da Il Messaggero
La fuga dei docenti: boom di pensionati e la scuola va in tilt
È inaccettabile il grave ritardo nella determinazione del diritto alla pensione – denuncia Anna Fedeli, Flc Cgil nazionale
LA BUROCRAZIA
Ora è tutto in capo all’Inps ed è il primo anno, fino al 2017 infatti era compito degli uffici scolastici regionali raccogliere le certificazioni necessarie ed inviare tutto all’Inps per avviare la procedura di pensionamento. Prima ancora, gli uffici scolastici regionali dialogavano con l’Inpdap e godevano di una procedura più snella. Ora non è più così: le pratiche si stanno impantanando tra carte e burocrazia tanto che il rischio è quello di veder fermare tutta la macchina organizzativa, o almeno una buona parte, con possibili ripercussioni sull’avvio del prossimo anno scolastico. Un rischio concreto poiché i docenti in attesa di una risposta positiva alla domanda di pensionamento dovranno riceverla entro il 31 agosto, non possono avere un incarico dal 1 settembre. Lo stesso vale per il personale ata che, comunque, deve andare in pensione dal 1 settembre. A fronte delle aspettative di oltre 35mila persone che sperano nella pensione, ci sono le attese e le ansie di altrettante persone che sperano invece nell’agognato ruolo o in un trasferimento. «È inaccettabile il grave ritardo nella determinazione del diritto alla pensione – denuncia Anna Fedeli, Flc Cgil nazionale – sta creando gravi danni ai lavoratori, e al funzionamento delle scuole. Si creano effetti negativi anche sulla mobilità del personale scolastico e sulle immissioni in ruolo dei precari dal momento che i posti, occupati da coloro che dovrebbero andare in pensione, non sono disponibili. Non accetteremo nessuna lesione di diritti maturati con il lavoro, che oggi vengono messi in discussione da procedure cervellotiche e inique». Che cosa si intende per procedure cervellotiche? «Negli ultimi mesi – spiega la sindacalista Fedeli- tra le varie sedi Inps e gli uffici scolastici territoriali e le istituzioni Afam si sono verificati una serie di ritardi e un rimpallo di comunicazioni rispetto ai versamenti di contribuzione, alla presunta mancanza di domande di riscatto o computo o addirittura di contribuzione relativa ai periodi di lavoro di ruolo, non presenti negli archivi telematici dell’Inps».
LA RICHIESTA
Da qui la necessità di snellire le procedure. Altrimenti sarà un’estate di fuoco, tra certificati da reperire, domande da ripresentare e cattedre da sistemare. I sindacati per questo hanno già chiesto un incontro al ministro all’istruzione Bussetti e al presidente dell’Inps Boeri. Intanto però ci si prepara alla protesta: il 12 luglio, infatti, ci sarà un presidio sotto le finestre degli uffici centrali dell’Inps a Roma, nella sede dell’Eur.
Lorena Loiacono