Trasferimenti, il governo punta a limitarli

da ItaliaOggi

Trasferimenti, il governo punta a limitarli

Sandra Cardi

Il governo intende porre ulteriori limiti ai trasferimenti dei docenti. Lo aveva annunciato il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, e la previsione dovrebbe essere indicata già nella nota di aggiornamento del Def, di cui si attende il trasferimento al Parlamento dopo l’approvazione del consiglio dei ministri del 27 settembre scorso. Dunque, se da una parte la maggioranza di governo ha manifestato l’intenzione di cancellare la chiamata diretta, restituendo ai docenti la titolarità nell’istituzione scolastica, dall’altra parte sembrerebbe pronta a porre ulteriori vincoli alla mobilità degli insegnanti. Mobilità già fortemente limitata dal precedente esecutivo, tramite l’introduzione di misure fortemente impeditive della possibilità di avvicinarsi al proprio nucleo familiare.

Nella precedente legislatura, infatti, il governo cancellò la possibilità, per i docenti, di indicare le consuete 15 istituzioni scolastiche di preferenza nella domanda di trasferimento, concedendo solo la facoltà di indicarne 5. Nella domanda dello scorso anno, peraltro, era comunque possibile indicare ulteriori 10 preferenze relative agli ambiti territoriali. Ma questa possibilità è stata utilizzata prevalentemente nella mobilità interprovinciale. Gli ambiti territoriali, infatti, comprendono territori estesi circa il doppio degli ex distretti scolastici. E dunque, tale facoltà era del tutto inutile per i docenti che già si trovavano in scuole dell’ambito che comprendeva le istituzioni scolastiche del comune di residenza. Gli ambiti territoriali, infatti, sono 380 (mentre i distretti erano 800) a fronte di un territorio nazionale che si estende su 301 mila chilometri quadrati.

Pertanto non sono rari i casi di docenti che, pur insegnando nell’ambito dove è ubicato il proprio comune di residenza, siano costretti ad andare a lavorare in scuole che distano dalla propria abitazione anche 100 e più chilometri. Ciò rende la prestazione particolarmente gravosa perché, oltre agli oneri ordinari, gli interessati sono costretti al pendolarismo.

I maggiori oneri si riverberano anche sulla qualità della prestazione, inevitabilmente gravata dalla perdita di energie che vengono consumate per il viaggio. Né è ipotizzabile che il docente interessato possa spostare di volta in volta la propria residenza nel comune di servizio. Al termine della precedente legislatura si era aperto uno spiraglio con il decreto Madia, che aveva restituito parzialmente la mobilità alla contrattazione collettiva, sebbene senza la possibilità di derogare le norme restrittive contenute nella legge 107/2015.

La previsione della nota di aggiornamento al Def potrebbe essere predittiva, secondo rumors ministeriali, di una norma da inserire nella Finanziaria che crei una connessione tra ambito regionale dei nuovi concorsi e residenza professionale nella stessa regione a valle della quale scatterebbe il vincolo a restare nella stessa regione anche per 5 anni.