Listen to me

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Redattore Sociale del 17-01-2019

Apre domani “Listen to me” il progetto di Chiara Mu che coinvolge performer ciechi

Partito a gennaio al Macro Asilo di Roma, Ambiente 2, il nuovo progetto dell’artista Chiara Mu ha coinvolto performer ciechi dalla nascita pronti a investigare con l’artista il proprio immaginario e il proprio modo di descrivere il mondo, trasformandolo in un personalissimo linguaggio tattile e corporeo. 

ROMA. Vestiti comodi, tempo e disponibilità a farsi guidare da chi ci vede attraverso il corpo. Sono gli ingredienti per partecipare al nuovo progetto dell’artista Chiara Mu, Listen To Me, partito a gennaio al Macro Asilo di Roma, Ambiente 2, e aperto al pubblico da domani fino al 30 gennaio. Coinvolge performer ciechi dalla nascita, pronti a investigare con l’artista il proprio immaginario e il proprio modo di descrivere il mondo, trasformandolo in un personalissimo linguaggio tattile e corporeo. Questo processo si è strutturato in un laboratorio permanente, rimasto chiuso al pubblico durante la prima metà del mese, in cui i performer dialogheranno con un visitatore alla volta del museo per realizzare ogni giorno molteplici performance aperte a tutti, che coinvolgono il pubblico in un mutuo scambio fatto di corpi che si incontrano e si accolgono per ascoltarsi.

“Sono impegnata da anni nell’investigare linguaggi performativi che permettano una trasmissione di storie, narrazioni e vissuti al di fuori dalla consueta, stereotipica separazione tra pubblico e performer, originata dalle dinamiche spaziali e concettuali del teatro e, seppure non posta dall’arte visiva, è ancora molto presente e vissuta nel panorama dell’arte contemporanea italiana. Con il mio lavoro- spiega Chiara Mu- intendo stabilire una dimensione di incontro tra chi agisce un’azione e chi la vive in cui possa avvenire una reciproca, autentica apertura; in cui la messa in gioco attenga alla relazione tra due o più che scelgono o si trovano nella condizione di partecipare ad uno scambio, non mirato all’intrattenimento ma alla scoperta di una percezione altra di ciò che li circonda”.

Nel 2016 l’artista romana ha realizzato un sopralluogo all’istituto dei ciechi Francesco Cavazza di Bologna per realizzare un progetto su richiesta del Museo Tolomeo, collocato nei medesimi spazi. “Mi sono accorta in quel contesto di non avere accesso alla comprensione logica e tattile del linguaggio Braille, poiché fortemente affetta da discalculia (una forma di dislessia che rende difficile l’utilizzo della logica matematica). Il direttore artistico del Museo commentò che anche una persona che vede come me conosce, dunque, una zona cieca, all’interno della quale ogni tentativo di comprendere l’esistente mi è difficile (se non impossibile). Partendo da questo innesco concettuale- racconta Chiara Mu- ho iniziato ad investigare il senso della visione dalla prospettiva di un punto cieco e ho elaborato un progetto relazionale di incontro e ricerca con persone cieche dalla nascita, incentrato sul desiderio di comprendersi, ascoltarsi e vedersi, ma basato esclusivamente sulla tattilità: il principale linguaggio corporeo che accomuna le persone vedenti a chi non possiede riferimenti visivi”.

L’intento di ‘Listen to me’ è esplorare e divulgare quale tipo di visione interiore del mondo viene elaborata da chi non possiede immagini ma immaginari, trasformando questa modalità di comprendere l’esistente in una visione corporea che può essere trasmessa e donata a chi è invece convinto di conoscere le cose, il mondo, solo perché utilizza gli occhi. Il progetto mira a costruire un alfabeto di parole-azioni che rappresentano concetti ed emozioni descrittive dell’esistente, esclusivamente elaborate da chi non possiede riferimenti visivi ed unicamente rappresentate in chiave tattile e corporea. Una volta elaborate, queste gestualità verranno passate ai visitatori vedenti durante un atto performativo, uno scambio da compiere “uno a uno” all’interno del museo.

I partecipanti al laboratorio ‘Listen to me’ diventano i performer in grado di trasmettere le loro parole-azioni a un visitatore alla volta, disponibile ad abbandonare il proprio corpo alla loro guida e al loro controllo tattile. “Vorrei portare il visitatore ad abbandonare il proprio corpo nelle mani di persone non vedenti ma in controllo per entrambi- conclude- cercando un punto di comprensione emozionale comune attraverso il contatto e l’energia che questo sprigionerà”. Questo progetto è promosso in collaborazione con il Centro regionale Sant’Alessio-Margherita di Savoia per i Ciechi di Roma, la Fondazione Pietro e Alberto Rossini e il negozio di tè Il Sogno nel Cassetto di Roma. (DIRE)