La scuola prima vittima dei tagli 100 milioni in meno, sale la protesta

da la Repubblica

La scuola prima vittima dei tagli 100 milioni in meno, sale la protesta

La rabbia dei sindacati: servono fondi per il contratto. E i precari della ricerca scendono in piazza

Corrado Zunino

L’istruzione torna bancomat per altri ministeri, altre riforme. Nelle penultime stagioni — da Berlusconi IV a Letta — scuola e università con i loro 56 miliardi di euro di bilancio annuale sono state oggetto di diverse spending review. Ora, ai tempi del governo gialloverde, subiscono nuovi tagli che, per ammissione dello stesso ministero, « potranno contribuire a finanziare le altre importanti misure annunciate dal Governo». Gli uffici di Viale Trastevere calcolano, alla fine degli aggiustamenti, una perdita di 100 milioni di euro.

Sessantacinque milioni vale il forte ridimensionamento della cosiddetta Alternanza scuola lavoro. Inaugurata con la Legge 107 di Renzi- Giannini, prevede per gli studenti del triennio superiore un periodo scolastico trascorso in un’azienda, un ente no profit, un museo. Il ministro Marco Bussetti, che da provveditore di Milano definiva l’Alternanza “un’ottima legge”, ha deciso di abbattere le ore previste obbligatoriamente: erano 200 per i licei, 400 per gli istituti tecnici e 400 per i professionali. La “quota minima” ora chiesta alle scuole è meno della metà: 90 ore per gli studenti liceali, 150 per i ragazzi dei tecnici, 180 per gli iscritti al professionale.

La riduzione oraria partirà dall’anno scolastico 2019- 2020. Il ministro dell’Istruzione assicura: «Ogni scuola potrà, autonomamente, aumentare il numero di ore dedicate all’Alternanza » . E gradisce sottolineare: « Questo non è un taglio al settore scolastico, ma un risparmio, conseguenza di un cambiamento annunciato da tempo. Potrà essere reinvestito nel settore scolastico o contribuire a finanziare le altre misure del Governo » . Altre misure. Il reddito di cittadinanza, per esempio. L’ex sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, patrocinatore storico dell’Alternanza, commenta: « Mettere meno risorse sull’Alternanza scuola lavoro vuol dire semplicemente farla peggio».

Gli altri 35 milioni di risparmi arriveranno, dicono al Miur, « da fondi non spesi » . E comunque destinati ad attività scolastiche. Il pacchetto di governo scuola-università prevede — qui siamo ancora al livello del Documento di economia e finanza (Def) e di promesse nelle interviste — l’allargamento della no tax area per gli universitari non abbienti, l’aumento dei fondi di finanziamento per atenei ed enti di ricerca e, in quest’ultimo caso, risorse aggiuntive per assumere ricercatori precari.

Il viceministro Lorenzo Fioramonti ha confermato che i nuovi fondi per la ricerca saranno vincolati alla stabilizzazione di duemila precari, ma già la precedente Finanziaria ne aveva tirati dentro 727 nel 2018 e annunciati 1.500 per il 2019. Non si vedono sostanziali passi in avanti. Sul salario accessorio per i ricercatori ( voci aggiuntive sulla busta paga) Fioramonti ammette, poi: « La norma è stata dichiarata inammissibile nel Decreto dignità, dovremo riproporla».

La Cgil denuncia: non ci sono soldi per il nuovo contratto della scuola. Il vecchio, appena rinnovato, scade a dicembre. Scrive la Federazione lavoratori della conoscenza: « Nel Def, in una manovra da 21 miliardi, non vi sono neanche le risorse per garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni rispetto all’inflazione » . Piuttosto è scritto che i redditi da lavoro dipendente della pubblica amministrazione si ridurranno dello 0,4 per cento, in media, nel 2020- 2021. Anief, sindacato vicino al Movimento 5 Stelle, sottolinea: « Solo per salvaguardare gli stipendi di 1,3 milioni di docenti e amministrativi servirebbero 4 miliardi ». Non se ne parla.

Nel peggior avvio dell’anno scolastico dai tempi della Gelmini, con 32 mila mancati ruoli su 57.322 assunzioni, il ministro Bussetti si è fatta imporre da Matteo Salvini il teorico del sovranismo di governo, Giuseppe Valditara, alla guida dell’università. Valditara da senatore di Alleanza nazionale accompagnò tutto il percorso della riforma Gelmini con i suoi tagli (solo al Fondo ordinario) di quasi un miliardo.

Sui gruppi social, gli stessi che fecero crescere l’onda anti- Renzi a partire proprio dall’approvazione della ” Buona scuola”, si scorgono le prime retromarce degli elettori del Movimento 5 Stelle: « Avevate promesso più soldi a scuola e università » . La prossima settimana sono previste due manifestazioni nazionali contro la manovra: mercoledì 10 i precari degli enti di ricerca, venerdì 12 gli studenti.