Concorso prof: i giovani possono aspettare, prima tocca ai precari

da Corriere della sera

Orsola Riva

Il ministro Marco Bussetti ha finalmente fatto sapere la data del prossimo concorso per le scuole medie e superiori: in un’intervista a Repubblica ha detto che il bando arriverà a luglio e dopo l’estate inizieranno le prove, in modo da mandare in cattedra i primi docenti a settembre 2020. In tutto, nel triennio, dovrebbero arrivare 50 mila nuovi prof, sperando che bastino a colmare i buchi creati dal combinato disposto del pensionamento in massa dei baby boomers e del Quota 100. Mentre per l’anno prossimo già si prevede un record di supplenti per mancanza di candidati, essendo esaurite sia le graduatorie del concorso 2016 che, almeno per le classi di concorso più richieste (matematica ma – stando all’ultimo rapporto Excelsior, anche lettere e arte), quelle a esaurimento. Ma tant’è. Per i prof di nuova generazione promessi dalla Buona Scuola ormai 4 anni fa bisognerà aspettare fino al 2020. E in realtà anche molto dopo, visto che proprio nel Quota 100 è stato inserito per volontà del senatore leghista Maro Pittoni un emendamento che spiana la strada ai precari di lungo corso esclusi dalle Gae, quelli con più di 36 mesi di servizio negli ultimi otto anni.

L’emendamento Pittoni

In base all’emendamento Pittoni nella valutazione finale dei candidati al prossimo concorso il punteggio di servizio sarà super valutato, in quanto peserà – così si legge – fino al 40 per cento sul punteggio finale d’esame (un po’ come accade nella nuova Maturità con i crediti scolastici accumulati nel triennio dagli studenti) e fino al 50 per cento nella valutazione dei titoli. « La supervalutazione dell’esperienza e dei titoli di persone con particolare professionalità, acquisita in anni di servizio precario – ha spiegato a suo tempo Pittoni, presidente della Commissione Cultura al Senato – avrà l’effetto da una parte di favorire l’assorbimento di vaste fasce di precariato e dall’altra di assicurare appena possibile la copertura dei posti vacanti con personale esperto e professionalmente motivato. «Inoltre – sempre secondo Pittoni – fare un concorso a 40-50 anni è dura: si parte troppo svantaggiati rispetto a chi è fresco di studi ed è giusto riconoscere l’esperienza maturata sul campo». Ma non basta. Mentre i laureati di più fresco conio per partecipare al concorso devono prima ottenere 24 crediti formativi in discipline psicopedagogiche e didattiche tornando a sedersi sui banchi dell’università (costo: 500 euro circa), ai precari basterà la laurea e l’esperienza maturata durante il servizio. E ancora: gli aspiranti prof più giovani concorreranno solo per il 90 per cento dei posti in palio, perché l’altro 10 per cento è riservato proprio ai 40-50enni di cui sopra. E pazienza se la Buona Scuola prometteva di riformare il sistema di reclutamento in modo da portare in cattedra finalmente una nuova generazione di docenti freschi di studio. Per sveltire ulteriormente le pratiche- così almeno era stato detto – qualche mese fa il ministro Marco Bussetti aveva cancellato anche i tre anni di formazione universitaria e tirocinio previsti dalla 107. D’ora in poi, chi vince il concorso, entrerà subito di ruolo (fatto salvo l’anno di prova). Già, ma intanto prima, almeno per la tornata di assunzioni fino al 2022, largo ai precari. I giovani possono attendere.