Autismo, l’estate (difficile) delle famiglie

Redattore Sociale del 02-08-2018

Autismo, l’estate (difficile) delle famiglie

Per i genitori di bambini autistici quello estivo è il periodo peggiore: “Le famiglie normali si riposano, per le nostre invece inizia quello che può diventare un inferno”. Il grido di allarme delle associazioni bolognesi.

BOLOGNA. Genitori costretti a rinunciare alle ferie, padri che arrivano a perdere il lavoro per assistere i figli, Comuni che spesso non forniscono l’assistenza necessaria. Situazioni all’ordine del giorno per le famiglie con figli autistici. Situazioni che in estate se possibile peggiorano, perché le scuole chiudono e così le famiglie si ritrovano senza supporto e costrette a fare i salti mortali per non lasciare soli i propri figli da metà giugno a metà settembre. Tre mesi da coprire, “e se le ferie non bastano succede che qualche genitore è costretto a mettersi in malattia anche senza stare male”. E’ il grido di allarme delle associazione bolognesi che si occupano di autismo.

“Didì Ad Astra” ad esempio, gruppo di genitori e specialisti di Anzola dell’Emilia, alle porte di Bologna, racconta la storia di un 55 enne che ha perso il lavoro “a forza di assenze non sempre giustificate per accudire suo figlio”. L’Angsa (L’Associazione nazionale genitori autistici) di Bologna parla di coppie che da anni non vanno più in vacanza assieme perché “prendono le ferie in mesi sfalsati per non lasciare soli i figli”. “Da troppo tempo – ragionano i membri di Angsa Bologna – i Centri estivi non hanno abbastanza educatori specializzati per accogliere i ragazzi con autismo”. Quello che succede è che così l’assistenza viene erogata a macchia di leopardo, con genitori più o meno fortunati a seconda del Comune di residenza.

I problemi più gravi le associazioni li hanno riscontrati nelle fasce di età che vanno dalle scuole medie in su: “I Comuni non riescono a garantire educatori specializzati nei centri estivi, e così dicono alle famiglie di mandare i ragazzi nei centri diurni”, spiega Marialba Corona di Angsa Bologna, “ma anche lì non ci sono operatori specializzati nell’autismo, e quindi non è possibile far integrare i ragazzi”. Per ovviare al problema non resta che l’auto organizzazione e la ricerca di fondi. L’Angsa di Bologna è da anni impegnata sul tema, e così la sua omologa di Ravenna che, con l’aiuto economico della Fondazione Augusta Pini e la gestione della Cooperativa San Vitale, è riuscita a mettere in piedi un Centro estivo che accoglie ragazzi fino alla maggiore età, con operatori professionisti, molti dei quali provenienti dalle stesse scuole che i ragazzi frequentano d’inverno in modo da garantire continuità didattica. “Sappiamo di centri privati che si sono rifiutati di accogliere bambini autistici: così abbiamo provveduto con un nostro progetto. Certo è a pagamento, ma sicuramente i prezzi non sono alti come quelli dei centri privati”, racconta Paola Veronesi di Angsa Ravenna. A selezionare i bambini da ammettere nella struttura è l’Ausl ravennate. Vengono creati dei gruppi più o meno omogenei ma, specifica Veronesi, “le situazioni più critiche non siamo in grado di gestirle”.

Per tornare nel bolognese, ad Anzola, con un piccolo finanziamento del Comune e un aiuto economico più corposo della Fondazione del Monte, i genitori hanno dato vita a sei settimane di attività estive, tre a fine giugno e tre a luglio per 11 ragazzi dai 7 ai 16 anni. Impiegati 19 educatori e un supervisore. “Abbiamo fatto attività di tutti i tipi, fatto basket di mattina, portato i bimbi dal barbiere e dal dentista per abituarli a situazioni di questo tipo. Li abbiamo fatti diventare gelatai e cassieri per dare loro nuove esperienze sempre in maniera controllata”. L’unico rammarico, segnala Barbara Binazzi dell’associazione Didì Ad Astra, è che “abbiamo potuto accogliere 11 ragazzi, purtroppo la richiesta dei genitori è stata molto superiore, si sono fatte avanti più di 20 famiglie”. “Quest’anno – conclude Binazzi – ce l’abbiamo fatta, ma ogni primavera ritornano le domande: quante settimane potremo garantire? Riusciremo ad avviare i laboratori? Viviamo ogni anno nell’ansia di non farcela”.

di Elettra Bernacchini e Giovanni Stinco