Colette, Camera d’albergo

La rivoluzione di Colette

di Antonio Stanca

Molto ha vissuto, ottantuno anni, molto ha detto e fatto, molto ha scritto la famosa Colette, pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette, nata a Saint-Sauveur-en-Puisaye nel 1873 e morta a Parigi nel 1954. La sua maturità, la sua attività, la sua produzione sono avvenute durante il periodo della “belle époque” e di essa Colette fu considerata un simbolo dal momento che il suo non fu solo un fenomeno di cultura ma anche di costume. A far parlare di lei in questi giorni è stata la ristampa di un suo racconto del 1940, Camera d’albergo, avvenuta per conto de “Il Sole 24 ORE” nella serie “I Libri della Domenica”. Colette scrisse il racconto a sessantasette anni quando era già stata colpita dall’artrosi alla gamba, che l’avrebbe col tempo costretta a vivere in casa, e dopo una lunga attività non soltanto di carattere letterario. Aveva cominciato a scrivere quando dal suo paese in Borgogna era venuta a Parigi e aveva conosciuto Willy,che conduceva un’ “officina letteraria” e sarebbe stato il primo marito. Tra il 1900 e il 1903 scriverà i quattro romanzi della serie Claudine che saranno firmati dal marito. Altre narrazioni ispirate allo stesso personaggio risulteranno in seguito firmate da entrambi. Separatasi da Willy entrerà nel mondo dello spettacolo, sarà attrice del music-hall, mima-danzatrice. Avrà accesso agli ambienti colti della capitale francese, conoscerà i più noti autori del momento, comincerà a scrivere per giornali e riviste, tratterà di attualità e di critica teatrale e cinematografica. Intanto dal 1910 al 1913 compariranno su riviste alcuni suoi racconti e, a puntate, alcuni romanzi quali La vagabonda e L’ancora. Nel 1912 si sposerà di nuovo e da questo matrimonio nascerà una figlia.

Continua la Colette a pubblicare a puntate romanzi, Chéri nel 1920, Il grano in erba nel 1923, che viene interrotto per scandalo ma poi compare in volume. Fu questo il primo romanzo firmato soltanto da lei mentre anche gli altri seguiti al ciclo di Claudine erano stati firmati Colette-Willy. A questo periodo appartengono libri di memorie, sceneggiature per film, riduzioni teatrali di suoi lavori e sue interpretazioni di queste. Si separa dal secondo marito e nel 1932 si mette al servizio delle belle parigine creando un istituto di bellezza e aprendo alcuni negozi di cosmetici da lei preparati. Scrive altri romanzi, La gatta nel 1933, altri libri di memorie riferite ai luoghi della sua formazione e alla vita da ragazza in casa con la madre, continua a scrivere di critica teatrale. Si sposa per la terza volta. Dal 1936 si stabilisce definitivamente a Parigi, scrive ancora romanzi ma soprattutto racconti. I problemi della gamba la fanno vivere esclusivamente in casa e qui riceve molte visite mentre continuano i riconoscimenti che erano iniziati nel 1920 quando era stata insignita del grado di Cavaliere della Legion d’onore. Anche onorificenze accademiche le vengono attribuite.

Negli ultimi anni oltre che per la sistemazione della sua immensa opera si adopera perché alcuni suoi romanzi o racconti, Gigi del 1944, vengano adattati per il teatro o per il cinema. Le sue condizioni di salute, tuttavia, tendono a peggiorare e nel 1954 muore e riceve, prima donna in Francia, i funerali di Stato.

Molto ha scritto la Colette oltre a romanzi e racconti. Autobiografico è stato il genere di questi. Nelle narrazioni iniziali ha voluto recuperare ambienti, momenti dell’infanzia e dell’adolescenza vissuti in Borgogna a contatto con gli elementi naturali. In seguito la maniera autobiografica si arricchirà di quella tendenza ad osservare i caratteri, ad immaginare le situazioni che costituirà la nota distintiva della sua produzione narrativa. La distinguerà anche la forma espressiva sempre chiara, svelta e lontana da sovrabbondanze di qualsiasi genere.

Pure in Camera d’albergo del 1940 si possono notare tali aspetti della sua scrittura, l’autobiografismo e l’intenzione d’indagare, osservare i personaggi, mostrarli esposti a cambiamenti d’umore, rappresentarli nelle loro inquietudini, nei loro turbamenti senza che da questi vengano superati o  annullati poiché fatti sempre rientrare tra le altre manifestazioni della vita. Pur vivendo il “momento decadente” della letteratura, quello dell’artista escluso, “maledetto”, rimasto solo a dire del “male di vivere” che su di lui si è abbattuto a causa dei tempi nuovi, non partecipa, Colette, di questa atmosfera perché si dispone in maniera più tollerante verso la vita. A lei preme di più mostrarsi nuova, anticonformista, contraria a regole rimaste invariate per secoli, evitare i pregiudizi, liberare la donna da quanto ha sempre sofferto. Sarà questo il personaggio femminile che creerà, con esso s’identificherà, ad esso farà percorrere la maggior parte delle sue opere fino a far parlare di maniera autobiografica.

In Camera d’albergo ancora una volta narra di una sua esperienza, di una sua vacanza in compagnia dell’amata gatta, degli inganni di un’amica, dell’avvenuta conoscenza di una coppia di coniugi, della scoperta dei tradimenti del marito, della sua complicità, dei sospetti che si attira da parte della moglie, della morte dell’amica perché gravemente trattata dal suo amante, del suo ritorno a Parigi. Una breve vicenda questa volta ma simile a tante altre di una scrittrice che dalla sua vita ha ricavato la sua opera, che come in quella anche in questa  ha voluto essere diversa, nuova, libera di pensare, dire, fare.  Un fenomeno di letteratura e di costume il suo. I suoi scritti e soprattutto la sua figura, la sua vita raggiungeranno molto pubblico. Le sue esibizioni, le sue recitazioni, le sue interpretazioni agiranno sui gusti, sulle scelte, sulle convinzioni, sui comportamenti del momento. Una rivoluzione sarà capace di comportare una donna sola in un mondo che era giunto fino a lei appesantito da tanto passato.