Incontro con Vinicio Ongini
di Mario Coviello
Giovedì 7 giugno 2012, alle ore 17,00, nella bibliomediateca “ A. Malanga dell’Istituto Comprensivo di Bella( Potenza), lo scrittore Vinicio Ongini presenterà il suo libro, edito da Laterza, “ Noi domani , un viaggio nell’Italia multiculturale” .
Nel 2010 risultavano iscritti alla scuola italiana 673.800 stranieri, il 7,5% del totale, segnando una crescita complessiva del 7,0% nell’ultimo anno e dell’81,1% rispetto al 2005.
Frequentano l’I.C. di Bella, su 462 iscritti, oltre 40 alunni provenienti dal Marocco, Romania, Albania, India, Pakistan.Da 16 anni la scuola di Bella è una scuola a colori che cerca di dare di più a chi ha di meno.
Vinicio Ongini ha insegnato nella scuola elementare dal 76 all’86 ed è assegnato al Ministero dell’ Istruzione dal 1996. Presta servizio presso l’Ufficio VI, Immigrazione, orientamento e lotta all’abbandono scolastico della Direzione generale per lo Studente. Si occupa delle problematiche sulla scolarizzazione di alunni stranieri e rom. Ha partecipato fin dall’inizio all’organizzazione del nuovo ufficio per l’integrazione degli alunni stranieri ed ha coordinato il gruppo tecnico che ha contribuito alla redazione della C.M. nr. 24, 1 marzo 2006, “ Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”.È stato l’ideatore della didattica dei “personaggi ponte”, una metodologia di lettura “multiculturale” di alcuni personaggi della letteratura per l’infanzia. Ha organizzato progetti di scaffali e biblioteche multiculturali per enti locali e scuole e programmi di formazione alla lettura. Ha scritto: Una classe a colori. Manuale per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, A. Vallardi,Roma, 2009; Lo scaffale multiculturale, Mondadori, 1999; Il mondo nel pallone. Lo sport e l’educazione interculturale,Unicef, 2001; Chi vuole fiabe,chi vuole? Voci e narrazioni di qui e d’altrove, a cura di, Idest, Firenze, 2002; Le altre Cenerentole. Il giro del mondo in 80 scarpe, Sinnos, 2009.
Gli abbiamo rivolto alcune domande.
Chi è Vinicio Ongini ?
Sono un “maestro” prestato al Ministero dell’Istruzione. Sono anche un mancino, un grande lettore ( nel senso che leggo molto ), un ex giocatore di calcio ( 11 anni, pulcini della Cremonese), sono miope con le lenti a contatto e viaggiatore (per l’Italia), esperto di salami e “paesologo”, come dice lo scrittore poeta irpino Franco Arminio inventore della Paesologia.
Raccontaci della tua vita e della tua passione per la scrittura.
Ho insegnato in una classe multiculturale, a Roma, alla fine degli anni ottanta e all’inizio degli anni novanta, con un mio alunno filippino ho scritto un libro (la sua storia) in italiano e in tagalog. Questo libro è diventato il primo di una collana di libri bilingui, “I mappamondi”, introduzione di Tullio De Mauro, la prima collana di libri bilingui per ragazzi nelle lingue degli immigrati.
Avevo studiato letteratura per l’infanzia e così ho unito l’esperienza multiculturale della scuola e il tema della lettura e delle biblioteche. Il mio interesse per le fiabe e le narrazioni è diventato “ a colori”.
Qual è il ricordo più bello del tuo lavoro di maestro?
Il ricordo più bello del mio lavoro di maestro è l’incontro con i bambini all’inizio della mattina, il formarsi della classe, anzi dell’”agorà” del mattino, il bisogno di raccontare da parte di alcuni, la sorpresa nel sentire le loro interpretazioni, anche di fatti drammatici. Sono convinto che bisogna dare più spazio alla parola e all’ascolto, la scuola è, può essere ancora, un insostituibile luogo di democrazia, anche in prima elementare.
Cosa hai portato al Ministero dell’Istruzione del tuo mestiere di maestro elementare?
Nel mio lavoro al Ministero, venendo dalla scuola elementare, ho portato soprattutto l’insofferenza per la burocrazia, per l’aria fritta di tanti progetti, il bisogno di parlare e scrivere in modo chiaro. Ma la burocrazia è quasi invincibile, ci vorrebbe l’astuzia di Ulisse, al Ministero, e tanti maestri e professori o dirigenti scolastici presi dalla prima linea. Dico sempre, per esempio, che non si può parlare di “intercultura” con una mamma preoccupata perchè nella classe di sua figlia ci sono troppi stranieri…Bisogna trovare le parole giuste.
Perché gli alunni stranieri sono una risorsa per la scuola pubblica italiana?
Gli alunni stranieri sono una risorsa perché a volte sono più plurilingui degli italiani, perché alcuni di loro si impegnano di più degli italiani (le loro famiglie investono di più sulla scuola), perché a volte ci costringono a confrontarci con idee diverse di scuola e di famiglia. Gli immigrati e i loro figli possono essere un “evidenziatore” dei nostri modelli e stili educativi. E non è poco: avercelo un evidenziatore! Ho scritto un decalogo sui “vantaggi” possibili della scuola multiculturale, pubblicato sul sito dell’editrice Laterza, dopo l’uscita del mio libro Noi Domani.
Perché ami tanto lo scrittore Italo Calvino?
Perché Calvino si chiamava Italo. Non è già un omaggio all’Italia? E poi Calvino è nato a Cuba ( per questo i genitori lo hanno chiamato italo!). Ma soprattutto il libro
Fiabe italiane può essere letto o riletto e “usato”oggi come un libro che parla del tema del nostro tempo. Come tenere insieme le diversità locali e regionali e l’unità del Paese? Calvino lo ha fatto raccogliendo le tante diverse fiabe locali ( molte di esse appartenevano a raccolte dialettali ) nella cornice comune della lingua italiana. Insomma un libro interculturale!
Cosa sono i personaggi ponte e perché sono importanti per la nostra scuola multiculturale?
I personaggi ponte sono personaggi, figure, oggetti narrativi che appartengono a culture diverse, del Nord e del sud d’Italia, o del Nord e del Sud del mondo. Personaggi che uniscono, che hanno più cittadinanze, più identità. Per questo possono essere aiutanti didattici, perché servono ad unire le differenze di una classe , parlano a tutti, contribuiscono ad abbassare l’enfasi sulle appartenenze etniche. Il “folletto” per esempio, personaggio delle fiabe, appartiene, con nomi e caratteristiche diverse , alle tradizioni e al folclore del Sud , del Nord e di tanti diversi Paesi.
Qual è l’aspetto più significativo della scuola multiculturale italiana che racconti nel tuo libro “ Noi domani “ ?
L’aspetto più significativo della scuola multiculturale italiana è che contiene elementi e indicazioni sul futuro del nostro Paese. È, nel suo piccolo, un laboratorio dell’Italia che verrà, ci mette alla prova con le sue complessità, a volte ci disorienta ma così ci offre anche un’occasione di cambiamento. Un utile spaesamento.
Da anni visiti le scuole italiane che conosci profondamente come dimostri nei tuoi libri. Com’è ? Di cosa ha bisogno?
C’è stanchezza e affanno negli insegnanti ma anche più creatività e voglia di fare di quanto si immagini, quindi è in grado di dare risposte, soprattutto se la politica sapesse valorizzare e raccogliere le tante esperienze di “resistenza”, nonostante la crisi, che vengono dalle scuole.
Secondo te, come sono oggi gli insegnanti ? Credi che siano in grado di dare risposte adeguate alla necessità di formazione dei giovani ?
C’è ancora passione negli insegnanti, certo non in tutti, ma il loro lavoro è forse diventato più difficile, si trovano, come ha detto un dirigente scolastico emiliano, nella condizione dei “ salmoni del San Lorenzo”, devono nuotare controcorrente, perché ciò che si fa o si cerca di fare a scuola, è l’opposto di quello che fa la società: individualismo, scorciatoie, raccomandazioni… Ho notato differenze tra insegnanti del Nord e del Sud d’Italia, come se a Sud , nonostante le maggiori difficoltà , o forse proprio per queste, ci fosse più utopia, più sogni, anche nella scuola. Forse è un atteggiamento più mediterraneo, un “ pensiero meridiano”, come lo definisce il sociologo Franco Cassano.
Per fare bene l’insegnante quali capacità bisogna avere ?
Penso che una dote importante per chi fa il mestiere di insegnante sia l’empatia, la capacità e la curiosità di ascoltare e interagire con gli allievi. Trasmettendo il gusto di imparare piuttosto che tante nozioni.
Concludiamo con le parole della prefazione al libro di Tullio De Mauro “Vinicio Ongini va al concreto e viaggia attraverso le scuole italiane documentando difficoltà, scacchi e successi della scuola multiculturale. Chi, dall’informazione corrente, è frastornato da notizie di casi di xenofobia farebbe bene a seguirlo nel suo viaggio, a leggere i suoi concreti e suggestivi ‘casi di studio’. Se un rimprovero si può muovere alla nostra scuola è che non sempre essa è ben consapevole di quanto ha fatto, sa fare e fa per l’intero Paese. Il libro di Ongini, tra gli altri meriti, può essere d’aiuto, può stimolare il giusto orgoglio della nostra scuola pubblica”.
Se volete capire meglio l’Italia di oggi e quella di domani, se amate la scuola italiana e credete nel suo futuro e in quello delle giovani generazioni, Vi consigliamo questo libro.
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