Studiare all’estero con Intercultura, la Cina meta più gettonata dai nativi digitali

da Il Sole 24 Ore

Per quest’anno scolastico sono 2.200 i giovani delle classi terze e quarte delle superiori, su 7.700 domande, selezionati da Intercultura per periodi di studio all’estero: in più di 1.200 vi trascorrono l’intero anno scolastico. Tra le destinazioni gli Usa mantengono il primo posto (380 ragazzi in media), ma la meta ora dei nativi digitali è la Cina: vi si recano più di 120 ragazzi ogni anno, di cui quasi 100 per l’intero anno scolastico. Boom anche per l’America Latina. Sono i dati diffusi ieri dalla Fondazione Intercultura sulla partecipazione degli studenti itali

I numeri
Se è in continuo aumento il numero di chi sceglie di andare a studiare all’estero a 16 anni – nel 2000 erano poco più di 300 – è cresciuto anche l’atteggiamento cosmopolita: si parte non solo per apprendere una nuova lingua, ma per conoscere e confrontarsi con culture diverse. E se tra le destinazioni il 33% sceglie ancora la vecchia Europa (Irlanda in testa), il 25% opta per l’America Latina (Argentina prima, seguita dal Brasile) , il 22% per il Nord America, il 13% per i Paesi asiatici. Ma in 61 sono partiti anche alla volta dell’Australia, 53 per la Russia, 7 pure in Ghana. Ancora, sono in maggioranza (67%) le ragazze a partire, gli studenti provengono da tutte le regioni ma per lo più da Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, il 60% è iscritto a un liceo. Dal 1955 a oggi, inoltre, sono stati 70mila i programmi di scambio: sono andati a studiare all’estero oltre 42mila ragazzi italiani, e sono venuti in Italia più di 27mila giovani dall’estero. Sono poi oltre 1.500 le borse di studio messe ogni anno a concorso, più di un migliaio finanziate dall’apposito fondo di Intercultura.

Intercultura: opportunità straordinaria per adolescenti
«Migliaia di adolescenti in questi decenni hanno avuto un’opportunità straordinaria – spiega Roberto Ruffino, segretario generale della Fondazione Intercultura – e hanno fatto una scelta anticonformista», entrando «in contatto non solo con una nuova lingua, ma con culture e persone diverse». Hanno «acquisito competenze che li hanno aiutati nel loro percorso scolastico e lavorativo.- ha continuato – ma, soprattutto, hanno maturato una visione diversa del contributo che singolarmente possono dare alla società» e «hanno arricchito il capitale sociale dell’Italia».