Finalmente la penna

Finalmente la penna…

di Maurizio Tiriticco

…il pennino e l’inchiostro! Da quel dì che lo penso e lo scrivo… anche se con la tastiera! Ma io non faccio testo! Questo incipit mi viene suggerito, anzi, indotto da un “pezzo” di Giuliano Aluffi, “La bellezza (e l’utilità) di scrivere a mano”, apparso su “la Repubblica” di oggi.

La cosa non mi riguarda direttamente. Sono vecchio e posso scrivere “come mi pare”! Con la matita, con la penna con il pennino, con la bic, con la matita! E per anni ho scritto così, ma… poi è giunto un lavoro che non mi consentiva penne e matite! Sono diventato “autore”! E, se vuoi scrivere per poi far stampare, non puoi presentare a un redattore o a un proto un “pezzo” scritto con la penna. Poi sono diventato anche redattore, quindi… via penne e matite e… giù con l’Olivetti, quella “classica”, a mio vedere, quella “Lettera 22”, quella stessa che usava Montanelli, grande giornalista, grande scrittore, e che portava sempre con sé! E che ’io conservo gelosamente!

So della disperazione di tanti insegnanti di lettere, quando hanno a che fare con la correzione dei “compiti in classe” – in effetti si tratterebbe di compiti in aula! La classe è un’altra cosa – duri a morire, com’è noto, in una scuola altrettanto dura a cambiare! I nostri bamboli, costretti una tantum – almeno tre compiti a trimestre! Non so bene, ma una volta era così – a scrivere con la penna, entrano letteralmente in crisi! Anch’io entravo in crisi quando avevo a che fare con il compito in classe di italiano! Ma la mia crisi era tutta contenutistica, se possiamo dir così! La crisi in cui cadono i nostri bamboli non riguarda solo i contenuti, ma anche il “dramma” di dovere scrivere con la penna!!! E si tratta soprattutto di un dramma fisiologico, potremmo dire! Come si prende una penna, come si usa? In genere viene afferrata, spesso con la sinistra, pur senza essere mancini (il mancinismo è una “cosa seria”), e difficilmente con le prime tre dita della mano! Non so, ma credo che lo sforzo di tante diligenti maestre (i maestri sono una specie ormai in estinzione!) impegnate ad insegnare come si prende e si usa una penna sia stato sonoramente stroncato dal fatto che il nostro bambolo, appena uscito dall’aula, digita messaggini alla mamma, nel migliore dei casi, e/o all’amichetto/a per programmare i giochi del pomeriggio! Quindi, addio penna!!!

Ma torniamo al “pezzo” di Aluffi. Copio! “Rispetto alla scrittura al pc, scrivere a mano comporta più attività nell’area di Broca (del nostro cervello) e nel lobulo parietale inferiore, aree cerebrali coinvolte nella comprensione del linguaggio. Scrivere stimola il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente (RAS) che dà priorità ai dati più rilevanti. Se attivato, stimola la corteccia cerebrale stimola l’attenzione”. La neuropsicologa Gabriella Bottini afferma: “Nello scrivere a mano, lo sguardo è puntato sulla mano che guida le penna sul foglio. La punta della penna è il luogo dove convergono sia l’atto motorio che l’atto visivo. Se scriviamo al computer, invece, la mano corre sulla tastiera ma lo sguardo è rivoto altrove, al monitor. Questa divergenza tra occhio e mano può penalizzare la memoria perché diminuisce quella che nel gergo dei neurologi chiamiamo integrazione multisensoriale”. Non sono un neurologo e capisco poco di tali affermazioni, ma capisco quanto le nuove generazioni rischiano di perdere! O stanno perdendo! Sono, comunque, da non sottovalutare.

Mah! Mi viene da pensare: che cosa direbbe oggi Platone? Lui che aveva tanto da criticare non solo stili, papiri e pergamene – la carta non c’era ancora – che cosa direbbe dei nostri computer? E’ infatti noto che non vedeva affatto di buon occhio la scrittura, che considerava un “farmacon”, un veleno, capace soltanto di irrigidire il pensiero! Menomale, però, che proprio la scrittura ci ha permesso di conoscere il suo pensiero! Cosa fatta, capo ha!

Concludendo! Sì al PC, ma… mai rinunciare alla penna!