La scuola di Piera

La scuola di Piera

di Maurizio Tiriticco

Piera Guglielmi dirige da anni una scuola media del centro di Roma, che tutti conoscono come il “Viscontino”, perché non si confonda con il “Visconti”, antico e prestigioso liceo classico del centro della città. E la dirige con rara professionalità e spirito costantemente innovatore. Recentemente ha consigliato i suoi insegnanti di non assegnare ai loro alunni voti inferiori al quattro per non rischiare di indurre in loro atteggiamenti e comportamenti che potrebbero non aiutarli nella via di un necessario miglioramento. Ovviamente, il “consiglio” implica operazioni più articolate che non conosco. Ma a Piera, di cui conosco da anni il valore e la professionalità, ho scritto quanto segue:
Cara Piera! Sai come me che la cosa migliore sarebbe una scuola senza voti! In cui si studia e si lavora, purché si abbiano insegnanti capaci di rendere la disciplina di competenza appetibile, interessante, e piacevole anche! In realtà, come sai, conoscere sempre nuove “cose” non solo è necessario, ma è anche piacevole. Come farebbero i nostri bambini a cliccare messaggini se non conoscessero l’alfabeto e come si costruiscono le parole? O ad acquistare la merendina, se non conoscessero i numeri? In realtà, un alunno che ha sempre odiato la storia, poi da grande ha un enorme piacere di andare in Grecia e visitare i luoghi in cui i nostri progenitori hanno fondato la demo/crazia, parola greca. E chi ha odiato la geo/grafia, apprende velocemente e da solo a trovare mappe sul cellulare domani che va in visita a Firenze o a Venezia o a Londra! Londra! Come fai a non biascicare un po’ di inglese, quello che a scuola un insegnante a volte poco capace –e in tempi assurdi, due ore alla settimana, o una di più – ti ha fatto più odiare che piacere? E se vai negli Usa, come fai a cambiare euro in dollari, se non sai contare?
Sono sempre stato convinto che il voto che premia o punisce è un deterrente! Il fattore numero uno per fare odiare la scuola! Però, da ispettore ti dico che il Miur potrebbe sempre contestare la tua scelta. Perché, in realtà, la valutazione decimale, da uno a dieci, è legge! E le ordinanze annuali te lo ripetono puntualmente! Pertanto, carissima, ti potrei redarguire: come ti permetti di ritagliare i primi quattro o cinque voti? E poi, sai meglio di me che è competenza del collegio adottare all’inizio di ogni anno scolastico i criteri che si intendono adottare per la valutazione, ma… mai un collegio potrebbe decidere di abolire alcuni di questi voti. E un ispettore potrebbe sempre censurare tale scelta! Mah!!! Un “ma” grosso così! Un conto è la norma, altro conto è la scuola reale.
E allora, mi permetto di darti qualche suggerimento in ordine a qualche riflessione. Che ti propongo. In primo luogo, è possibile che un/a bambino/a o un/a ragazzo/a, appena apre bocca in una situazione che si chiama aula scolastica, debba essere “giudicato”? Ciò non avviene nella vita quotidiana. Infatti, si possono dire anche sciocchezze, si può essere d’accordo o in disaccordo, ma si discute, si argomenta. Non si formulano giudizi definitivi. E allora mi chiedo: la vita reale non può essere trasferita anche nell’aula scolastica? Ma in effetti, non solo si può, ma si deve! E non lo dico io! Lo dicono, anzi lo scrivono – e ciò è più significativo – sia le Indicazioni nazionali che le Linee guida, documenti che riguardano tutte le scuole di ogni ordine e grado e che non sono più i Programmi ministeriali di un tempo! Un programma è prescrittivo! Invece, una linea che guidi od una indicazione che indichi non sono programmi da concludere, per la loro stessa natura! Se è vero che una parola ha un senso!
E allora, il problema – a mio modesto vedere – è un altro! E’ il voto stesso, con la sua stessa natura! Pertanto, l’indicazione che darei agli insegnanti, se fossi un dirigente scolastico, non sarebbe quella di non assegnare mai meno di cinque o di quattro, ma di non assegnare mai un voto, basso od alto che sia, ogni qualvolta un alunno apre bocca o scrive o fa qualcosa. Un podista o un saltatore o un sollevatore di pesi od altro che sia, ha a che fare con un allenatore che lo corregge e lo incoraggia; a volta si arrabbia, a volta si esalta! Ma non si esprime in numeri! In altri termini, io penso che un voto, alto o basso che sia, “inchiodi” l’alunno, invece di “sollecitarlo”. Per non dire poi che, una volta assegnato, scritto e registrato – ed oggi il registro è anche elettronico! Ancora più impegnativo! – il voto deve fare i conti con la media! Dato per scontato che, per la scuola, le elaborazioni che seguono alla media non esistono! E che, invece, ti voglio elencare, a puro titolo di informazione: mediana, moda, gamma, sigma, punti Z, punti T. Pertanto, se fossi un preside pignolo e un po’ cattivello, inviterei i miei insegnanti a procedere a tutte le elaborazioni cha vanno oltre la media. In effetti, non c’è nulla di più ingiusto della semplice media! Queste due sequenze di voti riportati nel tempo da un alunno, 4, 5 e 6 e 6, 5 e 4 danno la medesima media, ma, in relazione alla prima sequenza, l’alunno migliora, in relazione alla seconda, peggiora! Come la mettiamo? Mi sovviene quella saggia osservazione di Don Milani, secondo cui “non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”.
E per finire, cara Piera, adoperiamoci tutti perché la scuola impari ad insegnare cose da fare e da comprendere e non assegni voti ogni qualvolta un alunno apre bocca o fa qualcosa! Anche perché scuole di questo tipo in altri Paesi della nostra Unione Europea ci sono. Basta un click sul web per cercarle! Ed imparare a costruire una scuola diversa!
Buon lavoro, carissima! Un abbraccio forte!