Quando Cottarelli fece arrabbiare le persone con disabilita’

Redattore Sociale del 28-05-2018

Quando Cottarelli fece arrabbiare le persone con disabilita’

Il nuovo premier incaricato da Mattarella aveva già intercettato la politica cinque anni fa, quando Enrico Letta gli chiese di indicare come e dove tagliare le inefficienze della spesa pubblica. Indicando anche il taglio di pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento si attirò l’ira funesta delle associazioni. E non se ne fece niente.

ROMA. Nel paese della spesa pubblica impazzita e inefficiente, era stato visto come l’uomo adatto per indicare dove e come tagliare gli “sprechi” della Pubblica Amministrazione. Un lavoro complesso che si attirò tante speranze ma anche tante critiche, e che a distanza di cinque anni dal suo avvio è rimasto in gran parte lettera morta. Ora, per il fu Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli (incarico avuto dal premier Enrico Letta nel 2013), si riaprono le porte della politica, con l’ingresso principale del Quirinale che si spalanca per accogliere il nuovo presidente del Consiglio incaricato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di formare un governo. Governo che, in carica piena o dimissionario, guiderà l’Italia fino al voto, a distanza di pochi mesi dalle elezioni dello scorso 4 marzo.

Sul “Dossier” di Cottarelli, in questi anni, si è scritto e detto molto. Un lavoro che riteneva possibili “risparmi significativi”, inizialmente dell’entità di 7 miliardi di euro su base annua (l’indicazione era per il 2014), per poi, crescere fino a 18 miliardi (ipotesi 2015) e 24 miliardi (ipotesi 2016). Tutto ciò con “grandi e difficili riforme strutturali” e non solo con una “azione di ordinaria manutenzione”.

Fra le tantissimi voci di quel “Dossier”, ce ne fu una che fece arrabbiare moltissimo le associazioni delle persone con disabilità, che minacciarono proteste clamorose per evitare che venissero ridotti i trasferimenti monetari a loro dedicati. Nel dossier, sotto la categoria “Riduzioni trasferimenti inefficienti”, comparivano due voci: la “prova del reddito per indennità accompagnamento” e “abusi pensioni di invalidità”, per un risparmio previsto per entrambi pari il primo anno a zero, e i successivi 0,1 e 0,2 miliardi da ciascuna voce (per un totale complessivo di 0.6 miliardi in due anni). Sotto la categoria “spese settori”, comparivano invece sia la “Revisione pensioni di guerra (per un risparmio di 0,2 miliardi già nel primo anno, e di 0,3 nel secondo e terzo), sia le “Pensioni reversibilità” (nessun risparmio i primi due anni, di 0,1 miliardi nel terzo). Complessivamente, quindi, si parlava di un rientro di spesa di 1,5 miliardi derivante da pensioni d’invalidità, indennità di accompagnamento, pensioni di guerra e reversibilità.

Ipotesi che scatenarono a suo tempo la reazione delle associazioni delle persone con disabilità, che cercarono un incontro con il governo (il ministro del Lavoro Poletti) minacciando anche la protesta di piazza. Anche le associazioni degli invalidi di guerra alzarono la voce. A conti fatti, non se ne fece niente, anche perché la scelta – come lo stesso Cottarelli aveva evidenziato – era eminentemente “politica”. Lui, da tecnico, aveva individuato un’azione possibile: alla politica toccava scegliere se seguirla o meno. E il governo di allora (con Renzi, Poletti e Delrio) lasciò cadere la cosa.

Dure furono in particolare le due federazioni Fand e Fish. “Nel mirino della spending review ci sono soprattutto le indennità di accompagnamento, attualmente l’unico sostegno certo alle persone con grave disabilità e sulle famiglie che prevalentemente rappresentano per loro l’unico supporto in assenza o carenza di servizi pubblici. Secondo Cottarelli – spiegavano – bisogna introdurre un limite reddituale alle indennità di accompagnamento, specialmente per gli ultra65enni, e intensificare i controlli verso i presunti abusi. Quello del Commissario straordinario è un documento che ripropone vetuste e discutibili proiezioni evidenziando come in alcune regioni vi siano percentuali maggiori di indennità di accompagnamento, rispetto ad altre. Abusi, quindi, che sarebbero dimostrati appunto dai “picchi territoriali” e da un aumento della spesa non dimostrata da “flussi demografici”. Il Commissario non ha incrociato i dati con la spesa per i non autosufficienti in quelle stesse Regioni. Scoprirebbe che laddove le Regioni (esempio Calabria) spendono pochissimo per i disabili gravi il numero delle indennità di accompagnamento lievita proporzionalmente. E soprattutto non ha presente i tagli massicci che la spesa sociale ha subito nell’ultimo decennio che spingono gli stessi Comuni a consigliare i propri cittadini ad avviare le procedure di riconoscimento dell’indennità di accompagnamento”. Quanto al piano di controlli straordinari contro gli abusi, Fand e Fish invitavano Cottarelli a “valutare l’efficienza e l’efficacia del milione di controlli sugli invalidi civili negli ultimi 5 anni, verifiche che hanno prodotto costi spaventosi (30 milioni di euro solo per medici esterni all’INPS lo scorso anno) e scarsi risultati, e peraltro prodotto ritardi spaventosi negli ordinari accertamenti (sfiorano i 300 giorni di attesa per un verbale di invalidità) e enormi disagi in chi ha necessità di sostegno e aiuto”.

In anni in cui il governo era impegnato nel rifinanziare i fondi sociali (in particolare quello per le Politiche sociali e per la Non autosufficienza) dopo annate al minimo, intervenire sulle pensioni di invalidità e sull’indennità di accompagnamento si sarebbe rivelato politicamente azzardato, un vero e proprio boomerang. E infatti il governo Renzi scelse di non farlo.