da ItaliaOggi
Alternanza, meno ore di quante se ne facevano ante riforma I percorsi dovranno essere coerenti con il percorso scolastico
L’obiettivo è di passare nei licei dalle attuali 200 ore a 90, nei professionali da 400 a 180, nei tecnici a 150
Il Def, quindi, conferma che il governo Conte interverrà sull’istituto dell’alternanza scuola-lavoro, così come annunciato nelle scorse settimane dal ministro Marco Bussetti. Il secondo atto dopo aver rinviato di un anno lo svolgimento dei percorsi quale requisito di ammissione alla maturità 2019. E indica anche l’obiettivo di questo intervento: «Rendere i percorsi il più possibile orientativi e di qualità , rispondenti a standard di sicurezza elevati e coerenti con il percorso di apprendimento dello studente interessato, anche relativamente al territorio di riferimento».
Dimezzare il monte ore e le risorse, quindi, come garanzia di maggiore capacità di orientamento per quella che fin dalla nascita (L. 53/2003 e Dlgs 77/2005) è proprio una modalità didattica orientativa, e garanzia di qualità , di sicurezza, di coerenza con il percorso di studi e con il territorio, sebbene i percorsi si possano svolgere anche in altre regioni e all’estero come diverse scuole in questi ultimi tre anni hanno fatto.
Confrontando il nuovo monte ore previsto da M5S e Lega con la durata media dei percorsi prima della riforma Renzi, certificati dai monitoraggi annuali dell’Indire, si nota che la durata dei percorsi annuali nell’anno scolastico 2013/14 era già di 97,9 ore, di quelli biennali 91,2 ore e dei triennali 90,6 ore. Inoltre, aumentavano i percorsi dei tecnici (+19,6%) e soprattutto dei licei, che segnavano un +35,4%. E a utilizzare l’alternanza era già la metà delle scuole superiori italiane, il 43,5%. Mentre l’analisi dei dati dei primi due anni scolastici di alternanza curricolare, successivi alla l.107/2015, mostrano un effetto trascinamento anche nei biennio delle superiori: nelle classi dove non c’è l’obbligo normativo l’alternanza ha coinvolto, nel 2015/16, 14.331 alunni in più in un anno.
Nella nota al Def si precisa anche che «si intende tenere conto del ruolo strategico che l’apprendimento orientato al lavoro ha assunto nelle indicazioni europee in materia di istruzione e formazione, nell’ambito degli obiettivi di Europa 2020». Come chiede l’Europa, quindi, si tiene conto dell’occupabilità .
Ma già prima dell’obbligatorietà l’alternanza la sosteneva come rivelano gli esiti occupazionali degli studenti in alternanza in V superiore registrati dall’Indire. Infine, le modifiche annunciate nel Def «tengono conto del fatto che le opportunità di collocamento professionale, nonché la connessa capacità di assumere un ruolo attivo nel lavoro, nella vita sociale, e nel proprio contesto sociale dipende non solo da competenze strettamente tecniche ma anche, in ugual misura, dall’acquisizione di abilità e competenze trasversali (soft skills o character skill)».
Quelle competenze trasversali che, dati Excelsior-Unioncamere alla mano, le aziende cercano ma non trovano e che l’alternanza sviluppa, tanto che il Miur nella Guida operativa già ora ne sollecita la valutazione alla fine dei percorsi.
Tuttavia, conclude il Def, «in quest’ottica si ritiene quindi necessaria una ridefinizione dei documenti tecnici di accompagnamento all’attuazione delle attività di alternanza scuola-lavoro secondo l’orientamento della valorizzazione delle competenze trasversali».