Pasqua cura e attenzione

Pasqua cura e attenzione

di Vincenzo Andraous

Agli occhi appare quella sovrapposizione di due legni, quella Croce sgangherata ma appesa con metodo, a mezz’aria, le braccia allargate, la testa reclinata, la ferita, il sangue degli innocenti, di quanti gridano giustizia, ma spesso, sempre più spesso, rimangono senza giustizia.

E’ festa di Pasqua, è vero, eppure il dolore non è solo un’emozione, il dolore di una ingiustizia perpetrata in origine, somiglia a un sofferenza che annienta e poi cancella qualcosa che non c’è più,  eppure lì risiede l’amore.

E allora ecco quell’urlo così disperato, quell’urlo di chi non ha più speranza. C’è nell’aria un sapore strano, del ferro battuto, del chiodo infisso, della spada senza altra lucentezza, eppure la gioia resiste alle intemperie delle miserevolezze umane, rende meno oppressiva e incomprensibile quella morte, quel figlio Santo e Dio abbandonato, dentro l’ingiustizia umana più grande.

E’ Pasqua, è festa, è riconciliazione con la vita che non si spegne, non s’arrende, quell’Uomo muore e già domani è ritornato a essere quanto era, sembra inverosimile almeno quanto in ognuno di noi la caduta uccide la ragione del cuore, sopraffatta dalla nostra lucida follia.

La croce scelta, passo dopo passo, non risulterà mai segno di sconfitta, ma  resilienza della radice profonda aggrappata profondamente alla terra, cosicché nessuna tempesta o bestemmia ne possa sdradicare la passione della fede che ognuna professa.

Si è festa di tutti nessuno escluso, nasce poco più indietro dove c’è la sofferenza, il dolore, che richiama a raccolta ogni energia interiore,  affinché la prossimità dell’altro abbia la nostra attenzione, perché la Pasqua è tutta dentro la nostra umanità che dovrebbe significare avere cura, averne cura, di chi come quel Cristo in croce spesso sta davanti al nostro naso e non lo vediamo, peggio, non intendiamo proprio vederlo. Mi piace pensare che questa Pasqua non sia soltanto la ricorrenza da onorare in automatico, ma consegni a chi crede nel valore irrinunciabile della libertà, quella libertà scritta a chiare lettere su quei legni e quei chiodi, con quella assenza diventata presenza costante, quella libertà come responsabilità insegnata attraverso l’esempio di  questa possibile rinascita.

Indicazioni Nazionali, Valditara: “Svolta culturale. Se non si sa chi sia Mazzini c’è un problema, e non nella didattica”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Oggi, 8 aprile, alle ore 16, si svolge il convegno “Le radici del futuro – Confronto sulle Nuove Indicazioni Nazionali per la scuola” presso la Sala Tatarella – Palazzo dei Gruppi Parlamentari a Roma.

L’iniziativa, promossa dalla sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, rappresenta un’occasione di approfondimento e dibattito sulle nuove Indicazioni Nazionali per la scuola, con la partecipazione dei coordinatori della Commissione Tecnica Ministeriale.

I partecipanti

Saluti istituzionali del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. A seguire Alessandro Amorese, Capogruppo FDI VII Commissione Istruzione della Camera, Gimmi Cangiano, Componente FDI VII Commissione Istruzione della Camera. Interventi dell’On. Paola Frassinetti, Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e del Merito, Ella Bucalo, Vice Responsabile Dipartimento Istruzione FDI, membro VII Commissione Senato, Suor Anna Monia Alfieri, istitutrice e religiosa, Marco Cimmino, storico.

Nuove Indicazioni Nazionali, le parole di Valditara

Ecco le parole del ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara: “Qual è lo spirito delle nuove Indicazioni Nazionali? Guai a pensare che vogliano ledere l’autonomia scolastica. Abbiamo voluto fare un’operazione di pianificazione e importante svolta culturale. Siamo partiti da una considerazione, dai dati: quando veniamo a sapere che molti studenti non sanno chi sia Mazzini o confondono D’Annunzio e Leopardi c’è qualcosa che non funziona. Non tanto nella qualità della didattica ma nelle Indicazioni Nazionali”.

“Veniamo da una svalutazione della grammatica, della sintassi, delle regole. Banalmente, penso al mio intervento a difesa della lingua italiana contro asterischi e schwa. In un’epoca di Internet, di cellulare, che impediscono di allenare la memoria è importante immagazzinare un bagaglio, una ricchezza espressiva”.

“Ritengo che l’identità sia fondamentale in una società sempre più aperta. Il rischio è che chi arriva da noi trovi il vuoto. Non vogliamo che venga riempito da altri. La società dell’Antica Roma non era razzista, aveva una consapevolezza dei valori identitari. Queste sono le indicazioni che ho dato alla Commissione: ridare dignità alla lingua italiana, educare ad un linguaggio corretto. Poi il rispetto verso gli altri. Bisogna imparare a scrivere in corsivo”.

“Poesie a memoria: la memorizzazione è fondamentale, è un’occasione per acquisire un linguaggio fatto di espressioni raffinate. Poi, il latino, è fondamentale. Il latino esprime la logica, valori universali, i valori dell’Occidente. Poi, la storia: ho letto un libro di storia con pagine su un felino vissuto nella Preistoria. Se riduco lo spazio in un anno solo Grecia, Roma e Cristianesimo perdo di vista le radici”.

“Abbiamo bisogno di informatica, di intelligenza artificiale, certo. Abbiamo promosso l’IA a scuola nella didattica. Ma abbiamo la necessità di avere la consapevolezza delle Humanities. Dobbiamo rimettere al centro l’importanza della storia nell’Occidente per avere un Europa solida, con un suo spessore, non solo un’Europa delle regole, degli interessi, della burocrazia. Siamo orgogliosi della nostra storia, no alla cancel culture”.

Nuove Indicazioni Nazionali, si parte il 1° settembre 2026

nuovi programmi scolastici, figli delle indicazioni nazionali della scuola primaria introdotte dal ministero dell’Istruzione, entreranno in vigore dall’anno scolastico 2026/2027. Ed è già corsa contro il tempo, perchè in contemporanea saranno anche pronti i libri di testo adeguatamente aggiornati: il doppio impegno è stato pubblicamente preso il 2 aprile dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara durante un’interrogazione degli onorevoli Grippo e Bergonzoni di Azione specifica sugli esiti della pubblicazione, avvenuta l’11 marzo scorso, della bozza sulle “Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione 2025”.

Come abbiamo già avuto modo di scrivere, il titolare del Mim ha detto di avere “avuto un confronto diretto con l’Associazione Italiana Editori: i tempi sono risultati compatibili con la produzione di materiali didattici, coerenti con le nuove indicazioni, in tempo, dunque, per la loro adozione a partire dall’anno scolastico 2026/27”.

Valditara è tornato sulle motivazioni che hanno prodotto tale decisione: dopo avere parlato della “consapevolezza della rilevante portata culturale di questa revisione”, il ministro ha tenuto a dire che “negli ultimi decenni – ha spiegato – si sono affermate tendenze pedagogiche che hanno portato al decadimento di alcune conoscenze. Abbiamo voluto recuperare il senso della nostra identità per capire chi siamo e da dove veniamo. La definizione delle Indicazioni è prerogativa del Mim a cui spetta il compito di fornire gli obiettivi generali, nel pieno rispetto dell’autonomia delle scuole”.

Frassinetti: “La scuola è merito, è cultura”

Ecco le parole della sottosegretaria Frassinetti: “Se la scuola viene sempre abbinata al lavoro, ultimamente, quasi in maniera ossessiva, credo si dimentichi della cultura. Non c’è contrapposizione tra competenze e conoscenze, sono due facce della stessa medaglia”.

“La cultura generale è saper contestualizzare, e la geografia è una delle materie che più entra nella quotidianità. Come la storia non è solo dinosauri. Perché è retrograda una scuola che fa sì che certe conoscenze rimangano tutta la vita? Lo spirito critico nasce con il confronto con l’epica, con la cultura classica. Penso che una delle prossime battaglie sia la difesa del liceo classico, che non possiamo non difendere. La nostra scuola è unica. Nessuno vuole scuole di serie A o B, ma bisogna difendere il liceo classico. Nessuno è mai morto per aver imparato una poesia a memoria. Le critiche sono inutili, non c’è una proposta alternativa. Crediamo che la scuola è merito, è cultura”, ha concluso.

Loredana Perla, il commento

Ecco le parole della professoressa Loredana Perla: “Alcune osservazioni le recepiremo, altre no. Sono colpita dagli attacchi ideologizzati. Viviamo una stagione difficile di comunicazione con i genitori, che spesso sono in competizione con i docenti, sottovalutano il lavoro della scuola. Con tutto il rispetto, è importante valorizzare il ruolo fondamentale di presidio culturale delle scuole e dei docenti. La valorizzazione del docente non è ininfluente in queste linee guida. Finora il docente è stato visto come funzionale. Senza i maestri non si raggiunge la formazione integrale degli alunni. Abbiamo voluto valorizzare l’insegnante, che è il vero curriculum maker”.

“C’è stato un ampliamento di conoscenze nel paniere. Vogliamo dire agli insegnanti: questa è la strada, poi voi costruirete il curricolo. Ci sono delle conoscenze che non si possono non insegnare. L’autonomia viene rispettata. Speriamo che il nostro documento possa fronteggiare la crisi dell’istruzione. Chi non la vede non è onesto intellettualmente”.

Bucalo: “Necessità di rinnovare l’approccio educativo”

Queste le parole di Ella Bucalo: “Le nuove indicazioni sui programmi didattici, introdotte dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, sono state motivate da una serie di fattori legati al declino delle competenze degli studenti italiani e alla necessità di rinnovare l’approccio educativo. Il 35% degli adulti italiani riesce a comprendere solo testi molto semplici, mentre il 43,5% degli studenti delle superiori non raggiunge competenze minime in italiano e il 47,5% in matematica. Questo ha evidenziato un problema di analfabetismo funzionale che necessita di interventi urgenti. Ecco perché l’importanza di reintrodurre elementi come il latino, la grammatica, per coltivare capacità logiche, analitiche e linguistiche, fondamentali per la crescita personale e intellettuale. Altro punto fondamentale della riforma è lo studio delle materie STEM. L’approccio didattico sarà orientato verso il laboratorio e la realtà pratica, per migliorare le competenze in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, fondamentali in un mondo in continua evoluzione, caratterizzato da innovazioni tecnologiche e rapide trasformazioni. Educare i ragazzi alle materie STEM non significa solo prepararli per il lavoro, ma anche formarli come cittadini consapevoli e responsabili, capaci di contribuire al progresso della società. Va sottolineata poi l’importanza che è stata data nelle nuove indicazioni ad un nuovo patto di alleanza tra Scuola e famiglia due pilastri imprescindibili nella formazione e nell’educazione di ogni individuo. In una società in continuo mutamento infatti diventa essenziale un dialogo costruttivo e continuo tra famiglia e scuola per porre le basi per cooperare alla costruzione di una visione educativa comune. Infine va spiegato a bambini e preadolescenti, anzitutto da parte dei genitori, che la nostra Repubblica ha posto la scuola al centro del suo progetto di Paese e che la scuola è un bene sociale comune di inestimabile rilevanza, da tutelare e valorizzare”.


Indicazioni nazionali, il pedagogista Italo Fiorin: “Ritorno al passato, testo largamente insufficiente, metodo inclassificabile”

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Il dibattito sulle Indicazioni nazionali si amplia; convegni, seminari, incontri in presenza e on line si susseguono.
Oggi ne parliamo con Italo Fiorin, già docente di pedagogia sociale per molti decenni e ora direttore della scuola di alta formazione Educazione all’incontro e alla solidarietà.
Nel 2007 Fiorin era stato anche il coordinatore della Commissione che aveva lavorato al testo delle Indicazioni uscite in quell’anno.

Se lei dovesse riassumere con una battuta, con uno slogan il senso delle Nuove Indicazioni proposte dalla Commissione Perla cosa si sentirebbe di dire?

Mi viene da pensare a “ritorno al passato”; mi sembra uno slogan efficace perché dà conto del fatto che con queste Indicazioni si torna indietro su tanti aspetti: si torna ai programmi, al centralismo ministeriale, al paternalismo didattico ad una scuola che non viene ascoltata.
La mia preoccupazione più forte è però un’altra: la cultura pedagogica che ispirava le indicazioni precedenti faceva riferimento alle idee di cittadinanza e di partecipazione; idee che ora vengono mortificate e sostituite da una cultura di tipo nazionalistico, con una assurda enfatizzazione di una cultura dell’occidente. E questa è una visione pericolosa oltre che anacronistica perché tutte le volte che si tracciano confini e si descrivono identità per contrapposizione si finisce per sostenere una cultura dell’assimilazione del diverso e non del dialogo.
E’ una situazione molto rischiosa.

E’ vero, però oggi abbiamo anche dei contrappesi, viviamo in un sistema democratico piuttosto solido; forse tutti questi rischi non ci sono

Mi piacerebbe pensare che viviamo in una democrazia in buona salute, ma in realtà mi sembra che proprio questo sia il punto più critico; il voto è certamente l’espressione di un paese democratico ma questo non basta, ci sono Paesi non democratici che usano largamente il voto per legittimarsi.
E, se vogliamo fare un esempio di carente democrazia, possiamo parlare proprio della operazione messa in piedi dal Ministero con una forma di partecipazione/consultazione non autentica richiesta alle scuole.
Al contrario, le indicazioni 2007-2012 erano state accolte dai docenti con molto favore perché la scuola si è sentita prima di tutto ascoltata, si è sentita accompagnata; i docenti hanno potuto constatare che molte delle cose che scritte in quei documenti venivano da loro stessi.

La Commissione Perla ed anche lo stesso Ministro hanno più volte sottolineato che in queste Indicazioni viene messa in primo piano la persona. Questa parola richiama direttamente anche il personalismo pedagogico e filosofico che certamente è pienamente coerente con la sua formazione culturale e scientifica. Quindi questo richiamo dovrebbe piacerle, e invece mi par di capire che non è così. Per quale motivo?

Il riferimento alla persona è sicuramente un dato importante, si tratta anche di un riferimento di natura costituzionale, ma bisogna sempre intendersi quando si usano certe espressioni.
Provando a mettere a confronto i due testi si scopre che anche nel testo delle indicazioni 2012 la persona è centrale: il titolo di apertura era “Cultura, scuola, persona”, adesso abbiamo “Persona, scuola, famiglia”.
Ma c’è anche dell’altro: bisogna essere ben consapevoli che la persona non è solo individuo, ed è questo il punto fondamentale e dirimente.
Provo a spiegarmi con una bella definizione africana: la persona è persona attraverso le altre persone, cioè la persone è tale solo in relazione con gli altri. E l’essere in relazione con gli altri richiama direttamente i temi della solidarietà e della cittadinanza. Non caso nelle Indicazioni precedenti si diceva che la cittadinanza, che non è solo nazionale o europea ma è planetaria, rappresenta lo sfondo integratore dell’intero curricolo.
In conclusione: va benissimo parlare di persona ma a condizione che ci si riferisca alla persona con responsabilità sociale, alla persona chiamata ad essere cittadino responsabile. A me pare invece che nelle Nuove Indicazioni si metta troppa enfasi sul concetto di libertà della persona, valore che – lo dice la nostra Costituzione – deve essere affiancato a quelli dell’equità, della solidarietà e della fratellanza, se vogliamo parlare questo linguaggio.

Veniamo ad un altro tema: le nuove Indicazioni, in diversi casi, entrano in dettagli molto particolari. Prendiamo le indicazioni sulla storia: al secondo anno della primaria si dovrebbe parlare dei Martiri di Belfiore e della Piccola vedetta lombarda. Anche se molti hanno la sensazione che queste siano delle grida manzoniane perché poi alla fine nel chiuso della propria aula ogni continuerà a fare ciò che ritiene meglio. Lei cosa ne pensa?

Ho due osservazioni da fare.
E’ vero che in classe l’insegnante può fare quello che vuole e questo è un elemento importante da tenere presente perché effettivamente neanche le migliori indicazioni del mondo hanno il potere automaticamente di migliorare la scuola.
Seconda osservazione: l’esempio che lei ha proposto fa emergere grandi contraddizioni, nel capitolo sulla storia si dice che il bambino non può imparare attraverso l’uso dei documenti e delle fonti. E con questo si tradisce la storia facendola diventare una disciplina pedagogica e in definitiva anche un po’ ideologica, ma si entra in contraddizione con altri punti del documento perché a proposito della lingua italiana a un certo punto si dice che il bambino deve essere capace di interpretare e analizzare le fonti e valutarne l’attendibilità. Dunque quello stesso bambino che in storia non sa usare i documenti magicamente nella lingua italiana diventa capace di valutare l’attendibilità delle fonti.

Le Indicazioni offrono prescrizioni precise, anche molto dettagliate, non solo nel capitolo sulla storia; cose ne pensa?

E’ vero, c’è tutto un apparato che spiega per filo e per segno all’insegnante quello che deve fare; allora la domanda è: ma queste sono ancora indicazioni o sono qualcosa di mezzo tra programmi nazionali e guida didattica o sono addirittura quel curricolo che in verità è compito specifico della scuola? E’ un problema di non poco conto.

Chiudiamo con una questione: c’è chi sostiene che queste Indicazioni non sono in alcun modo emendabili quindi vanno respinte al mittente; altri dicono che sono indicazioni sulle quali vale la pena di discutere. Qual è la sua posizione?

Bisogna intendersi su un punto: il Governo ha il diritto (direi anche il dovere) di aggiornare e riscrivere le Indicazioni per migliorarle o comunque per modificarle. Ciò che va restituito al mittente è il modo con cui si sta lavorando: manca pluralismo nella Commissione, il testo è scritto male, non c’è rapporto con le scuole, manca la partecipazione.
Diciamo la verità: questo modo di consultare le scuole e i docenti è addirittura insultante.
Persino i corsi di laurea in scienza della formazione stanno protestando contro queste Indicazioni; bisogna aprire un dialogo con la scuola e con l’Università che è il luogo dove si formano i docenti che dovranno poi applicare le Indicazioni.

Volendo concludere con una battuta molto sintetica e volendo dare un voto a queste indicazioni allora potremmo dire che dei risultati oggettivi si può anche discutere e quindi il voto potrebbe essere una quasi sufficienza, mentre per quanto riguarda l’impegno e il metodo il voto è largamente insufficiente. E’ una sintesi giusta?

Io sarei più severo ancora: il modo con cui si sta coinvolgendo la scuola è inclassificabile; per quanto riguarda il testo, a me non piace dare voti e insieme con molti altri ho detto a suo tempo che non esiste il gravemente insufficiente perché c’è sempre un livello di competenza da cui partire. In questo caso dico che siamo al livello di competenza iniziale quindi mi augurerei che si elevasse di molto lo standard desiderato.


Nuove Indicazioni Nazionali tra identità, esclusione e ritorni al passato: la critica della Società Italiana delle Letterate

da Tuttoscuola

Le Nuove Indicazioni Nazionali pubblicate lo scorso 11 marzo dal Ministero dell’Istruzione e del Merito come “materiali per il dibattito pubblico”, continuano a suscitare reazioni forti e critiche da parte del mondo accademico, pedagogico e culturale. Tra le voci più autorevoli, quella della Società Italiana delle Letterate (SIL), che in una nota arriva ad esprimere “forte preoccupazione” per quella che viene definita come “un’operazione di arretramento” rispetto al documento programmatico del 2012.

Lingua e letteratura: un ritorno a un’identità unica e chiusa

Uno dei punti centrali della critica riguarda la concezione della lingua italiana presentata nelle nuove Indicazioni, che, secondo la SIL, si lega a una visione identitaria e univoca, trascurando la ricchezza e la pluralità che da sempre caratterizzano l’italiano reale, parlato e scritto. “Si propone una visione della lingua legata all’identità nazionale, trascurandone la dimensione polifonica e plurale”, si legge nel documento, dove si evidenzia l’assenza di attenzione alle varietà linguistiche interne — dai dialetti alle lingue di minoranza — e soprattutto alla molteplicità delle espressioni oggi presenti nelle classi scolastiche.

Un aspetto che tradisce l’impostazione aperta e democratica ereditata dal pensiero di Tullio De Mauro e dal GISCEL, che avevano sottolineato la funzione della lingua come strumento essenziale per la partecipazione alla vita democratica. In quella prospettiva, ricorda la SIL, la scuola era chiamata a fornire “strumenti linguistici adeguati per esprimersi e comprendere il mondo”.

Invece, in queste Indicazioni, prosegue la nota, si assiste alla totale mancanza di riconoscimento per il lavoro di riscrittura del canone letterario svolto da anni: “Non v’è traccia di questo lavorio di riscrittura della tradizione in una prospettiva aperta alla presa di parola di tutte le soggettività oppresse”. Concetti come oltrecanone e personagge, elaborati in anni di riflessione teorica e didattica, vengono ignorati, mentre si riafferma una concezione classica e tradizionale della letteratura, fondata su autori canonici e modelli patriarcali.

Anticipare il latino, cancellare il contemporaneo?

Un altro nodo è l’introduzione del latino nella scuola media come disciplina autonoma. Per la SIL, questa scelta appare problematica: da un lato, perché sottrae tempo all’approfondimento della lingua e della letteratura contemporanea; dall’altro, perché rischia di rafforzare dinamiche selettive, rendendo “l’intero processo di apprendimento relativo all’asse linguistico meno accessibile”.

Una riflessione metalinguistica sul latino era possibile, sostengono le letterate, senza l’istituzione formale di una disciplina separata. Così facendo, si rischia di irrigidire un sistema che dovrebbe invece favorire accessibilità, confronto e costruzione progressiva delle competenze.

La Bibbia a scuola: letteratura o religione?

Altro punto critico è l’inserimento della Bibbia nel percorso curricolare. Pur presentata come riferimento culturale e letterario, la sua inclusione è giudicata dalla SIL una forzatura che rischia di rafforzare l’impianto confessionale del sistema educativo, a discapito della pluralità religiosa e culturale. “L’indicazione della Bibbia come fonte letteraria […] erode e offusca la conoscenza effettiva del passato” e “mina l’apertura e la reale valorizzazione della diversità religiosa e culturale”.

Educazione civica o educazione nazionalistica?

Sotto accusa anche l’impostazione dell’educazione civica: pur affrontando temi fondamentali come la Costituzione, la legalità e la sostenibilità ambientale, la SIL rileva un rischio concreto di scivolamento verso una “prospettiva nazionalistica e un’ottica securitaria”. Il continuo richiamo alla regola e all’ordine, avverte l’associazione, potrebbe allontanare gli studenti dalla possibilità di esprimersi liberamente e sviluppare un pensiero critico, andando così contro alcuni principi costituzionali fondamentali come la libertà di espressione.

Educazione di genere: la grande assente

In un’epoca in cui le questioni di genere attraversano scuola, società e cultura, le nuove Indicazioni si rifanno a una visione semplificata e superata, parlando di “complementarità tra i generi” ma senza affrontare la necessità di decostruire gli stereotipi. “Non viene riconosciuta la pluralità delle identità di genere e delle esperienze affettive e sessuali”, denuncia la SIL, rilevando una riproposizione del modello eteronormativo che esclude le molteplici realtà esistenti dentro e fuori le aule scolastiche.

“Il lavoro delle nostre fondatrici […] ha posto la necessità di uno sguardo ampio sulla letteratura per ridefinirne i perimetri e le genealogie oltre i confini nazionali”, si legge ancora nella nota. In questo contesto, la presenza crescente di autrici e autori di origini “altre” rappresenta una ricchezza per la lingua e la letteratura italiana, e non un’anomalia da ignorare.

La parola come strumento di cittadinanza

Uno degli aspetti più critici secondo la Società Italiana delle Letterate riguarda l’approccio alla grammatica e alla valutazione. Le Indicazioni sembrano privilegiare una didattica normativa e mnemonica della lingua, trascurando invece la dimensione comunicativa, partecipativa e creativa dell’uso della parola.

La valutazione, inoltre, viene concepita come strumento selettivo, pensata per “valorizzare i talenti” e premiare chi si adegua. Ma “la valutazione – si legge nel comunicato – è parte costitutiva del processo di apprendimento” e deve seguire logiche di gradualità, supporto, accompagnamento. Un’impostazione rigida e meritocratica rischia di minare la vocazione democratica della scuola pubblica.

L’appello finale: una scuola plurale e aperta

In chiusura, la SIL lancia un appello chiaro e deciso: “La Società Italiana delle Letterate invita a una revisione delle nuove Indicazioni Nazionali affinché la scuola possa realmente promuovere il dialogo interculturale, la pluralità linguistica e la formazione di nuove generazioni capaci di una cittadinanza consapevole e aperta al mondo”.

Un appello che non è solo tecnico o pedagogico, ma profondamente politico: rimettere al centro la parola — in tutte le sue forme, voci, radici — come strumento per costruire una scuola davvero pubblica, democratica, plurale.

Ricordiamo che, dopo il webinar del 27 marzo sull’impianto generale delle Nuove Indicazioni (si può rivedere qui), Tuttoscuola e la Fondazione Agnelli ne promuoveranno altri a carattere disciplinare, oltre a seguire puntualmente gli sviluppi del confronto nella newsletter settimanale del lunedì, sul sito e sulla rivista.

Concorsi scuola PNRR 2. Conseguenze della proroga di validità delle graduatorie di merito

da Tuttoscuola

Il decreto legge n. 45 del 7 aprile prevede al comma 4 dell’art. 2 che la validità delle graduatorie di merito (GM) dei concorsi PNRR/2, attualmente in fase di svolgimento, venga prorogata al 10 dicembre 2025.

La scadenza ordinaria di validità delle graduatorie è fissata normalmente al 31 agosto per consentire la nomina dei vincitori al 1° settembre ma, ancora una volta, la validità prorogata consentirà la nomina dei vincitori ad anno scolastica iniziato e, comunque, entro il 31 dicembre 2025.

Il decreto prevede la proroga limitatamente all’anno scolastico 2025-26 (la stessa formulazione utilizzata l’anno scorso per analoga proroga che sembrava unica ed eccezionale) ed è motivata – anche se non dichiarata esplicitamente – dalla prevedibile non conclusione di molti concorsi entro il 31 agosto p.v., così come avvenuto lo scorso anno.

Per evitare il ritardo dell’anno scorso, il nuovo bando aveva previsto norme restrittive per limitare il numero dei candidati ammessi all’orale (tre volte il numero dei posti dei candidati con almeno 70/100 allo scritto). Ma, a differenza del concorso di primaria e infanzia, che sta procedendo regolarmente, invece, per il concorso della secondaria alcuni errori tra i quesiti della prova scritta, svolta a fine febbraio, hanno impedito la pubblicazione definitiva dei candidati ammessi alla prova orale, determinando, appunto, l’intervento eccezionale della proroga, in attesa che venga definitivamente superato l’intoppo del numero di ammessi.

La conseguenza positiva del provvedimento riguarda i candidati delle classi di concorso le cui graduatorie di merito verranno definite dopo il 31 agosto e comunque entro il 10 dicembre 2025, consentendo le nomine dei vincitori entro la fine di quest’anno.

La conseguenza negativa riguarda, invece, gli alunni di quelle scuole dove, ad anno scolastico avviato, la nomina tardiva dei vincitori determinerà la sostituzione del docente supplente nominato sulla cattedra in attesa dell’avente titolo.

Scontate e pienamente comprensibili le probabili proteste delle famiglie.

Avviso 9 aprile 2025, AOODGPER 86261

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

D.M. n. 26 del 19 febbraio 2025. “Costituzione degli elenchi aggiuntivi alle graduatorie provinciali per le supplenze del personale docente ed educativo, in applicazione dell’articolo 10 dell’Ordinanza del Ministro dell’istruzione e del merito 16 maggio 2024, n. 88, e disposizioni concernenti gli elenchi dei docenti della scuola primaria e dell’infanzia per l’attribuzione di contratti di supplenza presso i percorsi a metodo Montessori, Pizzigoni, Agazzi.
Aperura funzioni per la presentazione delle istanze di iscrizione negli elenchi aggiuntivi alla I fascia delle Graduatorie provinciali per le supplenze e correlate graduatorie di istituto di II fascia.

Sciopero 11 aprile: settore “Scuola” escluso

Ministero dell’istruzione e del merito
Uffici di diretta collaborazione del Ministro
Unità Relazioni Sindacali

Si informano le istituzioni scolastiche che, a seguito dell’indicazione immediata della Commissione di Garanzia del 3 aprile u.s., in allegato, il personale del Comparto e dell’Area Istruzione e Ricerca, settore “Scuola”, è stato escluso dallo sciopero generale previsto per l’intera giornata dell’11 aprile p.v. dall’organizzazione sindacale proclamante.

Si resta a disposizione per ogni utile informazione.

Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica

Si è tenuta il 9 aprile 2025 la seduta del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, costituito da rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e del Merito, da esponenti del mondo delle associazioni delle persone con disabilità, oltre che da componenti di altre amministrazioni. Chiamato a pronunciarsi sui decreti ministeriali di cui agli articoli 6 e 7 del decreto-legge 71/2024, in materia di percorsi di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, il Comitato ha espresso parere favorevole.

“Ho fortemente voluto, in sede di conversione del decreto-legge 71/2024, che vi fosse il parere dell’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica nell’iter di perfezionamento dei decreti, che mirano a rafforzare l’effettività del diritto allo studio delle nostre studentesse e dei nostri studenti con disabilità. Per queste ragioni sono molto felice per il parere favorevole espresso dal Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio, che esprime la sensibilità di chi quotidianamente vive e affronta le tante sfide connesse all’inclusione e di chi opera per la tutela e per la promozione dei diritti delle persone con disabilità”, così il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.


Si è insediato l’1 aprile 2025 l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, ricostituito con decreto ministeriale n. 185 del 10 settembre 2024, presieduto dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e con la presenza del Sottosegretario Paola Frassinetti.

In occasione dell’insediamento, il Ministro ha illustrato i provvedimenti di recente adozione, o in corso di adozione, in materia di disabilità, soffermandosi in particolar modo su quelli riguardanti l’incremento dell’organico dell’autonomia per i posti di sostegno e la continuità didattica per gli alunni con disabilità, nonché il potenziamento dei percorsi di specializzazione per i docenti di sostegno.

“Lo studente – ha dichiarato Valditara – rappresenta il centro della scuola costituzionale. Questo Ministero, con il supporto dell’Osservatorio, intende procedere con fermezza per garantire il primario diritto degli studenti con disabilità alla continuità didattica e ad un’istruzione di qualità che sostenga e valorizzi i loro talenti. Una forte sinergia tra il Ministero e l’Osservatorio è essenziale per rafforzare l’inclusione scolastica”.

Il Ministro ha concluso sottolineando come il modello italiano di inclusione scolastica sia considerato un punto di riferimento da molti Paesi, europei ed extra-europei, come testimoniato ancora di recente da delegazioni olandesi e spagnole nel corso di incontri che si sono tenuti al Mim.