Modernità quale pericolo

Modernità quale pericolo

di Antonio Stanca

Tempo fa a proposito del matrimonio di un giovane discendente dei “reali d’Inghilterra” con una donna di provenienza completamente diversa, si è tornato a dire se ancora valgono le distanze, le differenze tra condizioni sociali diverse o tra altre situazioni siano sessuali, economiche, culturali, linguistiche, siano di razza, di ceto, di costume, siano di altro genere. Si è osservato che i tempi nuovi, la modernità hanno comportato anche la fine di certe divisioni che erano durate per secoli e che avevano fatto dell’umanità una serie di classi separate ognuna con le proprie regole. La caduta di tante differenze, la possibilità di scambiare, di stare con persone diverse, in luoghi diversi, di fare quanto prima non si era neanche pensato erano state viste come un vantaggio, un progresso, come un segno di civiltà, una conquista. I moderni e sempre più diffusi mezzi di comunicazione avevano accelerato tale processo, non solo differenze ma neppure distanze sembrava ci fossero più tra gli abitanti della terra, tra le varie parti del mondo. Nel segno di un profitto sempre più esteso, di un beneficio sempre più diffuso si pensava ormai di dover procedere ma non è passato molto tempo prima che le vecchie divisioni tornassero a farsi vedere, a farsi sentire, a riprendere il loro posto, ad esigere il loro riconoscimento. Non è passato molto tempo prima che si tornasse a scontrarsi in nome dei propri diritti, delle proprie credenze, della propria forza non solo morale, religiosa, politica ma anche materiale, militare, armata. Non molto è passato e il mondo è tornato a mostrarsi diverso nelle sue parti, è tornato in guerra e con una tale crudeltà e ferocia da superare ogni orrore precedente, da non far pensare ad una possibile soluzione dei problemi emersi, ad una riappacificazione tra i contendenti.

Non di scambio, di comunicazione è diventato sinonimo la modernità ma di scontro, di soppressione. Non c’è luogo oggi che non sia esposto al pericolo dell’assalto, della violenza. Anche a livello privato questi sono diventati ormai elementi che connotano la vita e niente sembra che riesca a contenerli.

Un mondo, una storia, una vita che hanno scelto di essere crudeli sembrano quelli moderni, che sono venuti meno ad ogni aspettativa, che non vogliono essere corretti, che si sono tanto immedesimati nel fenomeno da cercare ognuno nella propria violenza il proprio spettacolo, il proprio protagonismo.

E’ una situazione allarmante specie per chi ancora è rimasto a credere nei valori della pace, del bene, dell’amore e ormai non sa con chi, con quale istituzione identificarli. Quelle della casa, della famiglia, della scuola, della chiesa sembrano le uniche positività nelle quali si possa credere senza, però, ricavarne convinzioni che siano definitive, che aiutino per sempre visto che anche tali istituzioni sono esposte al confronto con un esterno diventato sempre più minaccioso, sono sempre più ridotte nella loro funzione, nel loro valore.

Una modernità diventata sinonimo di pericolo è la nostra contrariamente a quanto si era previsto negli anni precedenti e senza che sia possibile individuare, isolare le cause, tanto sono ramificate, e intervenire su di esse.

Fallito è l’uomo nel suo proposito di riportare la terra entro i confini di un bene comune, fallita è la sua intenzione di fare della guerra una vicenda di altri tempi, la sua fiducia in soluzioni dei contrasti completamente diverse, la sua speranza a sapersi vicino, unito non lontano, diviso.