Scuola, al Sud nove maestre su dieci senza cattedra. Anche se hanno vinto il concorso

da la Repubblica

Scuola, al Sud nove maestre su dieci senza cattedra. Anche se hanno vinto il concorso

Primarie e infanzia non riescono ad assumere nelle regioni meridionali: sono gli iscritti (quasi tutte donne) nelle graduatorie di merito. Gli stabilizzati oscillano tra il 9 e il 17 per cento. E accusano: “Il nostro posto preso dalle immigrate di ritorno e dalle diplomate magistrali”

ROMA – La scuola dell’infanzia e quella elementare non riescono ad assumere al Sud. Nella fase di docenza più critica per il sistema italiano, con alunni dai tre ai dieci anni, si riaffaccia una terza categoria di “senza lavoro”, nonostante gli obblighi di legge a carico dello Stato. Sono gli iscritti (nella quasi totalità donne) alle Graduatorie di merito, le Gm. Con un documento prodotto dal Conavincos che li rappresenta – è il Coordinamento nazionale vincitori del concorso scuola 2016 – a due anni dai decreti concorsuali la situazione delle cattedre assegnate per l’infanzia e la primaria è desolante: su 6.228 vincitori, ci sono 5.463 non assunti. L’88 per cento.

Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, gli stabilizzati (dati 2017) sono il 17,55 per cento in Campania, il 12,82 per cento in Puglia, il 15,21 per cento in Calabria e addirittura il 10,91 per cento in Sicilia (49 assunti su 449 vincitori). Per gli insegnanti delle scuole elementari i dati sono ancora peggiori. In Campania è stato assunto l’11,10 per cento di chi ha vinto il bando, in Puglia si scende al 9,34, in Sicilia è l’11,71 per cento e in Calabria l’11,72.

La situazione si ripropone identica a quella delle Gm 2012, il concorso scuola del ministro Profumo: vincitori di gara eppure senza cattedra. Allora, tutto, era ulteriormente ingolfato dalla presenza degli idonei non vincitori. La situazione resta pericolosa: per legge le graduatorie di merito si rinnovano a ogni nuovo concorso e le precedenti decadono. Il successivo bando nazionale – superati quelli mirati su alcune categorie, da realizzare quest’anno – è previsto nel 2019. E la prossima stagione 5.463 maestre e maestri potrebbero ritrovarsi senza un lavoro certo e senza la possibilità di ottenerlo.

Gli iscritti al Conavincos hanno un moto di stizza nei confronti della corsa al rientro nelle sedi di insegnamento meridionali: “Gli assunti in ruolo con la Legge 107 del 2015, trasferiti al Nord, ricorrono per ritornare al Sud andando ad occupare i nostri posti messi a bando”, scrivono. Più forte ancora è il risentimento nei confronti dei diplomati magistrali “che hanno invaso le Graduatorie a esaurimento grazie ai Tar” e oggi, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, “denunciano un fittizio licenziamento quando non hanno vinto alcun concorso. Molti sono senza l’abilitazione della laurea in Scienze della Formazione primaria, altri hanno sfoderato dal cassetto un diploma senza essere mai entrati nella scuola e non vogliono spiegare che per ottenere il ruolo hanno firmato una clausola rescissoria legata proprio al giudizio dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato”.

Ecco, le categorie dei non assunti delle scuole iniziali – o assunti e pronti a essere spinti nuovamente nel girone delle supplenze – sono di nuovo tre: gli storici iscritti alle Graduatorie Gae tenuti fuori dalle assunzioni straordinarie della Buona scuola, le Gae infanzia appunto, quindi i diplomati magistrali e ora, cinque anni dopo, nuovamente le Gm, iscritte alle graduatorie di merito.

Il programma della Lega per il rientro al Sud e la ricongiunzione familiare per tutti i maestri emigrati sembra un enunciato senza possibilità. Dicono al Conavincos: “Siamo nel pieno diritto della cattedra, insieme agli iscritti nelle Gae, eppure siamo ancora disoccupati. Molti di noi sono a casa, senza supplenze. Ci sembra palese la volontà del ministero dell’Istruzione di non assegnare il ruolo ai vincitori di concorso entro i tre anni previsti”. Le Gm 2016 continuano a mobilitarsi: “Bloccheremo ogni azione politica interessata a danneggiare i nostri diritti. Non siamo noi a creare la guerra tra poveri, siamo noi stessi i poveri, coloro che continuano a subire un grave sopruso”.