Milleproroghe, la ruspa del governo su vaccini, alternanza e Invalsi

da ItaliaOggi

Milleproroghe, la ruspa del governo su vaccini, alternanza e Invalsi

Le modifiche e le contromodifiche oggi alla camera

Emanuela Micucci

Il governo pentaleghista ingrana la retromarcia sui vaccini a scuola, ritornando all’obbligo stabilito dal decreto Lorenzin, poi con un’improvvisa inversione a U svolta sulla strada della validità dell’autocertificazione delle famiglie fino al 10 marzo 2019. Mentre preme il piede sull’acceleratore andando a tutto gas contro l’alternanza scuola-lavoro e l’Invalsi alla maturità. Eppure, la controriforma dell’esame di Stato non è nel contratto di governo M5S-Lega. Non vi si citano né la maturità, né le prove Invalsi. Dell’alternanza si dice solo che la Buona Scuola ne «ha ampliato in maniera considerevole le ore», che è diventato un «sistema inefficace» e «dannoso», senza controllo sulla qualità dei percorsi. A tracciare la nuova rotta del governo è il decreto Milleproroghe che oggi, dopo il primo passaggio in Senato, approda nell’aula della Camera per la votazione. Nei diversi emendamenti al testo presentati dalla maggioranza e dai relatori le tracce dei cambi di rotta pentaleghisti. Da far andare in tilt anche il più aggiornato navigatore satellitare. Aumentando la «confusione» nel nuovo anno scolastico appena iniziato sia sul fronte vaccini, secondo i presidi dell’Anp, sia su quelli alternanza e Invalsi, secondo la Uil Scuola.

Serve una bussola per orientarsi nelle decisioni del governo sull’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola. Dopo la circolare Grillo-Bussetti dello scorso 5 luglio, la scorsa settimana arriva una clamorosa retromarcia: un emendamento al decreto Milleproroghe del relatore che, di fatto, abolisce la proroga di un anno dell’obbligo della presentazione del certificazione di avvenuta vaccinazione della Asl pena l’esclusione da scuola. Una vittoria di medici, associazioni scientifiche e presidi che, ascoltati in audizione in Parlamento, avevano ribadito che rinviare l’obbligo vaccinale è una follia. «Una circolare non può sostituire la legge», spiegava netto il presidente dell’Anp Antonello Giannelli. «Senza il certificato della asl non potremo permettere la frequenza dei bimbi a scuola, a nidi e materne».

Ma un nuovo emendamento fa cambiare di nuovo rotta al governo: resta l’obbligo vaccinale per la frequenza degli asili, ma si estende fino al 10 marzo 2019 la validità dell’autocertificazione. Si punta così, con la sua approvazione nel Milleproroghe, a far acquistare validità di legge alla possibilità di autocertificazione già prevista dalla circolare Grillo-Bussetti. In attesa di «un intervento di sistema», annunciato dal premier Giuseppe Conte, «sul quale stiamo lavorando». Un pasticcio secondo i presidi. «Questo nuovo emendamento complica la situazione perché non aiuta a venir fuori dal caos», insiste Giannelli, perché il decreto Lorenzin con le sue scadenze e l’obbligo della certificazione è ancora in vigore. Se verrà approvato, al momento della sua entrata in vigore, ad esempio a metà ottobre, i bimbi non in regola potrebbero essere ammessi a frequentare l’asilo. «Una situazione ambigua, con bambini che entrano ed escono dalle scuole».

Il rischio è anche un aumento della conflittualità con le famiglie. Per i presidi, poi, sarebbe meglio il 10 dicembre 2018 come termine ultimo perché «la stragrande maggioranza delle famiglie» è in regola e perché è una data che «si accavalla con la procedura di iscrizione al nuovo anno scolastico 2019-2010, che ha inizio a gennaio 2019 e per la quale entro il 10 luglio 2019 bisogna portare la documentazione vaccinale originale». Confusione anche sul prossimo esame di stato. Due emendamenti al Milleproroghe dei relatori rinviano di un anno, a giugno 2020, lo svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro e la frequenza alle prove Invalsi in V superiore come requisiti per l’ammissione alla maturità. Una controriforma dell’esame di Stato con cui si avvia lo smantellamento, o almeno il depotenziamento, di alternanza ed Invalsi. «Toglierle non aiuta la scuola a migliorarsi ed è un favore a chi vuole un’istruzione pubblica debole e marginale», commenta il deputato Gabriele Toccafondi (Cp-Ap). Mentre il segretario generale della Uil Scuola Pino Turi nota che, come per l’alternanza, per le prove Invalsi «c’è molta confusione. In che modo dovranno prepararsi gli studenti? Come si dovranno organizzare le scuole? Che peso avranno questi elementi di valutazione? Come si pongono in relazione alla valutazione che, invece fanno i docenti?».

Tuttavia, anche senza essere requisito per l’ammissione alla maturità, i maturandi 2019 saranno tenuti ugualmente ad aver svolto percorsi di alternanza nel triennio per minimo 200 ore nei licei e 400 nei tecnici e nei professionali. Né viene meno la possibilità di iniziare il colloquio orale presentando l’esperienza di alternanza, come stabilisce la Buona Scuola e come già era possibile a normativa vigente in alternativa alla tesina. Così come resta il debutto, in questo anno scolastico, delle prove Invalsi di italiano, matematica e inglese in V superiore. Anzi, l’ordinanza ministeriale del 30 agosto scorso ne fissa le date: dal 4 al 30 marzo 2019.