25 aprile 1945

25 aprile 1945

di Maurizio Tiriticco

Commemorare il 25 aprile ormai accade, anno dopo anno, perché il 25 aprile di quel lontano 1945 segnò la fine della guerra nel nostro Paese, nonché la definitiva caduta del fascismo, rinato dopo l’8 settembre 1943, grazie al soccorso dei “camerati germanici”! Ma va anche ricordato che quell’8 settembre fu un giorno terribile per tutti gli Italiani! Illusi dal fatto che, dopo la caduta di Mussolini e il suo arresto – 25 luglio 1943 – la guerra sarebbe finalmente finita! Chi di noi non ricorda quel magnifico film con Alberto Sordi, diretto da Luigi Comencini, “Tutti a casa”? Lo stupore di un ufficiale italiano fu lo stupore di tutto un popolo! Stupore a cui seguiva però un interrogativo angoscioso: che cosa succederà?
Ricordo quegli eventi! Ero un ragazzo, che aveva appena concluso gli studi ginnasiali. In quella dolce e fresca serata dell’8 settembre – ancora tanto sole al Lido di Roma (così Mussolini aveva rinominato la cittadina di Ostia) – all’altoparlante posto nella piazza centrale della cittadina, Piazza Anco Marzio, le trasmissioni dell’Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche) si interrompono e… un annuncio solenne. «Attenzione. Attenzione. Sua Eccellenza il Capo del governo e Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio rivolgerà un proclama alla nazione.» Era la voce di Arnoldo Foà, come poi seppi a guerra finita. Seguirono le parole di Badoglio, sì, proprio del Maresciallo Badoglio in persona: quindi la notizia doveva essere più che importante. Eravamo tutti sospesi. E poi… delle parole secche, stentoree, scandite, anche con una voce un po’ chioccia… perché non era uno speaker: «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».
FINALMENTEEE… CHETTRIPUDIODIGGIOIAAA… ENORME, GRANDISSIMA!!! Però nessuno considerò che cosa significasse e che cosa avrebbe comportato quell’ultimo periodo! Eventuali attacchi? Da chi? E perché? Difficilmente ho vissuto emozioni più intense, momenti più felici. In piazza c’erano anche dei soldati in libera uscita. Ma la gioia, purtroppo, ebbe breve durata! Nel giro di 24 ore l’esercito tedesco, già presente con più divisioni in Italia (sapemmo dopo che Hitler ormai non aveva più alcuna fiducia del Governo Badoglio) si impadronì dell’intero Paese, ormai allo sbando, soprattutto dopo la fuga del Re (il “re pippetto”, come lo chiamavamo per la sua bassa statura), di Badoglio e dell’intero governo. Il tradimento del governo del Re d’Italia e d’Albania e Imperatore d’Etiopia si era consumato! Contro l’alleato tedesco e contro l’intero popolo italiano!
E, dopo l’occupazione militare, i tedeschi, con il concorso di quei fascisti che credevano, se non nella vittoria, nel dovere di non tradire gli impegni assunti quando si era istituto l’Asse Roma Berlino (primo novembre 1936) dettero vita ad un rinnovato partito fascista. Va dato atto che non erano affatto pochi coloro che ancora credevano nel fascismo e che la guerra contro gli Anglo-americani dovesse continuare, non tanto per una vittoria ormai più che incerta, quanto per un presunto onore da difendere. Ebbi amici che si arruolarono nelle formazioni fasciste “repubblichine”. Io avevo avuto la fortuna di nascere in un contesto famigliare in cui il fascismo era “tollerato”, se si può usare questa espressione, più che apertamente combattuto. Quella sigla PNF, Partito Nazionale Fascista, che tutti gli adulti, quindi anche mio padre, dovevano portare all’occhiello, dai più veniva letto “Per Necessità Famigliari”.
Il resto è noto. Venne ricostituito il partito fascista, venne costituita la Repubblica Sociale Italiana, RSI, il cui governo fu insediato in Salò. Ovviamente, il tutto sotto la “supervisione” dell’”alleato germanico”. Il resto è storia nota e non vado oltre. Nel giro di un paio d’anni la Germania fu sconfitta, la RSI si dissolse e Mussolini, fece la fine a tutti nota. Molti fascisti furono sorpresi e indignati del suo comportamento. Invece di affrontare il nemico, ormai alle porte di Milano, e le formazioni partigiane del CNLAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), eventualmente combattendo, o avviando trattative per un armistizio, preferì la fuga per ripararsi in Svizzera! Addio ai suoi slogan ai quali anch’io avevo creduto! Credere, Obbedire, Combattere! Se avanzo seguitemi! Se indietreggio, uccidetemi! Se mi uccidono, vendicatemi!
Quei lontani giorni di aprile del 1945! Che i nostri ragazzi forse studiano poco nelle scuole della nostra Repubblica, nata appunto dalla lotta contro il fascismo! E che anche i nostri attuali governanti non conoscono! Stante la crassa ignoranza che li contraddistingue! In realtà, che cosa possiamo pensare di loro? Ignoranti, saccenti e prepotenti! Ma purtroppo a tanti nostri concittadini piacciono! Il linguaggio “diretto” – cosiddetto: io direi superficiale – di un Salvini purtroppo afferra e illude il popolo! Come gli slogan del Duce! E’ l’aratro che traccia il solco, è la spada che lo difende! Libro e moschetto, fascista perfetto! Dio stramaledica gli inglesi! Vivere pericolosamente! Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori! Un linguaggio che Salvini ha rieditato e che purtroppo – penso – piace ad almeno certe parti della nostra popolazione! Molto più che una dettagliata relazione! Come si usava, invece, nei congressi dei partiti di un tempo! Ma chi governava allora, o intendeva governare, aveva un progetto, condiviso o meno! Questi governano – o meglio, sgovernano – alla giornata! E si scordano pure ciò che hanno detto e fatto il giorno prima! Insomma, RIBADISCO: NON CI MERITIAMO I GOVERNANTI ATTUALI, per la stessa storia del nostro Paese, quello che con tanta fatica abbiamo costruito dopo il 25 aprile 1945.
Una data che Salvini ricorda come un “derby”! Se non fossi malandato e rincoglionito, sporgerei una denuncia formale alla Procura della Repubblica! Un ministro che irride al 25 aprile!!! A quell’intero periodo della nostra storia per cui tanti dei nostri concittadini hanno dato anche la vita! Quante volte mi chiedo e scrivo: ma ai miei concittadini gli insegnanti hanno insegnato qualcosa della nostra ultima storia patria? Hanno mai fatto leggere una delle tante lettere dei caduti della Resistenza?
Ne voglio copiare una, tra le migliaia che esistono! Quella di Albino Abico, di anni 24, operaio fonditore, nato a Milano il 24 novembre 1919. Prima dell’8 settembre 1943 aveva svolto propaganda e diffuso stampa antifascista. Dopo divenne uno degli organizzatori del GAP (Gruppi di Azione Partigiana), 113a Brigata Garibaldi, di Baggio (Milano) del quale divenne comandante. Fu arrestato il 28 agosto 1944 da militi della legione “Ettore Muti”, un corpo militare della Repubblica Sociale Italiana, in seguito a delazione di un collaborazionista infiltratosi nel gruppo partigiano. Fu tradotto nella sede della “Muti” in Via Rovello a Milano, venne torturato e sommariamente processato. Venne fucilato lo stesso 28 agosto 1944 contro il muro di Via Tibaldi 26 a Milano, insieme a Giovanni Aliffi, Bruno Clapiz e Maurizio Del Sale.
Ecco il testo della sua lettera: “Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti, mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa: il comunismo e per la nostra cara e bella Italia. Il sole risplenderà su noi domani perché tutti riconosceranno che nulla di male abbiamo fatto noi. Voi siate forti come lo sono io e non disperate. Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albuni che sempre vi ha voluto bene”.
Mi chiedo e chiedo a chi mi legge ma un Conte, un Salvini, un Di Maio che cosa sanno della nostra storia patria? Ricordo con orrore, sì con orrore, quando Conte, un Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, in un suo discorso confuse l’8 settembre con il 25 luglio!!! Però, mi chiedo anche: quanti del pubblico presente si accorsero di questo svarione? Immagino pochissimi, perché a scuola, purtroppo, si continua ad “arrivare” sì e no alla fine della prima guerra mondiale! Fatti salvi, ovviamente, tanti nostri insegnanti autenticamente antifascisti, democratici, repubblicani.
Evviva il 25 aprile!