Nidi, obiettivo Ue più lontano

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Calano le nascite, ma l’obiettivo europeo di copertura del 33% di posti nei nidi per i bambini sotto ai 3 anni di età resta ancora lontano. Intrecciando i dati Istat sull’offerta dei servizi socio-educativi per l’infanzia per l’anno scolastico 2016/17, appena pubblicati, con quelli demografici rilevati dallo stesso istituto tra il 2014 e il 2016, si nota che, mentre i nuovi nati sono diminuiti ben del 5,8%, l’offerta di posti in asili nido e servizi integrati sono aumentati dell’1,2% (www.istat.it). Nel 2016, infatti, risultano iscritti all’anagrafe 473.438 bambini, quasi 30 mila in meno rispetto al 2014.

I servizi per l’infanzia censiti nel 2016/17, invece, coprono il 24% dei posti per i bimbi sotto i 3 anni di età, a fronte del 22,8% dell’anno educativo 2014/15. Un incremento rispetto alla popolazione di riferimento, a cui però corrisponde una diminuzione di posti: dai 357.786 di tre anni prima ai circa 354 mila del 2016/17, pari 3.700 posti in meno. Calano nello stesso periodo anche i servizi presenti sul territorio da 13.262 a 13.147: -115 unità, quasi l’1%.

Più forte la contrazione se si considerano i posti autorizzati nel servizio pubblico: -3%, dal 51% del 2014/15 al 48% del 2016/17. In attesa delle rivelazione per l’anno scolastico 2017/18, l’Istat. Ci sono, tuttavia, regioni in cui il parametro europeo del 33% di posti disponibili era già stato superato nel 2014/15.

È il caso di Valle d’Aosta, Umbria, Emilia-Romagna e della provincia autonoma di Trento, in Toscana con il 32,4% invece era praticamente raggiunto. Nelle altre regioni del Centronord la copertura è prossima al 30%. Nel Mezzogiorno, al contrario, l’obiettivo risulta ancora molto lontano. In Abruzzo, Molise e Sardegna i posti privati e pubblici nei servizi socio-educativi superano il 20% dei bambini sotto i 3 anni, nelle altre regioni non raggiungono il 15%.

A livello regionale la disponibilità di servizi varia da un minimo del 7,6% dei posti sul potenziale bacino di utenza in Campania, fanalino di coda del Paese, a un massimo del 44,7% in Valle d’Aosta. In alcune regioni, come l’Emilia Romagna e la provincia autonoma di Trento, i nidi e i servizi integrativi pubblici contribuiscono in maniera determinante ad ampliare l’offerta. In altre regioni, come l’Umbria, è decisivo l’apporto delle strutture private. Dal punto di vista della natura giuridica si osserva una rilevante variabilità.

In Calabria il 72% dei nidi e dei servizi integrativi sono privati, a Trento il 73% sono pubblici. L’offerta è variabile anche all’interno delle singole regioni. I comuni capoluogo di provincia, ad esempio, hanno mediamente una maggiore dotazione di strutture rispetto al resto del territorio, corrispondente al 31,8%. In tutti gli altri comuni, invece, si ha una media di 20,8% di posti. Unica eccezione la Sicilia, dove la diffusione dei nidi nei capoluoghi è inferiore a quelli degli altri comuni. Fra i 14 capoluoghi delle aree metropolitane Bologna, Firenze e Roma emergono per valori superiori al 40% dei posti rispetto ai bambini di 0-2 anni. Poco al di sotto Venezia con una copertura del 39,9%.

In tutti i grandi comuni del Centronord la disponibilità di posti è superiore al 33%, mentre nel Mezzogiorno i livelli sono decisamente inferiori, con l’eccezione di Cagliari che si avvicina al 30%. Per le aree metropolitane del Sud, poi, sembra esserci più disponibilità di servizi nell’hinterland. Salvo il caso del comune di Napoli.