da La Tecnica della Scuola
Di Reginaldo Palermo
Il titolo del disegno di legge della deputata di Forza Italia Chiara Tenerini è assolutamente inequivocabile: introduzione dell’insegnamento dei fondamenti dell’intelligenza artificiale nella scuola secondaria.
L’articolo 2 del disegno di legge è chiaro: l’insegnamento in questione dovrà essere impartito per un’ora alla settimana a partire dal primo anno della secondaria di primo grado e sarà affidato ai docenti delle discipline scientifiche appartenenti alle classi di concorso A-20 (Fisica), A-26 (Matematica), A-27 (Matematica e Fisica), A-28 (Matematica e Scienze) e A-41 (Scienze e tecnologie informatiche); questi docenti potranno avvalersi dell’ausilio di esperti in possesso di adeguati requisiti e comprovata esperienza del settore, scelti nelle forme e nei modi previsti da apposite deliberazioni degli organi collegiali degli istituti scolastici.
Curiosamente di questa proposta di legge si è iniziato a parlare da pochi giorni anche se la deputata di Forza Italia l’aveva depositata in Parlamento più di un anno fa, nell’aprile del 2024.
Ma non è questa l’unica stranezza.
L’aspetto più difficile da comprendere è un altro; infatti, nella relazione introduttiva si dice, correttamente a nostro parere, che “le straordinarie tecnologie di cui disponiamo indicano la via per la nascita di nuove conoscenze, che a loro volta comporteranno la necessità di sviluppare nuove competenze”.
Gli algoritmi e i sistemi dell’IA, si legge ancora nella relazione, sono generati grazie alla collaborazione interdisciplinare di matematici, fisici, cyberscienziati, statistici ma anche filosofi, letterati, economisti, giuristi e sociologi.
Peccato che poi le conoscenze e le competenze di carattere umanistico (filosofia, letteratura, sociologia, ecc…) non vengano minimamente tenute in considerazione quando si tratta di stabilire a chi si dovrà assegnare il compito di “insegnare l’IA”.
Un’altra questione difficile da affrontare e risolvere riguarda la scuola secondaria di primo grado che, proprio in questa fase, è interessata dalla revisione delle Indicazioni nazionali, indicazioni nelle quali l’IA non viene affatto considerata una “materia” di insegnamento quanto piuttosto una componente fondamentale della “competenza digitale”.
La sensazione è che, allo stato attuale, prima di discutere se e come “insegnare” l’IA a scuola, sarebbe necessario affrontare alcune questioni dirimenti cercando di rispondere a domande niente affatto banali: cos’è di preciso l’IA? L’IA è una “disciplina” con un suo “statuto” epistemologico chiaro? Cosa significa esattamente affrontare i problemi dell’IA in ottica interdisciplinare?
Molte delle risposte potrebbero essere trovate in alcuni studi che l’Unesco ha dedicato ai curricoli di/su IA realizzati da diversi paesi nel mondo, all’uso dell’intelligenza artificiale generativa in educazione e ricerca e, da ultimo, alla definizione, nel settembre 2024, dei framework delle competenze in IA sia per docenti che per studenti. “La prima cosa da fare – ci suggerisce Aluisi Tosolini, uno dei nostri esperti in IA e didattica – potrebbe essere tradurre i rapporti Unesco in italiano e avviare una discussione tra i docenti. Lo abbiamo appena fatto a Scuola Futura ad Arezzo ed è stato davvero molto interessante e utile”.
Solo aprendo il confronto e studiando, ci pare, è possibile affrontare seriamente l’argomento per poterlo inserire in modo sistematico e non episodico nel percorso formativo dei nostri giovani.
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