Ripensare il Patto

Prima di estendere il Patto occorrerebbe ripensarlo

di Cinzia Olivieri

Sì è parlato tanto dell’articolo 7 del testo unificato AC682 relativo all’insegnamento dell’educazione civica, approvato alla Camera il 2 maggio e trasmesso in Senato il giorno successivo (DDL S1264), rubricato (Scuola e famiglia), che recita: “1. Al fine di valorizzare l’insegnamento trasversale dell’educazione civica e di sensibilizzare gli studenti alla cittadinanza responsabile, la scuola rafforza la collaborazione con le famiglie, anche integrando il Patto educativo di corresponsabilità di cui all’articolo 5-bis del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, estendendolo alla scuola primaria. Gli articoli da 412 a 414 del regolamento di cui al regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297, sono abrogati”.

Questa norma nella sua formulazione desta numerose perplessità.

Non fa chiarezza la documentazione depositata in cui si spiega che il Patto educativo di corresponsabilità, è attualmente previsto solo nella scuola secondaria  e che “il 1° marzo 2018 il MIUR aveva comunicato che la proposta di revisione del patto di corresponsabilità educativa sottoscritta all’unanimità dal FONAGS, il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola – che sarebbe stata oggetto di confronto con tutti gli attori a vario titolo coinvolti e con il Forum delle studentesse e degli studenti – prevedeva, fra l’altro, l’estensione dello stesso anche alla scuola primaria”. Tale passaggio richiama un comunicato stampa emesso all’esito di un complesso lavoro, durato oltre un anno, di un gruppo composto da diverse componenti tra cui, oltre i genitori, studenti, docenti, dirigenti, esperti, che aveva operato in maniera fattiva e condivisa sulla revisione dell’intera struttura del DPR 249/98 come modificato dal DPR 235/07, analizzandone tutti i punti di debolezza, in particolare quelli relativi al Patto, ed il cui nuovo testo era stato ultimato e sottoposto all’attenzione dell’ufficio legislativo.

L’art. 5-bis del DPR 249/1998, aggiunto dall’art. 3 del DPR 235/2007, che ha introdotto  il patto educativo di corresponsabilità, figlio del Contratto formativo della vecchia “Carta dei Servizi” (DPCM 7 giugno 1995), costituisce infatti solo una delle disposizioni dello “Statuto delle Studentesse e degli Studenti”, nelle intenzioni del gruppo esteso anche alla scuola primaria, ma sicuramente rappresenta la disposizione su cui in particolare si è concentrato il lavoro di revisione, essendo tra quelle che presentavano maggiori criticità. Approvata nel 2007, in un momento di particolare emergenza educativa, sì è rivelata infatti poi priva di sostanziale efficacia e per taluni aspetti superata. Basti pensare che con l’attuale sistema di iscrizione online la sottoscrizione è normalmente sostituita da spunta nell’area riservata alle istituzioni scolastiche.

La modifica del 2007 era finalizzata ad un inasprimento delle sanzioni (pure opinabile quanto ai risultati) ed a ricordare ai genitori che  “in presenza di gravi episodi di violenza, di bullismo o di vandalismo, per eventuali danni causati dai figli a persone o cose durante il periodo di svolgimento delle attività didattiche, …, in sede di giudizio civile, potranno essere ritenuti direttamente responsabili dell’accaduto, anche a prescindere dalla sottoscrizione del Patto di corresponsabilità, ove venga dimostrato che non abbiano impartito ai figli un’educazione adeguata a prevenire comportamenti illeciti. Tale responsabilità, riconducibile ad una colpa in educando, potrà concorrere con le gravi responsabilità che possono configurarsi anche a carico del personale scolastico, per colpa in vigilando …” (dalla nota del 2008).

Insomma, almeno testualmente più che di corresponsabilità sembra parlarsi di richiamo alle reciproche responsabilità e piuttosto che esortare all’alleanza si evoca il conflitto.

Al di là dei frequenti idealistici ed appassionati richiami, il “patto” è scritto su un foglio elettronico ma non nelle coscienze delle parti…e le testimonianze sono giornaliere. Perché non è sufficiente a sancire un’alleanza una firma o una spunta sotto un formulario già predisposto in maniera non condivisa, non frutto di reali e consapevoli accordi tra le parti, che non nasce da un reale procedimento di elaborazione e revisione condivisa. Tale procedura dovrebbe essere disciplinata da ogni istituzione nel proprio regolamento interno, il quale (art. 1 DPR 235/07 che ha modificato l’art. 4 del DPR 249/98) individua altresì i comportamenti che configurano mancanze disciplinari, le relative sanzioni, gli organi competenti ad irrogarle e il relativo procedimento.

Con una nota del 31 luglio 2008 dell’allora Ministro Gelmini è stato già chiarito che per gli alunni della scuola elementare risulta ancora vigente il Regio Decreto 26 aprile 1928, n. 1927, salvo per le disposizioni da ritenersi abrogate per incompatibilità con la disciplina successiva ed “attualizzazione” di quelle sopravvissute tramite applicazione delle regole generali sull’azione amministrativa derivanti dalla L. n 241/1990,

Gli articoli che l’art. 7 summenzionato ora formalmente abroga, riguardano la tipologia delle sanzioni disciplinari, le modalità di irrogazione e l’impugnativa, da intendersi sostanzialmente già abrogate per incompatibilità con la disciplina successiva (basti solo pensare alle storiche figure professionali dell’art. 413 ed alla mancanza delle tutele previste dalla L 241/90).

Nella consapevolezza di tanto e per estendere garanzie ai più piccoli nell’affermazione del valore educativo e non meramente afflittivo della sanzione, il gruppo di lavoro aveva previsto, per quanto compatibile, l’estensione di tutto il decreto alla primaria, rimettendo le sanzioni al regolamento che, com’è noto, deve essere deliberato dal consiglio di istituto.

Pertanto appare quanto mai opportuna una rielaborazione di questo articolo.

Invero per rafforzare la collaborazione con le famiglie va in primo luogo modificato il patto educativo superandone le molteplici criticità lungamente evidenziate e non può ritenersi bastevole estenderlo così com’è alla primaria. Peraltro il Patto, in quanto richiama ai diritti e doveri dello statuto, è sottoscritto anche dallo studente nella secondaria. Quindi occorre prevedere opportune distinzioni dello “Statuto” nei vari gradi e ordini di scuola, realizzando il maggiore coinvolgimento possibile di genitori e  studenti nella elaborazione del regolamento interno e del Patto se si vuole davvero sensibilizzare alla cittadinanza responsabile.

Magari ci si potrebbe ricordare di un lavoro già fatto senza dover riscrivere ciò che è stato già scritto e dimenticato.