Non basta la versione

Non basta la versione. Qualche riflessione sulla seconda prova scritta dell’esame di Stato nel Liceo Classico

di Piervincenzo Di Terlizzi

Con la proclamazione, nella diretta Facebook del Ministro Bussetti, delle materie oggetto della seconda prova scritta, si presenta una nuova occasione mediatica per accorgersi che l’esame di Stato del secondo ciclo –per tantissimi, ancora, di “maturità” è cambiato in alcune parti fondamentali, e per dare evidenza ad alcuni di questi cambiamenti. Si parlerà ancora della prova d’italiano e dei mutamenti per la seconda prova scritta allo scientifico e al classico. Di quest’ultima vorrei dire due cose.

Nel mio percorso di formazione, mi è capitato due volte che mi siano state richieste prestazioni più articolate della versione, e si è trattato delle occasioni più importanti, per varie ragioni. La prima volta è stata – ero all’ultimo anno del Liceo – al Certamen Classicum Florentinum, quando, oltre che la traduzione dal greco al latino, svolsi anche un libero commento al testo; la seconda volta, al concorso ordinario, dove pure mi fu chiesta la versione dal greco al latino con commento, e, per latino, una traduzione con commento. Che, insomma, la versione da sola non bastasse, era cosa nota alla scuola italiana anche in tempi persino remotamente passati.

Nella parte iniziale del mio percorso da docente, nell’ambito dell’insieme di sperimentazioni “Brocca” per i Licei classici (argomento che meriterebbe riflessioni a sé stanti), anche la seconda prova scritta dell’esame, molto cautamente peraltro, prevedeva una sezione (aggiuntiva) di commento, oltre che la versione. Più in generale, la necessità di arrivare ad una modificazione delle richieste della seconda prova scritta è stato, semplicemente, da anni elemento condiviso tra docenti, di pari passo con il bisogno di ridefinire, anche in termini di allineamento scientifico, il curricolo delle competenze linguistiche in greco e latino.

A giugno ci sarà, dunque, la nuova prova, che potremmo definire “traduzione con contestualizzazione”, per la quale alcuni primi esempi sono stati forniti dal Ministero a dicembre: sezioni d’inquadramento iniziale e finale, un alleggerimento della quantità di testo da tradurre, confronto con un testo dell’altra lingua (per la prova mista “latino-greco”, come sarà quest’anno), quesiti di comprensione, analisi e interpretazione personale. Gli esempi forniti dal MIUR ricalcano tipologie di prove ben presenti nella pratica didattica dei Licei e nella consapevolezza dei docenti.

In termini generali, si può dire che le varie sezioni di cui si compone la “nuova” prova permettono di disporre di più indicatori di competenze valutabili e, soprattutto, valorizzabili, linguistiche e non solo, rispetto alla traduzione. La traduzione stessa, in fase di riflessione e commento, diventa oggetto di un pensiero ulteriore da parte dello studente. In buona sostanza, già queste semplici considerazioni possono compensare le varie screziature dei timori di novità, spesso più emotive che sostanziali.

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