Reddito di cittadinanza e disabilità, verso il ricorso

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Redattore Sociale del 11.04.2019

Reddito di cittadinanza e disabilità, verso il ricorso. “Vinceremo”

ROMA. “Se il governo pensa di passarla liscia, si sbaglia: stiamo preparando il ricorso e andremo fino in fondo, decisi a vincerlo, come già accadde con l’Isee, nel 2016. Perché la norma sul reddito di cittadinanza è incostituzionale e discriminatoria nei confronti dei nuclei con disabilità”: Sara Bonanno, autrice del blog “La cura invisibile”, mamma e caregiver a tempo pieno di Simone, un ragazzo con gravissima disabilità, si dive “molto arrabbiata. Non mi vergogno a dire che Simone e io viviamo grazie alla Caritas, che ci ha adottati e ci aiuta moltissimo. Il nostro Isee è praticamente zero – spiega ancora Sara, che non può lavorare, perché 24 ore su 24 deve stare accanto a suo figlio – Eppure, non mi sorprenderei se il reddito di cittadinanza non mi spettasse. O mi spettasse in misura minore rispetto a chi, nella mia stessa condizione economica, non abbia però un figlio gravemente disabile”.
Sara ha già presentato la domanda e sa che è stata accolta, ma non sa se avrà accesso al beneficio: “In teoria, mi spetterebbero 980 euro, perché sono senza reddito. Il problema è che ricevo l’assegno per il caregiver e la pensione di Simone: e questo, se non mi escluderà addirittura, per lo meno mi penalizzerà, riducendo molto l’importo che mi sarà riconosciuto. Eppure – chiarisce – l’assegno per il caregiver arriva solo a chi è più povero: la graduatoria viene redatta proprio in base alla verifica della condizione di estrema povertà. Insomma, se ricevo questo assegno, è perché sono doppiamente svantaggiata, quindi con un carico assistenziale maggiore dovuto al fatto che assisto una persona con disabilità gravissima in condizioni di estrema povertà! Ora, per accedere al Reddito di cittadinanza e definirne l’importo, l’articolo 2 comma 6 prevede, solo per i nuclei famigliari che hanno componenti disabili, che vengano considerati, oltre l’Isee, tutti gli importi assistenziali dati per la disabilità che predispongono la ‘prova dei mezzi’. Questa espressione, la ‘prova dei mezzi’, significa che le istituzioni hanno fatto delle verifiche accurate sull’effettiva condizione di estrema povertà della famiglia. Insomma, dopo tre anni in cui, conteggiando artificialmente come ricchezza famigliare gli scarni supporti erogati ai cittadini più in difficoltà, si è riusciti a sancire che tali sostegni non sono ‘ricchezza’ ma compensazioni del duplice svantaggio (disabilità e povertà) sociale, il reddito di cittadinanza ripropone questo pensiero assurdo che noi famiglie con maggiori difficoltà ci ‘arricchiamo’ attraverso la disabilità di chi assistiamo h24 in totale sostituzione dello Stato!”.

Ci tiene poi a precisare, Sara, che “io non posso lavorare, ma potrei essere messa nelle condizioni di farlo: basterebbe un lavoro flessibile, oppure un lavoro da casa: per me e mio figlio sarebbe una condizione molto più dignitosa, poter comprare le medicine ed i presidi sanitari che la ASL non passa con i soldi che guadagno, anziché con la beneficenza della Caritas: solo in farmaci, per Simone arrivo a spendere 700 euro al mese. Tanto costa la disabilità gravissima. Vivere di carità non da alcuna sicurezza a mio figlio, né dignità alla nostra famiglia. Anche da questo punto di vista, però, il reddito di cittadinanza, con il suo Patto per il lavoro e l’inclusione, ci tiene completamente fuori”.

Sara ha già messo la sua documentazione nelle mani dell’avvocato che sta preparando il ricorso collettivo: lo stesso che seguì con successo, nel 2016, il ricorso sul nuovo Isee. “Ci servono altre situazioni eclatanti come la mia, per portare tutto in tribunale. Cerchiamo soprattutto nuclei con più di un componente con disabilità e famiglie numerose, che risultano tra i più penalizzati. Chiederemo non solo di rivedere la norma, ma anche di risarcire le famiglie per il grave danno subito. Questo perché il governo non riesca a far cassa, come sta cercando di fare, sulla pelle delle famiglie più fragili. Ci vorrà infatti almeno un anno prima che il tribunale si pronunci: nel frattempo, per il governo questi sono soldi risparmiati. Ecco perché esigeremo il risarcimento danni: perché far cassa sui più fragili a volte significa ucciderli”. E’ quel che accadde con il ricorso sul nuovo Isee, quando “ben sette persone che avevano fatto ricorso morirono nel frattempo – riferisce Bonanno – Eravamo 121 ricorrenti. Con il nuovo Isee, noi e altri come noi eravamo risultati ricchissimi, perché il meccanismo faceva apparire più ricco proprio chi stava peggio. Molti, non riuscendo più ad accedere ai supporti assistenziali, dovettero fare da soli. Una persona anziana fu trasferita in Rsa e poco dopo morì. Un bambino, la cui mamma non aveva più alcun tipo di supporto, cercò di aiutarlo fino all’ultimo, ma non ce la fece e il bimbo morì, a ridosso dell’ultima sentenza, senza assistenza. Quando a persone con disabilità molto grave togli assistenza o non dai aiuto, alla fine muoiono. L’assistenza non è un supporto generico: è salute, è la vita. Alla fine contammo sette morti. Ora non permetteremo che la storia si ripeta”.

Per aderire al ricorso, scrivere a info@enil.it, presentando in maniera sintetica la propria situazione familiare e la richiesta per accedere al Reddito di Cittadinanza, con la risposta ricevuta. (cl)