Una nuova tecnica sconfigge il glaucoma

Il Giorno del 25-03-2018

Una nuova tecnica sconfigge il glaucoma

MILANO. Lo chiamano il killer silenzioso della vista perché molti non si accorgono di averlo e arrivano dall’oculista quando la situazione è fortemente compromessa. È il glaucoma, che colpisce 55 milioni di persone al mondo, un milione 200 mila solo in Italia, ma si stima che il 50 per cento di essi non sappia di soffrirne: si tratta di portatori inconsapevoli che sfuggono alla diagnosi. Sono individui che perdono autonomia e autosufficienza, senza spiegarsi il perché, e non sono più in grado di fare cose semplici, come per esempio attraversare la strada da soli. Sono soggetti a cadute nel 45 per cento dei casi, che determinano infortuni per il 33 per cento e depressione (11 per cento). Ma è una malattia che oggi si può curare con successo. Le novità nel trattamento di questa patologia sono state al centro del Congresso internazionale dell’Associazione italiana per lo studio del glaucoma (Aisg), che si è tenuto a Milano nei giorni scorsi, durante la settimana mondiale dedicata dall’Oms a questo grave problema della vista.
Ne parliamo con il professor Stefano Miglior (nella foto), direttore della Clinica Oculistica, Policlinico di Monza, università Milano Bicocca e presidente del Convegno organizzato dalla società Formazione ed Eventi guidata da Isabella Palombo.

Professor Miglior, quali sono le principali novità?
«La vera grande novità è poter curare il tipo di glaucoma ‘ad angolo chiuso’ con lo stesso intervento che si esegue per la cataratta. La tecnica è quella della facoemulsificazione, ovvero la rimozione del cristallino con la frammentazione a ultrasuoni e la sostituzione con il cristallino artificiale. Così si può gestire spesso in maniera risolutiva il glaucoma ad angolo chiuso e addirittura dire addio ai farmaci».

Che cosa è il glaucoma ad angolo chiuso?
«Si tratta di una forma particolare di glaucoma, relativamente frequente, che interessa in particolare gli occhi ipermetropi, che sono più corti e piccoli degli occhi normali. Viene provocato da cause meccaniche che determinano una chiusura dell’angolo irido-corneale, impedendo all’umore acqueo di essere eliminato dall’occhio».

Quindi?
«Quindi si verifica un blocco pupillare relativo. Infatti quando l’umore acqueo ha difficoltà ad attraversare la pupilla, si accumula nella camera posteriore dell’occhio spingendo in avanti l’iride, causando l’apposizione dell’iride alla cornea e chiudendo l’angolo irido-corneale».

Come si “rompe” questo blocco pupillare?
«Si crea una seconda “pupilla”, cioè un altro passaggio tra la camera posteriore e la camera anteriore dell’occhio per far passare l’umore acqueo con un intervento laser, l’iridotomia, che si esegue ambulatorialmente. Ma ciò che dà maggiori garanzie è la rimozione del cristallino».

Perché?
«Si è detto che il glaucoma ad angolo stretto si sviluppa quasi sempre in occhi ipermetropi, più piccoli degli altri occhi, a causa della continua crescita del cristallino, che con l’avanzare dell’età si ispessisce e ruba spazio agli altri tessuti del segmento anteriore, inducendo il blocco pupillare. Quindi un cristallino più sottile ricrea una buona profondità della camera anteriore, permette all’angolo irido-corneale di rimanere aperto e consente il deflusso dell’umore acqueo all’esterno».

Ci sono rischi nell’intervento?
«No perché è lo stesso della cataratta, anche se la preparazione di un occhio con queste caratteristiche va eseguita da professionisti esperti in materia. Si ha un notevole miglioramento della vista e si possono addirittura eliminare farmaci e colliri. Questa procedura ha avuto l’avvallo, lo scorso anno, di un’indagine multicentrica, randomizzata e controllata in trenta Paesi».