Autostima scaricabarile

Autostima scaricabarile

di Adriana Rumbolo

Un giorno entro a scuola per avere uno dei miei incontri con i ragazzi di una prima superiore

I corridoi sono affollati: è l’intervallo.

Come entro nella mia classe , in attesa che suoni la campanella di fine intervallo, duo o tre ragazzine indicandomi una compagna, che, seduta in uno degli ultimi banchi,  piange disperatamente, mi bisbigliano:l’ha lasciata il ragazzo!

Mi dirigo alla cattedra, appoggio i miei libri, la borsa e mi posiziono davanti alla cattedra pronta a iniziare.

Suona la campanella, tutta la classe rientra ed allora visto che il pianto è coram  populo chiedo che cosa sia successo.

Per l’impossibilità dell’interessata di  rispondere, alcune compagne sovrapponendosi nel parlare: l’ha lasciata il ragazzo, via email.

Segue un profondo silenzio, sto mettendo ordine nelle mie idee.

Ma le compagne incalzano: le ha scritto che l’ha solo usata.

Di nuovo silenzio, ma questa volta un silenzio esigente;aspettano la soluzione proprio da me.

In fondo, sono l’esperta.

Anche Giovanna ha interrotto il pianto e nei suoi occhi è imperativa la richiesta: perché è successo?

Ho bisogno di qualche precisazione e le chiedo da quanto tempo frequenta il ragazzo.

Da tre settimane? Si può chiamare storia.

Chiedo a Giovanna se conosce un negozio di oggetti sacri:. candele, ceri, etc… e le suggerisco di comprare un cero, un bel cero, senza badare a spese e accenderlo davanti al santo al quale è più devota.

Mi guardano molto sorprese e un po’ deluse.

Ho iniziato scherzosamente, per sdrammatizzare, ma ora devo essere chiara.

Proseguo: spesso incontriamo persone con cui possiamo avere un rapporto affettivo  d’amore, di amicizia o di lavoro

Ci sono soggetti, che, sentendosi a disagio,pensando di non essere accettati, invece di lavorare sulla propria stima cercano un soggetto ingenuo per sminuirlo con parole e atteggiamenti spregiativi sentendosi appagati dall’umiliazione che infliggono,  rifugiandosi  in un delirio di onnipotenza.

La loro autostima è apparentemente salva.

Il ragazzo non amava Giovanna perché ancora  incapace di amare.

Per questo il consiglio di accendere il cero  per “grazia ricevuta”.

A quel  punto il dialogo si accende, perché ognuna aveva episodi simili da raccontare ed è stato importante approfondire un aspetto della vita relazionale così diffuso.

Giovanna non piange più perché dal chiarimento il ragazzo ne è uscito veramente male e il gruppo ha rivisto nella compagna una di loro e non  la “povera Giovanna abbandonata”.