Per un apprendimento… competente!

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Per un apprendimento… competente!

di Maurizio Tiriticco

E’ un titolo che non tira in ballo l’insegnare, ma l’apprendere! Ed è proprio lo stesso verbo di insegnare che non si confà più con la scuola di oggi e, in primo luogo, con gli studenti di oggi! Il web – se si vuole e quando si vuole – è in grado di sciorinare tutte le “lezioni” possibili, purché, ovviamente, si sappiano individuare le fonti corrette! E’ noto che, quando ancora non c’erano né la stampa né i libri, tutte le informazioni corrette dipendevano dall’insegnante! Di fatto, è colui “che sa” e che “in-segna”, “traccia i segni”, relativi a concetti e conoscenze, sulla testa degli alunni. Come in-segnanti erano coloro che tracciavano segni sulle “testae”, sulle anfore, su tutti quei vasi di coccio di cui il mondo antico faceva un uso sovrabbondante. Gli “alumni” dei Latini erano quindi coloro che dovevano essere “alimentati” delle informazioni necessarie al crescere e al vivere! Come il neonato deve essere alimentato dal latte materno!

Oggi in un cellulare c’è tutto lo scibile umano! O meglio, la possibilità di accedervi! E “insegnare” all’uso produttivo del web è forse uno dei compiti nuovi e più importanti degli insegnanti di oggi. Più che i “contenuti”, ormai a portata di mano di tutti, contano i “modi” con cui ricercarli e saperli utilizzare. La leva non è più sull’insegnare, sul tracciar segni nella testa dell’alunno, ma sul guidare all’apprendere, al come “ritrovare i segni” corretti e produttivi sullo sterminato mare del web con un semplice gioco di dita!

Insomma, è come se l’insegnante di oggi debba essere un Comenio digitale! Comenio, il grande pedagogista e pedagogo ceco, autore dell’”Orbis pictus”, chiamò il suo metodo didattico Pampaedia, ovvero “educazione universale”, di cui tutti potessero beneficiare, non solo i bambini: un’educazione permanente ante litteram!

Pertanto, la preoccupazione di un insegnante non deve essere tanto quella di “tenere una lezione”, quanto quella di sollecitare e promuovere apprendimenti”! E ciò secondo la strategia della “didattica laboratoriale”, a cui invitano sia le Indicazioni nazionali che le Linee guida. Si tratta di una didattica attiva di cui è protagonista la Professoressa Patricia Tozzi, che la pratica con i suoi alunni e di cui parla diffusamente in alcuni webinar (seminari via Web) prodotti da Tuttoscuola.

Un insegnante oggi deve soprattutto “progettare e realizzare interventi di EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE, finalizzati a garantire a ciascuno il suo personale SUCCESSO FORMATIVO (dpr 275/99, art.1, c. 2). Sono attività strettamente interrelate con altre e finalizzate a far conseguire ai nostri studenti non solo conoscenze, come nella scuola di sempre, ma anche abilità e competenze.

 

istruire

 

formare

 

educare

 

conoscenze

 

abilità

 

competenze

 

misurare

 

valutare

 

certificare

Nel riquadro c’è un tentativo di ritrovare i legami che corrono tra queste “parola nuove” della scuola dell’autonomia. L’istruzione da sempre è finalizzata a fare acquisire conoscenze. La formazione riguarda le persona in quanto tale, che, in forza delle conoscenze, acquisisce date abilità. L’educazione riguarda la persona in relazione con gli altri e con il fare: il “buon cittadino”. Le conoscenze hanno un carattere oggettivo e si misurano (tre più tre dà sei; Napoleone è morto a Sant’Elena; L’Italia è una Repubblica). Le abilità, cioè l’uso produttivo delle conoscenze, si valutano. Le competenze riguardano attività complesse, in genere originali e creative, che implicano conoscenze e abilità pregresse saldamente acquisite. Riguardano tappe terminali di processi di apprendimento, pertanto si certificano.