Contratti a tempo, spunta la deroga per la scuola

da Il Sole 24 Ore 

Contratti a tempo, spunta la deroga per la scuola

di Giorgio Pogliotti

Due pesi e due misure sui contratti a termine nel Dl omnibus, in esame alle commissioni Lavoro e Finanze della Camera. Il decreto 87 introduce, infatti, una stretta sull’utilizzo dei contratti a tempo determinato nel settore privato dove la durata massima scende dagli attuali 36 a 24 mesi (12 mesi per il contatto senza causale), mentre nella scuola un emendamento presentato dalla maggioranza allunga il limite di utilizzo dei supplenti oltre i 36 mesi. Va ricordato che il tetto di 3 anni è stato posto dalla Buona scuola (a partire da 1 settembre 2016) dopo che la Corte di giustizia europea con una sentenza aveva richiamato l’Italia per l’eccessiva reiterazione dei contatti a termine, considerandola come una precarizzazione dei rapporti di lavoro, e questo tetto aveva superato il vaglio della Consulta. Ora il dl che il vicepremier Luig Di Maio ha battezzato decreto dignità, in nome della lotta alla precarietà, salvo modifiche dell’ultim’ora, su proposta di un emendamento M5S-Lega propone di superare quel tetto dei 36 mesi nella scuola, dilatando a dismisura la durata delle supplenze ed espondendo il Paese ad un nuovo richiamo in sede comunitaria.

La maggioranza è intenzionata anche ad approvare un altro emendamento con la sanatoria per “vecchi” i diplomati magistrali, oltre 43mila, per i quali potrebbero apririsi le porte della scuola attraverso un concorsone. Come è noto, ad inizio gennaio una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che i diplomati magistrali ante 2001-2002 non hanno diritto a essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (Gae), giudicando non sufficiente il possesso del solo diploma magistrale.

Queste le novità arrivano dalle commissioni riunite Finanze e Lavoro che ieri fino a tarda sera hanno proseguito l’esame dei circa 670 emendamenti giudicati ammissibili sugli 850 depositati. Per tutta la giornata odierna le commissioni Finanze e Lavoro, presiedute da Carla Ruocco (M5S) e Andrea Giaccone (Lega) procederanno alle votazioni per portare il testo in Aula a Montecitorio giovedi.

Intanto a lanciare un allarme sulle conseguenze della stretta sui contratti a termine e sulla somministazione è anche la Cgil di Torino con una stima al ribasso su circa 15mila posti di lavoro a rischio nella sola provincia di Torino. La Cgil esprime «forte preoccupazione per la sorte delle migliaia di lavoratrici e lavoratori che, avendo superato 12 mesi o 24 mesi, rischiano di non continuare a lavorare e di essere sostituiti». Il dato peraltro è «molto sottostimato», spiega la Cgil, «in quanto include solo i contratti stipulati in origine con durata prevista superiore all’anno, mentre andrebbero aggiunti i contratti di durata iniziale inferiore e poi prorogati o rinnovati, superando i 12 mesi di anzianità». La Cgil di Torino intende aprire confronti nelle aziende per stabilizzare i contratti a termine, e chiede che «nella fase di conversione in Legge del decreto, vengano previste misure per garantire continuità occupazionale». La Cgil denuncia, inoltre, il rischio che la stretta su contratti a termine e somministrazione accompagnata dalla ventilata «introduzione dei voucher in agricoltura e turismo, senza una modifica del lavoro intermittente (a chiamata), faccia spostare una parte consistente delle professionalità più basse su questi rapporti di lavoro più precari»; il risultato sarebbe «un’ulteriore precarizzazione».

La maggioranza, in realtà, non prevede almeno per il momento di reintrodurre i voucher, ma di semplificare l’utilizzo dell’attuale contratto di prestazione occasionale per agricoltura, turismo ed enti locali, con l’estensione di utilizzo da 3 a 10 giorni. Opzione respinta dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil che da oggi hanno annunciato tre giorni di mobilitazione.