Regionalizzazione scuola: secondo il Manifesto dei 500 va rivista la riforma costituzionale del 2001

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Sulla questione della regionalizzazione, in attesa che i sindacati del comparto scuola fissino la data del sempre più probabile sciopero nazionale,  si stanno moltiplicando le prese di posizioni di organizzazioni e associazioni professionali.
Di particolare interesse appare il documento “Divide et impera. 20 domande e 20 risposte su Autonomia/Regionalizzazione” del “Manifesto dei 500”.
Il documento è articolato appunto in domande e risposte che, nel loro insieme, tracciano un quadro esaustivo dell’operazione prevista dalle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
In controtendenza con la posizione assunta da molti altri soggetti, il Manifesto dei 500 propone una lettura diversa del progetto che è stato finora definito per lo più come “incostituzionale”

Il nodo della Riforma del Titolo V

“Ma la Costituzione – si legge infatti nella domanda n. 16 – permette tutto questo?”

La risposta del Manifesto dei 500 è chiara: “La ‘riforma’ del Titolo V introduce la ‘sussidiarietà orizzontale e verticale’ (art. 118). Il principio di sussidiarietà ‘verticale’ afferma che un determinato servizio o compito deve essere svolto prioritariamente da un ente ‘inferiore’ (Comune o Regione) rispetto a quello  ‘superiore’ (Stato). Il principio di sussidiarietà ‘orizzontale’ aggiunge che  quel servizio deve essere svolto prioritariamente da un privato rispetto al pubblico. Di fatto, questa ‘riforma’ apre la strada alla privatizzazione  completa dei servizi pubblici e/o al loro ‘decentramento’. Come si può vedere, la ‘riforma’ della Costituzione non solo ‘permette’, ma incita  questo processo distruttivo”.

A questo punto la domanda finale (la n. 20) è pressoché obbligatoria: “Quindi anche la ‘riforma’ del Titolo V va rimessa in causa?”

“Nell’immediato – rispondono i docenti del Manifesto – è certamente necessario unirsi per il NO a qualunque ipotesi di autonomia/regionalizzazione attualmente presentata. Ma se l’autonomia, le privatizzazioni, la concorrenza sono spinte o anche solo permesse da questa ‘riforma’ – e di fatto è così – non è forse la ‘riforma’ stessa del 2001 che va abrogata? Altrimenti il problema, prima o poi, si riproporrà. E per aprire la porta all’abrogazione è necessario una mobilitazione unita dal nord al sud del Paese!”