A. Bennett, La cerimonia del massaggio

Bennett e la sua altra vita

di Antonio Stanca

Aveva sessantotto anni lo scrittore inglese Alan Bennett quando scrisse il breve romanzo La cerimonia del massaggio. Era il 2002 e in Italia fu pubblicato dalla casa editrice Adelphi di Milano che ora lo ripropone con la traduzione di Giulia Arborio Mella e Marco Rossari.

Bennett è nato a Leeds (Yorkshire Occidentale) nel 1934, ha studiato a Oxford e dopo la laurea in Storia è stato ricercatore e docente presso la stessa Università. Ha abbandonato poi l’attività accademica per dedicarsi al teatro. Sarebbe stato attore e autore di molte commedie, avrebbe collaborato alla loro trasposizione cinematografica e intanto avrebbe iniziato a scrivere di narrativa. Un autore molto noto in Inghilterra e all’estero sarebbe diventato.

Ora ha ottantaquattro anni e fino a tempi recenti sono comparsi suoi lavori teatrali e di narrativa. In entrambe queste direzioni Bennett si è mostrato sempre impegnato, anche attraverso quella maniera ironica che sarà sua propria, a mettere in evidenza i problemi di carattere individuale o sociale, privato o pubblico che stanno dietro quanto della vita appare, si vede. Alla ricerca dei segreti della vita, delle verità nascoste si è messo il Bennett drammaturgo e scrittore. E sempre interessante, sempre sorprendente è riuscito giacché comune, quotidiana è la vita nella quale egli va ad indagare, una vita che non fa mai pensare di nascondere tante cose. Questo della sorpresa, della rivelazione, è il motivo che gli ha procurato tanta notorietà.

Anche La cerimonia del massaggio contiene la storia di una persona comune, il giovane massaggiatore inglese Clive Dunlop morto in Perù a trentaquattro anni senza che ancora si sappia se la causa sia stata l’AIDS o la puntura di un insetto velenoso. Ad alcuni mesi di distanza dalla morte lo si vuole commemorare in una chiesa di Londra. Alla cerimonia sono presenti numerose personalità del mondo dello spettacolo televisivo e cinematografico. E’ questa una stranezza e tale risulta anche per il parroco che ha organizzato la cerimonia e che conosceva Clive, le sue origini piuttosto umili, la sua condizione piuttosto modesta.

Molti presenti sono soli ma molti altri sono accompagnati dalle rispettive mogli e tutti si mostrano partecipi, vicini alle parole del parroco circa la grave perdita che la morte di Clive ha rappresentato essendo avvenuta in età tanto giovane. Ma procedendo la cerimonia perde ogni aspetto religioso, ogni riferimento al sacro, al divino e si trasforma in uno spettacolo al quale ognuno dei presenti apporta il suo contributo. Si scoprirà così che tutti, signori e signore, erano lì convenuti perché tutti conoscevano Clive, tutti erano passati attraverso i suoi massaggi, si erano compiaciuti, si erano innamorati di lui fino ad averne fatto tutti, uomini e donne, il loro amante. Sarà una scoperta gravissima, scandalosa per ogni marito ed ogni moglie, sarà una paura terribile quella che si diffonderà al pensiero che Clive possa essere morto di AIDS e che avendo tutti “goduto” del “suo amore” tutti ne fossero stati contagiati.

La notizia, riferita da un ragazzo che era stato con Clive in Perù e che sosteneva che fosse morto per la puntura di un insetto velenoso, servirà a calmare gli animi ma non il chiasso, il frastuono che ormai si era creato in chiesa e che il parroco non riusciva a contenere giacché inutili si rivelavano i suoi continui inviti a pregare, a rivolgersi a Dio, a chiedere a Dio di essere buono per l’anima di Clive e per la vita degli altri. Si concluderà così quella che doveva essere una semplice cerimonia commemorativa e Bennett si mostrerà ancora una volta capace di muovere dalla vita quotidiana e mostrare quanto si cela dietro le apparenze, quante altre realtà stanno oltre l’evidenza, quanta altra vita c’è accanto a quella che si vede. Non è una scoperta, una rivelazione, una novità quella di Bennett ma nuovo è il modo col quale la fa apparire, la rappresenta, nuove sono le situazioni che crea con la sua scrittura e nuova soprattutto è l’ironia con la quale si esprime e che in questo romanzo raggiunge livelli esilaranti, diventa comicità pura.