Il liceo del futuro: sarà quello in cui gli alunni scelgono le materie?

da Tuttoscuola

L’economista Andrea Ichino, insieme a Guido Tabellini (anch’egli economista, già rettore dell’università Bocconi), aveva avanzato già nel 2013, in un fortunato ebook intitolato Liberiamo la scuola(collana ‘I corsivi del Corriere della Sera’), la proposta di sperimentare una scuola fortemente autonoma, gestita da genitori, docenti e enti non profit che definiscono gli obiettivi del progetto educativo negoziandone il finanziamento con le autorità scolastiche nazionali e/o locali, sul modello delle Grant Maintained Schoolsinglesi degli anni Ottanta e delle Charter Schools, tuttora assai diffuse negli Usa.

Un modello in cui il ruolo dello Stato e/o delle autonomie amministrative locali si limita al finanziamento dell’istruzione scolastica pubblica e privata, lasciando alle scuole autonome il compito di gestirla insieme alle famiglie. Proposta non lontanissima da quella storica di Dario Antiseri (“buono scuola” in capo alle famiglie) e da quella più recente del ‘costo standard’, sostenuta da Anna Monia Alfieri, salvo che per il suo carattere marcatamente sperimentale.

Ora, in un corsivo pubblicato lo scorso 11 gennaio sul Corriere della Sera, Ichino integra la sua proposta del 2013 entrando in maggiori dettagli per quanto riguarda le caratteristiche dei piani di studio individuali, che a suo avviso dovrebbero essere costituiti da materie scelte dagli studenti dopo una fase iniziale di esplorazione e orientamento in cui vengono loro offerte materie sia dell’area umanistica sia di quella tecnico-scientifica.  Solo successivamente essi sarebbero tenuti a “decidere, con l’aiuto degli insegnanti, in quali materie continuare con studi avanzati e in quali invece mantenere solo i corsi base obbligatori per tutti”. L’esame finale sarebbe poi centrato solo sulle materie scelte, e le prove sarebbero corrette a livello nazionale in modo standardizzato.

Una maggiore personalizzazione dei percorsi educativi è sostenuta da tempo da Tuttoscuola, recentemente ribadita (si veda il dossier La scuola colabrodo) nell’ambito delle misure suggerite per rimuovere alla radice le cause della dispersione scolastica e per valorizzare i talenti individuali.  I sistemi scolastici come quello italiano che offrono solo ‘pacchetti a menù fisso’, argomenta Ichino, “sono un relitto di una società classista che non vuole la mobilità sociale. Sono anche inadatti a un mondo sempre più incerto, che richiede tempo per capire in quale ambito specifico cercare lavoro e cosa sia necessario per essere adeguatamente preparati”.

Una provocazione, quella di Andrea Ichino, ma ci auguriamo dia luogo, quanto meno, ad un confronto pubblico su un tema di grande rilievo per il futuro della nostra scuola secondaria.