8 novembre Senato approva PdL Valori costituzionali

L’8 novembre l’Aula del Senato approva definitivamente, con 208 voti favorevoli, 14 contrari e due astensioni, il il disegno di legge “Norme sull’acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull’insegnamento dell’inno di Mameli nelle scuole”.

Il 10 ottobre la 7a Commissione del Senato conferisce mandato alla relatrice a riferire in Assemblea, autorizzandola al contempo a richiedere eventualmente lo svolgimento della relazione orale. L’11, 18 e 25 settembre ed il 2 ottobre la 7a Commissione del Senato esamina, in sede referente, il disegno di legge “Norme sull’acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull’insegnamento dell’inno di Mameli nelle scuole”. Il 25 luglio la 7a Commissione del Senato esamina, in sede referente, il disegno di legge “Norme sull’acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull’insegnamento dell’inno di Mameli nelle scuole”, già approvato il 14 giugno dalla 7a Commissione della Camera in sede legislativa.

(7a Senato, 25 luglio 2012) Riferisce alla Commissione la relatrice Mariapia GARAVAGLIA (PD), la quale si dichiara particolarmente soddisfatta per l’ampio consenso registratosi alla Camera dei deputati sul disegno di legge in titolo, che riveste a suo avviso un particolare rilievo nel panorama normativo. Il cosiddetto “Canto agli italiani”, scritto da Mameli e musicato da Novaro, non è purtroppo conosciuto appieno dagli italiani, i quali spesso dimenticano il trionfalismo e l’esortazione a credere in determinati valori sottesi a quel testo. Ripercorre indi le origini dell’inno, nato nel 1848 in un periodo particolare della storia italiana. Rispetto alle obiezioni provenienti da forze politiche localiste in ordine alla presunta contrapposizione tra il Nabucco di Verdi e l’inno di Mameli, nega che il primo abbia un’impronta più autonomista, sottolineando invece come Giuseppe Verdi fosse l’emblema del Risorgimento italiano. Osserva del resto che quel momento storico fu caratterizzato dalla necessità pressante di cacciar via le potenze straniere dal suolo italiano. Evidenziando come anche i Paesi federali abbiano un unico inno, invita ad evitare sterili polemiche, precisando poi che il testo è assegnato alla Commissione poiché coinvolge direttamente le scuole. Si tratta infatti di diffondere un’impegnativa azione formativa affinché l’inno e la Costituzione siano elementi determinanti del diventare cittadini italiani. Rammenta inoltre che, in occasione della cosiddetta “riforma Gelmini”, l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” avrebbe dovuto essere una materia autonoma che tuttavia è stata inserita all’interno di altre aree disciplinari. Passando all’esame dell’articolato, riferisce che dall’anno scolastico 2012-2013 nelle scuole di ogni ordine e grado saranno organizzati percorsi didattici ed iniziative per informare sul significato del Risorgimento e sulle vicende che hanno condotto all’Unità nazionale, alla scelta dell’inno di Mameli e alla bandiera nazionale e all’approvazione della Costituzione. Fa notare peraltro che tali iniziative saranno svolte nell’ambito delle attività finalizzare all’acquisizione delle conoscenze e delle competenze relative proprio a “Cittadinanza e Costituzione”. Avviandosi alla conclusione, si dichiara dispiaciuta che, anche in questo testo, si rechi la clausola dell’invarianza di oneri, divenuta ormai un’espressione standard di tutti i provvedimenti normativi. Auspica peraltro che il Parlamento possa celermente approvare un disegno di legge che mira a far rivivere la tradizione nazionale. A tale ultimo riguardo, pone l’accento sul comma 3, dell’articolo 1, in base al quale il 17 marzo è riconosciuto quale “Giorno dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, senza che ciò determini effetti civili di cui alla legge n. 260 del 1949. Rileva in particolare come in Costituzione sia presente il riferimento alla bandiera ma non all’Inno, la cui menzione nella Carta costituzionale potrebbe essere presa in considerazione nell’ambito delle riforme attualmente in corso. Si augura conclusivamente che si registri un consenso tale da poter richiedere il trasferimento del provvedimento alla sede deliberante. Nel dibattito prende la parola il senatore PERDUCA (PD), il quale tiene a precisare che durante il mandato del presidente Ciampi l’inno è tornato a caratterizzare gli eventi pubblici. Dopo aver chiesto chiarimenti circa i casi in cui gli insegnanti non adempiono alle prescrizioni del disegno di legge, ricorda a sua volta la dimensione storica in cui è nato l’inno di Mameli, precisando che il suo autore è stato un martire della Repubblica romana. A tale ultimo proposito, rileva criticamente che le vicende della Repubblica romana sono in gran parte sconosciute e sarebbero a suo avviso da rivalutare unitamente alla figura di Mameli. Lamenta infatti che neanche durante le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia sia stata recuperata a sufficienza quella fase storica. Riconosce comunque la superiorità, sul piano musicale, del Nabucco di Verdi, che tuttavia non rende giustizia alla storia in cui è stato scritto l’inno di Mameli. Si dichiara infine favorevole al provvedimento, per ragioni storiche e simboliche e non per una rivendicazione nazionalista, esprimendo sentimenti di appartenenza all’Unione europea quale attuale patria. Il senatore MARCUCCI (PD) ritiene che le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia abbiano rivalutato, seppur parzialmente, il periodo del Risorgimento ma non abbiano reso giustizia a tutti i giovani che hanno sacrificato la propria vita per quell’ideale. Il “Canto degli italiani” è stato peraltro scritto 14 anni prima dell’Unità, a dimostrazione della convinzione di un’imminente unificazione della penisola. La scelta di tale testo quale inno italiano ha dunque a suo avviso un significato simbolico, in quanto rappresenta la storia risorgimentale. Ricorda a sua volta il sacrificio di Mameli nella difesa della Repubblica romana, il suo legame con Garibaldi e la sua fede nello spirito dell’epoca. Egli si configura quale uno degli eroi che hanno contribuito alla costruzione del processo unitario conclusosi con la Prima Guerra mondiale. Pone peraltro l’accento sulle origini genovesi di Mameli e sulla sua appartenenza ad un contesto politico segnato dalla svolta di Mazzini e Garibaldi al fianco dei Savoia per raggiungere l’obiettivo dell’Unità, nell’ottica di una sorta di pragmatismo storico. Reputa perciò apprezzabile il disegno di legge, che porterebbe a compimento lo sforzo del Paese nella direzione della celebrazione della propria storia. Si tratta infatti a suo giudizio di ricreare le condizioni morali per rilanciare nuovamente il tema dell’Unità. Il senatore ASCIUTTI (PdL) premette di essere in piena sintonia con il provvedimento. Invita tuttavia a considerare l’evoluzione storica dell’ultimo decennio che ha visto un ruolo sempre maggiore dell’Unione europea. Riscoprire i simboli dei patriottismi nazionali induce dunque a suo avviso ad una ulteriore riflessione, in quanto gli Stati nazionali avvertono il bisogno di puntare alle proprie radici nel momento in cui bisognerebbe spingere i giovani ad essere cittadini europei. Dopo aver ricordato che molti protagonisti del Risorgimento sono tuttora sconosciuti, fa notare che gli stranieri di allora sono gli amici di oggi, in quanto tutti gli Stati sono rappresentati dall’Unione europea. Si domanda pertanto se ci sia il rischio di far affievolire la dimensione europea attraverso un’eccessiva enfasi sull’Inno quale testimonianza del passato. Rileva peraltro criticamente gli egoismi tra i diversi Stati che sembrano aver dimenticato il valore della solidarietà. Dichiara ad ogni modo di concordar con il testo nella misura in cui esso ricorda la nostra storia e non mira esclusivamente ad esaltare lo spirito nazionalista. Il senatore de ECCHER (PdL) afferma l’assoluto rilievo del principio dell’appartenenza, sottolineando il significato di “patria” quale terra dei padri e luogo di memoria. Evidenzia peraltro che la storia va ricordata nel suo complesso, per gli aspetti tanto positivi quanto meno condivisibili. Ritiene altresì che più profonde sono le radici di un popolo più esso è libero da condizionamenti esterni. Invita poi a non giudicare scontata la sua posizione favorevole sul disegno di legge, tenuto conto che la sua storia familiare ha conosciuto il dualismo dei sentimenti italiani e anti-italiani in una terra allora appartenente all’Impero austro-ungarico. Ricordando la propria esperienza personale, rivendica con orgoglio l’appartenenza all’Italia proprio facendo tesoro del vissuto familiare. Quanto alle considerazioni del senatore Asciutti, reputa che esistano diversi livelli di appartenenza che non confliggono tra di loro e pertanto è possibile sentirsi italiani e allo stesso tempo europei, purchè venga salvaguardato il principio di base. Condivide infine il taglio dato dalla relatrice nella sua esposizione introduttiva. La senatrice DE FEO (PdL) plaude a sua volta alla relazione introduttiva, sottolineando come quando si viaggia in Europa prevalga il sentimento di italianità, mentre negli altri continenti ci si riconosca in primo luogo quali cittadini europei, dato il sostrato culturale che accomuna gli Stati dell’Unione. Rileva altresì l’impulso dato dal presidente Ciampi alla valorizzazione di alcuni caratteri dell’Unità nazionale, tanto che oggi anche gli sportivi stranieri che giocano in Italia cantano l’inno nazionale. Ritiene infine che ciascun periodo storico sia parte di una precisa cultura ma ciò non impedisce di provare un molteplice senso di appartenenza. Il senatore LEONI (LNP) non condivide affatto il provvedimento, che pone l’accento su una cultura a suo giudizio massonica e centralista. Ritiene peraltro che l’imposizione per legge dell’inno di Mameli ai ragazzi rievochi un triste passato vissuto dall’Italia nell’epoca fascista. Affermando la fine del progetto politico incentrato sullo Stato-Nazione ritiene che il provvedimento testimoni l’indebolimento del modello statalista e la paura nei confronti delle specificità territoriali. Ripercorre a sua volta la propria esperienza familiare, preannunciando un voto contrario sul disegno di legge, che dimostra a suo avviso il fallimento dell’attuale fase evolutiva, il cui superamento dovrebbe condurre allo Stato federale. Evidenzia altresì che gli Stati Uniti, pur riconoscendosi in un unico inno, sono orgogliosi della federazione e dei propri territori. Rammenta inoltre le critiche che lo stesso Giuseppe Verdi rivolse al brano di Mameli e dissente dall’obbligo di celebrare il 17 marzo quale giorno dell’Unità nazionale. L’amore verso il proprio Paese, prosegue, dovrebbe essere alimentato da azioni diverse, tra cui anzitutto tasse più basse e servizi maggiori. In aggiunta a ciò, si dichiara perplesso per l’atteggiamento di alcuni sportivi che, pur cantando l’inno nazionale, hanno mostrato spregio nei confronti del proprio Paese essendo stati coinvolti nel cosiddetto fenomeno del “calcio scommesse”. Invoca dunque maggiore rispetto per il territorio, lamentando che il federalismo in senso stretto non sia stato purtroppo ancora attuato. Il senatore PITTONI (LNP), richiamando la propria origine friulana, rileva criticamente che la sua Regione godeva di un trattamento migliore sotto l’Impero austro-ungarico, dato l’atteggiamento centralista dell’Italia che comprime le culture locali. Fa presente inoltre che l’inno di Mameli venne scelto solo provvisoriamente in epoca repubblicana e fu subito sorpassato nei sondaggi dal Nabucco di Verdi. Si dichiara perciò sconcertato che oggi si voglia ufficializzare quel brano quale inno italiano senza che siano stati interpellati i cittadini. Pone peraltro in rilievo il testo dell’inno, che reca a suo giudizio offese alle potenze straniere, a dimostrazione di quanto sia datato rispetto all’evoluzione attuale. Deplora dunque la volontà di imporre ai nostri giovani un pensiero dominante, fondato sulla paura delle realtà locali. Nega peraltro che ciò che viene insegnato a scuola corrisponda alla vera storia dell’Unità d’Italia, frutto di un progetto massonico caldeggiato dall’Inghilterra per motivi assai lontani dalle legittime aspirazioni dei popoli. Nel prendere atto delle posizioni favorevoli espresse sul testo, invoca la pari dignità delle identità regionali rispetto alla presunta identità nazionale. Sollecita quindi maggiore rispetto per tutte le culture locali, considerato che il senso di appartenenza si sviluppa a partire dalla comunità più vicina al cittadino. Coglie infine l’occasione per comunicare di aver supportato la realizzazione di un film su di un esponente friulano della storia d’Europa, Marco d’Aviano, personaggio a molti sconosciuto a testimonianza della scarsa attenzione nei confronti della storia del territorio.

Il 22, 30 maggio, il 5 e 13 giugno la 7a Commissione della Camera esamina, in sede legislativa, il testo unificato delle proposte di legge: «Disposizioni per l’insegnamento dell’inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell’istruzione» (4117) e «Modifica dell’articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera» (2135).

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