Ancora la valutazione…

Ancora la valutazione per un’inemendabile dirigenza  minorenne

-Francesco G. Nuzzaci-

Con la nota n. 5662 del 02.04.2019 la competente Direzione generale del MIUR, oramai a ridosso di fine anno scolastico, monetizzando l’accordo a suo tempo sottoscritto con cinque delle sei associazioni sindacali rappresentative nella nuova area Istruzione e Ricerca, ha deciso di riesumare il cadavere cui il ministro Bussetti, a fine estate 2018, sembrava aver assicurato una non gloriosa sepoltura.

Dunque, con le stesse modalità adottate nell’anno scolastico 2017/2018, si ripropone il caravanserraglio messo in piedi dalla preistorica direttiva 36/16, emanata da una ministra dell’istruzione della quale s’è persa memoria: che tutto è tranne una valutazione dirigenziale conforme a legge, ovvero in grado di accertare le competenze (o i comportamenti) organizzativo-gestionali e il livello di raggiungimento degli obiettivi formalizzati nell’atto d’incarico, oltre che il rispetto delle direttive dell’Amministrazione.

Su questa rivista ed altrove siamo non infrequentemente intervenuti in materia negli ultimi anni di una storia infinita, una sorta di telenovela stancamente replicata con varianti meramente formali e aggiornate solo nel lessico. E abbiamo sempre rimarcato il dettato della norma imperativa a prescrivere che la valutazione dirigenziale – se valutazione dirigenziale è – sia preordinata, nella fase annuale, semplicemente alla retribuzione di risultato, con significative differenziazioni (quindi, una valutazione strutturalmente selettiva, tradotta in un punteggio) e, al termine dell’incarico di durata minima triennale, alla conferma del medesimo o al conferimento di uno più complesso; oppure, in caso di esito negativo, collegata alle conseguenze sanzionatorie graduate nell’articolo 21 del D. Lgs. 165/01. Come per ogni soggetto di qualifica dirigenziale!

Mentre per dei minus habens da assistere sino alla quiescenza, la valutazione la si vuole finalizzata a un miglioramento continuo, prendendo le mosse dall’inaffondabile Portfolio, da compilare insieme alle sue corpose appendici parimenti cartacee e aventi l’esclusiva funzione di orientamento, analisi e riflessione sui compiti e sulle competenze richieste al dirigente… nonché di supporto allo sviluppo professionale.

Sicché:

a) il procedimento di valutazione dei dirigenti scolastici anche per il corrente anno sarà privo di ricadute sulla retribuzione di risultato, sempre surrogata da una miserabile mancia secondo un criterio di mero automatismo, essendo parametrata sulla fascia di complessità dell’istituzione scolastica diretta;

b) la partecipazione è da intendersi non prescrittiva: il che, per chi non voglia corrisponderla, esclude l’espressione della valutazione di prima istanza da parte dei nuclei nonché l’adozione di qualsiasi provvedimento di valutazione  finale da parte dei dirigenti degli uffici scolastici regionali.

Pertanto, chi non sarà disponibile a gravarsi di un’inutile molestia burocratica del tutto inconferente  e gratuitamente vessatoria, priva di qualsivoglia effetto che non sia quello di fungere da cavia per legittimare ruoli e funzioni altrui, non dovrà più temere di essere schedato e/o di subire eventuali ritorsioni.

I colleghi che invece desiderino affastellare documenti più o meno ponderosi, sottoporsi a colloqui con esperti di improvvisato conio e magari essere bacchettati come scolaretti abbisognevoli di perenne accompagnamento mano nella mano, facciano pure. Ma si rendano avvertiti che in tal modo avalleranno un dispositivo che non sarà più posto in discussione quando si avvierà il previsto confronto non appena completato il vaglio dell’ipotesi di CCNL d’area da parte degli organi di controllo, con conseguente stipula del testo ufficiale.

In tale sede – è un classico! – si  riediterà il copione che, rigorosamente, prevede l’incessante richiesta di garanzie per una valutazione oggettiva, primariamente pretendendosi la presenza di esperti al momento ridotti a poco più, ma forse a poco meno, di una quarantina di dirigenti tecnici, buona parte dei quali dirigenti scolastici e docenti di nomina politica e ad tempus, la cui comprovata competenza è tutta da dimostrare e che sarebbe bene tornassero a respirare la polvere della trincea.

Quindi, dopo un po’ di ipocrita melina per una mission impossible, l’ennesimo fallimento sarà bell’e servito, come sistematicamente avviene da vent’anni e con sommo gaudio delle parti in commedia: dell’Amministrazione-datrice di lavoro, che risparmierà un bel po’ di soldini;  di CISL-CGIL-UIL-SNALS, che preserveranno i docenti e il personale ATA – loro soci di (schiacciante) maggioranza – dal rischio di essere valutati dal proprio datore di lavoro, siccome privo di legittimazione perché, lui per primo, non è valutato!

Rimane invece per noi un mistero insondabile l’inopinato allineamento dell’ANP, sindacato d’area,  che dice di rappresentare per il 50 i dirigenti scolastici e che pure avrebbero il diritto a una valutazione normale di una dirigenza normale, vale a dire una valutazione dirigenziale snella e maneggevole, sul modello utilizzato per i colleghi – colleghi? – dirigenti amministrativi e tecnici del medesimo datore di lavoro (il MIUR): con una–due schede corredate di una documentazione essenziale e liberamente allegabile dal valutando, il cui unico, imperdonabile, difetto è  nell’aver dato ripetuta prova di funzionare!

Il diritto, in definitiva, ad una valutazione dirigenziale seria, non disconnessa – se positiva –  da una vera retribuzione di risultato e di consistenza non inferiore a quellacorrisposta ai dirigenti di pari fascia e privi di aggettivazioni; le cui occorrenti risorse finanziarie dovrebbero costituire l’obiettivo irrinunciabile nella già formalmente in corso tornata contrattuale 2019-2021, congiuntamente al conseguimento della perequazione retributiva di parte variabile, dopo che – con fatica e al quarto contratto in procinto di sottoscrizione – la dirigenza scolastica è riuscita a realizzare la perequazione retributiva di posizione fissa, iniziando il riscatto  dallo stigma di figlia di un dio minore. Con l’auspicio che, per completare il percorso, non ci vogliano altri vent’anni. In tutto farebbe quaranta: lo stesso periodo impiegato dal Popolo d’Israele per raggiungere la Terra Promessa.