La decadenza di Roma

La decadenza di Roma

di Maurizio Tiriticco

La decadenza di Roma! Il bel (una volta) parco di Piazza Vittorio Emanuele II è chiuso da oltre un mese. Piazza Vittorio, il suo parco e i bei palazzi che la circondano sono stati costruiti dopo il 1870. Vittorio Emanuele II intendeva che questo quartiere, nuovo di zecca, costruito come fosse una piazza torinese, con tanto di portici, ed adiacente alla stazione Termini, fosse abitato dai funzionari del nuovo Stato. Nello stesso periodo furono costruiti i primi ministeri sulla Via Venti Settembre, che aveva inizio da quella Porta Pia, dove giungeva la Via Nomentana, famosa per la breccia del 20 settembre 1870, e che conduceva fino al Palazzo del Quirinale! Che il Papa aveva abbandonato per rifugiarsi in Vaticano, e che il Re aveva ovviamente occupato, facendone la sua Regia Residenza. Ed ebbero inizio le prime demolizioni del centro della città! Per costruire un nuovo Corso, perpendicolare a quello di sempre, importante per le corse del cavalli berberi! Una gara tradizionale che viene da lontano e che caratterizzava il carnevale romano. Che fu immortalata da Théodore Géricault con la “Corsa dei Cavalli Berberi”, del 1817. E’ un olio su carta applicata su tela, 60×45, che si trova a Parigi, al Musée du Louvre.
E’ l’antico Corso che andava e va dalla Porta Flaminia all’attuale Piazza Venezia. A questo corso antico dei Papi fu aggiunto un corso nuovo, quello dei Re! E’ l’attuale Corso Vittorio Emanuele II, che va dal Largo di Torre Argentina (un’area sacra dove Giulio Cesare venne ucciso il 15 marzo del 44 a.C. dalle 23 pugnale dei congiurati) fino al Tevere, travalicato più tardi dal Ponte Vittorio, inaugurato nel 1911, in occasione del Cinquantenario dell’Unità d’Italia.
Torniamo alla mia bella (ex) Piazza Vittorio! Il bel parco – si fa per dire – oggi è ridotto ad un insieme di sterpaglie. La fontana del Rutelli ormai è uno strano rudere! La Porta Magica e i Trofei di Mario resistono, fortunatamente, perché debitamente recintati, ma ignorati da tutti. E c’è pure una lapide che ricorda i caduti nella prima guerra mondiale del “Rione Esquilino-Viminale-Macao”. Si trova all’interno del Giardino dedicato a Nicola Calipari, il funzionario italiano ucciso per errore da soldati americani nel 2005 a Bagdad, ai tempi della guerra in Irak.
Ora il bel parco (bello? Una volta!) è chiuso! Perché? Forse l’amministrazione Raggi intende restituirlo a nuovo splendore? Non credo. A Roma tutto si sta chiudendo, non solo le stazioni centrali della metropolitana. Il centro di Roma è ormai off limits! Dal canto suo la periferia – e non solo – è invasa dall’immondizia! Gli autobus sono vecchi e vanno a fuoco! Ora giungono a Roma gli autobus che Israele dismette. E che ne è di Villa Borghese? E di Colle Oppio? E del Parco Nemorense? Per non dire dei pini di Roma! E delle fontane di Roma! E delle feste romane! Cose che – com’è noto – hanno ispirato Ottorino Respighi! Ma ora? Sopravviveranno allo sfacelo pentastellato? E noi romani sopravviveremo?
Le strade del centro sono ridotte a vicoli dove si affacciano nuovi negozi – si fa per dire, bugigattoli – carichi di cianfrusaglie, che il turista ignorante acquista come ricordo! Roma! Oggi aggredita dall’incompetenza dell’amministrazione, dal disinteresse dei suoi abitanti! Abitanti per caso! Che non meritano di essere cittadini di una grande città! Ex grande! Che ora si avvia ad un declino che sembra inarrestabile! Vedrà giorni migliori? Cittadini migliori? Turisti migliori? Un’amministrazione migliore? Mah!!!
Fortunatamente ritrovo una Roma vera nelle piccole chiese del mio quartiere, ancora indenni, fortunatamente! Santa Bibiana, con la splendida statua del Bernini, Santa Prassede e Santa Pudenziana! Con degli splendidi mosaici, che solo artigiani competenti e fortemente credenti hanno potuto comporre! Tanti secoli fa! Le abitazioni erano catapecchie! Ma le chiese erano grandi! Per non dire dei palazzi dei ricchi! Mi piace ricordare il Palazzo Brancaccio: credo che sia l’ultimo palazzo nobiliare costruito a Roma agli inizi del Novecento. Tornando alle chiese, credo che solo una grande fede può avere spinto umili artigiani ed operai a costruire opere così belle e grandi! Per non dire della Basilica di San Clemente, lontana dal mio quartiere, prossima al Colosseo: che si sviluppa su tre piani. Quello più profondo era un antico mitreo, tempio dedicato a quel Mitra tauroctono che tanti legionari romani avevano conosciuto in Oriente e che vollero anche a Roma. E non parlo di Santa Maria Maggiore o di San Giovanni, basiliche pressoché ridotte a musei per turisti mutandari, sudati, ignoranti e frettolosi, preoccupati soltanto di “selfeggiarsi”!
Mi chiederete: così va Roma? Sì! Purtroppo così va Roma! E così va anche il mondo! Purtroppo! E, come diceva il Venerabile Beda, monaco benedettino, poi Dottore della Chiesa Cattolica, nel secolo ottavo, in un monastero benedettino del Sunderland, in un’oscura profezia: “Quamdiu stat Colysaeus, stat Roma; quando cadet Colysaeus cadet Roma et mundus”. Ovvero: “Finché esisterà il Colosseo, esisterà Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; ma quando cadrà Roma, anche il Mondo cadrà”. E i tempi sembrano maturi!