La continuità nel primo ciclo: se i docenti operano da ‘separati in casa’

da Tuttoscuola

La continuità nel primo ciclo: se i docenti operano da ‘separati in casa’ 

Da sempre la psicologia dell’età evolutiva segnala ai docenti l’importanza di seguire gli allievi nel loro sviluppo, monitorando gli indicatori della crescita in modo che il cammino formativo non subisca intralci ed abbia uno svolgimento tranquillo e proficuo.

Assumendo il punto di vista dell’apprendimento, i vari gradi scolastici terranno in considerazione le caratteristiche personali e sociali dei discenti, utilizzando i contenuti per segnare le varie tappe di maturazione e consegnando ad ognuno di loro gli obiettivi da raggiungere. La nostra scuola tuttavia ci presenta strutture piuttosto rigide, pronte ad entrare in conflitto fra di loro ogni volta che si passa da un grado all’altro.

Si pensi all’acceso dibattito per collocare la scuola media appena introdotta nel quadro dell’istruzione obbligatoria, in cui la formazione generale avveniva attraverso una gamma di discipline autonome, allontanandosi dall’idea che fosse il maestro unico a continuare a fornire i rudimenti del sapere. La generalizzazione della scuola dell’infanzia inoltre ha influito sull’apprendimento stesso facendo mutare i modi e i tempi per il conseguimento dei risultati formativi.

Proprio per determinare un più organico collegamento tra questi due segmenti è giunta la riforma della scuola primaria non solo con i programmi, ma con un’organizzazione del team docente che accentuava la dimensione “predisciplinare”,  che andava già oltre alle così dette abilità di base.

Sembrava che il nostro sistema avesse raggiunto un più moderno equilibrio, ma la politica ha reintrodotto un unico docente nelle classi della primaria, lasciando aperti molti problemi di carattere didattico e organizzativo che la “buona scuola” non è riuscita a sanare e che in parte sono stati risolti con l’intervento degli enti locali commisurati alla scelta delle famiglie per quanto riguarda i tempi di frequenza. Non è facile, soprattutto nei territori più disagiati, per l’utenza andare continuamente alla ricerca, nel giro di pochi anni, delle scuole che più interessano, senza contare le difficoltà che i bambini incontrano nei vari passaggi.

Si sa che gli “istituti comprensivi” sono nati proprio per agevolare la fruizione del servizio scolastico dove vi fossero distanze troppo alte per raggiungere le diverse sedi, ma la loro diffusione, che ha assunto via via un valore pedagogico e didattico, è ancora a macchia di leopardo, ed anche là dove sono costituiti, i vari gruppi docenti funzionano spesso da “separati in casa”, rendendo difficile la collaborazione e l’efficacia degli interventi.

Un elemento di chiarezza è stato introdotto dalle indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo nel 2012, impostate proprio sulla continuità dello sviluppo e del curricolo, in relazione ad un profilo di studente in uscita dopo 11 anni di scolarità.