V. Shanbhag, Ghachar Ghochar

Di Vivek Shanbhag o di un vero scrittore

di Antonio Stanca

Il romanzo breve Ghachar Ghochar (Irrimediabile imbroglio) è dello scrittore indiano Vivek Shanbhag. Lo scrisse nel 2013 in Kannada, lingua dello stato indiano del Karnataka. Nel 2015 alla prima pubblicazione era seguita in India un’altra in lingua inglese e in questa lingua nel 2017 era stato pubblicato in Inghilterra e negli Stati Uniti. Quest’anno è uscito in Italia per conto della casa editrice Neri Pozza di Vicenza nella traduzione che Margherita Emo ha fatto della versione inglese di Srinath Perur.

Shanbhag è autore di altri romanzi, racconti e pièce teatrali. Ha scritto per riviste letterarie e le sue opere sono state tradotte in molte lingue indiane. Noto è diventato soprattutto come scrittore perché capace si è rivelato d’indagare nell’animo umano, di mettere a nudo i pensieri, i sentimenti più riposti ed ancora perché riesce a combinare la particolare vicenda rappresentata con quanto sta succedendo al suo esterno, con il contesto politico, sociale, economico, culturale indiano, con la storia dell’India. La sua scrittura si muove con molta facilità tra le varie situazioni della narrazione, scorre senza mai risultare appesantita. Dall’inizio alla fine tutto avviene con naturalezza giacché tutto riesce Shanbhag a possedere, a tenere presente, a sistemare, a collocare, a ridurre alle sue intenzioni, ai significati che persegue. E’ questa padronanza, questa sicurezza, la qualità del vero scrittore, è questa scrittura la caratteristica del vero romanzo.

Con questi intenti, con questi mezzi ritroviamo Shanbhag in Ghachar Ghochar, dove attraverso la storia, la vita di una famiglia indiana, attraverso le sue vicende lo scrittore fa vedere quanto avveniva nell’India della fine del secolo scorso, in quell’India nuova che stava vivendo un periodo di notevole sviluppo economico ma nella quale permanevano oscure presenze, loschi intrighi.

E’ considerato il migliore romanzo indiano dell’ultimo decennio e tratta della famiglia del narratore. E’ lui il protagonista che, pur diventato abbastanza adulto, non si è ancora sposato e vive in casa dei genitori insieme alla sorella, che si è separata dal marito, e ad uno zio. Le loro condizioni molto modeste sono durate a lungo e sarà lo zio, fratello del padre del protagonista, a cogliere e sfruttare un’occasione favorevole in un’India che stava emergendo dalla sua millenaria arretratezza. Egli procurerà a tutta la famiglia uno stato di agiatezza tale da permettere che ci si trasferisca dalla periferia in una casa più grande e più comoda del centro urbano, che si viva molto meglio, che si goda di un diffuso benessere. Socio nell’azienda avviata dallo zio è il fratello, il padre del narratore, che usufruisce della metà dei guadagni che ormai sono assicurati.

I giovani, fratello e sorella, saranno gli eredi di tanta ricchezza e perciò con molta attenzione si comportano nei riguardi degli anziani, soprattutto dello zio che, diventato imprenditore, elargisce uno stipendio al nipote senza che svolga alcun lavoro e a condizione che non s’impicci di quanto avviene in fabbrica. E’ una condizione accettata da tutti in famiglia e in casa nessuno parla, nessuno sa con precisione come funziona l’azienda, da dove giungano i materiali necessari, come vengano trattati e rivenduti.

Col tempo succederà che il figlio-nipote narratore, dopo esperienze non riuscite, si fidanzi con Anita, figlia di un professore universitario, si sposi e che i due vadano a vivere nella casa di lui. I due sono molto innamorati, molto felici. Faranno il viaggio di nozze, durante il quale lui si accorgerà che Anita non ha quel carattere remissivo che aveva creduto. Tornati a casa, cominceranno le prime incomprensioni, i primi scontri con i familiari di lui e tra loro. Anita non sopporterà che il marito non abbia una sua indipendenza economica, che non si sia preoccupato di averla, che non lavori né accetterà di stare in una casa dove non si può sapere, non si può parlare, non si può chiedere di certi argomenti. Aveva avuto una formazione completamente diversa, la spontaneità, la franchezza, la chiarezza erano state regole in casa sua, non era vissuta tra segreti, misteri, silenzi, sospetti, dubbi e spesso arriverà a vere battaglie soprattutto con la madre e la sorella del marito. Si sentirà soffocata, neanche il marito le sarà di aiuto nonostante soffra e si disperi per quel che sta accadendo. Anita capirà che c’è del clandestino in casa. Vorrà denunciarlo. Verrà eliminata tramite un finto incidente.

Ad un dramma, ad una tragedia aveva portato quella situazione, niente, nessuno era stato capace di evitarla, niente, nessuno lo poteva fare poiché tutto seguiva regole che andavano rispettate, tutti avevano le loro ragioni.

Tanto, presente e passato, privato e pubblico, persone e cose, anima e corpo, amore e odio, bene e male, vita e morte, è riuscito a far rientrare Shanhbag in un romanzo breve, in una scrittura facile!