Il MIM ha infatti fatto sapere che la circolare MEF n. 41 del 16 dicembre 2024, avente ad oggetto la revisione dell’architettura informatica del servizio di tesoreria – RE.TES., ha chiarito che a seguito dell’adozione del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, è stata modificata la legge di affidamento alla Banca d’Italia del servizio di tesoreria per conto dello Stato.

Pertanto, è stato disposto il superamento della distinta soggettività delle Tesorerie, con l’eliminazione dei riferimenti alle Sezioni di tesoreria provinciale. In virtù di tale modifica, ne deriva “l’unitarietà della Tesoreria statale, quale unico centro di gestione delle attività di incasso e pagamento per conto dello Stato, in coerenza con la dematerializzazione dei flussi finanziari e funzionale all’attuazione del programma Re.Tes.”

Questi sono dunque i nuovi codici IBAN:

  • Restituzione risorse finanziarie afferenti a progetti e finanziamenti diversi dalla dotazione Ordinaria” sul Capo XIII- Capitolo 2598 – Art. 00, l’IBAN IT 81F 01000 03245 350 0 13 2598 00 è sostituito dal nuovo IBAN: IT 96Y 01000 03245 BE000000017X.
  • Recuperi per errati pagamenti” sul Capo XIII- Capitolo 3638 – Art. 04, l’IBAN IT 05Y 01000 03245 350 0 13 3638 04 è sostituito dal nuovo IBAN: IT 40P 01000 03245 BE00000002ZH.

LA NOTA

Nuove Indicazioni Nazionali, Valditara: ‘Dalla primaria elementi base di Informatica. Formazione mirata per i docenti sull’IA e sui suoi rischi’

da  Tuttoscuola

L’intelligenza artificiale è destinata a giocare un ruolo sempre più rilevante nella scuola del futuro. Ma per evitare rischi legati a un suo uso improprio, il Ministero dell’Istruzione ha deciso di avviare una formazione mirata per i docenti. Lo ha annunciato il Ministro Giuseppe Valditara a margine del primo summit italiano dedicato alla scuola e all’IA, “Next Gen AI”, tenutosi a Milano. Secondo il Ministro, l’introduzione delle nuove tecnologie in aula richiede competenze specifiche, per cui sono stati destinati ben 450 milioni di euro, provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), proprio per la formazione del corpo docente.

Valditara ha sottolineato l’importanza di attuare “buone pratiche” nell’uso delle tecnologie, ricordando anche la necessità di affrontare temi cruciali come il cyberbullismo. “Vogliamo avviare una serie di iniziative per sensibilizzare e diffondere pratiche che possano contribuire a ridurre i rischi online e promuovere un uso responsabile della tecnologia”, ha aggiunto. In questa direzione, il Ministro ha annunciato anche un incontro a Roma, presso il Ministero, per condividere esperienze e soluzioni tra le scuole che già applicano politiche di contrasto al cyberbullismo.

L’intelligenza artificiale, secondo Valditara, deve essere “governata” e utilizzata in modo consapevole, senza mai dimenticare l’importanza della personalizzazione nell’insegnamento e il ruolo centrale dei docenti. Il Ministro ha ricordato che l’Italia è tra i primi Paesi a sperimentare l’uso dell’IA nella didattica, con progetti pilota già attivi in diverse regioni italiane. In particolare, la Calabria, con il Comune di Palmi nella Locride, è stata la prima a iniziare questo percorso, seguita da scuole in Lombardia, Lazio e Toscana. Valditara ha anche anticipato che il prossimo anno l’iniziativa si estenderà a un numero maggiore di scuole e regioni.

Una delle novità più significative che accompagneranno l’introduzione dell’IA nel sistema scolastico è l’integrazione di elementi di informatica sin dalla scuola primaria. Valditara ha spiegato che, nelle nuove Indicazioni Nazionali, i bambini inizieranno a conoscere concetti di base legati all’informatica e agli algoritmi fin dai primi anni di scuola, un passo fondamentale per prepararli al futuro digitale.

L’uso dell’intelligenza artificiale nella didattica si articolerà su due livelli. Il primo consiste nell’impiego di assistenti virtuali, che aiutano nel correggere gli esercizi e nell’indicare le lacune, permettendo ai docenti di personalizzare maggiormente il percorso educativo. Il secondo livello riguarda l’intelligenza artificiale generativa, che è in grado di creare contenuti didattici specifici per ciascun studente, adattandosi alle sue necessità e permettendo una didattica ancora più mirata.

Il Ministro ha infine ribadito che l’introduzione dell’IA in aula non dovrà mai compromettere il valore umano dell’insegnamento. “L’intelligenza artificiale è una risorsa, ma è il docente a rimanere il protagonista dell’insegnamento“, ha concluso Valditara, esprimendo soddisfazione per i riscontri positivi ricevuti finora. Il prossimo passo, infatti, sarà l’organizzazione di un summit internazionale sull’IA nella scuola, in cui si discuterà di come sfruttare al meglio queste nuove tecnologie, mantenendo sempre al centro il benessere degli studenti e la qualità dell’insegnamento.

Scuola del futuro, Valditara: ‘Ritorno alle radici, ma con un’attenzione alle nuove tecnologie’

da  Tuttoscuola

La scuola del futuro, secondo il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, sarà sempre più centrata sulla persona, con l’obiettivo di permettere a ogni studente di realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni. A raccontarla in un’intervista video al quotidiano Il Giornale, è lo stesso Valditara che ha tracciato le linee guida di una riforma che mira a rafforzare l’insegnamento della lingua italiana e a recuperare il valore di materie umanistiche, come il latino, considerate essenziali per la formazione culturale dei giovani.

Abbiamo deciso di intervenire sui programmi, partendo da un rafforzamento dello studio della lingua italiana, dopo decenni di spontaneismo espressivo, di mancata attenzione a grammatica e sintassi sparite per via di programmi che si sono succeduti dalla fine degli anni 70″, ha spiegato il ministro. Secondo Valditara, negli ultimi decenni, il sistema scolastico ha visto un progressivo allontanamento dall’insegnamento rigoroso della grammatica, a favore di approcci più spontanei e meno focalizzati sull’aspetto tecnico della lingua.

Anche lo studio del latino significa perfezionare la grammatica e la nostra lingua“, ha aggiunto il ministro, sottolineando che il recupero del latino non riguarda solo la lingua, ma anche il recupero di un patrimonio culturale che, secondo lui, è fondamentale per un giovane che cresce in un contesto globalizzato. “Vogliamo il recupero di un insegnamento della storia che valorizzi la nostra identità in un momento in cui i nostri giovani vengono a contatto con tanti altri giovani di altre culture. Anche i giovani stranieri, per integrarsi al meglio, devono conoscere la nostra storia e i valori di riferimento della nostra società“, ha dichiarato.

Il Ministro ha anche commentato le critiche ricevute, specialmente quelle provenienti dal Partito Democratico e dalla Cgil, riguardo al ritorno dello studio del latino e al rafforzamento della lingua italiana. “Mi fa specie che proprio il Pd e la Cgil abbiano criticato il ritorno dello studio del latino e il rafforzamento della lingua italiana, dimenticando le importanti lezioni di Antonio Gramsci o di Concetto Marchesi e buttando a mare un rapporto che la cultura comunista aveva coltivato bene“, ha detto Valditara, evidenziando come queste forze politiche sembrino aver dimenticato il valore che la sinistra ha attribuito storicamente alle materie umanistiche.

Oltre al rafforzamento delle discipline umanistiche, Valditara ha ribadito l’importanza di non trascurare le materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). “Avere la consapevolezza dei nostri valori di riferimento, delle nostre radici, coltivare la memoria nell’epoca di internet e pc e cellulari, è fondamentale“, ha affermato il ministro, che ha anche sottolineato l’importanza di pratiche tradizionali come il corsivo, fondamentale per la relazione interpersonale e il rispetto reciproco. “Anche il riassunto è importante, significa sapersi relazionare con gli altri in modo più rispettoso. È importante anche il ritorno del corsivo: ho corretto gli scritti elaborati in stampatello a studenti che dovevano diventare avvocati“, ha detto Valditara.

Infine, il ministro ha menzionato una delle iniziative più innovative avviate dal Ministero: il primo summit sull’intelligenza artificiale (IA) nella scuolaL’IA deve essere sempre al servizio dell’uomo, la figura del docente è centrale, è lui il protagonista dell’insegnamento e per questo abbiamo fatto partire un percorso di formazione dei docenti siamo tra i primi al mondo, anche in questo“, ha dichiarato Valditara, ribadendo l’importanza di non vedere le tecnologie come una minaccia, ma come uno strumento al servizio della didattica e del docente, figura centrale nel processo educativo.

Il 6 in condotta è educativo?

da  Tuttoscuola

Ne sembra convinto il ministro del MIM Giuseppe Valditara, che ha sostenuto su Il Giornale che occorre restituire un valore concreto al voto in condotta, per farne un elemento chiave nella crescita e nella formazione degli studenti. “L’aumento della violenza giovanile nella società e persino nelle scuole pone l’accento sull’urgenza di ridare centralità alla cultura del rispetto, a iniziare proprio dall’educazione dei nostri giovani”, sono le parole Valditara.

Fino allo scorso anno nelle scuole secondarie di primo grado la valutazione del comportamento veniva espressa con un semplice giudizio, e non influiva sulla promozione. Ora invece entrerà a far parte della media scolastica e assumerà un ruolo determinante: con un voto inferiore a sei decimi lo studente non sarà ammesso alla classe successiva né all’esame di fine ciclo.

Nelle scuole superiori chi riceverà un 5 in condotta dovrà ripetere l’anno, mentre con il 6 sarà “rimandato a settembre” e per essere promosso dovrà superare una prova avente per oggetto i valori di cittadinanza. La valutazione della condotta negli ultimi tre anni inciderà infine sul voto finale dell’Esame di Stato. Inoltre “chi sarà ammesso alla maturità con il minimo della condotta dovrà preparare una ricerca specifica sui temi del comportamento e della cittadinanza”, e se non lo farà non sarà ammesso all’esame.

Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari niente più sospensione dalle lezioni: fino a due giorni gli studenti puniti dovranno restare più tempo a scuola. Per sanzioni superiori ai tre giorni, dovranno svolgere attività socialmente utili come assistenza nelle mense per poveri, supporto nelle case di riposo o cura degli spazi scolastici.

Vogliamo far comprendere ai ragazzi l’importanza della società, delle regole e del rispetto verso gli altri, i compagni e i docenti. Alla fine, si tratta anche di rispetto verso sé stessi, come cittadini maturi e consapevoli”, conclude Valditara.

Come prevedibile sono piovute le critiche sulla idoneità di tali misure, considerate da alcuni “punitive” dal punto di vista socio-pedagogico, ma per valutarne l’efficacia “educativa”, come vorrebbe Valditara, bisognerà comunque studiarne gli effetti in concreto su un periodo sufficientemente lungo.

Per approfondimenti:

– Voto in comportamento: l’applicazione dell’insufficienza rinviata al 2025/26?
– Nuova valutazione alla primaria: cosa cambia? Tutto e niente
– Valutazione intermedia e finale alla primaria: tutto quello c’è da sapere sulla nuova ordinanza
– Nuova valutazione alla Primaria, Elisabetta Nigris: lettera ai futuri insegnanti
– Documento condiviso per una valutazione educativa
– La valutazione educativa: formare valutando

Dirigenti tecnici, una risorsa sottovalutata per la scuola italiana

da  Tuttoscuola

Nel vasto e complesso panorama del sistema scolastico italiano, i dirigenti tecnici con funzione ispettiva rappresentano una figura chiave, ma al tempo stesso drammaticamente dimenticata. Noti più comunemente come ispettori scolastici, questi professionisti svolgono un lavoro cruciale che va ben oltre il semplice controllo amministrativo, offrendo consulenza e supporto strategico a scuole, dirigenti e docenti. Eppure, nonostante i proclami di riforma e attenzione al mondo dell’istruzione che si susseguono con ogni nuovo ministro, il loro ruolo è stato sistematicamente sottovalutato, tanto da ridurli a un’esigua squadra di appena 190 unità in tutto il Paese.

Questa cifra, francamente inadeguata, dovrebbe far riflettere chi ha la responsabilità di guidare il nostro sistema educativo. L’Italia conta più di quasi 10.000 istituti scolastici statali e paritari, e affidare a un numero così ridotto di ispettori il compito di monitorare, valutare e supportare l’intera struttura significa, di fatto, rinunciare a un controllo efficace e a una consulenza capillare.

Nel corso degli ultimi anni, nei discorsi pubblici, i ministri dell’Istruzione che si sono succeduti hanno costantemente sottolineato l’importanza della qualità della formazione, della necessità di una scuola inclusiva e moderna, della tutela degli studenti e dei docenti. E anche dell’importante ruolo della dirigenza tecnica. Se per tanti argomenti l’intervento di questo ultimo Governo è stato incisivo, poca attenzione è stata finora rivolta alla questione della dirigenza tecnica nel suo complesso, se si esclude l’avvio della procedura di concorso che si attendeva e che non consentirà di coprire l’intero organico. Si pensi, in proposito, che il precedente concorso, bandito nel lontano 2008, era destinato al reclutamento di 145 dirigenti tecnici nell’ambito di una dotazione organica di 379 unità, prevista con il decreto ministeriale del 18 dicembre 2007. Una riduzione dell’organico del 50 % rispetto alle molteplici novità che hanno attraversato la scuola italiana in questi anni.

Un ruolo cruciale in un contesto sempre più difficile

Gli ultimi anni hanno messo in luce con particolare evidenza quanto il ruolo degli ispettori scolastici sia centrale per il buon funzionamento del sistema. La cronaca recente ha riportato numerosi episodi di violenza nelle scuole, sia tra gli studenti che verso i docenti, oltre a un preoccupante aumento del disagio psicologico tra i giovani. Non mancano poi le situazioni di conflitto interno alle scuole, le difficoltà amministrative o i problemi legati alla gestione degli istituti in territori di frontiera.

Le funzioni dei dirigenti tecnici

Le modalità di esercizio della funzione tecnico-ispettiva da parte del corpo ispettivo ministeriale sono state ben delineate con decreto n. 41/2022. La funzione tecnico-ispettiva, esercitata dai dirigenti tecnici, sia singolarmente che collegialmente, verifica la realizzazione dei compiti di istruzione e di formazione delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, pubbliche e paritarie; orienta le strategie di innovazione e di valutazione del sistema scolastico, anche verso una prospettiva europea e internazionale; supporta i processi formativi e di assistenza tecnico-didattica a favore delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado; svolge attività di studio, ricerca e consulenza tecnica.

Nell’ambito del quadro delineato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la dirigenza con funzione tecnico-ispettiva è coinvolta nel processo di innovazione che connota la Scuola “motore del Paese”. Scuola chiamata ad accompagnare e sostenere le giovani generazioni nel percorso formativo verso l’età adulta, nel tempo odierno caratterizzato da rapida mutazione tecnologica e necessità di sostenibilità ambientale.

La funzione è parte integrante del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), definito dal decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80. Il dirigente tecnico svolge un ruolo rilevante nella realizzazione della valutazione di sistema, oggi ancor più necessaria ad indicare direzioni di senso e strategie per il miglioramento e l’innovazione nella cornice del principio costituzionale di autonomia delle istituzioni scolastiche.

I dirigenti tecnici sono incaricati di verificare eventuali situazioni problematiche che possono avere luogo nelle scuole, quali accese conflittualità, comportamenti patologici, disagi estremi, rilevanti carenze professionali e istituzionali. L’attività di ispezione presuppone imparzialità ed autonomia di giudizio, caratteristiche che qualificano la professionalità del dirigente tecnico.

L’attività ispettiva, strumentale rispetto a possibili azioni disciplinari da parte dall’Amministrazione, non va però disgiunta da iniziative a più ampio raggio: i dirigenti tecnici non solo esercitano attività di controllo per individuare e risolvere disfunzioni, inefficienze ed anomalie, ma intervengono anche ai fini della prevenzione e deflazione del contenzioso, della ricerca di soluzioni e del contemperamento delle diverse posizioni, fornendo ausilio e proposte.

L’attività di monitoraggio, controllo e verifica sulle istituzioni scolastiche paritarie e non paritarie, infine, mira ad accertare il possesso ed il permanere dei requisiti previsti dalla legge. Ha altresì più generali finalità conoscitive e di miglioramento del servizio scolastico.

In tutti questi casi, la figura del dirigente tecnico ispettivo rappresenta un punto di riferimento essenziale a supporto dell’azione della scuola: un professionista capace di intervenire con competenza e autorevolezza per analizzare i problemi, proporre soluzioni e sostenere chi si trova in prima linea, dai dirigenti scolastici agli insegnanti. Ma con numeri così esigui, questo supporto è spesso limitato a interventi isolati, insufficienti per affrontare situazioni che invece richiederebbero una presenza continuativa e strutturata.

Questa situazione non è frutto del caso, ma di scelte politiche poco accorte che si sono stratificate nel tempo. Il ruolo degli ispettori scolastici, che in passato aveva un peso ben diverso, è stato progressivamente ridimensionato. Le assunzioni sono state ridotte al minimo, fino a lasciare vuoti che oggi si rivelano drammatici. Le dichiarazioni di buona volontà non sono mancate, ma i fatti – come spesso accade – raccontano una storia diversa.

Ogni ministro, al suo insediamento, ha sottolineato l’urgenza di migliorare la scuola italiana, ma il tema del potenziamento del servizio ispettivo è stato sistematicamente ignorato. Eppure, il potenziale di questa figura è enorme: gli ispettori non sono solo “controllori”, ma veri e propri consulenti tecnici in grado di promuovere innovazione, monitorare la qualità dell’insegnamento, supportare le dirigenze scolastiche e contribuire alla formazione degli insegnanti.

L’Italia contro l’Europa

Il confronto con gli altri Paesi europei rende ancora più evidente la disparità. In molte nazioni, i servizi ispettivi sono ben strutturati, capillari, dotati di risorse adeguate e considerati una parte essenziale del sistema educativo. In Italia, invece, il loro ruolo è stato relegato ai margini, con il risultato che le scuole spesso devono affrontare da sole situazioni complesse, senza il sostegno di una rete di esperti che possa fare davvero la differenza.

Nel contesto europeo,  il ruolo degli ispettori scolastici è strettamente connesso alla capacità di assicurare un monitoraggio continuo e capillare della qualità dell’istruzione. In Inghilterra, ad esempio, l’Office for Standards in Education (Ofsted) può contare su circa 1.760 ispettori, che effettuano valutazioni regolari in tutte le scuole con cadenze programmate. In Francia, dove il corpo ispettivo conta circa 1.500 unità, viene adottato un approccio centralizzato della valutazione sia per gli insegnanti che per le istituzioni scolastiche. I Paesi Bassi, pur avendo dimensioni relativamente piccole, dispongono di un organico di 480 ispettori che garantiscono un controllo sistematico, affiancano le istituzioni scolastiche e contribuiscono ad un miglioramento continuo.

Una scuola che merita di più

L’Italia ha bisogno di una scuola che funzioni, e per farlo ha bisogno di una rete di supporto che lavori a tutti i livelli. I dirigenti tecnici ispettivi rappresentano un tassello fondamentale di questo puzzle, ma da soli – e con un organico così ridotto – non possono reggere il peso di un sistema educativo che serve milioni di studenti.

Ignorare questa realtà significa accettare che le disuguaglianze tra le scuole aumentino, che le emergenze vengano affrontate solo quando ormai sono scoppiate, che dirigenti scolastici e docenti restino isolati di fronte a problemi spesso più grandi di loro. È tempo che il Ministero dell’Istruzione riconosca il valore di questa figura e faccia quello che finora non ha fatto: investire seriamente nella scuola, non solo a parole, ma con azioni concrete.

Nota 5 febbraio 2025, AOOGABMI 16442

Ministero dell’Istruzione e del Merito
Unità di missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza
PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
MISSIONE 4: ISTRUZIONE E RICERCA
Componente 1 – Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle Università
Investimento 1.4 – Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nella scuola secondaria di primo e secondo grado e alla lotta alla dispersione scolastica
Investimento 2.1 – Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico
Investimento 3.1: Nuove competenze e nuovi linguaggi
Investimento 3.2: Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuovi ambienti di apprendimento e laboratori”

A tutte le Istituzioni scolastiche –
Soggetti Attuatori degli interventi PNRR

OGGETTO: Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 6 dicembre 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 4 gennaio 2025, recante Criteri e modalità per l’attivazione dei trasferimenti di risorse PNRR adottato in attuazione dell’articolo dall’art. 18-quinquies del decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2024, n. 143. Indicazioni per la presentazione delle richieste di trasferimento intermedio delle risorse PNRR.