«Aumenti azzerati senza gli 80 euro» Trattativa sindacati-governo in salita

da Corriere della sera

Rischia di complicarsi la trattativa sindacati-governo sul rinnovo del contratto. Finora, negli incontri che si sono svolti nelle settimane scorse al Miur dopo che il premier Conte si era personalmente impegnato «a individuare le risorse necessarie assicurando un congruo incremento degli stipendi» (fra i più bassi d’Europa), si stava negoziando attorno a una base di 120 euro lordi in più al mese. Ma ieri è arrivata la doccia fredda di Tria che, dovendo reperire i soldi per evitare l’aumento dell’Iva (o almeno per limitarlo ai beni non di prima necessità), ha individuato fra i possibili rami secchi da tagliare anche il bonus di 80 euro di renziana memoria di cui gli insegnanti sono stati finora fra i principali beneficiari. Nell’ultima legge di Bilancio si era deciso di rinnovarlo anche per il 2019, ma ieri il ministro delle Finanze ha dichiarato che «l’introduzione degli 80 euro fu una decisione sbagliata, anche tecnicamente un provvedimento fatto male» e dunque «nell’ambito della riforma fiscale saranno riassorbiti».

Dare e avere

Immediatamente è scattato l’allarme fra i prof che, carta e matita, si sono messi a fare due conti e in un attimo sono giunti alla conclusione che la fine del bonus si traduce in un azzeramento di fatto degli aumenti. Come ha calcolato Mario Bicola che, in una lettera al sito a Orizzonte Scuola, ha scritto: «Con l’annullamento di questa misura economica e con l’ipotizzabile aumento dello stipendio a circa 120 euro lordi (75-80 euro netti) il corpo docente non avrà alcun aumento perché più 80 e meno 80 fa zero. Quindi lo Stato con una mano dà e con l’altra toglie». E la strada del rinnovo del contratto si fa in salita..