Il diritto dei bambini alla musica
di Margherita Marzario
“La musica riveste un ruolo cruciale soprattutto nei contesti educativi, agendo come potente strumento di sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Emotivamente, aiuta a riconoscere e gestire le emozioni, migliorando l’autostima e offrendo un canale per affrontare lo stress. Socialmente, promuove competenze di collaborazione e comunicazione, insegnando il valore del lavoro di squadra e del rispetto reciproco. Infatti la musica agisce come ponte culturale, favorendo l’inclusione e la comprensione interculturale. Infine, stimola la creatività e l’espressione personale, offrendo un’opportunità per esplorare e sviluppare il talento artistico” (cit.). L’importanza della musica è universalmente riconosciuta, ancor di più per lo sviluppo dei bambini. Non a caso nella locuzione “pieno e armonioso sviluppo della personalità del fanciullo” (Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) si usa un termine musicale derivato da “armonia”.
“Negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia la musica svolge un ruolo determinante, ma spesso mancano le competenze specifiche degli insegnanti e il materiale didattico specifico. Una buona programmazione musicale è il primo passo per riuscire a far musica in modo piacevole e produttivo” (cit.). La musica a scuola, sin con bambini piccolissimi, fa: Muovere, Unire, Sorridere, Intraprendere, Conoscere, Attivare. Come rimarcato altresì nella normativa sul cosiddetto “sistema integrato 0-6”.
Gli esperti Emiliano Toso e Tea Baldini sottolineano la polivalenza della musica sin dal concepimento: “La gravidanza è un periodo unico e delicato nella vita di una donna, caratterizzato da notevoli cambiamenti fisici ed emotivi. La musica può essere d’aiuto poiché fornisce un ambiente tranquillo e rilassante, aiutando a ridurre lo stress e l’ansia che possono essere associati a questo momento. Numerosi studi dimostrano che la musica può avere un effetto positivo anche sullo sviluppo fetale. Il battito cardiaco e i ritmi respiratori del feto possono sincronizzarsi con la musica, un processo che può favorire il loro sviluppo. Alcuni studi suggeriscono anche che l’esposizione alla musica prima della nascita può migliorare le capacità di apprendimento e di memoria del bambino. Inoltre, la musica in gravidanza offre un’opportunità unica per rafforzare il legame tra madre e figlio. Quindi, può essere visto non solo come un beneficio per lo sviluppo del bambino, ma anche come uno strumento per migliorare la salute emotiva e mentale della madre”. “Fare musica” per i bambini è importante anche per la costruzione della propria “identità musicale o sonora” e non (o non solo) per imparare a suonare uno strumento.
Le esperte musicali Alessia Cominato e Cristina De Cillia spiegano: “L’identità sonora rappresenta in qualche modo la nostra storia, il nostro bagaglio musicale fatto di tutte quelle musiche, quei suoni, quei rumori, quei movimenti che ci accompagnano fin da quando eravamo nella pancia della nostra mamma. […] L’idea di andare alla ricerca della propria identità sonora rappresenta prima di tutto un tentativo di ascolto della propria persona e di espressione di ciò che risiede in noi. […] Prendersi cura del proprio “sé musicale” significa essere pronti a scoprire ciò che di musicale c’è in noi, prendersi il tempo per comprendere le nostre emozioni in relazione alla musica, ascoltare i nostri ritmi e creare uno spazio musicale su misura per noi”. Educare alla musica e, quindi, sviluppare l’identità sonora di un bambino lo abitua, tra l’altro, ad ascoltare e ascoltarsi e al rispetto. Si favorisce l’esercizio di vari diritti dei bambini di cui nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, in primis l’ascolto.
L’ascolto è un’arte, una scuola di vita, in cui ognuno impara ad ascoltare innanzitutto se stesso per, poi, ascoltare l’altro. È quella scuola in cui la famiglia impara a farsi famiglia, l’uno in ascolto dell’altro. Così in famiglia si mettono in atto gli articoli 12 (ascolto), 13 (libertà di espressione) e 14 (libertà di pensiero e coscienza) della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. “L’ascolto – inteso come capacità di uscire da se stessi per accogliere la persona dell’altro nella sua totalità – è un’abilità umana preziosa, sempre più necessaria nella moderna socialità così come nella quotidianità delle nostre aule scolastiche. La capacità di ascolto di sé e dell’altro, che si sviluppa poi nella capacità di attenzione, approfondimento, riflessione, richiede percorsi educativi specifici in cui la musica rappresenta un tassello fondamentale, in quanto fortemente attrattiva, giocosa, divertente, emozionante” (cit.). La voce, il principale mezzo di comunicazione umana, il personale strumento musicale: sin dal grembo i futuri genitori fanno di tutto per far sentire la propria voce al nascituro e stanno in silenzio per percepire ogni movimento o vibrazione che provenga dal feto. Dopo, però, si trascura di dare voce ai bambini e di fare silenzio con e per i bambini. E uno dei loro segnali di disagio per farsi ascoltare è il mutismo selettivo.
“Fare musica con le mamme in dolce attesa, i neonati, i bambini, gli adolescenti e gli adulti, permettere loro di esprimersi attraverso essa, significa formare “persone musicali” capaci di ascoltare, condividere ed emozionarsi. Con la musica la persona vive su di sé la scansione del tempo, il sapersi muovere all’interno di uno spazio condiviso, il rispetto di se stesso, del proprio ruolo e di quello degli altri. In questo senso la musica ci permette di contemplare le mille sfaccettature della persona” (cit.). “Fare musica” con i bambini è dare loro del tempo e darsi tempo con i bambini, dare contenuto al tempo (da quello psicologico a quello cronologico). Bisogna sì rivolgersi a esperti ma, in particolare a scuola, non bisogna fare di ogni proposta pedagogica un progetto didattico.
La musica realizza molti principi costituzionali, dalla democrazia (art. 1 Cost.) alla pace (art. 11) e, soprattutto, lo sviluppo della cultura e la tutela del patrimonio storico e artistico (art. 9). Anche la nuova disposizione dell’art. 9, “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, può essere applicata alla musica giacché esistono paesaggi sonori, la musicalità di tutta la natura e la sonorità di ogni essere e di ogni oggetto.
E si può dire che la musica è un diritto dei bambini, perché favorisce l’atmosfera di felicità, amore e comprensione (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia), stimola lo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale del fanciullo (art. 27 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) e contribuisce al diritto al riposo, allo svago, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età ed a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica (art. 31 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia). Fondamenti al diritto alla musica si trovano altresì nel decalogo dei diritti naturali di Gianfranco Zavalloni e nella Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura (Bologna 2011).
Nelle “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione” (2012) nel campo di esperienza “Immagini, suoni, colori” relativo alla scuola dell’infanzia si legge: “La musica è un’esperienza universale che si manifesta in modi e generi diversi, tutti di pari dignità, carica di emozioni e ricca di tradizioni culturali. Il bambino, interagendo con il paesaggio sonoro, sviluppa le proprie capacità cognitive e relazionali, impara a percepire, ascoltare, ricercare e discriminare i suoni all’interno di contesti di apprendimento significativi. Esplora le proprie possibilità sonoro-espressive e simbolico-rappresentative, accrescendo la fiducia nelle proprie potenzialità. L’ascolto delle produzioni sonore personali lo apre al piacere di fare musica e alla condivisione di repertori appartenenti a vari generi musicali”.
Nei successivi paragrafi delle Indicazioni nazionali, nella disciplina di musica per la scuola primaria si legge: “La musica, componente fondamentale e universale dell’esperienza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale propizio all’attivazione di processi di cooperazione e socializzazione, all’acquisizione di strumenti di conoscenza, alla valorizzazione della creatività e della partecipazione, allo sviluppo del senso di appartenenza a una comunità, nonché all’interazione fra culture diverse”.
Sicuramente la musica garantisce il benessere e la salute dei bambini. “La tecnologia è uno strumento da gestire in modo appropriato senza abusi: sono diversi, infatti, gli effetti che gli psichiatri stanno osservando negli ultimi anni e in particolare tra i giovani causati da un eccessivo e smodato utilizzo del digitale. Uno tra essi è il disturbo del sonno, che ha ripercussioni sulla memoria e sulla capacità di concentrarsi; tra gli effetti estremi c’è l’isolamento sociale” (comunicato Progetto Itaca, gennaio 2024). Anziché mettere in mano ai figli precocemente e inadeguatamente dispositivi digitali, i genitori dovrebbero dare loro strumenti musicali o materiale di recupero o di riciclo o altro da manipolare per stimolare l’uso delle mani e suscitare emozioni.
L’educatore (e anche il genitore) deve agire come l’arrangiatore musicale: organizzare e valorizzare il tema musicale composto da altri. L’educazione è mediazione come si ricava anche dalla Carta dei diritti dei bambini all’arte e alla cultura.
La vita è un concerto che comporta prove e riprove, accordature del proprio strumento e accordature con gli altri strumenti. Resilienza: armeggiare dentro di sé, arpeggiare con le proprie corde. “Il bambino possiede in lui importanti risorse. Esse si rivelano se egli può dialogare, essere ascoltato con affetto e rispetto, essere difeso. […] questa “resilienza” che permette al bambino di ricostruirsi” (dalla Carta del Bureau International Catholique de l’Enfance, Parigi, giugno 2007).
Fantasia, speranza, esultanza, esuberanza: i bambini hanno gli strumenti per superare e far superare ogni momento brutto e agli adulti tocca semplicemente guardarli e ascoltarli e i bambini stessi sono degli strumenti musicali.
Volgere lo sguardo e tendere l’orecchio come richiede la vita e ogni forma di vita.