Bussetti promette un piano per prof e ricercatori e più merito nel reclutamento

da Il Sole 24 Ore

Bussetti promette un piano per prof e ricercatori e più merito nel reclutamento

«Serve un piano pluriennale per l’università e la ricerca. Innanzitutto occorre riflettere per migliorare il sistema di reclutamento in termini meritocratici, di trasparenza e di esigenza degli atenei». Così il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Marco Bussetti, ieri in Parlamento per l’illustrazione delle Linee programmatiche del Miur.

Bussetti ha ricordato che purtroppo l’età media dei docenti negli atenei italiani è tra le più alte d’Europa. Anche il numero dei dottorandi e un terzo di quelli tedeschi e si sta riducendo dal 2008 di circa il 25% in meno. «La carriera universitaria non è più particolarmente attraente, gli stipendi non sono particolarmente attrattivi – ha sottolineato Bussetti – non ho timore dalla fuga dei cervelli, però: la ricerca è internazionale, parla tutte le lingue del mondo; è fisiologico che un nostro dottorando senta l’esigenza di lavorare per un periodo all’estero. La questione non è la partenza ma il mancato ritorno, questo sì è un depauperamento. Bisogna fare sì che i giovani studiosi possano rientrare in Italia disponendo di infrastrutture attrezzate in cui poter continuare a sviluppare la loro attività scientifica. Abbiamo bisogno di accrescere il numero dei ricercatori e dei professori aumentando globalmente la dotazione organica». «Bisogna creare le condizioni affinché – ha aggiunto il ministro -, dopo un periodo più o meno lungo, i giovani talenti possano rientrare in Italia: riallineando il salario a quello degli altri principali centri di ricerca e dando loro la possibilità di sviluppare un percorso di carriera, di disporre di infrastrutture fisiche e tecnologiche (ad esempio, laboratori attrezzati) adeguate e finanziate in maniera costante, nelle quali poter continuare a sviluppare l’attività scientifica». Dall’altro – continua ancora Bussetti – dovremo riuscire ad attirare le menti più brillanti, junior o senior, dall’Europa e dal mondo, attività questa in cui siamo deboli».

«Il fatto che le nostre Università compaiano un po’ troppo a margine dei ranking mondiali, va ascritto al ridotto numero dei ricercatori e dei professori e ad una purtroppo scarsa propensione all’internazionalizzazione rispetto alla gran parte degli atenei dei Paesi più avanzati», ha fatto notare il ministro, il quale ha aggiunto che «siamo in fondo alla classifica dei Paesi Ocse per numero di professori universitari e ricercatori in rapporto agli studenti. Abbiamo quindi bisogno di accrescere in modo significativo il numero dei ricercatori e dei professori, non solo consentendo la sostituzione di ogni professore pensionando ma anche creando le condizioni affinché, dopo un periodo più o meno lungo, i giovani talenti possano rientrare in Italia: riallineando il salario a quello degli altri principali centri di ricerca e dare loro la possibilità di sviluppare un percorso di carriera, di disporre di infrastrutture fisiche e tecnologiche (ad esempio, laboratori attrezzati) adeguate e finanziate in maniera costante, nelle quali poter continuare a sviluppare l’attività scientifica». Un intervento importante dovrà riguardare poi l’innovazione didattica ed in particolare quella digitale. Sarà incentivata l’offerta formativa on line e telematica delle università statali – ha assicurato Bussetti – attraverso finanziamenti finalizzati, nonché meglio regolamentata l’offerta formativa delle università telematiche private.

«Preoccupante, senza idee né progettualità per università e ricerca», questo il giudizio del senatore Francesco Verducci del Pd in merito all’intervento del ministro Bussetti in Parlamento. «L’niversità ha grandi problemi aperti: scarsità di immatricolati e laureati, scarsità e precariato dei ricercatori, divario territoriale. Ma in 45 minuti di intervento il ministro non ha mai citato né il tema dell’accesso, né il tema della precarietà, nè quello degli squilibri territoriali. E questo è molto grave. Ancor più grave e inquietante è che il ministro non abbia mai citato il diritto allo studio universitario». «Negli anni scorsi i Governi del Pd hanno quasi raddoppiato i fondi per il diritto allo studio, introdotto risorse per la norma rivoluzionaria sulla no tax area, varato un piano massiccio di reclutamento e stabilizzazione dei ricercatori. Faremo il massimo – conclude Verducci – per impedire che il Governo Lega-M5S mandi al macero quanto fatto e volti le spalle alle aspettative del Paese e delle nuove generazioni».