S. Casati Modignani, Festa di famiglia

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Sveva Casati Modignani e il bene del mondo

di Antonio Stanca

E’ uscito a Giugno di quest’anno, nella serie “I Miti” della casa editrice Mondadori di Milano, il romanzo Festa di famiglia della scrittrice milanese Sveva Casati Modignani.

La Modignani ha ottantanni, è nata a Milano nel 1938 e in questa città è sempre vissuta. Vi è rimasta anche dopo la morte del marito, Nullo Cantaroni, avvenuta nel 2004. Sotto il nome della scrittrice si cela quello del marito insieme al quale hanno scritto tanta narrativa. Lei aveva cominciato a scrivere negli anni ’80 dopo una serie di esperienze che erano andate dal lavoro in un ufficio di rappresentanza commerciale a quello presso la Galleria del Naviglio all’altro quale giornalista di costume per il quotidiano “La Notte”. Sarà quest’ultima esperienza a metterla in contatto col mondo dello spettacolo, del cinema, della televisione, con i suoi protagonisti, a farle conoscere cosa avveniva, come si viveva tra loro, quanto importante fosse l’influenza di quel mondo sull’opinione pubblica, sul costume, come servisse a stabilire, a diffondere modi di pensare, di fare che non sempre erano positivi.

Molto tempo avrebbe trascorso la Modignani tra questi impegni finché intorno agli anni ’80 avrebbe cominciato a scrivere di narrativa prima sola e poi col marito.

Fino a Festa di famiglia i temi della sua o della loro produzione sarebbero stati di carattere sentimentale, si sarebbero mostrati sempre volti a far emergere il valore, la funzione del giusto mezzo, dell’equilibrio, a mostrare l’importanza della morale e di tutto quanto è sua espressione, sua manifestazione. In un mondo, in un ambiente che sembrano aver perso quanto fa parte dell’interiorità, la scrittrice ha sempre pensato a come recuperare questa perdita, ha sempre creduto che sia possibile farlo, non ha mai temuto i pericoli, gli ostacoli che si frapponevano nella sua impresa.

Questo impegno, questa lotta contro le avversità è, appunto, quel che avviene nelle sue narrazioni, è la loro trama. In esse la scrittrice mostra sempre minacciata quella dimensione buona, sana, giusta che i suoi personaggi rappresentano, sempre mostra questi impegnati a difenderla e sempre li fa riuscire pur a costo di gravi rinunce o amare sofferenze.

Anche in Festa di famiglia le quattro giovani donne milanesi protagoniste, che sono legate da un rapporto di amicizia molto vecchio e molto sentito, si trovano a volte di fronte a situazioni difficili, a problemi gravi. Esse stanno insieme da molto tempo, da anni si ritrovano nello stesso posto, si confidano su tutto, dividono ogni loro cosa ma ognuna ha la sua vita, il suo lavoro, la sua libertà, la sua indipendenza. Ognuna vive una situazione diversa da quella delle altre, ognuna pensa, fa a modo suo fuori dal gruppo: chi è solo fidanzata, chi convivente, chi madre single, chi in attesa di un figlio. Queste esperienze sono la causa dei loro problemi, l’argomento principale dei loro scambi ogni volta che s’incontrano. Lo fanno sistematicamente, è il loro modo di essere amiche, di stare insieme. E loro è anche il modo sistematico col quale durante tali scambi mostrano di perseguire, di fronte ad ogni problema, la soluzione più vicina al bene, all’amore non soltanto loro ma anche di chi sta con loro. Più ampio, più esteso di una misura soltanto individuale risulta il bene che si prefiggono di raggiungere, per tanti, per tutti vorrebbero che valessero le loro intenzioni, le loro azioni.

Molto letta, molto tradotta è la Modignani: significa che con le sue opere interpreta quel diffuso bisogno di bene che i tempi sembrano aver provocato.