Nuove Indicazioni, che bisogno ce n’era?

Nuove Indicazioni, che bisogno ce n’era?

di Giovanni Fioravanti

Era il primo giorno del settembre 2023 quando è uscito il libretto a due mani di Ernesto Galli della Loggia e di Loredana Perla: Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo.

Con un artificio retorico si presentava come una sorta di promemoria, di appunti di lavoro. Ma subito dalla prima pagina formula la sua domanda dirompente: a cosa deve servire la scuola? Che la pongano uno storico e una pedagogista fa specie e, dunque, è evidente che hanno già pronta la risposta che intendono fornire, convinti che la scuola debba piegarsi alla loro idea di formazione. Sarebbe come chiedersi a cosa deve servire un ospedale.  A curare i malati è ovvio, non c’è neppure bisogna di chiederselo.

Come la scuola serve ad istruire, in ogni società le giovani generazioni frequentano la scuola per essere istruite. Se mai la domanda da porsi è come quella scuola debba istruire. Ed è la domanda a cui la pedagogia nella sua storia e più recentemente le scienze dell’educazione, le scienze umane, unitamente all’impegno professionale e culturale di tanti insegnanti hanno cercato di fornire risposte, adattandole alle rinnovate esigenze sociali e ai risultati delle ricerche in campo educativo e psicologico.

Invece la risposta dei nostri autori scavalca completamente la complessità della domanda che loro stessi pongono.

La risposta è formare gli italiani, educare le nuove generazioni all’identità italica. Sembra qualcosa di risorgimentale, alla Massimo D’Azeglio, ora che è fatta l’Italia, occorre fare gli Italiani.

Meno di due anni dopo il tema dell’identità italiana ritorna centrale caratterizzando le Nuove Indicazioni 2025, Scuola dell’infanzia, Primo ciclo di istruzione, del ministro Valditara, in realtà davvero troppo poco per giustificarne la stesura.

Sì, perché fino ad ora nessuno ha spiegato la necessità di nuove Indicazione rispetto a quelle in vigore dal 2012, che in molti casi attendono ancora d’essere applicate nonostante la loro prescrittività. Pare assurdo oggi pensare che sia possibile intervenire sugli apprendimenti scolastici senza che se ne spieghino le ragioni, senza citare cosa delle Indicazioni del 2012 non ha funzionato, è da considerarsi superato o addirittura inapplicabile. Un minimo di rigore scientifico richiederebbe che prima di ogni altra cosa si rispondesse a questi interrogativi, senza sottoporre la scuola a stress ingiustificati, solo perché si  vuole imporre la propria visione dell’educazione a prescindere dalle necessità reali del sistema formativo.

Chi sentiva il bisogno di Nuove Indicazioni per la Scuola dell’Infanzia e per il Primo Ciclo di istruzione?

Se questa urgenza è emersa, quali esigenze poneva?  Cosa delle Indicazioni del 2012, non corrisponde più alle necessità formative delle nuove generazioni che siedono sui banchi di scuola?

L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento

Cosa è entrato in rotta di collisione con il dettato del secondo comma dell’articolo 1 sulla autonomia scolastica?

La scuola è un’istituzione delicata, che non può essere sottoposta agli urti delle scelte ideologiche di chi governa in un determinato momento della storia del paese.

La scuola è il luogo del rigore epistemico, è il luogo dove contenuti e metodi dell’apprendimento si aggiornano in base alla ricerca educativa e disciplinare, perché metodi e apprendimenti siano in linea con i risultati degli avanzamenti nei campi del sapere. Pensavamo che la stagione dei programmi alla Moratti fosse superata definitivamente e invece ecco il salto all’indietro, si continua nell’errore, perché ogni governo pensa che la scuola debba corrispondere all’idea di formazione di cui è portatore. Pareva che l’eredità gentiliana della scuola dei programmi potesse ormai appartenere definitivamente al passato e invece si sfornano Indicazione che sono un vero e proprio manifesto ideologico, un ritorno al passato mascherato da possibili ibridazioni tecnologiche che per essere pensate non necessitavano certo di trovare spazio tra le nuove Indicazioni, nulla aggiungendo a quanto ogni insegnate e scuola possa decidere in autonomia.

Emerge invece una cultura pedagogica come ancella della filosofia che sia lo storicismo, il personalismo od altro, un portato che da tempo ci pareva solo un ricordo dopo la nascita delle scienze dell’educazione. È vero che la nostra scuola è ancora di impianto gentiliano, ma la  pratica dell’apprendimento nel quotidiano rumore d’aula si presuppone che sia da tutto questo ormai  distante.

Allora un ministro non può decidere che gli piace di più l’aneddotica storica alla Muzio Scevola rispetto al rigore epistemologico che è il fondamento di ogni disciplina in cui si articola il sapere. Che la ricerca serve al rinnovamento dei saperi e dei metodi a cui le conoscenze che si apprendono a scuola devono rifarsi ed essere aggiornate.

Non è che si possono sfornare nuove Indicazioni senza argomentare quali carenze delle vecchie devono essere colmate, perché nuove conquiste nel campo degli apprendimenti richiedono che le pratiche scolastiche si pongano al passo con quanto di nuovo promette di migliorare i processi formativi. Diversamente chi poi deve applicarle perché prescrittive faticherà a comprenderne il senso e la necessità a scapito della scuola e dell’apprendimento degli alunni. Per cui, come spesso è accaduto e accade nella nostra scuola, ogni insegnate continuerà a procedere come sempre ha fatto, continuerà a insegnare allo stesso modo in cui è stato insegnato a lui.

Il problema vero che non può essere sottaciuto è che le Indicazioni del 2012 fanno a pugni con quelle del 2025 che il ministro Valditara propone al dibattito.

Nelle prime c’è scritto, a proposito di storia e di identità, che la formazione di una società multietnica e multiculturale porta con sé la tendenza a trasformare la storia da disciplina di studio a strumento di rappresentanza delle diverse identità, con il rischio di comprometterne il carattere scientifico e, conseguentemente, di diminuire la stessa efficacia formativa del curricolo. Sottolineo “compromettere il carattere scientifico” e “l’efficacia formativa del curricolo”.

Affermazioni ora smentite dalle nuove Indicazioni in cui, a proposito di storia e di identità, si sostiene come nella scuola primaria è necessario che l’insegnamento abbia al centro la dimensione nazionale italiana per far maturare nell’alunno la consapevolezza della propria identità di persona e di cittadino.

È nell’identità personale e culturale di ciascun allievo che le Nuove Indicazioni riconoscono la sostanza e la dignità della persona e per rimarcare tutto ciò ricorrono  a citare gli articoli 2 e 3 della Costituzione e la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.

E allora qualcuno ci deve spiegare cosa c’è di inadeguato, di superato nel paragrafo delle Indicazioni del 2012 “Centralità della persona”: “Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione.”

È chiaro che il re è nudo. Che l’operazione Valditara non è dettata dalla necessità di migliorare il nostro sistema formativo, di porre rimedio alle tante falle che lo caratterizzano, a combattere la dispersione scolastica, a rendere più efficace l’integrazione. Appare evidente che l’operazione del ministro Valditara altro non è che un’operazione ideologica volta a danneggiare la scuola come luogo della crescita individuale, della scoperta di sé, del pensiero critico, della propria realizzazione, come luogo dell’incontro con i saperi e i loro statuti, come luogo dell’acquisizione degli strumenti che permettono di accrescere sempre più in maniera autonoma le proprie conoscenze nella prospettiva di un apprendimento permanente che ci accompagni per tutta la vita. Anziché apprendere a confrontarsi con la complessità  si semplifica tutta in una visione culturale già precostituita che ha le sue radici nel personalismo, nello storicismo, nell’etnocentrismo, pensando di portare a compimento la missione storica di formare generazioni di italiani all’italianità quanto di più distante vi possa essere da una scuola in cui apprendere a comprendere, ad affrontare l’incertezza, a conoscere la condizione umana, a conoscere il nostro mondo globalizzato, ad attingere alle sorgenti di ogni morale, che sono solidarietà e responsabilità, ad orientarsi nella nostra civiltà, conoscerne la parte sommersa.

Edgar Morin, scriveva nel suo Insegnare a vivere, Manifesto per cambiare l’educazione: “La riforma della conoscenza e del pensiero dipende dalla riforma dell’educazione, che dipende dalla riforma della conoscenza e del pensiero” A questo tendevano le Indicazioni del 2012, non certo all’omologazione ad una presunta identità di italianità, come millantata con un salto all’indietro dalle Nuove indicazioni 2025 del trio Valditara, Perla, Galli della Loggia.

Sembra un ritorno alla scuola della zia Ebe di Luca Ricolfi e Paola Mastrocola, un tentativo di iniziare a porre riparo al danno scolastico di cui parlano nel loro libro,  intanto fornendo  un po’ di latino per l’educazione linguistica, che fa tanto pre-1962, causa di tutti  i danni scolastici della scuola progressista di cui le Indicazioni del 2012 sono l’ultima espressione.

Obiettivi di Accessibilità PA

L’articolo 9, comma 7 del decreto-legge n. 179/2012 stabilisce che entro il 31 marzo di ogni anno le pubbliche amministrazioni (art. 1, c. 2, decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) sono obbligate a pubblicare nel proprio sito web gli obiettivi di accessibilità per l’anno corrente.

Nota 25 marzo 2024, AOODGCASIS 1688
Pubblicazione annuale degli obiettivi di accessibilità


L’Agenzia per l’Italia Digitale con la Circolare n. 1/2016, ha definito le modalità di pubblicazione degli obiettivi di accessibilità da parte delle pubbliche amministrazioni.

Con riferimento al “luogo” della pubblicazione degli obiettivi, si precisa che la delibera ANAC numero 50/2013 prescrive che essi vadano inseriti nella sezione “Amministrazione trasparente – Altri contenuti – Accessibilità e Catalogo di dati, metadati e banche dati”. Gli obiettivi possono risultare anche nella pagina “Accessibilità” del sito web istituzionale o in altre pagine esplicative dedicate. La pubblicazione deve essere effettuata nel rispetto delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali (decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196).

Ora legale

Dalle ore due dell’ultima domenica di marzo, come previsto dalla Direttiva 2000/84/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 gennaio 2001, si ritorna all’ora legale.

Giornata degli Autori Europei

Nota 2 marzo 2023, AOODGOSV 7198
Giornata degli autori europei – I edizione 27 marzo 2023


La Giornata degli Autori Europei si svolge il 27 marzo per iniziativa della Commissione Europea con il duplice obiettivo di promuovere la letteratura europea e incoraggiarne la lettura nelle giovani generazioni.

La Giornata è anche l’occasione per sottolineare l’importanza di programmi – in particolare Erasmus+ ed Europa creativa – e di numerose iniziative per la promozione della lettura attuate dalle singole istituzioni scolastiche.

Per ulteriori informazioni sull’iniziativa si può visitare il sito:
Day of European Authors | Culture and Creativity (europa.eu) .

Dantedì

Con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 17 gennaio 2020, è indetta, per il giorno 25 marzo di ogni anno, data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, la «Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri», denominata «Dantedì».

In tale giornata le amministrazioni pubbliche, anche in coordinamento con tutti gli enti ed organismi interessati, promuovono idonee iniziative di comunicazione e divulgazione, dirette a facilitare e rafforzare la conoscenza della figura e dell’opera di Dante Alighieri, con particolare attenzione alle giovani generazioni e alle scuole.


de_sanctis_e_dante

De Sanctis e Dante, 2015, Edscuola


F. De Sanctis, La Commedia di Dante Alighieri
introduzione di D. Cillo, appendice di F. Torraca

Dati definitivi adesione Sciopero 8 marzo 2025

Ministero dell’Istruzione e del Merito
Ufficio di Gabinetto
COMPARTO E AREA ISTRUZIONE E RICERCA
Settore scuola

Sciopero generale dell’intera giornata dell’8 marzo 2025 proclamato da
Confederazione CUB, Slai Cobas per il Sindacato di classe, Cobas Friuli-Venezia Giulia, Cobas Bologna, ADL Cobas e CLAP, Unione Sindacale italiana Usi-Cit, USB con adesione di USB PI e sciopero di tutto il personale del Comparto e dell’Area Istruzione e Ricerca proclamato da Flc Cgil.

Dati definitivi di adesione
In ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 146/90 e successive modifiche e integrazioni, si comunicano i dati definitivi di adesione allo sciopero del personale docente, dirigente, educativo e ATA, digitati dalle istituzioni scolastiche nell’apposito programma di rilevazione presente sul portale SIDI.
A tal proposito risulta che i dati definitivi dello sciopero in questione sono i seguenti:
– le scuole che hanno comunicato i dati di adesione sono state 3.136 su un totale di 7.796 (40,23%) comprese le istituzioni scolastiche di
Trento e Bolzano.
– per quanto attiene il personale, gli aderenti allo sciopero sono stati
4.147, cioè l’1,11% delle 371.936 unità di personale tenuto al
servizio. Questo numero non comprende le 65.751 unità di personale
assente per altri motivi (es: malattia, ferie, permesso, etc…).

Strategie per uno studio efficace

Strategie per uno studio efficace

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Studiare in modo efficace non significa semplicemente trascorrere ore sui libri, ma adottare strategie mirate che facilitino l’apprendimento, la memorizzazione e l’applicazione dei concetti. Un metodo di studio ben strutturato non solo migliora il rendimento scolastico, ma sviluppa anche capacità di analisi, problem-solving e pensiero critico, elementi fondamentali per affrontare le future sfide negli studi universitari  e professionali.

L’apprendimento non è un processo passivo, ma un’attività che richiede il coinvolgimento attivo della mente, la selezione e rielaborazione delle informazioni e l’utilizzo di tecniche efficaci per consolidarle nella memoria a lungo termine. Strategie come l’elaborazione attiva dei contenuti, l’autovalutazione, la pratica distanziata e l’uso delle tecnologie digitali offrono strumenti preziosi per massimizzare il potenziale di ogni studente.

Quali sono le migliori tecniche di studio basate su ricerche scientifiche e sperimentazioni didattiche, per acquisire un metodo di studio? Dall’organizzazione del tempo alla gestione dello stress, dall’uso di strumenti digitali alla creazione di un ambiente favorevole all’apprendimento, analizzeremo come rendere lo studio un processo più efficiente e gratificante.

La gestione del tempo

Una delle prime difficoltà degli studenti è la gestione del tempo, poiché spesso si trovano a dover bilanciare molteplici impegni scolastici e personali. Suddividere lo studio in sessioni brevi e intense, intervallate da pause strategiche, permette di mantenere alta la concentrazione e migliorare l’efficienza dell’apprendimento. La tecnica del pomodoro, basata su cicli di 25 minuti di studio seguiti da brevi pause di 5 minuti, aiuta a combattere la procrastinazione e a rendere lo studio più sostenibile. Per ottimizzare questa tecnica, gli studenti possono adattarla alle proprie esigenze, aumentando il tempo di concentrazione a 40-50 minuti in caso di materie complesse o riducendolo per argomenti più leggeri.

L’uso di applicazioni digitali come Focus Booster, Be Focused e Pomodone può supportare l’implementazione della tecnica del pomodoro, offrendo report dettagliati sui progressi e sulle abitudini di studio. Inoltre, è fondamentale pianificare lo studio attraverso un calendario settimanale o mensile, suddividendo gli argomenti in base alla loro difficoltà e all’urgenza della verifica scritta o per gli studenti universitari degli esami. Per esempio, uno studente che deve affrontare un compito di matematica e uno di letteratura nello stesso periodo potrebbe dedicare sessioni più lunghe alla materia in cui ha più difficoltà e distribuire il ripasso della materia più familiare in momenti meno impegnativi.

Strumenti digitali come Google Calendar, Notion e Trello consentono di visualizzare l’intero piano di studio, impostare promemoria e monitorare i progressi. Per chi preferisce un approccio più tradizionale, un’agenda cartacea con una suddivisione giornaliera e settimanale può essere altrettanto efficace. Infine, un aspetto spesso trascurato è il momento della giornata in cui si studia: individuare le ore in cui si è più produttivi e sfruttarle per gli argomenti più complessi permette di massimizzare il rendimento.

L’elaborazione attiva dei contenuti

Limitarsi a leggere e sottolineare non è sufficiente per assimilare le informazioni in modo duraturo. La creazione di mappe mentali aiuta a visualizzare le connessioni tra i concetti, rendendo più semplice il recupero delle informazioni durante le verifiche. Organizzare le idee in schemi gerarchici o concettuali stimola il pensiero critico e favorisce la comprensione profonda.

Per le materie umanistiche, costruire una mappa che colleghi autori, opere e movimenti culturali può migliorare l’approccio analitico ai testi. Ad esempio, nella letteratura italiana, una mappa mentale che parta da Dante Alighieri e si dirami verso le sue opere principali, i temi trattati e l’influenza esercitata su altri autori può fornire una visione d’insieme chiara e strutturata. Analogamente, per la filosofia, si può creare una rete di connessioni tra i pensatori, mettendo in evidenza le correnti di pensiero e i concetti chiave che li uniscono o li differenziano.

In ambito scientifico, schematizzare processi e relazioni tra le variabili di un fenomeno aiuta a interiorizzare i concetti complessi. Per esempio, nello studio della biologia, una mappa mentale sul funzionamento della cellula potrebbe suddividere i diversi organuli e le loro funzioni, evidenziando come collaborano tra loro. Nella fisica, un diagramma che illustra le leggi del moto di Newton, mostrando esempi concreti di applicazione, facilita la comprensione della teoria attraverso rappresentazioni visive.

Un’altra tecnica efficace è la rielaborazione scritta, ovvero la riscrittura di concetti con parole proprie, creando un vero e proprio dialogo con il testo. Questo metodo permette di testare il livello di comprensione e rafforzare la memoria. Ad esempio, dopo aver studiato un capitolo di storia, lo studente potrebbe scrivere un breve articolo o una lettera immaginaria in cui racconta gli eventi dal punto di vista di un personaggio storico, ricostruendo il contesto con le proprie parole. Nel caso della chimica, invece, potrebbe spiegare un concetto come la struttura degli atomi a un ipotetico amico che non conosce la materia, utilizzando analogie semplici e immagini per rendere il concetto più chiaro.

Spiegare per comprendere meglio

L’efficacia dello studio dipende anche dalla capacità di spiegare i concetti con parole proprie. Il metodo di Feynman suggerisce di trasformare le nozioni acquisite in una spiegazione semplice e chiara, come se si dovesse insegnarle a un bambino. Questo processo evidenzia le lacune nella comprensione e stimola un approfondimento più consapevole.

Per applicare efficacemente questo metodo, è utile suddividere il processo in quattro fasi: primo, lo studente sceglie un concetto e prova a spiegarlo con parole semplici; secondo, identifica eventuali difficoltà o punti oscuri nella sua spiegazione; terzo, approfondisce gli aspetti che risultano poco chiari con nuove ricerche o letture; infine, ripete la spiegazione finché il concetto non è completamente chiaro.

Un esempio pratico può essere l’apprendimento delle leggi della termodinamica in fisica. Uno studente potrebbe provare a spiegare il primo principio come “l’energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma”, ma potrebbe accorgersi di non saper spiegare il concetto di calore e lavoro. Tornando a studiare e semplificando ulteriormente, potrebbe arrivare a un’analogia efficace, come paragonare l’energia a un liquido che si sposta tra recipienti diversi senza mai sparire.

L’apprendimento tra pari rafforza questa pratica: discutere un argomento con un compagno, porre domande e rispondere ai dubbi reciproci permette di consolidare le conoscenze e migliorare la capacità di esposizione. Un approccio utile è il “Teaching Test”: due studenti si scambiano domande su un argomento, cercando di rispondere senza consultare gli appunti. Se emergono difficoltà, significa che occorre approfondire quella parte.

Uno strumento digitale utile per questa tecnica è la registrazione vocale: spiegare un concetto e riascoltarlo permette di valutare la chiarezza dell’esposizione e correggere eventuali imprecisioni. Applicazioni come Voice Memos, Otter.ai o Notability consentono di registrare e riascoltare le proprie spiegazioni, permettendo di affinare il linguaggio e la struttura logica dell’esposizione. Inoltre, i dispositivi Plaud, dotati di intelligenza artificiale, offrono funzionalità avanzate di trascrizione e analisi del parlato, aiutando gli studenti a migliorare la propria capacità espositiva attraverso suggerimenti personalizzati e riepiloghi automatici delle spiegazioni registrate.

L’importanza dell’autovalutazione

L’autovalutazione rappresenta un altro pilastro dello studio efficace, poiché permette agli studenti di monitorare i propri progressi e identificare le aree in cui hanno bisogno di migliorare. Creare domande e rispondere a test autogenerati stimola la memoria a lungo termine e aiuta a individuare i punti deboli nella comprensione. Questo processo può essere svolto in diversi modi: dagli esercizi scritti ai test digitali, fino alla spiegazione orale di un argomento senza l’ausilio degli appunti. Un esempio pratico è l’uso della tecnica del “self-quizzing”, che consiste nel porre domande a sé stessi e tentare di rispondere prima di verificare la correttezza con il materiale di studio.

L’uso di flashcard, sia cartacee che digitali, facilita il ripasso distanziato nel tempo, tecnica che potenzia il richiamo delle informazioni e previene l’oblio. Ad esempio, per lo studio delle lingue straniere, le flashcard possono contenere vocaboli su un lato e la traduzione sull’altro, mentre per le materie scientifiche possono essere utilizzate per memorizzare formule e concetti chiave. L’integrazione con strumenti digitali consente una gestione più efficiente di questo metodo: Anki, Quizlet e Brainscape offrono funzionalità avanzate come la ripetizione spaziata, che ripropone le informazioni da rivedere a intervalli ottimali basati sulle prestazioni dell’utente.

Le applicazioni di apprendimento basate sull’intelligenza artificiale possono personalizzare i quiz in base alle risposte precedenti, rendendo lo studio progressivamente più efficace. Ad esempio, strumenti come SmartStudy e AI-driven tutoring system suggeriscono domande mirate in base agli errori commessi, rafforzando gli aspetti che richiedono maggiore attenzione. Anche l’utilizzo di test a risposta multipla con feedback immediato può aiutare gli studenti a consolidare le informazioni e migliorare la loro capacità di ragionamento critico. Combinare queste tecniche con momenti di riflessione e riepilogo permette di trasformare l’autovalutazione in un’abitudine costante, utile per affrontare gli esami con maggiore sicurezza.

L’arte del riassunto

Il riassunto rappresenta una strategia trasversale per tutte le discipline, in quanto aiuta a sintetizzare e consolidare le informazioni, facilitando la memorizzazione e la comprensione critica. Distillare un testo in concetti chiave, riscriverlo con parole proprie e riorganizzarlo in una struttura logica aiuta a sedimentare le informazioni e a sviluppare capacità di analisi e sintesi.

In ambito umanistico, redigere una sintesi critica di un’opera letteraria permette di cogliere le tematiche principali e sviluppare una visione complessiva più profonda. Per esempio, nel caso della Divina Commedia, un riassunto efficace non si limiterebbe a elencare gli eventi principali, ma metterebbe in luce il significato simbolico di ciascun canto e il legame con il contesto storico e filosofico dell’epoca. Nella filosofia, invece, un buon riassunto delle teorie kantiane non si limiterebbe a riportare le tre Critiche, ma le riorganizzerebbe evidenziando i concetti cardine, come l’imperativo categorico e la distinzione tra fenomeno e noumeno, facilitando il confronto con altri pensatori.

Per le materie scientifiche, il riassunto assume una forma diversa, più orientata alla schematizzazione e alla rappresentazione grafica. Ad esempio, per la chimica, sintetizzare le reazioni chimiche fondamentali in schemi e tabelle permette di visualizzare rapidamente le connessioni tra i reagenti e i prodotti. In matematica, la creazione di una sintesi delle principali formule e delle loro applicazioni pratiche aiuta a richiamare rapidamente le informazioni necessarie durante lo svolgimento di esercizi e prove d’esame.

Una pratica utile per migliorare l’efficacia del riassunto è il confronto tra più fonti: leggere diverse spiegazioni dello stesso argomento aiuta a cogliere sfumature diverse e a integrare conoscenze. Ad esempio, per approfondire la teoria dell’evoluzione di Darwin, confrontare il testo originale de “L’origine delle specie” con commenti critici e spiegazioni moderne consente di comprendere meglio l’impatto della teoria e le sue evoluzioni nel tempo. Inoltre, utilizzare strumenti digitali come Notion o OneNote per organizzare riassunti e appunti in modo strutturato permette di avere un archivio facilmente consultabile e aggiornabile nel tempo.

L’utilizzo delle tecnologie digitali

L’utilizzo delle tecnologie digitali rappresenta un valore aggiunto per lo studio, rendendolo più interattivo, personalizzato e accessibile. Strumenti come piattaforme educative interattive, simulatori e laboratori virtuali permettono di sperimentare concetti complessi in modo pratico e coinvolgente. Per esempio, in fisica e chimica, piattaforme come PhET Interactive Simulations offrono esperimenti virtuali che consentono di testare teorie scientifiche senza necessità di attrezzature costose. In matematica, programmi come GeoGebra permettono di visualizzare funzioni e geometrie in modo dinamico, migliorando la comprensione dei concetti astratti.

La realtà aumentata e il metaverso offrono opportunità immersive per visualizzare modelli 3D di fenomeni scientifici, rendendo lo studio più coinvolgente. Ad esempio, in anatomia, l’uso di applicazioni come Visible Body permette agli studenti di esplorare il corpo umano in tre dimensioni, manipolando organi e apparati per comprendere meglio la loro struttura e funzione. Nel campo dell’ingegneria e dell’architettura, strumenti come Autodesk e Twinmotion aiutano a visualizzare progetti in ambienti realistici, offrendo una comprensione più pratica e approfondita delle discipline tecniche.

L’uso di audiolibri e podcast arricchisce l’apprendimento attraverso modalità multisensoriali, particolarmente utili per studenti con stili di apprendimento uditivo o per chi desidera sfruttare il tempo in modo più produttivo. Questi, offrono contenuti approfonditi e accessibili ovunque, trasformando momenti di inattività, come il viaggio in autobus, in occasioni di studio.

L’integrazione di strumenti digitali nel percorso di studio consente di diversificare l’approccio alle informazioni, rendendolo più dinamico e personalizzato. L’intelligenza artificiale applicata allo studio, attraverso piattaforme come Brikslabs, SmartStudy e ScribeSense, analizza le risposte degli studenti e suggerisce percorsi di apprendimento su misura, evidenziando le aree da migliorare. Inoltre, strumenti di sintesi testuale basati su AI, permettono di ridurre testi lunghi in concetti chiave, facilitando il ripasso.

Tra le piattaforme più utili per il supporto allo studio figurano Khan Academy, Coursera e Udemy, che offrono corsi strutturati con video-lezioni, quiz e materiali scaricabili. L’accesso a risorse di alto livello, spesso realizzate da esperti e docenti universitari, permette agli studenti di approfondire gli argomenti con approcci innovativi. Combinare questi strumenti con metodi tradizionali può migliorare significativamente l’apprendimento, rendendolo più efficace e stimolante.

Ripasso e consolidamento degli apprendimenti

Rivedere regolarmente gli argomenti affrontati è essenziale per fissare le conoscenze in modo duraturo. La pratica distanziata, che prevede il ripasso periodico degli argomenti anziché una ripetizione intensiva e ravvicinata, si basa sui principi della curva dell’oblio e garantisce una ritenzione più efficace. Studi neuroscientifici dimostrano che il cervello dimentica rapidamente le informazioni non rielaborate, ma un ripasso strategico a intervalli crescenti (dopo un giorno, una settimana, un mese) aiuta a fissare stabilmente i contenuti nella memoria a lungo termine.

Alternare le materie durante le sessioni di studio, invece di concentrarsi su un solo argomento per lungo tempo, stimola la capacità di trasferire le conoscenze tra contesti differenti e migliora la flessibilità cognitiva. Ad esempio, uno studente che alterna matematica e letteratura in una stessa giornata si abitua a passare rapidamente da un tipo di ragionamento analitico a uno più interpretativo, migliorando la sua capacità di adattamento mentale. Inoltre, l’uso di tecniche come l’auto-interrogazione e la spiegazione a un ipotetico interlocutore permette di rafforzare il recupero attivo delle informazioni, aumentando l’efficacia del ripasso.

Un suggerimento pratico è l’utilizzo di un’agenda di ripasso, che segni le date in cui rivedere ogni argomento in base alla difficoltà e alla necessità di consolidamento. Strumenti digitali come Anki, che sfrutta la ripetizione spaziata, o piattaforme come Notion e Evernote, che consentono di organizzare mappe concettuali e appunti strutturati, possono rendere il ripasso più efficace e interattivo. Infine, integrare tecniche di sintesi visiva, come flashcard e mappe mentali, facilita l’apprendimento e rende il ripasso più coinvolgente e meno monotono.

Benessere psicofisico e apprendimento

Un elemento spesso sottovalutato è il benessere psicofisico, che gioca un ruolo cruciale nel rendimento scolastico. L’efficienza dello studio dipende dall’equilibrio tra attività mentale e fisica, che consente al cervello di funzionare in modo ottimale. Integrare l’attività fisica nella routine quotidiana, anche solo con una passeggiata di 30 minuti, migliora l’ossigenazione del cervello e favorisce la produzione di neurotrasmettitori legati alla concentrazione e alla memoria, come la dopamina e la serotonina.

Anche l’alimentazione influisce in modo significativo sulle capacità cognitive. Un regime alimentare ricco di omega-3, antiossidanti e vitamine del gruppo B favorisce la plasticità neuronale e la resistenza allo stress. Ad esempio, consumare noci, pesce, frutta e verdura fresca migliora la capacità di elaborazione delle informazioni e riduce la fatica mentale. Evitare cibi ricchi di zuccheri raffinati e carboidrati semplici aiuta a mantenere stabile il livello di energia durante le sessioni di studio.

Un altro aspetto determinante è il sonno. Studiare fino a tarda notte riducendo le ore di riposo compromette la memoria a lungo termine e la capacità di concentrazione. È dimostrato che 7-9 ore di sonno di qualità consentono al cervello di consolidare le informazioni apprese durante il giorno. Tecniche come la gestione dell’esposizione alla luce blu prima di dormire e la creazione di una routine serale rilassante, che includa la lettura o la meditazione, possono migliorare il riposo notturno e massimizzare la capacità di apprendimento.

Tecniche di rilassamento, come la meditazione guidata, la respirazione diaframmatica e la mindfulness, possono ridurre l’ansia da prestazione e aumentare la resilienza allo stress scolastico. Ad esempio, dedicare cinque minuti prima di iniziare lo studio a esercizi di respirazione profonda aiuta a ridurre il cortisolo, l’ormone dello stress, migliorando la capacità di concentrazione.

Inoltre, creare un ambiente di studio adeguato ha un impatto significativo sulla produttività. Una scrivania ordinata, una buona illuminazione naturale o una luce artificiale a temperatura calda, l’uso di strumenti ergonomici e la riduzione di distrazioni come il telefono cellulare sono tutti elementi che contribuiscono a un miglior rendimento. Alcuni studenti trovano utile ascoltare musica strumentale o suoni della natura per creare un’atmosfera favorevole alla concentrazione.

Integrare queste strategie nella propria routine permette di migliorare non solo l’apprendimento, ma anche il benessere generale, rendendo lo studio un’attività più sostenibile ed efficace.

Conclusioni

Un metodo di studio efficace si basa su strategie che stimolano l’elaborazione attiva, l’autovalutazione e il ripasso programmato, garantendo un apprendimento più solido e duraturo. L’integrazione di strumenti digitali e tecniche metacognitive trasforma lo studio in un processo consapevole e coinvolgente, che permette agli studenti di sviluppare autonomia e spirito critico.

Oltre alle strategie cognitive, è fondamentale creare un ambiente di apprendimento positivo, che favorisca la curiosità, la sperimentazione e il benessere psicofisico. Un’organizzazione adeguata del tempo, il giusto equilibrio tra studio e riposo e l’adozione di tecniche di rilassamento aiutano a mantenere alta la concentrazione e ridurre l’ansia da prestazione.

Il miglioramento delle capacità di apprendimento non avviene in modo immediato, ma con costanza e dedizione diventa possibile affrontare lo studio con maggiore serenità ed efficacia. Adottare un metodo personalizzato e adattabile alle proprie esigenze consente di trasformare lo studio da un’attività stressante a un percorso di crescita continua.

G. Carofiglio, Elogio dell’ignoranza e dell’errore

Carofiglio, alla ricerca di un’altra sintesi

di Antonio Stanca

   Da Einaudi, nella serie Stile Libero Extra, è stato pubblicato lo scorso ottobre un altro saggio di Gianrico Carofiglio, Elogio dell’ignoranza e dell’errore.

   Nato a Bari nel 1961, dopo essersi laureato in Giurisprudenza Carofiglio ha svolto attività giudiziaria e politica, è stato professore a contratto all’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, sede di Ravenna, e alla fine degli anni ’90 ha cominciato a dedicarsi alla narrativa. Notevole è stato il successo raggiunto con romanzi e racconti, molto premiati, molto tradotti sono stati. Anche nella saggistica si sarebbe applicato e anche qui, come nella narrativa, si sarebbe evidenziata una posizione di polemica, una tendenza a mettere in discussione i modi di pensare, di fare, di vivere apportati dalla modernità, dallo sviluppo, dal progresso. Da questi Carofiglio vede svalutati i principi, i valori del passato, quelli propri dell’anima, dello spirito, dell’idea, della morale, quelli che erano stati alla base di una lunga condizione umana. La storia moderna, la vita moderna aveva sostituito l’idea con la realtà, lo spirito con la materia, aveva messo da parte quanto era valso, durato per secoli. Se tanti erano stati i vantaggi di un simile cambiamento tanti erano stati pure gli svantaggi. Se molto si era guadagnato molto si era pure perso. A differenza, però, di altri opinionisti, di altri saggisti Carofiglio non propende per una delle due situazioni, rimane sospeso tra la vecchia e la nuova, opta per un processo d’integrazione tra loro, per una combinazione capace di salvare le parti migliori di ognuna e comporle in modo che entrambe valgano, funzionino, riescano utili, che di entrambe sia fatta quella che deve essere la nuova storia, la nuova vita.

   Anche in Elogio dell’ignoranza e dell’errore l’autore si mette alla ricerca di un equilibrio, di una giusta misura tra quell’atteggiamento autoritario, assoluto che ha caratterizzato tanto tempo, tanta cultura, che si è arrogato il diritto di conoscere, detenere la verità in ogni ambito, ad ogni costo, e quella maniera di procedere nella vita come nell’opera, senza essere, cioè, completamente sicuri di quanto raggiunto, dubitando sempre, non dando niente per scontato, per definitivo. Tantissimi sono nel libro gli esempi che il Carofiglio adduce circa i pericoli, i danni che possono comportare operazioni, procedimenti compiuti anche da eminenti personaggi, studiosi, scienziati, rimasti sempre sicuri di sé, delle loro convinzioni, lontani da qualunque dubbio, qualunque modifica. È pericoloso procedere a senso unico, non concedere nessuno spazio, nessuna possibilità ad elementi, risvolti diversi da quelli del proprio pensiero. Anche l’opera compiuta, l’invenzione effettuata in questo modo può, col tempo, risultare imperfetta, può fallire in quelli che dovevano essere i suoi scopi. Se, invece, ad operare è una mente, un’intelligenza che non accetta di rimanere rigorosamente entro i suoi confini, che è disposta ad accogliere suggerimenti, contributi diversi, ad essere mobile, non rigida, a non escludere l’errore ma ad accettarlo, correggerlo, sicuramente quanto ottenuto sarà più completo, più valido. Quel che poteva guastarlo è stato eliminato grazie alle correzioni effettuate, ad una mentalità libera, aperta che ha tenuto conto anche di altro, di molto altro rispetto a quanto le era proprio. Ha proceduto per tentativi, tra dubbi, incertezze, correzioni, modifiche, non è rimasta convinta solo dei propri programmi. Quante volte è successo che la maniera del dubbio abbia portato ad opere più importanti di quelle ottenute in altro modo! Quante volte il caso, la circostanza fortuita, la mancata conoscenza, l’ignoranza di certi problemi hanno prodotto scoperte sensazionali, di portata storica! Continui sono gli esempi citati dal Carofiglio a riprova di queste affermazioni e frequenti sono anche le volte che si sofferma ad evidenziare come sia stata negativa quella posizione di rifiuto, di condanna dell’errore, dell’ignoranza che ancora continua ad essere mantenuta quando, invece, tanti benefici sono provenuti dalla sua correzione, tanto ha contribuito questa alla formazione di quella mentalità mobile, così adatta ad una vita, una società quale la moderna diventata talmente complessa nei suoi elementi, nei suoi movimenti da richiedere uno stato di continua flessibilità nel pensiero e nell’azione.    Non fa, però, Carofiglio del procedimento per errori il solo degno di essere seguito ma, come altre volte per altri problemi, invita ad una combinazione tra quello e il procedimento per verità assolute. Non rifiuta né l’uno né l’altro perché entrambi utili possono essere ed una sintesi delle loro parti migliori si auspica.

Nota 21 marzo 2025, AOODPIT 1784

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione

Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado
Ai Direttori generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici scolastici regionali
e, pc Al Capo di Gabinetto
All’ Ufficio stampa

Oggetto: Chiarimento circa l’uso del simbolo grafico dell’asterisco (*) o dello schwa (ə) nelle comunicazioni ufficiali delle istituzioni scolastiche


Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha inviato a tutte le scuole una circolare per ribadire che nelle comunicazioni ufficiali è imprescindibile il rispetto delle regole della lingua italiana. L’uso di segni grafici non conformi, come l’asterisco (*) e lo schwa (ə), è in contrasto con le norme linguistiche e rischia di compromettere la chiarezza e l’uniformità della comunicazione istituzionale.

L’Accademia della Crusca ha, infatti, più volte evidenziato che tali pratiche non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego, specialmente nei documenti ufficiali, ostacola la leggibilità e l’accessibilità dei testi. L’uso arbitrario di questi simboli introduce elementi di ambiguità e disomogeneità, rendendo la comunicazione meno comprensibile e meno efficace.

Il Ministero invita, pertanto, tutte le istituzioni scolastiche a mantenere l’uso di un linguaggio corretto e accessibile, nel rispetto delle norme linguistiche vigenti.

Giornata della Memoria e dell’Impegno

Nota 14 febbraio 2025, AOODGSIP 333
21 MARZO – Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, legge 8 marzo 2017, n. 20. Comunicazione evento “Il vento della memoria semina giustizia” – Trapani 21 marzo 2025


La legge 8 marzo 2017, n. 20, ha previsto, all’art. 1, l’istituzione della «Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie» fissandone, altresì, il riconoscimento della ricorrenza da parte della Repubblica il giorno 21 marzo di ogni anno.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’ambito della propria missione istituzionale, in coerenza con quanto previsto dalle Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica in materia di educazione alla legalità, contrasto alle mafie e cultura del rispetto, e in attuazione di quanto previsto dalla citata legge, sostiene la partecipazione delle Istituzioni scolastiche e le iniziative finalizzate alla costruzione, nelle giovani generazioni, di una memoria delle vittime delle mafie e degli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia recente e i successi dello Stato nelle politiche di contrasto e di repressione di tutte le mafie.

In data 21 marzo 2025, nell’ambito della “30ª Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, le Associazioni Libera e Avviso Pubblico promuovono un evento che si terrà nella città di Trapani dal titolo “Il vento della memoria semina giustizia” .

Per qualsiasi ulteriore informazione è possibile contattare la Segreteria organizzativa dell’evento alla casella e-mail segreteria.21marzo@libera.it.

Viaggi della memoria e sport

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, saluta con soddisfazione l’approvazione al Senato di tre distinti provvedimenti che insistono tra l’altro sui viaggi della Memoria e sul potenziamento delle attività sportive.

Tra le misure approvate, grande rilievo è dato alla tutela della memoria storica. Con uno stanziamento di 300.000 euro per il 2025, verrà realizzata la “Mappa della Memoria”, un progetto volto a documentare i campi di prigionia, di internamento e di concentramento in Italia, con particolare attenzione a quelli operanti durante il periodo fascista (1922-1945).

A questa iniziativa si affianca l’istituzione di un fondo di 1,2 milioni di euro per l’anno 2025, destinato alla promozione dei «viaggi nella storia e nella Memoria» per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, presso i campi di prigionia, internamento e concentramento in Italia.

Inoltre, con un ulteriore fondo di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, sarà incentivata l’organizzazione di “viaggi nella memoria” nei campi di concentramento nazisti per le scuole secondarie di secondo grado.

“La storia non si impara solo sui libri, si vive. Il nostro compito è impedire che l’oblio cancelli il passato – ha dichiarato il Ministro –. Portare gli studenti nei luoghi della memoria significa farli entrare in contatto diretto con la storia, affinché possano comprenderla, custodirla per difendere le ragioni della democrazia, della libertà, della umanità”.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, d’intesa con il Ministero dello Sport, investe anche nella pratica sportiva con l’istituzione dei “Nuovi giochi della gioventù”, in collaborazione con il Dipartimento per lo sport e con il Dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità. L’iniziativa, prevista in via sperimentale per gli anni scolastici 2024/2025 e 2025/2026, coinvolgerà gli studenti delle Scuole primarie e secondarie attraverso attività sportive mirate a favorire la valorizzazione dei talenti di ogni giovane. “Lo sport è molto importante per favorire la crescita e la maturazione dei nostri giovani. Serve anche per contrastare la dispersione scolastica. Con questo progetto garantiamo a tutti i ragazzi la possibilità di praticare attività fisica, valorizzando i loro talenti e promuovendo il gioco di squadra”, ha affermato Valditara.

Un’attenzione particolare sarà riservata agli studenti con disabilità, con gare dedicate e competizioni integrate per favorire una piena partecipazione.

Il provvedimento prevede anche misure per la prevenzione sanitaria, con l’istituzione di un Tavolo di lavoro per sensibilizzare i giovani sui temi della salute e del benessere, con particolare attenzione alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e dell’infertilità.

Per l’attuazione della riforma, sono stati stanziati 1 milione di euro per il 2025 e 10,03 milioni per il 2026, garantendo risorse concrete per rendere lo sport scolastico più accessibile e inclusivo.

“Abbiamo messo al centro i giovani, la loro crescita e il loro futuro. La scuola italiana si rafforza, e con essa il senso di comunità e di identità delle nuove generazioni”, ha concluso Valditara.