Kashiwai Hisashi, Le piccole storie della locanda Kamogawa

Kashiwai Hisashi tra gli “Scrittori di Kyoto”

di Antonio Stanca

   È uscito l’anno scorso, per conto della Einaudi nella serie “Stile Libero Big”, Le piccole storie della locanda Kamogawa, secondo libro dei dieci che compongono il ciclo del “Ristorante Kamogawa” prodotto dallo scrittore Kashiwai Hisashi. È il quarto autore che viene trattato nel progetto “Scrittori di Kyoto” ultimamente avviato per promuovere la loro conoscenza, diffondere le loro opere. In verità si è agli inizi del progetto e delle tante opere di Hisashi, narrativa, libri gialli, saggistica, giornalismo, soltanto questa seconda e la prima del “Ristorante Kamogawa” sono state finora tradotte in italiano, entrambe da Alessandro Passarella. Hanno avuto pure una riduzione televisiva. 

   Nato a Kyoto nel 1952, Hisashi è cresciuto, ha studiato, si è laureato in questa città del Giappone meridionale. Qui ha fondato una clinica odontoiatrica e qui continua a vivere a settantatré anni tra il lavoro di dentista e quello di scrittore. I suoi libri rientrano nella categoria delle “letture leggere”, di quelle che non richiedono molto impegno, che dicono di temi, di problemi comuni, quotidiani e anche per questo sembrano destinate ad avere una larga diffusione. Autore prolifico è Hisashi se si tiene conto che a settantatré anni molto ha scritto e di argomenti diversi, che è anche un operatore televisivo e che molto si è soffermato nei saggi ad illustrare, descrivere, giudicare la sua città, quella Kyoto che tanto fascino esercita, tanto attira per gli infiniti posti, locali pubblici, botteghe, negozi, luoghi di culto, di cultura, che la compongono, molte manifestazioni ospitano, molta storia contengono.

   Non solo in italiano ma anche in inglese sono stati tradotti i due libri ed entrambi nel 2024 mentre le edizioni originali risalgono al 2013 e 2014. In effetti erano nati come racconti isolati, distinti tra loro e solo in seguito l’autore ne aveva ricavato due opere. Ognuna è risultata composta da sei racconti che sono rimasti autonomi e nei quali molte cose, l’ambiente del famoso ristorante Kamogawa di Kyoto, i suoi gestori, il padre, Nagare, che è il cuoco, e la figlia Koishi, addetta all’ufficio investigativo, si ripetono. A cambiare sono i clienti e le loro richieste. In ognuna de Le piccole storie della locanda Kamogawa c’è un cliente nuovo, un personaggio diverso che si è messo alla ricerca del ristorante perché lo ha visto su un giornale o ne ha sentito parlare e una volta trovato vuole che gli sia preparato un piatto speciale perché ha fatto parte della sua vita trascorsa, perché vi sono legati certi ricordi o per altri motivi. Sono pietanze, gusti del passato, della tradizione, alcuni antichissimi, e non è facile ottenerli ma il cuoco Nagare si è tanto specializzato in queste ricerche, in questi recuperi da riuscire sempre in quelle che appaiono imprese impossibili. Soddisfatta rimane la persona che al ristorante è venuta anche da molto lontano per gustare un piatto speciale e ottenere quanto sperato per sé o per altri. Una funzione importante è quella svolta da Kamogawa Nagare e dalla figlia Koishi: questa passa al padre tutte le informazioni, le notizie circa il piatto richiesto, i tempi, i luoghi, le persone alle quali è collegato e lui si impegna a svolgere la ricerca e la preparazione. Riporta in vita quel che era scomparso e che ora veniva cercato per il bene di un singolo o di una comunità. In nessuna delle storie di questi libri si manca di perseguire degli scopi positivi, delle finalità che valgano, procurino dei vantaggi, siano utili, risolvano dei problemi. La preparazione del piatto finisce con l’avere una funzione superiore a quella soltanto alimentare, con l’assumere un valore morale, sociale, quello proprio del ricordo, del recupero di certi tempi, di certi luoghi, della vita che vi era connessa ed ora non c’è più. Un’operazione storica, culturale diventa, capace si mostra di riportare a principi, regole che insieme a quei piatti si sono perse e che molto utile sarebbe tornare a praticare.

    Un altro modo va considerato questo dello scrittore Hisashi per sapere della letteratura, della cultura, della storia di una nazione dalla quale tanto sta giungendo in questi ultimi tempi e che tanto serve in un momento di crisi morale, spirituale come quello che l’Occidente sta attraversando.